Storia Economica (Tratto dall'inizio del CORSO CUPU di STORIA ECONOMICA)
PARTE PRIMA
LA STORIA:
METODI E STRUMENTI INTERPRETATIVI
LIMITI
ESPLICATIVI DELLA STORIA
La storia è
un'indagine critica attorno agli avvenimenti del passato volta ad
assodare che cosa sia avvenuto e come (analisi storica) e
secondariamente diretta ad intendere il senso più complessivo
delle vicende umane (sintesi storica). Sorge il dilemma di come
sia possibile distinguere ]a verità dalla menzogna. I primi ad
affrontare tale dilemma furono i Greci. ECATEO fu il primo ad
offrire un esempio di storiografia critica e comparata.
ERODOTO di
Alicarnasso fu il primo a porre a fondamento di ogni storia la
ricerca delle cause, condusse le prime indagini attorno alle
cause e distinse nettamente miti e fatti. TUCIDITE fuse assieme
il metodo critico di Ecateo con la ricerca delle cause di Erodoto. Una sola cosa i fondatori greci del metodo storico non
giunsero a precisare: l'ineliminabile soggettività del
ricercatore. L'aspetto della soggettività fu affrontato solo
dalla metà del secolo scorso, quando in Germania la storia
divenne disciplina autonoma (separata dalla filosofia e dalla
teologia). L'attenzione degli studiosi andò spostandosi dalle
dimensioni etiche e filosofiche degli avvenimenti ai caratteri
oggettivi dei fatti storici.
Dalla
fine del secolo scorso due sono i compiti dello storico:
1.
stabilire ciò che è vero.
2.
dipanare l'intreccio degli avvenimenti.
Voltaire fin
dalla metà del secolo dei Lumi poneva al centro delle indagini
tutto ciò che appartiene agli uomini. Analizza tutti gli aspetti
della vita sociale. Simiand pensava al tempo in termini ciclici
piuttosto che lineari, denunciava "tre idoli" della
tribù degli storici: l'idolo individualista, l'idolo politico,
l'idolo cronologico. A Simiand sociologo premeva sottolineare la
generalità piuttosto che la singolarità, importava cogliere i
caratteri permanenti del sistema di relazioni che fa da sfondo ad
ogni singola azione sociale. Oggidì gli storici dovranno
padroneggiare i fondamenti delle discipline umane e sociali oltre
che disporre di un imponente bagaglio di nozioni generali.
Quando si parla di storia occorre considerare le coordinate
spazio-temporali: gli assi cartesiani della ricerca storica.
Oggi ogni indagine storica deve aprirsi su un solido lavoro di
ricerca preliminare attorno all'ambiente. La dimensione
ambientale è importante in quanto viene assoggettata alla somma
degli scopi individuali e collettivi perseguiti dagli uomini.
Tutti gli aspetti della vita quotidiana di una società sono
scomponibili ed analizzabili come insiemi che hanno in
comune il carattere della durata, per quanto ciascuno di essi
esprima un suo particolare ritmo evolutivo. Sono questi insiemi a
conferire alla vita il carattere di regolarità e prevedibilità.
Occorre che la storiografia rifugga dalle spiegazioni
monocausali. Le spiegazioni monocausali contraddicono l'accertata
interdipendenza dei fenomeni di carattere sociale (non ha quindi
senso l'ipotesi ceteris paribus).
Il compito dello storico consiste nell'accertare: in quali
settori l'impulso al mutamento sia emerso, in quali sia stato
accolto, i tempi delle reazioni positive di aggiustamento.
Inoltre una storiografia onesta, nel procedere alla scelta degli
eventi, dovrebbe sempre dichiarare i criteri adottati per
analizzarli e per valutarne la rilevanza relativa.
Simiand con il suo terzo idolo (idolo cronologico) intendeva
stigmatizzare la diffusa attitudine degli storici a
"perdersi in studi sulle origini, in indagini su varietà
particolari anziché studiare e comprendere il normale". Lo
storico che lavora sui materiali "normali" non tarderà
a scoprire che ogni settore si muoverà a ritmi propri. Non
esiste un'unica scala per misurare i tempi degli avvenimenti
storici, non c'è un sistema di valori temporali neutro e
universale (relativismo cronologico). L'approccio storico
e quello sociologico sono complementari e interdipendenti ed
esigono l'utilizzo del metodo comparativo.
Pareto
addita l'esigenza per i sociologi di ricorrere a modelli teorici
astratti e verificabili, sperimentabili mediante comparazioni.
