Se mancano i laici facciamoli noi.


Inizio questo mio intervento con una provocazione (tanto per cambiare...).
Non dobbiamo proprio temere nessuno all'esterno della Chiesa. Non
ideologicamente. Ormai in Occidente si è vinta una battaglia campale e delle
vecchie ideologie, capitalismo compreso, liberismo compreso. Cosa è la
mitica ricerca di una "terza via" se non il rantolo di una parte della
intellighentia non religiosa che vorrebbe smarcarsi dal ruolo della Chiesa?

Ha ragione Giorgio La Malfa, quando da saggio laico, anche se con un seguito
pari a zero che un grande e ricco mondo culturale, quello della Sinistra,
quando nell'89 si è vista sconfitto oggi preferisce "pattumare" a proprio
piacimento la cultura cattolica, utilizzandola spesso per fini diversi e
poco commendevoli, come del resto fanno noti esponenti del centro e della
destra italiana.

Non dico che non stiano altre ideologie, diverse dal passato, con sfere
valoriali diverse (ma degne) rispetto alle nostre, come sottolineava tempo
fa il Senatore Manconi. Ma oggi sono troppo deboli e sono allo stadio
larvale.

Così, ripeto dobbiamo guardarci da chi all'interno della Chiesa gioisce di
una situazione di sbando sognando il ritorno ad una società premoderna,
senza distinzione fra Stato e Chiesa, una Chiesa politica e teocratica, e
capace di imporre le proprie decisioni senza colpo ferire perché "potere".
Che cosa se non lo specchio di questo le rinnovate ed insulse critiche al
Risorgimento, alla rivoluzione francese e la mistificazione di personaggi
come papa Giovanni e Pio IX, straordinari uomini di fede ma non certo
modelli di politica ecclesiale progressista.

Mi sento come cattolico progressista e conciliare di non condividere questa
deriva: io rifiuto una strategia di potere, di immagine, di forma senza
sostanza. Questo atteggiamento potrebbe avere delle ricadute folli a livello
politico: già alcuni deliranti partiti in Italia si definiscono estremisti cattolici,
e sono ossequiosi alla morale e al magistero della Chiesa in maniera pedissequa e bigotta
dimenticando che persino la Dc aveva fatto professione di laicità, con la ormai famosa presa
di distanza da Gedda di cui la Fuci fu la principale propugnatrice.

Una lezione penso ce la possano dare gli americani che almeno sulla laicità
dello stato hanno ragioni, ed esperienza, da vendere. Addirittura gli Ebrei
Ortodossi scrivono al candidato, ebreo, dei Democratici alla vice
presidenza:" Invitiamo Lieberman a tenere in mente che la pubblica
professione di una fede religiosa non deve avere parte in una campagna
elettorale. I candidati non debbono sentirsi imbarazzati nel dire agli
elettori che religione appartengono, ma non debbono fare di questo un tema
politico, perché ciò sarebbe controproducente e seminerebbe zizzania in una
società pluralistica come la nostra. Siamo convinti che rivolgersi agli
elettori su linee religiose e richiamandosi alla propria fede in Dio sia
contrario all'ideale americano [e a quello italiano no?]."

Allora cosa vi dico? Visto che i laici non sanno fare i laici:

1) Evitiamo di sfruttare scandalosamente rendite di posizione
2) Facciamo alcune battaglie di libertà: dobbiamo avere il coraggio di
sollevare come cattolici il problema del Concordato, delle ore di religione,
dell'istruzione.

Ma naturalmente bisogna credere nella Provvidenza tanto da immaginare un
mondo da evangelizzare senza le solite armi "temporali".

Una storiella che ho trovato sul Washington Post, per concludere:

Mittente: Dio
Oggetto: uso non autorizzato del mio nome
Testo: "Non sono candidato, almeno per quest'anno e dunque, per favore,
lasciatemi fuori dalla campagna. Caro Joe (Lieberman), hai definito "un
miracolo" il fatto di essere scelto. Credimi di miracoli me ne intendo. E
questo non è un miracolo. E' una mossa elettorale calcolata con una cifra di
61 decimali dopo la virgola. Lasciatemi in pace: se non per amore di Patria,
almeno per amor del Cielo"

Marcello Menni

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