«Illegale anche il supporto logistico»
Intervista a Umberto Allegretti: l'autorizzazione del
governo violerebbe la Costituzione italiana e la Carta dell'Onu
IDA DOMINIJANNI
La concessione alla «coalition of willing» dell'uso delle
basi militari in territorio italiano è l'oggetto del contendere principale del
dibattito di oggi alla camera e al senato. Posta in gioco cruciale, perché da
essa e non da altro dipende il tasso di partecipazione dell'Italia alla guerra
preventiva di Bush, non avendo quest'ultimo chiesto al governo italiano altro
che basi, spazio aereo e infrastrutture. L'Univo e Rifondazione, per una volta
congiuntamente, sostengono che concedere le basi sarebbe illeggittimo perché
violerebbe l'articolo 11 della Costituzione sul ripudio della guerra. La
maggioranza oscilla fra le dichiarazioni radiofoniche di Frattini che non vuole
tradire «gli amici americani» negando loro il supporto logistico e l'imbarazzo
dei cattolici nel dover tradire il comando papale pacifista per sostenere il
governo. Giriamo la questione della legittimità o illegittimità della
concessione delle basi militari a Umberto Allegretti, costituzionalista e
docente di diritto internazionale all'università di Firenze. Fino a che punto la
concessione dell'uso della basi americane comprometterebbe il governo italiano
nella guerra?
La concessione dell'uso delle basi è a pieno titolo una forma di partecipazione
alla guerra, come pure la concessione delle infrastrutture e del sorvolo dello
spazio aereo nazionale. Nel caso di una guerra unilaterale e preventiva qual è
l'attacco all'Iraq, concedendo le basi il governo italiano violerebbe
contemporaneamente sia la Costituzione italiana sia la Carta delle Nazioni
unite.
C'è chi sostiene però, Buttiglione in testa, che la concessione delle basi
sarebbe dovuta nell'ambito del Trattato della Nato.
E' falso. L'articolo 11 del Trattato della Nato, che regola comportamenti e
obblighi dei membri dell'alleanza, recita così: «Le disposizioni del presente
Trattato saranno applicate dalle parti conformemente alle loro rispettive norme
costituzionali». E la nostra Costituzione, com'è noto, all'articolo 11 ripudia
la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali.
Dunque l'argomento di Buttiglione non tiene. Aggiungo che la Nato non può
sostituire l'Onu: in mancanza di autorizzazione dell'Onu, se pure l'intervento
fosse targato Nato sarebbe comunque unilaterale e illegittimo. La Nato è solo
un'alleanza militare fra alcuni paesi: deve anch'essa sottostare al sistema
delle Nazioni unite. In ogni caso, anche se a intervenire fosse la Nato,
l'articolo 11 del Trattato Nato obbligherebbe il governo italiano al rispetto
delle procedure fissate in Costituzione, cioè a convocare il parlamento.
All'articolo 78, la Costituzione stabilisce infatti che lo stato di guerra -
guerra difensiva ovviamente, l'unica contemplata dalla nostra Carta - dev'essere
deliberato dal parlamento. Questo articolo va interpretato come una norma
generale, per cui dev'essere autorizzato dal parlamento qualunque intervento
militare all'estero.
Dalla maggioranza il ministro Giovanardi obietta che la partecipazione italiana
alla guerra in Kosovo cominciò prima che il parlamento ne fosse informato. D'Alema
replica, atti parlamentari alla mano, che non è vero e che l'invio del
contingente militare italiano nel quadro dell'operazione Nato fu annunciata per
tempo al parlamento dall'allora vicepresidente del consiglio Sergio Mattarella.
In Kosovo la Nato intervenne senza la copertura dell'Onu, che arrivò solo alla
fine della guerra. E la discussione parlamentare, a quanto ricordo, fu
effettivamente successiva, anche se di poche ore, all'inizio delle operazioni.
Anche in quel caso dunque ci furono delle violazioni del diritto nazionale e
internazionale, seppure imparagonabili a quelle attuali.
Il ministro Giovanardi si appella inoltre ad altri accordi internazionali per
sostenere la necessità di concedere l'uso delle basi agli Statio uniti. Quali
sono questi accordi, e che cosa comportano?
Si tratta di accordi in gran parte segreti o riservati: non li conosciamo e non
è chiaro se siano trattati applicativi del trattato Nato o indipendenti da esso.
Ma anche ammesso che esistano accordi che ci obbligano a concedere le basi, essi
andrebbero applicati comunque secondo la Costituzione, come prescrive il
Trattato della Nato che va a buon diritto considerato come il più solenne e
quindi regolativo per tutti gli altri.
Alla vigilia della scadenza dell'ultimatum di Bush a Saddam Hussein,
riepiloghiamo quante e quali violazioni del diritto internazionale ha
collezionato la «strategia preventiva» di Bush?
La Carta delle Nazioni unite è stata stracciata sia sul piano procedurale sia
sul piano sostanziale. Sul piano procedurale, perché il voto del Consiglio di
sicurezza è stato evitato e il fronte favorevole alla guerra ha deciso di
procedere unilateralmente. Sul piano sostanziale, perché la Carta dell'Onu non
ammette il ricorso alla guerra - l'Onu è nata esattamente per scongiurarlo - se
non come atto di legittima difesa o come ultima ratio dopo il fallimento di
azioni pacifiche - e nel caso dell'Iraq le ispezioni sono ancora in corso e non
si possono definire fallimentari.
La tesi di Bush e Blair, però, è che il combinato disposto delle risoluzioni
dell'Onu numero 678, che autorizzò la guerra del `91, 687, che sospese quell'autorizzazione,
e 1441, che accusa l'Iraq di aver violato la 687, autorizza e legittima, a
questo punto, il ricorso alla guerra. In altri termini, la sospensione
dell'autorizzazione all'uso della forza sarebbe scaduta.
E' un ragionamento che non sta in piedi. Se pure fosse vero che la 687 ha
sospeso la 678 per un periodo di tempo che ora scade, la decisione di tornare
alla 678 spetterebbe allo stesso organo che l'ha sospesa, cioè al Consiglio di
sicurezza.
Ultima e decisiva domanda: l'orientamento del Presidente della Repubblica.
Ciampi aveva respinto il coinvolgimento dell'Italia nella guerra attraverso
l'invio di uomini e mezzi. Respingerà anche la concessione delle basi?
Non mi sentirei di esserne certo. Leggo che ha convocato per domani (oggi per
chi legge, ndr.) il consiglio di difesa, e temo che l'abbia fatto proprio in
ordine alla concessione delle basi.