La rappresentazione cartografica del territorio: quattro secoli di toponomastica (1600 - 1900)
Mancano rappresentazioni cartografiche particolareggiate del territorio bergamasco prima del '600; fa eccezione lo studio sulla Val Brembana di Juane da Lezze del 1596.
La prima carta della nostra provincia di un certo valore è quella del Magini, pubblicata nel 1620.
Il Magini insegnava matematica all'Università di Bologna; oltre che cartografo fu anche astronomo. Non poté però giungere alla fine delle sue fatiche, colto dalla morte prima di poterle perfezionare e pubblicare. La sua opera vide la luce a Bologna nel 1620 con ristampe nel '32 e '42 a cura del figlio.
La carta del territorio di Bergamo è orientata col settentrione a destra; lo schema generale e l'aspetto estetico sono buoni.
I tracciati generali della Val Brembana sono discreti; la Val Brembana, però, in questa come in molte altre carte successive, termina troppo a settentrione rispetto alla Val Seriana. I percorsi di Val Imagna, Val Brembilla, Val Taleggio sono tracciati abbastanza bene ma mancano i toponimi. Uno strano fiume congiunge la Valtorta con la Val Taleggio e Brembilla e verrà riportato per lungo tempo anche dai cartografi successivi.
Probabilmente Magini aveva interpretato per corso d'acqua un sentiero che attraverso il passo di Baciamorti e la forcella di Bura costituiva un'alternativa per chi volesse passare dalla Valtorta alle Valli Taleggio o Brembilla evitando il più lungo percorso nella valle principale.
Risale al 1675 la carta di formato quadrato (mm 720 per 720) e disegnata a penna che riporta i confini della Val Taleggio, opera di G.B.Salvino.
La zona descritta è praticamente quella che si presenta a chi, provenendo dalla vall Brembilla, si affaccia alla forcella di Bura e guarda da Vedeseta verso i piani di Artavaggio.
L'autore ha utilizzato una colorazione di toni bruni per la parte milanese e toni rossi per le montagne,verdi per i pascoli, della parte bergamasca.
Nella carta il confine parte da circa metà Val Taleggio (esattamente fra Sottochiesa e Vedeseta), punta poi decisamente a nord seguendo lo spartiacque attraverso il Pizzo di Monte Zucco, lo Zucchetto di Maiesen, le Zappelle d' Artavazzo, il Cantel Fugatio ove si dice fosse il "termine", per correre poi nella parte alta della carta sotto il monte e l'Aral alta de Vidaseta Milanese.
Particolare dei Monti di Artavazzo dalla "Carta dei Confini della Val Taleggio" di G.B.Salvino
Nonostante la primitività del disegno, sembra abbastanza facile seguire il tracciato del confine sulle carte attuali.
Tra Vedeseta milanese e Sottochiesa bergamasca sopra Reggetto (Rasetto) il confine seguiva la dorsale dell'odierno Zuccone per proseguire in cresta allo Zucco di Maesimo e ai Piani di Artavaggio.
Oltre questo punto l'identificazione diventa molto ardua.
Lo stesso Monte d' Artavazzo Milanese potrebbe essere la Cima di Piazzo e il Cantel Fugatio il Monte Sodadura, oltre naturalmente all'Aralalta che esiste ancor oggi.
Esiste un'altra carta sulla Val Taleggio, di mm 510 per 740. Il suo pessimo stato di conservazione e i caratteri generali del disegno a penna, privo di acquarellature, suggeriscono di considerarla molto probabilmente coeva della precedente.
In questa carta, però, la valle è descritta da un punto di vista totalmente diverso. Innanzitutto si evidenzia una zona molto più ampia della precedente e comprende praticamente tutta la valle, in secondo luogo anche il suo orientamento è molto diverso: il torrente Lenna corre dritto nella parte alta della carta da destra a sinistra, fino a confluire nel Brembo. Riceve poi tre notevoli affluenti: la Valbona dalla Forcella di Bura e dall'altro versante prima l'Acqua Frasna (oggi Torrente Asinina ?) e poi la Valle Salzana.
Con grafìa indecisa sono indicati tutti i paesi della valle e il confine che li separa segue il percorso indicato nella carta precedente. Inizia sullo spartiacque della Val Imagna poco a sud del Grasello e termina in direzione di Caseglio.
