Articolo tratto da "il Manifesto" del 13/05/2003

Giornalisti verso lo sciopero
La Fnsi pensa a un giorno di «black out» contro gli attacchi alla libertà di informazione
Oggi la decisione della Fnsi. L'Usigrai denuncia: «Dopo gli attacchi di Berlusconi in Rai c'è troppa tensione, impossibile lavorare»

MATTEO BARTOCCI
ROMA
Una risposta concreta ai molteplici attacchi alla libertà di informazione portati avanti in questi giorni sarà discussa oggi dai vertici della federazione nazionale della stampa. Alle 18 infatti si riunisce d'urgenza la giunta della Fnsi. Tema? La proclamazione dello sciopero generale dell'informazione italiana, come sollecitato da molti settori della categoria, Usigrai in testa. Infatti, come ha affermato il sindacato dei giornalisti Rai in una nota, a Saxa Rubra si respira da giorni «un clima di tensione nel quale è difficile continuare a lavorare». Il fattore scatenante, secondo il comunicato, sono stati gli attacchi al Tg3 mossi dal presidente del consiglio, ai quali per il vertice aziendale ha risposto finora solo il presidente dell'azienda, Lucia Annunziata. Peraltro subito attaccata da Forza Italia, con l'invito ad astenersi da dichiarazioni interpretate come «politiche» e non di tutela dell'azienda pubblica dalle critiche del capo del governo e del maggiore concorrente privato.

In realtà, come racconta il segretario generale della Fnsi, Paolo Serventi Longhi, «in questi ultimi giorni si è davvero passato il segno. La situazione complessiva del sistema informativo è molto pesante: non c'è solo il tema dell'autonomia dei giornalisti del Tg3 e del servizio pubblico in generale, c'è anche la proposta di legge sulla carcerazione per la diffamazione a mezzo stampa e, sullo sfondo, il disegno di legge Gasparri che rivoluziona l'intero settore dell'informazione». Quando gli chiediamo se si tratterà di uno sciopero «politico», Serventi Longhi precisa che sarà una mobilitazione a tutto campo, sia sul valore di principio, politico, della libertà, dell'autonomia e dell'indipendenza dell'informazione, sia un'azione di tutela dei diritti dei giornalisti e delle loro condizioni di lavoro. Entro l'estate infatti si deve chiudere il rinnovo del contratto collettivo dei giornalisti, il cui primo round negoziale è previsto per il 20 maggio.

Ma se vuole indire uno sciopero sull'onda del clima rovente di questi giorni, la Fnsi dovrà comunque pronunciarsi subito, già oggi, perché la legge prevede dei meccanismi di preavviso e di arbitrato che sposterebbero la mobilitazione almeno di due settimane.

Per quanto riguarda invece la legge che prevedeva il carcere fino a tre anni per i giornalisti colpevoli di diffamazione si registrano, dopo le numerose proteste dei giorni scorsi, alcuni spiragli di ottimismo.

Il presidente della commissione giustizia della Camera, l'azzurro Pecorella, ha dichiarato che la legge potrebbe essere riscritta, valutando con maggiore attenzione gli orientamenti emersi in questi giorni e ragionando attraverso un accordo comune tra le forze politiche. Il punto su cui si dovrebbe insistere, secondo il deputato-avvocato di Berlusconi, è l'obbligo della rettifica.

Secondo Anna Finocchiaro (Ds) invece la principale modifica da adottare, su cui si dicono d'accordo sia la Fnsi che l'ordine dei giornalisti, sarebbe abrogare la disposizione sul carcere e lasciare agli organi professionali di autogoverno le decisioni e i provvedimenti per la sospensione dalla professione per chi persegue forme di «persecuzione mediatica», ingiurie o diffamazione. Ma, come ha notato la stessa Finocchiaro, l'orientamento dei parlamentari è tutt'altro che omogeneo ed è tuttora difficile trovare un asse comune.

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