5/9/2002
Il vertice
di Johannesburg
Come era prevedibile, deludente
il risultato del vertice di Johannesburg.
E’ stato formalmente sottoscritto in seduta plenaria un accordo sul Piano d'Azione per uno sviluppo sostenibile. Un piano debole, con molte enunciazioni e buoni propositi ma poche scadenze e vincoli precisi, che provoca molte delusioni.
Il primo a fare le spese del senso diffuso di frustrazione, è stato il segretario di Stato Usa, Colin Powell duramente contestato durante il suo discors. Powell è stato costretto a interrompersi ogni volta che citava Bush (almeno quattro) e i suoi impegni per la lotta contro la fame nel mondo e lo sviluppo sostenibile.
Fuori, la contestazione ha dato origine a qualche tafferuglio mentre i rappresentanti delle Organizzazioni non governative hanno abbandonato la seduta.
Summit mondiali di questo tipo non potranno che avere esiti modesti e limitati fintanto ché l’opinione pubblica del mondo occidentale non prende coscienza critica del modello economico e di sviluppo della nostra economia, indipendentemente dal martellamento della pubblicità e dei mass media, e comincerà a richiedere con forza una migliore qualità di vita e l’equilibrio ecologico e sociale del pianeta.
Se oggi il nostro modello di sviluppo dovesse applicarsi a tutta la popolazione mondiale sarebbero necessari più pianeti Terra per sostenere la necessità di risorse.
Questo modello non può pertanto che:
Le decisioni dei summit sono determinate dall’economia e dal mercato, ma il mercato siamo tutti noi.
Non possiamo continuare a dare fiducia a governi che sostengono questo modello di sviluppo.
Non possiamo affidare la qualità della nostra vita, il futuro dei nostri figli, la stabilità della occupazione ad un modello economico che deve produrre sempre più beni di consumo in concorrenza fra loro, impiegando enormi risorse e tecnologie ed altrettanti capitali in pubblicità per imporli sul mercato, per farli apparire necessari alla pubblica opinione. Al contrario il nostro sistema rende impossibile impiegare tecnologia, ingegneria, capitali a ripulire l’atmosfera, il mare il sottosuolo, le falde acquifere, a portare fertilità nelle zone più aride del pianeta. Anzi, per il dissennato utilizzo delle risorse, la situazione climatica sembra evolvere rapidamente verso la tropicalizzazione dei climi temperati con nubifragi nelle zone continentali e desertificazione delle zone mediterranee, come gli esperti inutilmente gridano da tempo.
Fin quanto il mercato ovvero l’opinione pubblica ovvero tutti noi non richiederà aria pulita, acqua pulita, qualità di vita i governi non potranno che sostenere l’attuale modello di sviluppo; fintanto che i paesi più sottosviluppati, che costituiscono la maggior parte della popolazione mondiale, staranno a guardare ma mi sembra che le cose stiano rapidamente e drammaticamente cambiando.