Articolo tratto da "Il Manifesto" del 13/11/2003
Strage a Nassiriya, l'Italia in guerra
Un'auto e un camion bomba forzano il posto di blocco
davanti al quartier generale dei carabinieri a Nassiriya, nel sud dell'Iraq.
L'esplosione devasta la palazzina, salta in aria il deposito delle munizioni.
Muoiono 16 soldati e due civili italiani, e otto civili iracheni. E' il massacro
più sanguinoso per una missione militare italiana dal `45
S.D.Q.
Il peggior colpo subito dagli italiani negli ultimi
cinquant'anni. Dal 1945 mai successo nulla di simile a quel che è accaduto ieri
mattina a Nassiriya dove il contingente italiano di 2400 militari è andato dopo
la «fine della guerra» e la «vittoria» annunciate, con qualche imprudenza, da
George Bush il primo maggio scorso. Diciotto i morti - dodici carabinieri,
quattro soldati dell'esercito e due civili - e otto iracheni sono il bilancio,
ancora provvisorio, nell'esplosione di un autobomba che un kamikaze ha scagliato
all'interno della base «Maestrale», il quartier generale del contingente
italiano nella città sciita del sud iracheno, un'area ritenuta relativamente
tranquilla - tragico errore -, finora, e lontana dal «triangolo della morte»
sunnita intorno a Baghdad. Da cui Nassiriya dista poco meno di 400 km al sud.
Secondo la ricostruzione fatta dal ministro della difesa Martino, ieri
pomeriggio alla Camera, «alle 10.40-10.45 locali, corrispondenti alle 8.40-8-45
in Italia, presso la base Maestrale, dove ha sede il personale dell'unità di
manovra del reggimento carabinieri del Msu», che sta per Multinational
Specialized Units, «un automezzo, seguito da un auto blindata, si è
avvicinato ad alta velocità all'ingresso della base, facendo fuoco contro i
militari della postazione di guardia che hanno risposto al fuoco. L'automezzo
proseguiva quindi la corsa e dopo aver colliso con i dispositivi di protezione è
esploso. L'urto ha investito in pieno il corpo di guardia e l'edificio
retrostante. Le difese passive hanno impedito all'automezzo di raggiungere
l'edificio scongiurando danni e perdite ancor più gravi». «L'area di interesse
agli effetti dell'esplosione - ha aggiunto un Martino dall'aria
comprensibilmente ferale - riguarda spazi ristretti dell'ordine di una decina di
metri dall'ingresso dell'installazione».
L'automezzo di cui parla Martino era in realtà un camion, che lanciato a tutta
velocità ha forzato il posto di blocco all'entrata della base aprendo la strada
a un'auto blindata e imbottita d'esplosivo che lo seguiva a ruota. La palazzina
di tre piani sede del dipartimento logistico del comando italiano è saltata in
aria, disintegrata dalla violenza dello scoppio. La violenza della deflagrazione
ha danneggiato in modo grave anche una seconda palazzina - dove ha sede il
comando della base «Maestrale» - situata a un centinaio di metri di distanza,
sull'altra sponda del fiume Eufrate che scorre in mezzo al quartier generale
italiano. Semidistrutto anche un terzo edificio in cui ha sede una ong
americana, l'International medical corps, che conta una decina di
feriti fra il suo personale fra cui il coordinatore, un inglese di nome Emar
Triangle.
L'espolosione ha provocato un inferno. Oltre ai morti e ai feriti, una ventina
di italiani (15 carabinieri, 4 soldati, di cui uno grave, e un civile) e una
dozzina di iracheni (fra cui un bimbo di un anno che è in pericolo di vita), ha
anche innescato un violento incendio che ha distrutto quasi tutti i veicoli
stazionati nel cortile antistante: jeep, landrover, camion furgoni.
Si è trattato dell'attacco più pesante ai danni di «missioni di pace» italiane
all'estero dalla fine della seconda guerra mondiale. Finora il più sanguinoso
era stato quello di Kindu, nel Congo, nel `61, quando furono uccisi tredici
aviatori italiani che operavano su richiesta dell'Onu.
A rendere più drammatica la situazione di ieri a Nassiriya è stato l'incendio
che si è esteso anche al deposito delle munizioni dove si sono verificate
numerose esplosioni successive.
L'area circostante è stata chiusa e la strada che conduce al quartier generale è
stata bloccata e presidiata da carabinieri, da soldati della brigata Sassari e
uomini del Genio guastatori specialisti nella bonifica degli ordigni esplosivi.
Le operazioni di soccorso si sono prolungate per molte ore. Fino a ieri sera,
secondo la testimonianza di Andrea Angeli, portavoce dell'Autorità provvisoria
della coalizione, c'erano ancora corpi «sotto le macerie, fra cui si continuava
a scavare».
I feriti sono stati portati nell'ospedale di Nassisiya dove sono immediatamente
arrivati medici e crocerossine dell'ospedale militare italiano che opera vicino
a Tallil, agli ordini del dottor Giuseppe Gibbino, un medico militare. Ma alcuni
feriti sono stati trasportati in elicottero verso altri ospedali.
Fra le vittime italiane vi sono diversi carabinieri che avevano quasi completato
il periodo di servizio di quattro mesi e che dovevano rientrare in Italia il
prossimo 15 novembre.
Come sempre al Jazeera, la tv basata nel Qatar, è stata la prima a
correre sul posto. Le sue immagini, rilanciate da tutte le tv italiane e
mondiali, erano estremamente drammatiche. Colonnedense di fumo nero, fiamme,
rovine e anche i resti ancora in fiamme dell'autobomba utilizzato dai kamikaze -
che sembra fossero almeno quattro -, ambulanze che si allontanavano, vigili del
fuoco che cercavano di domare gli incendi. E anche larghe pozze di sangue ancora
fresco sul terreno.
Quello di ieri è stato il crollo del vecchio stereotipo degli italiani brava
gente. Che si credeva potesse mettere i militari italiani al riparo dagli
attacchi di cui sono bersaglio quotidiano i marines americani. Finora era stato
segnalato solo un episodio di ostilità nei confronti dei carabinieri, a
Nassiriya nel settembre scorso, quando erano scoppiati disordini durante il
pagamento dei salari agli ex-militari iracheni. Da ieri è diventato tragicamente
chiaro a tutti che anche gli italiani brava gente sono in prima linea. Bersagli
della resistenza irachena, e visti come occupanti.
Se è vero quanto rivelato ieri dalla Cnn, la tragedia era nell'aria:
martedì la Cia avrebbe consegnato a Bush un rapporto in cui annunciava una
recrudescenza della resistenza e degli attentati terroristi al di là del
«triangolo della morte». Al sud - quindi nell'area di Nassiriya - e al nord
sotto il controllo kurdo.
Quella di ieri non è stata una giuornata tragica solo per gli italiani. Lo
stillicidio di attacchi e risposte ha preteso altre vittime. Attacchi e
attentati sono stati segnalati in diverse zone di e intorno a Baghdad: 5
iracheni che viaggiavano su un camion sono stati falciati dai colpi degli
americani alle porte della capitale (sembra che fossero innocui contadini
scambiati per terroristi), altri due iracheni sospetti sono stati abbattuti in
una operazione contro «i guerriglieri». Due marines Usa sono morti in distinti
episodi nel pomeriggio.