Articolo tratto da "il manifesto" del 19/08/2003

 

Iraq, fuoco sui testimoni
Ucciso ieri a Bagdad dalle truppe Usa cameraman palestinese dell'agenzia «Reuters». Il Pentagono: «la telecamera sembrava un lanciagranate»
S.CH.
Il pentagono ha ammesso ieri le sue responsabilità nell'uccisione, avvenuta domenica davanti alla prigioner ira chena di Abu Graib, di Mazen Dana, cameraman palestinese dell'agenzia Reuters, sostenendo che i soldati Usa avevano scambiato la sua telecamera per un lancia granate. Una circostanza smentita dagli altri tecnici e giornalisti presenti sul posto per filmare gli effetti di un precedente attacco della resistenza irachena contro il carcere e base militare Usa di Abu Graib, nei pressi di Baghdad, nel quale sarebbero stati uccisi sette iracheni e altri quaranta sarebbero stati feriti. Le ultime immagini girate dal cameraman della Reuters mostrano un carro armato avvicinarsi nella sua direzione. Poi si sentono alcuni colpi e la telecamera cade al suolo. Il tecnico del suono che si trovava accanto a Dana, Nael al Shyoukhi ha dichiarato ieri di aver parlato brevemente poco prima degli spari con un un soldato Usa di guardia alla prigione. La strada era vuota e assolata, erano le cinque del pomeriggio, e dai materiali girati si vede che non vi sono altri automezzi se non quelli dei giornalisti. «Dana è uscito dall'auto - continua il tecnico del suono- e ha preso a girare. Io l'ho seguito a poca distanza. Ci vedevano chiaramente, sapevano che eravamo giornalisti. Poi un soldato sul tank ci ha sparato addosso. Mi sono buttato per terra e in quel momento ho sentito Mazen gridare e toccarsi il petto. Perdeva molto sangue e poco dopo ha esalato l'ultimo respiro». L'uccisione di Dana, che ricorda molto quella del fotografo italiano Raffaele Ciriello, porta a 18 il numero dei giornalisti uccisi nel corso della guerra in Iraq. Gli organismi per la protezione dei giornalisti hanno chiesto ieri una indagine pubblica nell'uccisione del cameraman della Reuters, il secondo giornalista dell'agenzia di stampa ucciso in Iraq in quattro mesi. A scendere in campo sono stati il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj) con base negli Usa e l'associazione Reporter senza frontiere, da Parigi, i quali hanno chiesto una vera indagine sulle circostanze dell'uccisione di Dana. Lo stesso ha chiesto l'agenzia Reuters che alcuni giorni fa aveva duramente protestato per il tentativo del Pentagono di assolvere i membri dell'equipaggio di un tank Usa che lo scorso 8 aprile, il giorno dell'ingresso a Baghdad, avevano aperto il fuoco contro l'albergo della stampa internazionale, l'hotel Palestine (sinistra la coincidenza tra il nome dell'albergo e la nazionalità del collega ucciso domenica, quasi che questa fosse la guerra di Sharon più che di Bush) uccidendo un altro cameramen della Reuters, Taras Protsyuk e un giornalista spagnolo di «Telecinco» Jose Couso. Anche in quel caso l'equipaggio del carro armato avrebbe fatto fuoco contro un balcone dell'albergo avendo scambiato i giornalisti per degli iracheni che avevano aperto il fuoco o dirigevano il tiro contro le loro posizioni. Una circostanza smentita dalle centinaia di giornalisti presenti al Palestine. In realtà «gli errori» sembrano all'ordine del giorno per le truppe di occupazione in Iraq: lo stesso giorno dell'attacco al «Palestine» un aereo A-10 Usa, aveva colpito con due missili la sede della rete televisiva «al Jazeera» a Baghdad uccidendo il reporter Tareq Ayub. Un altro missile aveva poco prima colpito la sede della televisione di Abu Dhabi ferendo un giornalista. Ma non sono solo i giornalisti ad essere sotto il fuoco dell'esercito di occupazione. Ancora ieri un giovane di 14 anni è stato ucciso durante un blitz dei marines nel villaggio di abu Fleis mentre altri due iracheni sono stati falciati «per non essersi fermati ad un posto di blocco». In questo clima ieri sono morte in Iraq altre dodici persone entrate all'alba in un deposito di armi che poco dopo è saltato in aria. Sempre bloccato da un gigantesco incendio all'oleodotto di Kirkuk, provocato da due cariche esplosive della resistenza, l'export Usa del petrolio iracheno tanto che il prezzo del greggio ha superato ieri i 31 dollari al barile. Sempre gravi le perdite degli eserciti occupanti: domenica a nord di Basra è stato ucciso il primo soldato danese. Un altro soldato Usa è stato ucciso ieri pomeriggio a Baghdad e altri due sono stati feriti dallo scoppio di una mina.

 

 

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