Si possono identificare chiaramente, partendo dall'alto a sinistra: la Forcella (di Bura), il Morterone di Lecco, il Ponte di Bordesca sopra Avolasio (odierno Culmine di S.Pietro?), il Pizzo di Zucco e lo Zucchetto di Maesem (già visti nella carta precedente), il Cantel Fugacia sotto il quale è segnata una Piazza negra che forse giustificherà la Cima di Piazzo attuale.
Proseguendo sempre lungo il confine, come era segnato anche nella carta precedente, troviamo le Moie, poi Piancabella, Aralalta, Cantel Montone, Campo rotondo sino ad una Costa delle pianche dove il confine piega bruscamente verso Caseglio.
Al di sotto del confine e, pertanto, dato l'orientamento della carta, in territorio milanese, c'è a destra una notevole montagna chiamata Campelli (Zuccone ?); sotto l'Aralalta, che pare in verità indicare due baite, c'è il Sodaduro ed anche altri nomi difficilmente identificabili per strappi e rotture che la carta presenta in quel punto.
Concludono la serie di toponimi in territorio bergamasco il Cancervo e il Ventolosa a sinistra, mentre sopra Fraggio ci sono Alben Alpi (e oggi nella zona c'è il rif. Alben).
Nonostante sia ben descritta la relativa zona, non è indicato il passo di Baciamorti, cui son legate tante leggende bergamasche. Il percorso è però chiaramente segnato e, in corrispondenza del valico, c'è scritto Forcella di Valbona.
Nel 1718 si pubblica a Venezia Territorio di Bergamo, incisione da quattro lastre di rame di P. Redolfi.
La carta incisa da Pietro Redolfi su probabile commissione della Repubblica di Venezia per il controllo dei propri territori, presenta una straordinaria caratteristica, data dalle particolari dimensioni della carta stessa. Infatti è la prima di questa grandezza (mm 955 per 858) e fu pertanto necessario utilizzare quattro lastre di rame per realizzarla. Numerosissimi i toponimi, grazie anche alla particolare dimensione; per quanto riguarda la Val Taleggio da segnalare un nuovo toponimo: Forcella di Raspalupo fra Taleggio e Valtorta (l'attuale Basamorti). La Val Brembana continua ad essere troppo lunga rispetto alla Val Seriana, ma, in compenso, è scomparso lo strano fiume fra Valtorta, Val Taleggio e Brembilla ed è stato sostituito con chiarezza da un sentiero. Compare anche la dizione: Val Taleggio e, per la prima volta, la Casa di S. Marco poco prima del passo de Albaredo (ora S. Marco).
Nel 1776 viene pubblicata a Venezia la Carte du territoire de Bergame incisa da P. Santini. Deriva in tutto dal Redolfi.
Le montagne continuano ad essere trascurate; i toponimi sono quelli del Redolfi.
Nel 1777 viene edita a Venezia la Descrizione topografica e storica del. Bergamasco dedicata alli Tre Stati Generali della Provincia medesima di Vincenzo Formaleoni. L'opera consta di due parti; nella seconda è inserita ripiegata la carta geografica della parte nord del territorio bergamasco.
Per quanto riguarda le contrade, l'autore per Taleggio cita Castel di Pecino, il luogo più considerabile della valle, con 820 abitanti; Olda, con 200 abitanti; Peghera, con 420 anime; Sottochiesa, con 360 abitanti.
Particolare della carta del Formaleoni, in cui è descritta la Val Taleggio
Nel 1772 vedono la luce quattro carte che servivano a descrivere tutto il confine montano bergamasco con il milanese.
Ne restano oggi solo due: sono andate perdute quella che riguarda l'Adda con la Val d'Erve e quella che descrive la Valtorta.In calce a entrambe la data 6 febbraio 1772 e si specifica che sono la copia esattamente tratta dall'originale trasmesso dalla segreta de' confini di Venezia.Le due carte sono congiungibili, in quanto portano entrambe Olda e Vedeseta e vanno da Rota Imagna a Cassiglio.
Il pezzo secondo dei quattro che servirono a delimitare i confini fra Venezia e Milano
I fiumi che le contraddistinguono sono ridotti a due brevi moncherini choiamati uno Imagno e l'altro Lenna.
Risulta chiaramente che a quell'epoca erano bergamasche Rota e Fuipiano in Valle Imagna, Olda e Sottochiesa in Val Taleggio e Cassiglio in Valtorta.
Milanesi invece Brumano in Val Imagna e Lavina e Vedeseta in Val Taleggio.
Le due carte sono ricchissime di annotazioni per illustrare i punti controversi dei confini.
