COMITATO BRUXELLES

MANDATO D'ARRESTO EUROPEO:
un penoso negoziato con retroscena oscuri

L'analisi di tutta la vicenda del "mandato d'arresto europeo", e del penoso negoziato che ha visto protagonisti vari ministri della Repubblica ed in ultimo il Presidente del Consiglio, va necessariamente fatta su due livelli separati.

In un primo momento, a livello europeo, constatando come l'Unione europea abbia potuto compiere un passo in avanti nella costruzione di uno spazio di libertà, di sicurezza e di giustizia, grazie all'accordo ottenuto sulla decisione-quadro riguardo al mandato d'arresto europeo, situazione per la quale l'Ulivo di Bruxelles si compiace.
Non si può pero' non sottolineare che, secondo l'accordo raggiunto, il Governo ha dovuto rinunciare alla difesa della posizione ostinatamente portata avanti durante la trattativa in sede europea, tra il legittimo sbigottimento degli altri 14 stati membri. Il Governo non ha quindi ottenuto la riduzione della lista dei reati, per escluderne alcuni, quali la frode o il riciclaggio di denaro sporco e nemmeno lo scaglionamento dei tempi d'entrata in vigore della decisione quadro. Tuttavia, il si dell'Italia sarà accompagnato da una dichiarazione unilaterale di cui il Consiglio dell'Unione Europea prenderà nota al momento dell'adozione formale della decisione. Nella dichiarazione si afferma che per applicare il mandato d'arresto europeo, l'Italia dovrà avviare delle procedure interne per rendere compatibile la decisione europea con i principi dell'ordinamento costituzionale italiano nel campo dei diritti fondamentali, e dovrà lanciare delle procedure interne per avvicinare il proprio sistema giudiziario ai modelli degli altri paesi.

Il Comitato per l'Ulivo di Bruxelles prende atto del cambiamento di posizione attuato dal Governo di centro-destra che, dopo aver pericolosamente isolato il paese dal resto dell'Europa, ha fatto marcia indietro all'ultimo momento. Il mandato di cattura europeo, una misura indispensabile per la lotta contro il crimine transnazionale ed il terrorismo, entrerà quindi in vigore tra tutti i 15 Stati membri dell'Unione europea

Analizzando quindi l'impatto a livello nazionale si ha più di un buon motivo per temere l'uso strumentale ed illegittimo che il Governo di centro-destra sembra voler fare del risultato conseguito ieri, e della dichiarazione unilaterale che l'Italia presenterà. Se, infatti, di tutta questa vicenda il nostro Paese non può certamente andare fiero, di quello che tutto questo copre deve certamente preoccuparsi. E' palese che, attraverso questa dichiarazione, il Governo intende spianare la strada a pesanti riforme dell'ordinamento giudiziario italiano. Questo Governo sembra cercare un alibi in sede europea, per compiere delle riforme che incidano sull'equilibrio istituzionale e sulla separazione dei poteri garantiti dalla Costituzione. E questo nonostante il fatto che la decisione quadro sul mandato di cattura europeo non contenga nessun elemento che obblighi, o anche solo incoraggi, l'Italia all'introduzione di misure tipo la separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante o a modificare le proprie regole procedurali.

A fronte quindi di una pesante sconfitta del Paese, i due livelli si compongono nella perdita totale di credibilità di questo Governo nei confronti dei partner europei alla quale farà purtroppo da contraltare il tentativo di sfruttamento per fini interni di tutta la vicenda che certamente sarà veicolata dai media come un successo del Presidente del consiglio.
Il Comitato per l'Ulivo di Bruxelles sottolinea quindi la necessità di prestare tutta la dovuta attenzione al tentativo del Governo Berlusconi di utilizzare in modo illegittimo la dichiarazione unilaterale che l'Italia presenterà ed ad opporsi ad ogni tipo di comportamento e di iniziative legislative che attentino direttamente od indirettamente all'indipendenza e all'efficacia dell'azione della magistratura italiana.

 

Bruxelles, 12 dicembre 2001

 

Per il Comitato per l'Ulivo di Bruxelles
Riccardo Casale
Coordinatore