La vera novità sta nel fatto che questa struttura
ha mantenuto la stessa impronta di originalità che
aveva al momento dell'aggregazione elettorale.
Il Comitato, infatti, non è l'espressione dei partiti e/o
delle relative quote che lo compongono, ma pittuosto l'espressione
di coloro che, prescindendo dalle loro appartenenze partitiche,
si riconoscono nei valori dell'Ulivo stesso.
Ne fanno parte quindi molte persone con una tessera di partito in
tasca e molte altre che questa tessera non hanno.
Proprio queste
modalità di aggregazione hanno permesso al Comitato un
grado di libertà probabilmente superiore agli altri. Forse,
anche per questo, ha spesso potuto giocare un ruolo di pungolo
e di stimolo per l'Ulivo contribuendo a recuperare una fascia
di consensi tra coloro che nei partiti tradizionali non si riconoscevano
più o non si sono mai riconosciuti.
Nel 2001,
in assenza di regole nazionali di riferimento, il Comitato si
è dotato sin dall'inizio di uno statuto. L'Assemblea ha
eletto un presidente, un coordinatore ed un comitato di coordinamento.
In seguito, il Comitato ha aderito alla rete nazionale dei Comitati
per l'Ulivo sviluppatisi in molte città italiane ed ha
rappresentato per lungo tempo il solo comitato estero.
I suoi membri,
vivendo all'estero e lavorando in gran parte nelle Istituzioni
dell'Unione Europea, avvertono ormai da tempo un fortissimo disagio:
la diminuita credibilità del nostro Paese. Credono
fermamente che le tante energie sane dell'Italia abbiano bisogno
di ritrovare in noi e nell'Ulivo stesso, un interlocutore credibile,
serio ed affidabile.
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