Anche per gli storici vale la stessa cosa, sempre che siano
disposti ad abbandonare la prospettiva descrittiva per quella
analitica.
Gli storici
utilizzano modelli il più delle volte senza esserne consapevoli
e in maniera priva di rigore.
Il
ricorso per così dire non formalizzato all'utilizzo di schemi
modellizzanti fa sì che gli storici confondano le due
fondamentali famiglie di modelli: MONOTETICO, condizione
necessaria e sufficiente per appartenervi è il possesso di un
gruppo di caratteristiche; POLITETICO, nessuna caratteristica è
necessaria e sufficiente, è definito ex post da un insieme di
tipologie, di modo che ogni entità considerata ne possieda la
maggior parte e sia possibile trovare una caratteristica nella
maggioranza delle entità considerate.
La
costruzione dei modelli formali (monotetici e politetici) è resa
possibile solo muovendo da una ipotesi: che la realtà studiata
presenti le proprietà di un sistema. a seconda dell'attività
svolta). Le gerarchle degli status sono graduabili secondo due
scale intersecanti: le OCCUPAZIONI (manuali, intellettuali) e i
COMPITI (generici, specifici).
La
moltiplicazione dei livelli professionali nel lavoro ha
determinato una graduale concentrazione nelle città, nasce la
metropoli (ambiente tecnico largamente artificiale nel quale gli
uomini si sono adattati a vivere).
L'ambito
politico-amministrativo si è allontanato dal sacro per
avvicinarsi a quello dell'economia. La moneta diviene indice di
ricchezza e di prestigio; la concentrazione dei lavoratori
nell'industria determina una presa di coscienza degli interessi
ed ha dato luogo a conflitti normali (es. proletari e
capitalisti) e a conflitti trasversali (rispetto ai settori
produttivi in gioco, tra gli appartenenti alla medesima classe ma
attivi in settori diversi); proliferano le cooperazioni, le
associazioni palesi e segrete.
Nelle
società tradizionali le élite sono ristrette e stabili e non
entrano tra loro in conflitto mentre la coesistenza di una
molteplicità di élite nelle società tecnologiche fa sì che il
conflitto tra i gruppi élitari sia fisiologico e permanente.
MENTALITÀ
COLLETTIVE
Nelle società
tecnologiche la razionalità prende il posto delle spiegazioni
empiriche.
Convinzione
diffusa è che le cose trovino in sé stesse la spiegazione.
Costante è la ricerca dei mezzi più idonei al perseguimento dei
fini pratici. I mezzi e i fini sono sottoposti a una continua
verifica. Una sorta di relativismo sistematico permea il mondo
della produzione dei beni e dei servizi di una società
tecnologica: un mondo sottoposto a continui aggiustamenti. La
fiducia nella scienza diviene la chiave universale della
conoscenza, diviene la cifra connotativa della società
tecnologica (fideismo scientista).
La
ricerca scientifica concepita come conquista di sempre nuove mete
diffonde nel corpo sociale fede nel progresso e l'idea che
l'umanità non possa che migliorare mutando.
Col
passare del tempo attitudini tanto ottimistiche verso la scienza
hanno determinato una diffusa domanda di istruzione. Gli studi
superiori divengono fattori di promozione sociale.
Le
società tecnologiche per lo spirito critico che le
contraddistingue e il grande sviluppo dell'istruzione suscitano
idee che mettono in continua discussione conoscenze e principi.
Le società tradizionali erano più rassicuranti e stabili.
Il
relativismo scientifico determina una secolarizzazione della
società, cioè un distacco del piano religioso da quello
politico.
La
società tecnologica è caratterizzata da un pluralismo etico,
culturale e morale, mentre la società tradizionale era
caratterizzata da unanimismo dogmatico.
MENTALITÀ
COLLETTIVE
Nelle società
tradizionali le cognizioni empiriche sono il prodotto di una
paziente ed attenta osservazione delle cose, cumulatesi nell'arco
di generazioni. Il loro fondamento non è ne la sperimentazione
in laboratorio, ne la deduzione logica, ma piuttosto una lunga
tradizione di esattezza: la conoscenza tradizionale. Queste sono
dunque società stabili, indisponibili ad adottare mutamenti e
innovazioni. Forti sono le attitudini conservative volte a
garantirne la difesa. Nelle società tradizionali lo spazio delle
storia, scienza, sociologia è sostituito dal mito:
MAGIA
: AZIONE = MITO : PENSIERO
SOCIETÀ TECNOLOGICA
ORGANIZZAZIONE
ECONOMICA
Nelle società
tradizionali la natura era vista come tiranna, esercitava un
potere di costrizione sugli esseri umani.
