> a) perche' ifsw?

Allora... devi sapere che un paio di anni fa IFSW era un NG più o meno "normale", strapieno di nerd e fanzinari, dove non si faceva altro che parlare della saga di George Lucas e dell'annesso expanded universe. Il primo attacco alla normalità venne proprio dal sottoscritto, che spoilerò il finale di "The Phantom Menace" a tutti i partecipanti scatenando reazioni
inviperite. Buona parte del gruppo storico si sfaldò, e molti 
abbandonarono IFSW. Bad_News, Darth Mist e Kaleb presero invece gusto per il flame, e fondarono gli Oscuri (o Sith). Dopo aver ferocemente flammato con loro,  fui ammesso anch'io nel gruppo.

> b) come si fa ad associarsi?

E' quasi impossibile. Devi mostrare prontezza di spirito, nervi saldi e fantasia. Non basta insultare a tutto spiano. Per gli Oscuri il lato estetico del male è importantissimo. Conta molto, inoltre, il tuo curriculum di troll o di flamer. E poi, una volta negli Oscuri, devi mantenere alto il tuo prestigio. In caso contrario rischi l'espulsione e la messa alla berlina.

> c) se ti(vi) considerano un disturbatore come mai se
> accettato socialmente?

C'è qualcuno che si diverte ai miei post, e quindi mi accetta. Gran parte del popolo di Usenet, invece, mi detesta.

> d) cosa pensi di netiquette, rfc, OT/IT etc?

Ho studiato a fondo le regole di Usenet. Miro programmaticamente ad infrangerle.

> e) La faq che ho raccolto  (http://it.geocities.com/roccopapaleo/faq/italiano/pseudo-faq-ifsw.txt) oltre ad essere satirica ha anche qualche altro
> significato?

E' una descrizione fedele del comportamento degli Oscuri.
Se poi vuoi sapere se ci siamo o ci facciamo, questo non te lo diremo mai.

Non lo sappiamo neanche noi, del resto.

> f) avete siti/faq/gruppi o che so io funzionanti?

Ci sono le Faq che hai letto.
Non esistono siti.
C'è un e-group, ma non lo abbiamo mai utilizzato.
Prevalentemente ci riuniamo in ICQ. Ma spesso ci intendiamo al volo, senza sentirci preventivamente.

> g) sai cosa e' un net.cop? Cosa ne pensi?

E' la mia pietanza preferita.

> h) secondo te quale e' lo scopo di usenet?

Usenet, in sè, non ha uno scopo. Ognuno ne fa quel che vuole.

> i) cosa e'/vuole essere un oscuro?

In genere gli Oscuri su muovono in tre direzioni:
a) Massacro della vittima di turno.
b) Destabilizzazione di IFSW
c) Invasione di altri NG.

Ognuno di noi ha la sua specialità. Io ad esempio sono un maestro del trolling ma nel flame sono appena discreto. Darth Mist è un multiclasse. Bad e Kaleb sono grandissimi flamers, anche se hanno uno stile decisamente diverso (Bad è lapidario, quasi biblico, mentre Kaleb  è più analitico).


Se poi ti interessa il mio curriculum di troll, potresti fare una ricerca con deja:

L'Associazione Borromeo su tutti i NG di giochi (alcuni fans hanno messo su anche dei siti dedicati all'Associazione) Pomponio Mazza su it.fan.stephen-king
Sempre su it.fan.stephen-king, potresti leggerti il thread 
"[SPUTTANAMENTO] La storia di Tafkar]
Paola la Gabbianella su it.hobby.motociclismo
Isadora Duncan su it.fan.scrittori.tolkien e su it.fan.studio.vit
Anonima 68 su it.sociale.scout

E questi sono solo i più famosi.

> a) cosa ne pensi degli IDLeriani (quelli di
> it.discussioni.litigi) e dei VS?

