Una piccola digressione sul significato del giubileo che ho tratto dall'insegnamento del mio Arcivescovo e dal percorso teologico che stiamo seguendo.
Parlando del Giubileo penso che sia doveroso riflettere sul mistero trinitario che ci è stato indicato come "porta teologica" per comprendere questo importantissimo momento per la Chiesa Cattolica.
La Trinità lancia un messaggio di bellezza, di entusiasmo e di gioia nella storia, anche in una storia appesantita da avvenimenti dolorosi: il Novecento è stato la testimonianza della barbarie e dell'orrore di un'umanità orfana di Dio. Dobbiamo dare lo sguardo e il cuore per la contemplazione della bellezza trinitaria. Entrare nella gratitudine e nell'abbandono del Figlio, specialmente nei momenti più oscuri della vita, è l'esperienza verso cui dobbiamo guidare la gente. Non basta saperne un po' di più sulla Trinità, occorre essere nella Trinità essendo nel Figlio, secondo le parole stesse di Gesù: "Nessuno conosce il Padre se non Figlio e colui al quale il Figli lo voglia rivelare". Proprio lungo questo cammino va inteso il giubileo. Il Papa afferma che i "duemila anni dalla nascita di Cristo rappresentano un Giubileo straordinariamente grande". Non dobbiamo però confondere i termini "millennio" e "Giubileo". L'evento primario che festeggeremo a partire dalla notte di Natale 1999 è l'anniversario della nascita di Cristo, e dunque il Giubileo non è sinonimo di una qualunque festa commemorativa, addirittura di lavori straordinari, di traffico, di ingorghi stradali(anche se gli amici di Roma tenderanno, giustamente ad enfatizzare questo aspetto). Il Giubileo è uno strumento, un mezzo, per celebrare la nascita di Cristo. Per fede sappiamo che con la nascita di Gesù è iniziato nel mondo un nuovo ordine, l'ordine del Regno di Dio, basato su riconciliazione, perdono, amore.
Ma di fronte a questa verità urgono delle domande che questo periodo, che oltre ad un anno di festa è anche un anno di ripensamento e di penitenza per gli errori commessi.
Da qui le domande che dobbiamo porci: come ho vissuto fino a oggi il mio Battesimo? Che cosa ho fatto della grazia di Gesù? Come posso ritrovare la forza del messaggio evangelico, nella certezza che il Risorto è presente oggi e sempre nella storia?
Penso che il nostro cammino di impegno quotidiano nella formazione e nella presenza fertile nel nostro ambiente possa essere una risposta a queste domande. E' solo dalle piccole cose e dalla lenta persuazione del prossimo che si possono ottenere i grandi miracoli, nel mondo di oggi.
Se la nostra consapevolezza e la nostra crescita cristiana vi sarà stata le opere seguiranno. Non ritengo che l'affannarsi intorno a momenti simbolici, anche se lodevolissimi, possa improntare la Chiesa Giubilare: il condono dei debiti al Terzo Mondo, come sottolinea la pressoché totalità degli economisti (io stesso ho preparato un lavoro per un congresso internazionale studiando i flussi di capitale a livello mondiale e ho avuto modo di sentire molte opinioni a riguardo) non sarà altro che l'ennesimo palliativo se non sarà accompagnato da ben più radicali cambi di rotta.
Marcello Menni

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