Invece con Il territorio della provincia di Bergamo (1816) di G.Manzini abbiamo la prima carta moderna del nostro territorio. Essa segna uno stacco abissale tra quella antica ed il concetto, per certi versi ancora attuale, di rappresentazione dì un territorio. Pur rendendoci conto che con l'800 abbiamo varcato le soglie dell'era moderna e che nel campo tecnico, astronomico e anche matematico si son fatti progressi da gigante, ci riesce oltremodo diffi cile non considerare quasi miracoloso il lavoro del Manzini. Grazie alla notevole dimensione della carta (950 per 800) ed alla conoscenza diretta che dimostra di avere del nostro territorio, Manzini ci fornisce anche un numero incredibile dì toponimi:
Vedesetta,Lavina,Roncaglia,Olda,Sottochiesa,S.Bartolomeo,Pizzino,Cacorveglio,Grasso,Peghera,Asturi, Costa,Cantiglio.
Il torrente Enna è chiamato T. Taleggio, è indicata anche la Val Bordesiglio come V.Bordizelli, sono segnati i monti Grialeggio (la catena Cancervo - Venturosa) e Basamorti.
La carta dovuta all'ing. A.Ponzetti (Carta topografica della provincia di Bergamo, 1862) si segnala soprattutto per la varia colorazione della parte montana che in tal modo viene adattata a carta geologica.
Per la Val Taleggio sono segnati i monti: P.Sodadura, Aralalta, Venturosa, Cancerbero; le località Asturi, Costa, Peghera, Olda, S.Bartolomeo, Vedeseta, Reggetto, Cantiglio, Sotto Chiesa, Pizzino, Grasso, Retazzo, Fraggio, Bonetto, Cantoldo, Saltarino,Traversino. L'Enna è indicato come T. Enna, sono segnate la V.Salzana, la V.Asnina, la V.Bordiselli ed è evidenziato il passo Grialeggio (fra il Cancervo e il Venturosa).
E' del 1877 la carta di L.Ronchi Le valli bergamasche col versante settentrionale della catena orobia ed era allegata alla Guida delle Prealpi Bergamasche, edita su delibera del Consiglio del C.A.I. di Bergamo in collaborazione con la Sezione di Milano.
In questa carta sono chiaramente definite le catene montuose che delimitano a nord la Val Taleggio, coi relativi toponimi: P.zo Sodadura, m.Aralalta, m.Venturosa; il passo di Baciamorti è ancora indicato come F.di Raspalupo; è segnato il passo di Grialeggio fra il Venturosa e il Cancervo (Cancerbero); sono indicati vari corsi d'acqua senza nome, tranne l'Enna.
Per le località vengono elencate: Vedesetta, Peghera con le frazioni Costa e Asturi (non compare la forcella di Bura ma, sotto Peghera, è segnato il toponimo Taleggio), Pizzino; sotto Pizzino una seconda località Taleggio (cioè Pizzino con le contrade); a nord di Pizzino Fraggio e Retazzo.
La carta 1:100.000 di C.Porro è intitolata Alpi Bergamasche e serve a completare il volume dallo stesso titolo stampato a Milano nel 1903.
Sono finalmente indicate le vette principali della Valle, fra cui il Corno Zuccone.
Compare il passo di Basamorto, il Cancervo è però ancora indicato Cancerbero.
E' bene evidenziato il corso dell'Enna con le valli laterali e compaiono i toponimi V.Salzana e V.Asnina.
Sono segnati tutti i principali centri con le numerose piccole frazioni, fra cui, in aggiunta a quelle viste nelle carte precedenti, Traversino, Saltarino, Piazza Morandi, Reggetto, Roncalli, Cantoldo, Bonetto, Lavaggio.
In seguito fu pubblicata una Carta delle Prealpi Bergamasche al 50.000 edita dalle Arti Grafiche di Bergamo.
Poi le tavole che accompagnano la Guida sciistica delle Orobie, ad opera di L.B.Sugliani nel 1939.
E, finalmente, Le Orobie, l'ottima carta al 50.000 nata nel 1971.
Partiti dall'analisi degli autori operanti nei primi decenni del Seicento, siamo così giunti al rilievo aereofotogrammetrico da cui si ricavano le odierne tavolette dell' IGM.
Dalla lettura degli elementi grafici che costituiscono una carta geografica, abbiamo potuto seguire attraverso il tempo lo sviluppo delle scoperte del territorio.
Ne è emersa l'evoluzione non solo della tecnica cartografica, ma del progresso dell'umanità stessa.
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