Dipende dagli IDleriani. Alcuni hanno talento. Bad e Mist, oltre a  essere Oscuri, sono anche IDLers. Altri stanno solo a dire "rosichi" "specchietto" e "ti arrampichi sugli specchi. Altri infine sono veri e propri  incapaci. Ho utilizzato più volte il crosspost con IDL, ma ormai la tecnica mi sembra un
po' abusata. Da parte mia, mi sono affacciato raramente su IDL. Non posso amare troppo un NG dove il flame è in topics. Preferisco far derivare gli altri NG verso l'OT.

> b) cosa ne pensi del killfile e di quelli impegnati
> conto il net-abuse? Oltre che degli abuse-man
> ovviamente.

Dubito che molte persone adoperino davvero il killfile contro i troll; più che altro esortano gli altri ad usarlo. Nessuno è così poco narcisista da non leggere un post che parla male di lui. Spesso il termine "plonk" è un modo per tirarsi fuori da una flame senza ammettere di aver preso una batosta.
Per quanto riguarda net-abuse, ritengo giusta la lotta contro lo spam, ma reputo ridicolo l'accanimento di tanti spam hunters. C'è gente che si arrapa non appena gli arriva nella casella una mail non sollecitata. E poi, con la possibilità di aprirsi centomila free account, la revoca di un singolo account è una magra vittoria.
Nella maggior parte dei casi, gli abuseman sono degli autentici idioti. 
Non esaminano i casi singolarmente. Se ora, per farti uno scherzo, denuncio al tuo abuseman un tuo post perfettamente IT, il cretino potrà richiamarti o sospenderti l'account senza vedere cosa avevi scritto.

> c) trolleggeresti (per dire) it.news.gcn o
> it.scienza.astrofisica

Il gcn è abbastanza invulnerabile alle tecniche di trolling.
Non conosco bene l'astrofisica, e in genere trolleggio su argomenti che sono in grado di padroneggiare.

> d) c'e' una valenza etica in cio' che fai? Ovvero lo
> fai perche' e' divertente o per dimostrare qualcosa?

Faccio quello che faccio per lo stesso motivo per il quale Panurge, nel "Gargantua e Pantagruel", faceva quello che faceva.

> Quanto ai libri sarei curioso di leggerli.

"La grande bottega degli orrori: Le ossessioni commerciabili di Stephen King" (Bulzoni, 1996)
"Marilyn Monroe" (Gremese, 1996)
"Videogames: elogio del tempo sprecato" (Minimum Fax, 1999)

Sono inoltre critico di videogiochi per "Carnet" .

Ti allego il ritratto di Panurge dal Gargantua.

Ciro

Da "Gargantua e Pantagruel" (F. Rabelais)


Panurgo era di statura media, né troppo grande né troppo piccolo. Aveva il naso un po' aquilino, fatto a manico di rasoio, ed era allora sull'età di trentacinque anni circa, così fino da indorare... come una daga di piombo, elegante di persona, ma era alquanto porcaccione e soggetto per natura 
a una malattia che in quel tempo si chiamava

Manca danaro: dolor senza pari.

Tuttavia possedeva sessantatre maniere di procurarsene sempre, secondo il bisogno, delle quali la più onorevole e comune era per via di ladrocinio furtivamente compiuto. Malefico, imbroglione, bevitore, vagabondo, arraffatore se uno ve n'era a Parigi:

Quanto al resto una perla di figliuolo.

E sempre macchinava qualche trappola contro gendarmi e contro la ronda.
Una volta riuniva tre o quattro buoni villani, li faceva bere a sera come templari, poi li conduceva sotto Santa Genoveffa o presso il collegio di Navarra e all'ora che la ronda montava di là (se n'accorgeva mettendo la spada sul selciato e l'orecchio presso; quando udiva la spada vibrare era segno infallibile che la ronda s'avvicinava) allora dunque egli e i compagni
prendevano un carretto, gli davano la spinta rotolandolo con gran forza a valle e buttavano così la povera ronda a terra come porci, ed essi fuggivano dall'altra parte; poiché in meno di due giorni egli conosceva tutte le vie, vicoli e traverse di Parigi come il suo Deus det. Un'altra volta preparava in qualche bel posto dove la ronda doveva passare, una striscia di polvere
da cannone e, quando giungeva, vi dava fuoco e se la godeva a vedere con quale buona grazia se la davano a gambe pensando aver il fuoco di Sant'Antonio alle calcagna.
Più di tutti gli altri perseguitava i mastri d'arte e i teologi. Quando ne incontrava qualcuno per la strada non mancava mai di far loro qualche tiro birbone; talora mettendo loro uno stronzo nel cappuccio dottorale, talora appiccicando loro dietro piccole code di volpe od orecchie di lepri o qualche altro accidente.
Un giorno che tutti i teologi erano convocati alla Sorbona per 
esaminare articoli di fede, fece una torta composta di molto aglio, di galbanum, d'assa fetida, di castoreum e di stronzi caldi e la stemprò entro la marcia dei bubboni cancerosi, poi, di mattina presto ne impiastricciò e unse teologalmente tutti i cancelli della Sorbona in modo che neanche il diavolo
avrebbe potuto durarci.

