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CHIETI CRONACA |
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lunedì 15 maggio 2000, S.
Torquato |
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L'enigma svelato da un
teatino
«Ho risolto la Congettura
di Goldsbach, mi spetta il premio»
Un ingegnere chiede i 2 miliardi messi in palio
da un editore
CHIETI - Irrisolta per 250 anni, la «congettura
di Goldsbach» non è più un mistero. A chiarire
il «rebus», sul quale si sono cimentati per
secoli geni della matematica di tutto il mondo e
sofisticati computer, è stato un teatino: un
ingegnere di 45 anni.
Il professionista, che per ora chiede di
mantenere l'anonimato, lavora per una ditta di
ascensori di Pescara. Ha consegnato la soluzione
dell'enigma al notaio Edenio Franchi e ha
incaricato l'avvocato Valter De Cesare di «riscuotere»
il premio: ben due miliardi, un milione di
dollari circa. Ricompensa di altri tempi, visto
che premia l'intelligenza, quando al giorno d'oggi,
spesso, a essere premiata è solo la fortuna.
Il concorso è stato bandito lo scorso mese di
marzo da un editore inglese per il lancio di un
romanzo greco negli Stati Uniti e sembra che l'enigma
risalga a 250 anni fa.
Noto come «congettura di Goldsbach», il
problema è molto semplice: basta riuscire a
dimostrare che qualsiasi numero pari superiore a
due è la somma di due numeri primi (cioè
divisibili soltanto per uno e per sé stessi).
Empiricamente è facilissimo riscontrare che è
così: sei, per esempio, è uguale a tre più tre,
dodici a cinque più sette e così via. Ma fino a
qualche giorno fa nemmeno i più grandi geni
della matematica erano mai riusciti a spiegarne
il perché. Al punto che si è pensato potesse
esservi una faglia e che, con le grandi cifre ed
il rarefarsi dei numeri primi, vi fosse un'eccezione.
Fra i pragmatici del calcolo si è così
scatenata una corsa per verificare cifre sempre
più grosse, ma l'enigma ha continuato a
mantenere la sua imperturbabilità. Nemmeno i
computer più moderni, programmati con
particolari algoritmi, sono riusciti a dimostrare
la veridicità o meno della congettura, pur
controllando ogni numero fino a 400 mila miliardi.
Ma la congettura, a quanto è scritto nelle carte
dell'ingegnere chietino, ora è divenuta teorema. Infatti
indipendentemente dai numeri presi in
considerazione, l'ingegnere è riuscito ad
arrivare alla soluzione attraverso un
procedimento logico che poi ha riversato nel
computer verificandone la correttezza.
«Ho impiegato 15 giorni per risolvere l'enigma»,
dice con estrema umiltà, «e lavorandoci solo la
sera». Ora il professionista vuole verificare i
termini del concorso e così ha incaricato l'avvocato
De Cesare per arrivare ad esigere la somma messa
in palio.
Come tutte le persone che hanno a che fare con
numeri, analisi e logica, l'ingegnere sembra
camminare a un metro da terra.
Cresciuto nel quartiere di Santa Maria, ha
frequentato le scuole medie "Modesto della
Porta", il liceo scientifico "Masci"
e si è laureato in ingegneria all'Università
dell'Aquila. Sposato e con due figli, per il 45enne
dalla vita semplice ora le cose potrebbero
davvero cambiare.

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Articolo tratto dal sito internet
del quotidiano "Il Centro" di Pescara
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