Via
Paolo VI
Fatto
Papa (1963-1978) presiedette il Concilio Vaticano II è guidò la
chiesa durante un'epoca di cambiamento. Si laureò a Roma in diritto
Canonico, Civile in teologia e filosofia. Fu segretario di
Nunziatura e per un decennio consigliere spirituale del gruppo
romano del "Fuci"lavorò nella segreterie Vaticana e ne
divenne sottosegretario,e prosegretario.Nel 1954 divenne Arcivescovo
di Milano e nel 1958 divenne Cardinale. Nel 1963 fu eletto papa. Nel
1964 si recò a Gerusalemme e nel 1965 raggiunge un accordo volto ad
annullare la scomunica di Atenagara I risalente al 1054. Paolo Vi
volle estendere I' interesse del Vaticano verso i Cattolici extra
europei e si recò negli Usa in Colombia in Uganda e in diversi
Paesi Asiatici. Dialogò con il leader della comunità Anglicana,con
il capo dello Chiesa capta ortodossa. Incontrò alcuni presidenti
comunisti come Podgornoij o Tito. Le encicliche più importanti di
Paolo vi sono :Eccelesiam Suam 1964, sacerdodis. Colibatus 1968.Nel
1972-un'enciclica che proibi alle donne l'investitura informale di
liriche minori come il lettore o l'accolito.
La
sera del 6 agosto 1978 le ultime preghiere e poi Papa Montini si
spegneva a Castel Gandolfo Dalle sue riflessioni sulla morte emerge
il ritratto di un cristiano che ha vissuto la sua esistenza come
dono «Chiuse gli occhi su questa terra dolorosa, drammatica e
magnifica», si legge nel suo testamento. E il vento sfogliò il
Vangelo sulla bara deposta in Piazza San Pietro, Come un'ultima
carezza di fede e amore.Così muore un Papa, muore Papa Paolo VI,
senza parole, senza commenti, nella delicatezza di chi lo assiste,
nel suo sforzo di non pesare su nessuno nel suo abbandono fiducioso
a quel Dio da lui sempre amato, ascoltato servito. Nella stanza di
Castelgandolfo, nel silenzio religioso del grande mistero, si chiude
la vita di chi aveva sempre guardato alla morte con un senso di fede
e di speranza, facendone una specie di continua verifica del dono di
Dio da vivere con pienezza e riconoscenza, spendendolo come un
servizio d'amore per tutti. Ci sono molti accenni sparsi nei suoi
discorsi e nelle sue note personali, che attestano la sua attenzione
sempre vigile per non perdere nemmeno un istante del tempo donatogli
e riempirlo invece di una risposta generosa e totale. Vi sono due
scritti che in particolare vanno riletti oggi per capire meglio
l'animo di questo Papa e coglierne la ricchezza umana e cristiana,
come un messaggio, come un invito, come una traccia da seguire per
giungere alla sua medesima altezza spirituale. Sono il «Pensiero
alla morte» e il suo «Testamento», due scritti quasi contemporane
i, da cui erompe una fede e una gratitudine, un entusiasmo e una
gioia che illuminano tutta la sua figura e rivelano lo spessore
della sua risposta alla chiamata di Dio, la forza del suo amore, la
chiarezza nel saper vedere tutti i risvolti del vivere umano.La «precarietà
della vita» considerata alla luce della morte, lo porta al «dialogo
con la Realtà divina» per rispondere alle domande essenziali «donde
vengo e dove certamente vado, secondo la lucerna che Cristo ci pone
in mano per il grande passaggio». E per questo sguardo definitivo
desidera di «essere nella luce» e vuole non una luce che svela
delusioni o desta inefficaci rimorsi ma la luce «della saggezza che
finalmente invade la vanità delle cose e il valore delle virtù che
dovevano caratterizzare il corso della vita». È proprio questa
luce che lo porta a «esprimersi in riconoscenza: tutto era dono,
tutto era grazia; e come era bello il panorama attraverso il quale
si è passati, troppo bello, tanto che ci si è lasciati attrarre e
incantare, mentre doveva apparire segno e invito». Lo sguardo si
illumina di grande riconoscenza e mostra tutta la positività del
vivere umano nonostante i suoi limiti: emergono qui frasi di una
bellezza e di una profondità notevoli.Tutte le pagine di questo «pensiero»
suonano come lo svelamento del cuore e di tutta la personalità del
Papa, oggi ancora vivo e fecondo nell'animo dei cristiani. Quella
sera d'agosto, mentre il mistero della trasfigurazione di Gesù si
chiudeva nella nostra memoria, avveniva un'altra trasfigurazione:
Paolo VI entrava nella gloria eterna, nell'abbraccio vitale di Gesù
che accoglieva il suo servo fedele. Quant o era stato pensato,
meditato e scritto, ora si apriva alla definitiva e perenne
contemplazione
|