Il Membro Ideale

 

IPOTESI = E' risaputa la propensione del genere femminile a scegliere uomini con genitali di grandi dimensioni. L'attenzione delle donne si sofferma in particolare sulla lunghezza del pene, parte più attiva durante un rapporto sessuale. E' altresì statisticamente confermato che le donne valutano prevalentemente la lunghezza del membro, piuttosto che la larghezza - o altre proprietà che non ci soffermiamo ad enunciare - la quale viene presa in considerazione solo nei casi di eguaglianza della prima dimensione.

La più logica deduzione che se ne trae è però la più falsa. Non è corretta la regola "maggiore è la lunghezza, migliore è il rapporto". E' si vero che questa dimensione influenza le donne nella scelta del partner, ma è sbagliato credere che il piacere sessuale sia proporzionale ad essa. Non ha senso infatti pensare che un pene dalla lunghezza infinita comporti un piacere sessuale infinito. Esistono infatti delle dimensioni critiche oltre le quali intervengono problemi di maneggevolezza.

La domanda che ci si può porre è dunque la seguente: quale è la lunghezza ideale del membro maschile per un ottenere dal coito il massimo piacere?

TESI = Non esiste una dimensione universale. La lunghezza deve essere proporzionale alle caratteristiche dei due partners.

Indichiamo con:

Postulato: si considera inutile al fine della ricerca del massimo piacere derivante dal coito la sezione del pene che non viene utilizzata durante l'atto sessuale e che presenta quindi a tale scopo utilità marginale nulla.

Procediamo alla formulazione della funzione risolutiva:

Partiamo dall'aspetto più evidente, cioè che la parte di pene che resta esterna al di lei apparato genitale è da considerarsi superflua, se non dannosa; se ne deduce che la lunghezza ottimale dovrebbe essere data dalla dimensione massima che può penetrare. Essa è costituita dalla lunghezza della cavità vaginale, aumentata dello spazio che si crea comprimendo le pareti uterine durante il movimento del coito fino al limite della di lei sopportazione, aumentata della dimensione delle grandi labbra, che essendo esterne creano un impedimento al rapporto e quindi occupano spazio per una parte pari alla loro dimensione sotto massima consentita compressione.

Lv + Cu + Ll

Questa lunghezza deve essere ponderata alla effettiva utilità della dimensione della penetrazione. Assumendo come costante e omogeneamente distribuita la reattività della pareti vaginali, prendiamo in considerazione il punto G, la cui posizione e individuazione sono fondamentali al fine del nostro obbiettivo, e la reattività delle pareti uterine. Ponderiamo quindi la prima lunghezza alla posizione del punto G intesa come percentuale della lunghezza del condotto vaginale, e alla (inversamente proporzionale) capacità di generare piacere delle membrane uterine sotto compressione.

(Lv + Cu + Ll) * Pg/Ru

La dimensione così ottenuta sarà però inversamente proporzionale allo stile del movimento del rapporto fisico, le cui  caratteristiche sono il ritmo, la frequenza, dei movimenti stimolanti a sua volta ponderato alla potenza del singolo movimento; data la particolare reattività del corpo femminile all'energia del movimento secondo un andamento esponenziale, poniamo tale variabile a potenza del ritmo.

Tale lunghezza non è però precisa, perché eccessiva rispetto alle effettive necessità. Particolari condizioni dei partners possono stimolare il piacere fisico rendendo inutile questo eccesso di materia. Dobbiamo quindi sottrarre alla dimensione di prima una quantità relativa alla lunghezza del condotto vaginale, proporzionale alla capacità stimolante del membro maschile sulle pareti vaginali. Questa capacità è data dall'effetto "strusciamento" del pene che si sviluppa grazie alla differente dimensione del glande rispetto al corpo del pene. Questa proprietà deve essere ponderata alla capacità della vagina stessa di ricevere tale stimolazione - altrimenti è inutile - che è data dal rapporto tra la ruvidità delle pareti vaginali e l'elasticità delle stesse. E' intuibile come maggiore è la ruvidità, maggiore è l'effetto "strusciamento", e maggiore è l'elasticità, minore è l'incisività del glande sulle pareti stesse. Questo valore deve però essere ancora ponderato alla quantità di secrezioni vaginali atte alla lubrificazione della parti in movimento. Questo parametro è importantissimo, valori bassi dello stesso possono condurre ad effetti addirittura negativi dei valori prima citati. La sua importanza ne decreta una utilità con andamento esponenziale, e proprio per questo viene posto a potenza dell'espressione appena sviluppata.

Presentiamo infine la formula finale della funzione:

COROLLARIO = tale formula racchiude tutte le fondamentali variabili fisiche che contribuiscono a determinare il piacere di un rapporto sessuale. Non sono prese in considerazione le variabili di tipo psichico, estranee alla nostra analisi, seppure di enormi importanza. Consci della difficoltà che si riscontra nella rilevazione dei dati necessari a sviluppare tale formula, abbiamo presentato la stessa in steps così da permettere approssimazioni sempre maggiori regredendo nello sviluppo in caso di deficit di informazioni.

Facciamo notare che tale funzione non può essere sfruttata unilateralmente, è infatti necessaria la conoscenza delle caratteristiche fisiche di entrambi i partners per poterla risolvere. Essa si presta dunque all'uso della coppia che volesse valutare la reciproca compatibilità. Intimiamo il non utilizzo della stessa da parte di donne che volessero sapere qual'è il proprio uomo ideale, e viceversa.

 

Renolandya 08 Novembre 2000 aR

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