La Critica...
26/03/2004
[...] I suoi soggetti
sono non solo i luoghi dell'infanzia e della gioventù
("Campagna romagnola), ma anche quelli che forse hanno
coinciso con un suo risveglio interiore e dei sensi assopiti ("Borgo del
castello di Praga), o le vedute dei Faraglioni, che sa incontrare
prospetticamente con la stessa tensione di Friedrich e lo sguardo ricco di
colori di un naive Turner.
E' proprio di questo periodo il "Faro", capolavoro dell'espressività del
movimento e delle tensioni, mentre nel "Il faro della realtà e il faro
dell'anima"
Il Roger non solo esplora le dimensioni dei colori tramite il riflettersi, ma
si
spinge a fondo sotto lo specchio limpido delle acque dell'anima, per
eviscerare sublimi torsioni della sua carica emotiva.
Ma é con la "Grotta Azzurra" che il Roger compie il capolavoro di sintesi
turneriana: un perfetto sfumare e mescersi di cromatismi delicati ma netti,
una dimensione che tende ad un punto di fuga racchiuso dalle rocce, e
l'antro della grotta, in quest'iride di colori, assume allora la fisionomia
della pupilla che scruta non verso l'esterno, ma nell'interiorità.
E' infatti l'orizzonte solo un minimo accenno in lontananza, oscurato dalla
sagoma appena accennata di un battello (omaggio a le "Navi in mare" sempre
di Turner?), perfettamente incastonato nell'arco della grotta e del suo
riflesso in acqua.
Autore forse non innovativo ma capace di vivere diverse vicende pittoriche,
Roger sa esplorare le dimensioni di Magritte, come ne il suo "Uomo senza
volto", una sorta di rebus psicanalitico prestato all'estrinsecazione della
realtà surrealista.
E se ne il suo "Natale innevato" vuole illuderci di essere tipo semplice ed
ingenuo, attraverso una retorica forse eccessivamente accattivante e
comprensibile, immediatamente sa riprendere il suo posto rivelandoci i
colori di Praga ("Praga magica"), i tramonti sul biondo Tevere ("Tramonto
romano"), la luce che percorre i "Vicoletti", o ancora le fughe di
prospettiva che Venezia sa imporci coi suoi canali in laguna ("Venezia")
Ma a Roger tutto questo non basta, egli vuole andare oltre e tentare la
sperimentazione estrema, ripercorrendo a ritroso le tappe che portarono
Turner dal manierismo alla pittura essenziale dei colori di "Struttura
cromatica".
Ma tutto ciò viene vissuto in modo geometrico e rigoroso, forse a ricordarci
che i tempi di Turner sono finiti, che l'arte ha vissuto esperienze di
Kandinsky e Fontana e dei Futuristi.
Così si compiono opere come "Effetti del tempo", "La Via Lattea", "Lo spazio
del tempo", "Oltre l'apparenza...", per culminare nella piena presa di
coscienza di sè ne
"Movimento del cielo", fantasmagorica sintesi dei passaggi pittorici vissuti
dall'Autore.
E' infine maturo? Certo perché con "Movimento..." egli vuole asserire il suo
pieno dominio sul pennello, che ormai già stringe bene in mano da lungo
tempo, la sua capacità di dominio sulle emozioni. E infatti possiamo leggere
l'opera come il cielo che ricorda le miscele colorifere di Turner, la
striscia del mare per le vedute impetuose e sormontanti di Friedrich, e la
cozzaglia di barlumi in primo piano per la trama impressionista.
Ebbene in questa sede non abbiamo citato le libere interpretazioni che
l'Autore fa di alcune tele di impressionisti, ritenendo che esse altre non
siano che prove d'accademia, terreni fin troppo fertili per misurare la reale
crescita dell'immaginazione artistica, anche se ne "Il vaso di fiori",
fondendosi all'arte tattile, egli sa modernizzare e omaggiare col giusto
garbo Van Gogh.
Più sottile è invece la natura morta de "Scorcio notturno", che un poco ci
rimanda alla mente l'"Upupa" di Pascoli. Forse un richiamo immaginifico alla
sua infanzia vissuta nei campi, pascolando gli armenti e cogliendo i frutti
delle stagioni, o solo ancora un gioco di specchi degno di Magritte.
Difficile dire oggi cosa sarà per le generazioni a venire Roger.
Certo non lo ricorderemo per i suoi autoritratti pittorici o fotografici, ma
sicuramente egli ha saputo insegnarci molto sul valore di un animo sensibile
e delicato, che per rivelarsi ha deciso di scegliere la via di una pittorica
a volte forse impersonale negli stili e nei soggetti, ma ricca di colori e
sfumature.
Non temo comunque nel dire che abbiamo incontrato un grande artista sul
cammino della maturazione.
C.I.
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