Nelle società
tecnologiche tra uomini e natura si frappongono molte cose tanto
da formare un mondo largamente artificiale.
Scopo
delle società tecnologiche è la produzione e non più la
riproduzione. Due sono le conseguenze dell'economia di
produzione: l'espansione dell'area di transizione e la
diminuzione del tempo preteso dal lavoro. L'incremento della
produttività è imputato a tre fattori: capitale, divisione del
lavoro, spostamento del baricentro dalle attività primarie al
settore terziario. Lo sviluppo della divisione del lavoro,
l'elevato grado di scolarizzazione e la crescita del settore dei
servizi e del settore commerciale hanno portato aduna crescente
separazione tra produttori e consumatori.
![]() |
Nella
società tradizionali la famiglia utilizza ciò che produce. |
![]() |
Nella società tecnologica il produttore lavora per un
consumatore autonomo. |
ORGANIZZAZIONE
SOCIALE
È più
complessa. Mentre nelle società tradizionali si basava sulla
parentela e sui gruppi età, le società tecnologiche si
articolano oltre che su questi due elementi anche su partiti
politici, chiese, sindacati... Ad una complessità delle
strutture sociali corrisponde una frammentazione della
personalità individuale (molteplicità dei ruoli).
Mentre
nelle società tradizionali gli status individuali sono ASCRITTIVI (acquisiti con la nascita), nelle società
tecnologiche sono ACQUISITIVI (soggetti a cambiamento a seconda
dell'attività svolta). Le gerarchie degli status sono graduabili
secondo due scale intersecanti: le OCCUPAZIONI (manuali,
intellettuali) e i COMPITI (generici, specifici).
La
moltiplicazione dei livelli professionali nel lavoro ha
determinato una graduale concentrazione nelle città, nasce la
metropoli (ambiente tecnico largamente artificiale nel quale gli
uomini si sono adattati a vivere).
L'ambito
politico-amministrativo si è allontanato dal sacro per
avvicinarsi a quello dell'economia. La moneta diviene indice di
ricchezza e di prestigio; la concentrazione dei lavoratori
nell'industria determina una presa di coscienza degli interessi
ed ha dato luogo a conflitti normali (es. proletari e
capitalisti) e a conflitti trasversali (rispetto ai settori
produttivi in gioco, tra gli appartenenti alla medesima classe ma
attivi in settori diversi); proliferano le cooperazioni, le
associazioni palesi e segrete.
Nelle
società tradizionali le élite sono ristrette e stabili e non
entrano tra loro in conflitto mentre la coesistenza di una
molteplicità di élite nelle società tecnologiche fa sì che il
conflitto tra i gruppi élitari sia fisiologico e permanente.
MENTALITÀ
COLLETTIVE
Nelle società
tecnologiche la razionalità prende il posto delle spiegazioni
empiriche.
Convinzione
diffusa è che le cose trovino in sé stesse la spiegazione.
Costante è la ricerca dei mezzi più idonei al perseguimento dei
fini pratici. I mezzi e i fini sono sottoposti a una continua
verifica. Una sorta di relativismo sistematico permea il mondo
della produzione dei beni e dei servizi di una società
tecnologica: un mondo sottoposto a continui aggiustamenti. La
fiducia nella scienza diviene la chiave universale della
conoscenza, diviene la cifra connotativa della società
tecnologica (fideismo scientista).
La
ricerca scientifica concepita come conquista di sempre nuove mete
diffonde nel corpo sociale fede nel progresso e l'idea che
l'umanità non possa che migliorare mutando.
Col
passare del tempo attitudini tanto ottimistiche verso la scienza
hanno determinato una diffusa domanda di istruzione. Gli studi
superiori divengono fattori di promozione sociale.
Le
società tecnologiche per lo spirito critico che le
contraddistingue e il grande sviluppo dell'istruzione suscitano
idee che mettono in continua discussione conoscenze e principi.
Le società tradizionali erano più rassicuranti e stabili.
Il
relativismo scientifico determina una secolarizzazione della
società, cioè un distacco del piano religioso da quello
politico.
La
società tecnologica è caratterizzata da un pluralismo etico,
culturale e morale, mentre la società tradizionale era
caratterizzata da unanimismo dogmatico.