Articolo tratto da "Il Manifesto" del 25 Novembre 2003

 

Raiot, niet di Cattaneo
Il direttore propone la censura preventiva e Annunziata si appella alla Vigilanza
Divieti Per il dg di viale Mazzini sia «i contenuti» che la «forma espressiva» di Raiot devono essere sottoposti al controllo preventivo dell'azienda

GIULIA BIANCHI
ROMA
Sottoporre al visto aziendale sia «i contenuti» che la «forma espressiva» di Raiot. Così il direttore generale di Viale Mazzini, Flavio Cattaneo, propone di risolvere il problema della trasmissione di satira di Sabina Guzzanti & Co.: con la censura preventiva. E per giunta chiedendo che sia il Cda a pronunciare la sentenza in sua vece. Una procedura di cui la presidente, Lucia Annunziata, dopo aver acconsentito allo stop a Raiot da parte del Cda, non vuole neanche sentir parlare. Al punto che, considerate «letture completamente divergenti» tra lei e il dg, la presidente propone di rimettere tutta la questione nelle mani della Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai. Del resto, che la via indicata da Cattaneo sia quella della censura preventiva lo si evince anche dalla risposta a specifica domanda in un'intervista al Foglio di oggi: «Bisogna vedere - dice il dg - Ma qualcuno deve indicare, non a me personalmente ma all'unanime Cda della Rai, un altro modo per salvare la libertà di una trasmissione e al tempo stesso la libertà di un'azienda di fare le sue scelte editoriali, di fare fronte alle sue responsabilità culturali, civili e anche legali».

Nel carteggio con la presidente, però, Cattaneo è assai più pignolo di quanto non sia nell'intervista in cui mette alla berlina le «difficoltà linguistiche» dell'attrice (a proposito della gaffe sulla «razza ebraica») e sentenzia che dopo la manifestazione all'Auditorium di Roma è emersa «l'ambizione di trasformare in un caso militante una ordinaria satira». Confermando così la pena capitale per il programma.

Al direttore generale Annunziata aveva già precisato nei giorni scorsi che il cda poteva «soltanto prendere atto delle valutazioni» del suo ufficio, specificando che non avrebbe visionato cassette e tantomeno sarebbe intervenuto «a giudicarne i contenuti». Cattaneo però ha insistito nel pretendere la certificazione del cda sulla censura. Secondo quanto si apprende da viale Mazzini, infatti, il dg avrebbe proposto di far vedere le cassette con le registrazioni delle puntate prima al direttore di Raitre, poi all'ufficio legale e successivamente predisporre lui stesso una relazione, ma senza prendere decisioni se non dopo averle sottoposte al cda. Oggetto delle valutazioni del cda, secondo Cattaneo, dovrebbero essere sia i «contenuti» che la «forma espressiva» del programma, perché ad avviso del dg sia dall'una che dall'altra possono arrivare per l'azienda i rischi che il cda ha voluto prevenire con la sua delibera.

Dicendosi «felice» di essere venuta a parte della posizione del direttore generale, Annunziata può anche constatare la totale difformità di vedute. E perciò, in considerazione della rilevanza del caso che travalica dalla gestione aziendale alla politica, ritiene necessario che sia la Commissione di vigilanza a sciogliere il nodo. «Nei numerosi contatti telefonici con la presidente Annunziata dei giorni scorsi avevamo già convenuto di occuparci della questione in commissione», le si fa subito incontro il presidente della Vigilanza, Claudio Petruccioli.

Ma a non vedere «perché non mandare in onda Raiot» nel centrodestra c'è giusto il leader dell'Udc Marco Follini. Perché i commissari di vigilanza della maggioranza sono tutt'altro che propensi a farsi carico di liberare la Rai dalla censura di Cattaneo.

Difficile dunque che il programma possa tornare in video. Anche se la produzione del (Studio Uno) continua il lavoro di preparazione nel caso in cui l'azienda chieda di visionare la prossima puntata, che doveva essere dedicata alla giustizia: Sabina Guzzanti starebbe lavorando sul caso Previti, ma l'attenzione è puntata anche sulla legge Gasparri al voto in senato. Motivo di più per non mandarla in onda.
 

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