Articolo tratto da "il Manifesto" del 5/6/2004

 

TELEVISIONE
Arriva lo slogan e i tg fanno festa
NORMA RANGERI
La replica di una fiction (Raiuno), la replica di un vecchio film (Raidue), la replica di un programma mattutino (Raitre). Ecco di cosa si occupava l'ipertrofico servizio pubblico nel giorno dell'atteso sbarco a Roma del presidente degli Stati Uniti. Dopo aver suonato l'allarme generale, alluvionando i notiziari della sera con presagi di sventura, inducendo anche nel pacifista più ottimista la voglia di starsene a casa, nel B-Day, la poderosa macchina dei telegiornali ha spento i motori. E di nuovo, come capita ormai ogni volta che nel paese accade qualcosa di importante, mentre la Rai guardava altrove i telespettatori guardavano La7, confermando l'emittente privata nel ruolo di supplenza del servizio pubblico (magari la piccola tv potrebbe chiedere una quota del canone). Il dovere di cronaca (a meno che non si tratti della parata militare del 2 giugno) non riguarda più i paninari direttori dei telegiornali, drogati di politici dichiaranti. Purtroppo inondare la tv con i volti dei soliti noti è una malattia contagiosa, i cui sintomi erano riscontrabili anche nella lunga e meritoria diretta organizzata da La7. Dai Selva ai Minniti, dai Pecoraro Scanio ai Ferrara, dai La Malfa ai Di Pietro, alle Zulueta e via politicando, la sfilata è cominciata fin dalle ore del mattino. I commenti degli esponenti delle forze politiche hanno riempito il piccolo schermo di una lunga scia di comizi, lasciando sullo sfondo la cronaca della manifestazione. I molti giornalisti inviati sul campo apparivano attenti più alle scaramucce tra polizia e manifestanti (poche e senza conseguenze) che non al racconto del corteo, trattato con immagini rapide e generiche.

Così, alla fine della lunga maratona, su quella grande folla colorata sappiamo poco, mentre siamo minuziosamente informati degli spostamenti dei duecento manifestanti incappucciati. Non sappiamo neppure se i pacifisti che ieri hanno attraversato la città fossero settemila (stime della questura) o duecentomila come sostenevano gli organizzatori. Forse lo leggeremo sui giornali oggi, la tv non lo sa. Mentre sa tutto sullo slogan truculento («contro la polizia, 10,100,1000 Nassiryia»), anzi c'è chi della manifestazione ha sentito solo quello (il Tg4). Il Tg1 invece preferisce dedicarsi alla sfilata dei ministri, immortalati mentre si recano alla cena di Villa Madama, e alla minuziosa descrizione del menù tricolore.

Esaurita in fretta la pratica degli incontri istituzionali, al fido Pionati è spetta il bocconcino prelibato: spolpare l'osso delle sdegnate reazioni (di destra e di sinistra, ma sempre con la tecnica del panino) contro lo slogan incriminato. C'è la fila e c'è la gara a chi riesce a mimare la smorfia più disgustata, come se, finalmente, contro lo slogan sciagurato i politici e i partiti che si sono tenuti a debita distanza dalla piazza potessero sfogare la delusione per gli scontri annunciati e mai avvenuti. Come al solito non c'è gara: si rassegni Rutelli, Schifani batte tutti.

 

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