Toponomastica di Gallicchio                        

Comune di Bologna
Istituto di Scuola media 
sezione di Gallicchio
Via Martiri d'Ungheria,3
85010 Gallicchio
tel 0971752083

 

Classe III G 
anno scolastico 2002/2003

Progetto "Conoscenza e valorizzazione del tuo paese"

Docente di lettere:
Ins. Domenica Vita 

Alunni :
Balzano Filippo 
Balzano Gianluigi
Balzano Luigi
Durante Antonia 
Giordano Alessio
Montano Domenico
Montemurro Gabriele
Natalina Giammarco 
Robilotta Cristian
Sinisgalli Davide
Sinisgalli Giovanni
Sinisgalli Massimiliano 
Vicino Francesco
Vilella  Lucia 

collaboratori:
ins.Francesco Lotito
ins.Francesco Ricciardi

 

 

ultima modifica: 14.05.2004 inizio pagina Scuola media Gallicchio 

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Piazza Umberto I°

UMBERTO I° di Savoia -re d'italia (Torino 1844 - Monza 1900),  figlio del primo re d'Italia Vittorio Emanuele li. Nel 1858 entrò nell'esercito con il grado di capitano e si distinse per il grande coraggio dimostrato in numerose battaglie. Nel 1868 sposò la cugina Margherita di Savoia .Umberto seguì una politica di espansione in Africa.Nel 1898 accentuò i tratti conservatori del suo regno, conferendo un altro riconoscimento al generale Bava Baccarist che aveva represso un moto popolare a Milano; due anni dopo il re venne assassinato a Monza dall'anarchico Gaetano Bresci.


Soprannominato “il re buono”. Fu il primo re sabaudo a non regnare “per diritto divino”, giurò di agire “nel rispetto delle leggi”. Pur essendo il quarto Savoia che regnava col nome di Umberto decise di chiamarsi Umberto I per rispetto verso la patria. (Suo padre non aveva ritenuto opportuno cambiare il numero per sottolineare la continuità sabauda). Riconobbe il carattere parlamentare del sistema politico italiano. Non presiedeva il consiglio dei ministri, si limitava a ricevere il presidente e, sentita la relazione, a firmare i decreti. Freddo e compassato, si sforzò per tutta la vita di impersonare, davanti al popolo, l’autorità. Si dice che non desiderasse fare il re e che avesse aspirazioni d'altro tipo.
Vittorio Emanuele gli fece sposare la figlia diciassettenne del defunto fratello e di Elisabetta di Sassonia, Margherita di Savoia, bionda, alta, abbastanza bella ma con le gambe piuttosto corte, sensibile e orgogliosa ma non dura, profondamente religiosa, conservatrice in politica, che ricoprì egregiamente il ruolo di regina.  
Umberto, quindi, si sposò con una cugina prima come suo padre e come lui ebbe molte avventure galanti.La donna del suo cuore fu Eugenia Attendolo Bolognini: alta, formosa, occhi blu e capelli neri. Con discrezione, la "Bolognina", come fu subito soprannominata dai Torinesi, restò al suo fianco fino alla morte.
Margherita  interpretò in modo impeccabile la sua parte di regina e i suoi rapporti con Umberto, perfetti sul piano formale in pubblico, si limitarono all’unico figlio Vittorio Emanuele
ILa coppia reale compì un viaggio attraverso l’Italia per farsi conoscere e per diventare il simbolo dell’unione dell’Italia. Fu un successo, specialmente grazie al contegno di Margherita, che seppe accattivarsi le folle indossando i costumi regionali e dimostrando di apprezzarne cultura e tradizioni. Basti pensare che il figlio primogenito, nato a Napoli, fu battezzato Vittorio Emanuele Ferdinando Maria Gennaro.A Margherita furono spontaneamente dedicate moltissime cose prestigiose, tra cui una salina, una grande macchina ora conservata a Milano nel museo della scienza e della tecnica e perfino una città. 
Divenuto re Umberto non interferì, almeno in apparenza, col potere politico ma cercò di appropriarsi di tutti gli altri spazi di potere: le forze armate presero il nome di Regio Esercito e furono svincolate dal potere politico, la triplice alleanza e, più in generale la politica estera dipesero dalla sua iniziativa (riavvicinamento agli imperi centrali).
La coppia reale continuò ad avere un rapporto diretto molto forte col popolo, che si interessava specialmente alla vita della regina, cantata da poeti e scrittori e pubblicata e documentata sui giornali.Quando i governi erano forti (sinistra, Crispi) il re li lasciava fare, nei momenti di crisi prendeva l’iniziativa. Durante la crisi di fine secolo, la repressione contro chi protestava s’inasprì molto e il re dimostrò di approvare in più occasioni (la più clamorosa fu il conferimento della medaglia al valore al generale Bava Beccaris per aver preso a cannonate la folla che protestava contro l’ennesimo aumento del prezzo del pane (82 morti e 503 feriti). Nel 900 le sinistre estreme furono premiate, il governo si dimise e si cominciò a parlare di abdicazione.  Subi' diversi  attentati: nel 1878 a Napoli il cuoco Giovanni Passanante tentò di accoltellare il re, che aveva subito un attentato analogo a Foggia tre mesi prima. Margherita commentò il fatto dicendo che la luna di miele tra casa Savoia e il popolo italiano era finita e Umberto affermò che gli attentati sono un rischio che chi regna deve accettare. Nel 1897, scampato alle coltellate dal fabbro Pietro Acciarito disse a Rattazzi: "Quando dal pugnale passeranno alla pistola..."
Il 21 luglio 1900 un anarchico, Gaetano Bresci, proveniente dall’America, dov’era emigrato nel ’97, uccise il re con tre colpi di pistola, si dice per vendicare i fatti di Milano e la medaglia al generale Bava Beccaris.
Allestita la camera ardente Margherita fece chiamare la Bolognini e la lasciò sola con Umberto per qualche tempo.
Vittorio Emanuele III, tempestivamente avvertito, partecipò alle esequie senza versare nemmeno una lacrima.

                                    

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