Tutti i convenuti vomitavano le budella davanti al pubblico e ne 
morirono dieci o dodici di peste, quattordici ne ebbero la lebbra, diciotto si buscarono la rogna e più di ventisette lo scolo; ma egli non vi badava.
Portava di solito, un frustino sotto la veste, col quale frustava senza remissione i garzoni che portavano il vino ai loro maestri, per farli sgambettare.
Nel suo saio teneva più di ventisei borsette e sacchette sempre piene l'una di un po' di acqua di piombo e d'un coltellino affilato come ago di pelattiere col quale tagliava le borse, l'altra d'aceto da gettar negli occhi a chi trovava, un'altra di lippole attaccate a piume d'oca o di cappone, che lanciava sui vestiti e sui berretti della brava gente, e spesso
appiccicava loro delle belle corna che portavano in giro per tutta la città.
Talora vita natural durante. E anche alle donne talvolta ne appiccicava sui mantelli per di dietro, fatte a forma di membro virile; in un'altra teneva una quantità di cartoccetti pieni di pulci e di pidocchi che prendeva a prestito dagli accattoni di Sant'Innocenzo e li soffiava con cannuccie o
penne da scrivere sui collari delle damigelle più sdolcinate che
incontrasse; e specialmente in chiesa, dove mai non andava nel coro in fondo, ma sempre rimaneva nella navata, tra le donne, tanto a messa 
come a
vespro ed alla predica.
In un'altra teneva provvista d'ami e uncini coi quali allacciava spesso
uomini e donne quando per l'affollamento erano serrati e massimamente 
quelle
che portavano vesti d'ermisino e quando volevano scostarsi strappavano 
tutte
le vesti.
In un'altra un acciarino munito d'esca, di zolfanelli, pietra focaia e
d'ogni altro apparecchio a ciò richiesto.
In un'altra due o tre specchietti ardenti coi quali talvolta faceva
ammattire gli uomini e le donne e faceva loro perdere il contegno
conveniente alla chiesa: poiché, diceva egli, non v'è che un antistrofe 
tra:
femmina folle a la messa e femmina molle a la fessa.
In un'altra teneva provvista di filo e d'aghi con cui architettava 
mille
piccole diavolerie.
Una volta, nella gran sala presso l'uscita del Tribunale, mentre un
francescano stava per dire la messa ai magistrati, egli lo aiutò ad
abbigliarsi, ma mentre gli metteva i paramenti gli cucì la cotta 
insieme
colla sottana e la camicia e poi si ritirò quando i Signori della Corte
vennero a sedersi per udire quella messa. Ma quando all'ite missa est 
il
povero frate fece per levarsi la cotta si spogliò insieme sottana e 
camicia
che erano ben cucite insieme, e si scoprì nudo fino alle spalle 
mostrando a
tutta la gente il bischero che non era tanto piccolo senza dubbio. Il 
frate
s'affannava a tirare ma tanto più tirava e tanto più su scopriva, 
finché uno
dei Signori della Corte disse: "E che? il nostro bel padre vuol forse
mostrarci l'ostensorio e farci baciare il culo? Che glielo baci il 
fuoco di
Sant'Antonio!" Da quella volta fu ordinato che i poveri fraticelli non 
si
spogliassero più davanti alla gente, ma in sacrestia, sopratutto 
considerata
la presenza di donne, per evitare peccati di desiderio.
La gente domandava perché quei frati avessero coglioni così lunghi. 
Panurgo
risolse assai bene il problema dicendo: "La ragione per cui le orecchie
degli asini sono così lunghe è perché le loro madri non gli mettono 
cuffie
sulla testa, come dice D'Alliaco nelle sue Suppositiones.
Parimenti ciò che fa i coglioni dei frati sì lunghi è che essi non 
portano
brache con fondo e i loro poveri membri si stendono a briglia sciolta 
in
libertà e vanno loro spenzolando sui ginocchi come fanno i rosari alle
donne. Ma la causa per cui l'avevano grosso in equipollente proporzione 
si è
perché nel detto spenzolamento gli umori del corpo scendono al detto 
membro,
poiché, secondo i legisti, agitazione e movimento continuo son causa
d'attrazione".
Item egli aveva un'altra borsa piena d'allume che gettava giù per la 
schiena
alle donne più agghindate; e si vedevan talune spogliarsi davanti a 
tutta la
gente, altre ballare come galletti o bilie su tamburi, altre correr per 
le
strade e lui correr loro dietro e a quelle che si spogliavano metteva
addosso il suo mantello come uomo cortese e grazioso.
Item in un'altra borsa teneva una piccola fialetta piena di vecchio 
olio e
quando incontrava uomo o donna che avesse un bel vestito glielo ungeva 
e
sciupava nei più bei posti, sotto pretesto di palpar la stoffa, e 
diceva:
"Questa sì che è buona stoffa, questo è buon raso, bon taffetà, 
Signora; Dio
vi dia ciò che desidera il vostro nobile cuore: voi indossate vestito 
nuovo,
e nuovo amico, e Dio ve li conservi!" Così dicendo metteva loro la mano 
sul
collare e la mala macchia vi restava perpetuamente

Sì enorme ed indelebile
Sul nome il corpo e l'anima
Che non la lava il diavolo.

Poi alla fine diceva loro: "Attenta, Signora, a non cadere, c'è qui una 
gran
brutta buca sulla vostra strada".
Un'altra era piena d'euforbo polverizzato finissimo, e là dentro 
metteva un
fazzoletto bello e ben ricamato, che aveva rubato alla bella 
guardorobiera
del Tribunale, levandole di sul seno un pidocchio che tuttavia lui 
stesso vi
avea gettato. E quando si trovava in compagnia di buone dame tirava il
discorso sulla biancheria e metteva loro la mano sul seno dicendo: 
"Questo
lavoro è di Fiandria o di Haynault?" Poi estraeva il suo fazzoletto 
dicendo:
"Tenete, tenete, vedete qui che lavoro, opera di Fottignano o di
Fottarabia". E lo agitava ben forte sotto il loro naso facendole 
sternutare
per quattr'ore senza sosta. Intanto peteggiava come un ronzino e le 
donne
scoppiavano a ridere dicendo: "Come mai? Voi scorreggiate, Panurgo ?"
- Niente affatto, Madama, non faccio che  intonarmi a contrappunto colla
musica del vostro naso.
In un'altra una pinza, una tenaglia, un grimaldello e altri ferri coi 
quali
non v'era porta né cassa ch'egli non scassinasse.
Un'altra era piena di piccoli bussolotti coi quali eseguiva giochi 
mirabili;
poiché aveva dita degne di Minerva e di Aracne, e una volta aveva fatto 
il
ciarlatano. E quando andava a cambiare, un testone o altra moneta, 
colui che
cambiava, fosse anche stato più furbo di Mastro Mosca, non c'era verso 
che
Panurgo non gli facesse sparire sotto il naso visibilmente, 
apertamente,
manifestamente, cinque o sei gran bianchi ogni volta, senza lesione o 
ferita
alcuna, ed era molto se il cambiatore ne sentisse vento.


Ciro

    Source: geocities.com/it/roccopapaleo/faq/italiano

               ( geocities.com/it/roccopapaleo/faq)                   ( geocities.com/it/roccopapaleo)                   ( geocities.com/it)