Dopo undici anni di travaglio
parlamentare, la nuova legge sul servizio civile è stata approvata.
Storia di un diritto
negato, ma anche strumentalizzato, che ormai interessa cinquantamila giovani.
Grandi speranze e piccoli
abusi.
Che san Massimiliano, martire renitente alla leva,
protegga la nuova legge sull'obiezione di coscienza. Nuova fino a un certo
punto: il testo approvato al Senato due settimane fa vagava per il Parlamento
da undici anni.
Il santo patrono dei nonviolenti dovrà vigilare alacremente:
sono molti i pericoli che insidiano obiezione ed obiettori. Negli anni
recenti, per esempio, si è dovuto constatare che la prima e gli
ultimi possono essere facilmente strumentalizzati. Il servizio civile è
diventato per troppi ragazzi una comoda alternativa al servizio militare:
non scelto per convinzioni etiche e religiose, ma perché appare
meno faticoso. E anche quell'esercito di quasi cinquantamila obiettori
che fornisce manodopera a costo zero a 3531 enti pubblici e privati è
diventato un affare: può succedere che gli interessi di bottega
prevalgano sugli ideali di pace.
In Italia poi, dal punto di vista politico, l'obiezione di coscienza soffre di una tara congenita, che potremmo definire sindrome della patata bollente: nessuno vuol prenderla in mano. Nel '92, Francesco Cossiga pensò di avvalersi di una prerogativa presidenziale mai utilizzata prima: rifiutò di firmare la legge che aveva miracolosamente ottenuto l'approvazione dei due rami del Parlamento. E la rimandò alle Camere. Anche oggi, non è che i funzionari dello Stato abbiano una voglia matta di gestire l'obiezione, finora amministrata dalla Difesa. |
Le uniche buone novità sono quattro: l'obiezione è ora un diritto e non più un beneficio concesso dallo Stato; l’amministrazione del servizio civile viene smilitarizzata; gli obiettori partecipano anche a missioni internazionali; l'articolo 8 auspica la creazione di forme di difesa non armata. |
Paola Zanuttini
Nonviolenti d'Italia
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L’anno ufficiale di nascita dell'obiezione
italiana è il 1948. Nel mese di maggio, Pietro Pinna, un giovane
che non è riuscito a dimenticare gli orrori della Il Guerra mondiale,
si rifiuta di prestare il servizio di leva e di entrare in qualsiasi struttura
militare.
Viene ovviamente incarcerato e condannato, ma getta i semi di un movimento d'opinione che germoglierà negli anni a venire, grazie anche al lavoro del filosofo Aldo Capitini: è lui a divulgare in Italia il pensiero nonviolento di Gandhi. Chiariamo subito che, anche in seguito a una discussione parlamentare, la parola nonviolenza (con i suoi derivati) va scritta tutta attaccata. Perché afferma un principio e non una mancanza. Fino alla fine degli anni ’60, gli obiettori sono bestie rare difese da ancor più rari supporter, come Don Milani e Giorgio La Pira. Nel '68, divampa anche la loro protesta. Molto impegnativa. Fino alla legge del '72 che legalizza l'obiezione, l'espiazione della pena per non aver prestato il servizio di leva non esonera dagli obblighi militari: quindi gli obiettori escono ed entrano dal carcere militare. La legge dei '72 non è un capolavoro di democrazia: l'obiezione di coscienza è un beneficio concesso a discrezione di una commissione nominata dal ministero della Difesa. Il servizio civile dura 20 mesi. La magistratura militare giudica anche in materia di obiezione. Nel '73 nasce a Roma la Lega Obiettori di Coscienza e avvia la campagna per riformare la legge. Che nel corso degli anni viene notevolmente migliorata. |
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