FRANCO BATTIATO

Battiato è da annoverare sicuramente tra i personaggi più eclettici, interessanti e stravaganti del panorama musicale italiano di tutti i tempi. Noto soprattutto per album come La Voce del Padrone o L’Era del Cinghiale Bianco, l’artista catanese (Jonia, l’attuale Riposto, 1945), in realtà, si distinse negli anni Settanta per aver proposto una musica molto ricercata, sperimentale e, certo, riservata a pochi eletti.

Dopo alcuni singoli piuttosto melodici (anche se mai veramente banali) e persino una partecipazione al Disco per l’Estate nel ’69 col brano Bella ragazza, Battiato nel ‘72 pubblica Fetus, una delle opere più innovative (se non la più innovativa) che la musica italiana potesse vantare fino a quel momento. Il disco, dal sottotitolo “Ritorno al mondo nuovo”, si presenta con un’impressionante copertina raffigurante un vero e proprio feto in primo piano (come suggerisce del resto il titolo stesso) ed offre una musica assolutamente originale e ben lontana dalle consuete orchestrazioni sinfoniche del più tipico rock progressivo di quegli anni. Il discorso sonoro è letteralmente dominato dalle tastiere e dal sintetizzatore da lui stesso suonato, e i testi sono quantomeno inusuali.

L’artista concede il bis l’anno successivo, sempre per l’etichetta “alternativa” Bla Bla, con Pollution, altro intrigante capolavoro di sperimentazione, con momenti di puro delirio (Areknames), oscure profezie (31 dicembre 1999 - ore 9), e altri motivi davvero emozionanti (Beta, Plancton, Pollution). Sulle corde di Aries invece si distacca dallo stile dei primi due album: le composizioni si fanno più lunghe e ipnotiche (ascoltare su tutte Sequenze e frequenze), e gli interventi vocali più radi ma sempre di grande effetto; il risultato tuttavia non cambia e ne viene fuori un altro album di impressionante fascino.

Nel ’74 Battiato produce e suona mirabilmente le tastiere in La Finestra Dentro di Juri Camisasca. Con Clic! siamo ormai ai limiti del progressive (posto che prima si potesse parlare di progressive vero e proprio), ma Battiato sorprende ancora per il suo stile che muta e si evolve di album in album (nella conclusiva Ethika fon ethica si avvale persino di collage sonori, mentre la mirabile No u turn rimane l’unico brano cantato). Dal ‘75 in poi l’artista siciliano uscirà definitivamente dal seminato progressivo per dedicarsi a sperimentazioni di tutt’altro genere, alla maniera di Cage e Stockhausen, come testimoniato da M.Elle Le “Gladiator”, ZA, Juke Box e L’Egitto prima delle sabbie.

Da segnalare anche la breve ma intensa esperienza nel ‘75 con il supergruppo Telaio Magnetico, composto dallo stesso Battiato al synt e comprendente i più illustri e stravaganti musicisti del momento: Juri Camisasca e Terra Di Benedetto al canto, Roberto Mazza all’oboe, Mino Di Martino (marito di Terra e già con i Giganti) all’organo e Lino “Capra” Vaccina alle percussioni; con questo gruppo si esibì in una piccola tournée nel centro-sud senza però pubblicare nulla (per i più curiosi, è uscito qualche anno fa, per l’etichetta Musicando, un loro CD contenente degli estratti da un concerto a Reggio Calabria e Gela).


Discografia (limitata agli album sperimentali dei Settanta):

(1) Fetus (Bla Bla 1972)
(2) Pollution (Bla Bla 1973)
(3) Sulle corde di Aries (Bla Bla 1973)
(4) Clic! (Bla Bla 1974)
(5) M.Elle Le “Gladiator” (Bla Bla 1975)
(6) ZA (Ricordi 1977)
(7) Juke Box (Ricordi 1978)
(8) L’Egitto prima delle sabbie (Ricordi 1978)