Articolo tratto da "Il manifesto" del 20/8/2003
Baghdad, l'Onu salta in aria
SANGUE IN IRAQ Un camion bomba fa esplodere l'ufficio
delle Nazioni unite uccidendo una ventina di persone e ferendone cinquanta.
Muore Sergio Vieira de Mello, inviato del segretario generale Kofi Annan
MI. CO.
Alle quattro e mezzo del pomeriggio a Baghdad si scatena
l'inferno. Un'ala del quartier generale delle Nazioni unite nella capitale
irachena esplode, probabilmente colpita da un camion bomba imbottito di
dinamite: rapidamente vengono estratti dalle macerie una dozzina di corpi senza
vita; qualche ora dopo arriva arriva la notizia che Sergio Vieira de Mello -
rappresentante speciale delle Nazioni unite in Iraq - è morto, sepolto sotto i
resti dell'edificio. A fine serata si conteranno oltre venti vittime e decine di
feriti, per un attentato il cui obiettivo sarebbe stato proprio l'ufficio del
55enne diplomatico brasiliano, inviato speciale del segretario generale dell'Onu
Kofi Annan. Come l'attacco che due settimane fa ha semidistrutto l'ambasciata
giordana a Baghdad (17 morti), anche quest'ultima strage non ha avuto alcuna
rivendicazione. Simile la tecnica, con veicoli imbottiti d'esplosivo contro le
sedi diplomatiche.
Subito dopo l'esplosione, causata secondo testimoni iracheni e militari
americani da un camion bomba guidato da un attentatore suicida, colonne di fumo
nero si sono levate alte nel cielo di Baghdad, mentre accorrevano sul posto
decine di ambulanze e di elicotteri militari per prestare soccorso ai feriti.
«Lo scoppio è stato provocato da un grosso camion bomba - ha dichiarato alla
Reuters Bernard Kerik, alto ufficiale americano a Baghdad - abbiamo prove
sufficienti per sostenere che si sia trattato di un attacco suicida». Nel
palazzo - il Canal hotel, nel centro della capitale - era ospitato un gran
numero di agenzie dell'Onu, all'interno delle quali lavoravano all'incirca
trecento persone. L'edificio era stato la «centrale operativa» della caccia alle
fantomatiche armi di distruzione di massa dell'ex regime iracheno e aveva
ospitato gli ispettori delle Nazioni unite incaricati, prima della guerra, di
trovarle. Dopo la caduta del regime di Saddam Hussein era servito principalmente
come sede per coordinare gli aiuti umanitari che arrivano nel paese. Come
l'ambasciata giordana, era considerato un obiettivo poco probabile per eventuali
attacchi e per questo motivo era molto meno protetto rispetto ad altre
installazioni nella capitale irachena.
Col cellulare la richiesta d'aiuto
È deceduto per le ferite riportate in seguito al crollo dell'edificio Vieira de
Mello, dopo aver lottato per alcune ore contro la morte. Secondo l'agenzia
brasiliana Estado, il diplomatico delle Nazioni unite ha usato il suo
telefono cellulare per chiamare i soccorsi, mentre era ancora sepolto vivo sotto
le macerie del suo uffico. Qualche ora dopo l'allarme, è stata proprio l'Onu a
dare all'agenzia France presse la notizia della morte di Vieira de Mello.
Nel settembre 2002 era diventato Alto commissario per i diritti umani delle
Nazioni unite, dopo aver lavorato per oltre trent'anni all'interno dell'Onu. Tra
gli altri incarichi, aveva ricoperto quello di capo dell'amministrazione
transitoria di Timor est e di Rappresentante speciale del segretario generale
Kofi Annan in Kosovo.
L'esplosione ripresa dalle telecamere
«All'improvviso c'è stata un'esplosione e tutto è crollato», ha dichiarato Fouad
Victor, impiegato nelle Nazioni unite che era all'interno dell'edificio al
momento dell'esplosione. L'attentato di ieri è stato documentato, dall'interno
dell'edificio distrutto, dalle telecamere di una televisione giapponese. Un uomo
sta parlando a una conferenza stampa quando, all'improvviso, manca la luce e si
sente una forte esplosione. Subito dopo la cinepresa riprende polvere, detriti e
corpi di persone morte e ferite che giacciono per terra, immagini rimandate poi
dai principali circuiti internazionali.
L'attentato di ieri è l'ultimo di una serie di attacchi della resistenza
irachena che, oltre alla classica tecnica di guerriglia contro i soldati
occupanti, sta utilizzando anche il sabotaggio e gli attentati. Tra questi
ultimi, i ripetuti sabotaggi all'oleodotto che trasporta il petrolio iracheno da
Mosul al porto turco di Ceyan, all'acquedotto di Baghdad e l'attacco
all'ambasciata della Giordania di due settimane fa.
Durissime le reazioni al massacro di ieri, alcune delle quali improntate anche
alla richiesta di un rafforzamento della presenza internazionale in Iraq. La
presidenza italiana dell'Unione europea ha espresso «la più ferma condanna per
l'odioso attentato perpetrato contro la sede delle Nazioni unite a Baghdad e
contro la persona del rappresentante speciale del segretario dell'Onu, de Mello».
La condanna della Nato è arrivata da Bruxelles, per bocca del numero due
dell'Alleanza atlantica, Alessandro Minuto Rizzo, che ha dichiarato: «Si tratta
di un atto di barbarie indirizzato contro un'istituzione internazionale che
lavora per fornire assistenza al popolo dell'Iraq». Anche il segretario generale
della Lega araba, Amr Mussa, ha espresso solidarietà al popolo iracheno «in
queste circostanze delicate» e ha detto che «questi atti non servono gli
interessi del popolo iracheno».
Romano Prodi, presidente della Commissione europea, ha sottolineato che «il
lavoro delle Nazioni unite è essenziale per ricostruire un Iraq stabile e
prospero». Anche da Mosca si sottolinea l'importanza dell'Onu nel «dopoguerra»
iracheno. Il ministro degli esteri russo, Sergei Ivanov, ha detto che
l'attentato di ieri «conferma la necessità di una partecipazione più larga e
solidale della comuniotà internazionale nel promuovere la pacificazione
dell'Iraq, nel rispetto di tutte le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu».