Le associazioni fidentine: Amnesty International, Centro Documentazione
per la Pace “Marianela Garcia”, Il Dialogo, Jambo - Commercio Equo e Solidale
e Lega Ambiente, profondamente preoccupate del precipitare della situazione
nel Golfo Persico e dell’avvicinarsi di minacciose nubi di guerra, hanno
sottoposto all’approvazione del Consiglio comunale di Fidenza la seguente
mozione che si oppone alla concessione delle basi militari sul nostro territorio
per un eventuale attacco all’Iraq.
Il Consiglio comunale di Fidenza nella seduta del 17/02/1998 ha
approvato tale mozione con il voto favorevole di PDS, PPI, Rifondazione
Comunista, Città Aperta e con l’astensione di Lega Nord e Polo per
Fidenza (nessun voto contrario).
Le associazioni proponenti hanno trasmesso la mozione deliberata
ai deputati eletti nella nostra circoscrizione - On. Pierluigi Petrini
(vice - presidente della Camera dei Deputati) e il Sen. Fausto Vigevani
(sottosegretario al Ministero delle Finanze) - perché si facciano
interpreti del contenuto della mozione presso il governo e presso tutte
le istituzioni nazionali.
La mozione approvata dal Comune di Fidenza il 17/2/98:
Il Consiglio Comunale di Fidenza esprime profonda preoccupazione dell’eventualità
di una soluzione militare per la crisi nel Golfo Persico. E’ ancora vivido
il ricordo delle conseguenze per la popolazione civile che determinò
l’intervento armato del 1991.
Uomini e dorme irachene sono successivamente state le vittime principali
di 7 anni di embargo economico, che ha ridotto alla fame l’intera popolazione
– privandola addirittura dei medicinali! - ma non ha prodotto alcun risultato
nei confronti della dittatura di Saddam Hussein. Siamo conviti che il dittatore
iracheno sia uomo sanguinario e privo di scrupoli ma siamo altrettanto
convinti, che come nel 1991, anche ora un intervento militare armato non
produrrebbe alcun risultato significativo.
La dittatura di Saddam Hussein non è l’unico regime dove vengono
calpestati i diritti umani e dove vengono accumulati potenziali bellici
in grado di provocare conflitti di enorme portata. Molte sono le situazioni
dove riteniamo necessario un intervento diplomatico e umanitario intenso
della comunità internazionale.
Nel Kurdistan viene perseguitato un intero popolo dalla civilissima
Turchia membro della Nato che probabilmente fornirà le basi per
un eventuale attacco all’Iraq.
In Africa, la colpevole inerzia degli ex colonizzatore permette venga
compiuto, nel silenzio generale, un genocidio senza precedenti.
Il Sudan paese dittatoriale, che priva la propria popolazione di ogni
libertà, sta accumulando anch’esso un potenziale bellico di primo
ordine.
Non riusciamo a comprendere perché gli Stati Uniti, ormai rimasti
soli se si eccettua l’appoggio inglese, vogliano accanirsi in questo modo
contro la popolazione irachena. Le uniche finalità, che ci appaiono
credibili, sono quelle di carattere economico e di carattere politico interno
agli stessi Stati Uniti.
Condanniamo senza nessuna esitazione il dittatore iracheno e crediamo
assolutamente necessario il rispetto dei diritti umani e dei controlli
da parte delle Nazioni Unite (ci sembra comunque non assolutamente necessario
che questi controlli vengano effettuati da commissari americani).
Siamo comunque profondamente contrari a qualsiasi attacco militare
deciso e guidato dagli Stati Uniti in maniera autonoma rispetto alle Nazioni
Unite e riteniamo che nelle eventualità esso si realizzasse sarebbe
un grave atto di guerra e un’aggressione nei confronti dell’inerme popolo
iracheno, già prostrato da anni di feroce dittatura.
Considerato tutto questo, riteniamo che le basi militari situate nel
nostro territorio non dovrebbero essere utilizzate per privilegiare piuttosto
con forza l’attività diplomatica e di mediazione.
A tale proposito è infatti opportuno ricordare:
- l’art. 11 Cost. “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa
alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle
controversie internazionali...”
- l’art. 2 par. 3 della Carta delle Nazioni Unite, tutti gli stati
membri “risolveranno le loro controversie internazionali con mezzi pacifici
in maniera che la pace e la sicurezza internazionale e la giustizia non
siano messe in pericolo”.
Riteniamo inoltre che l’attacco americano produrrebbe un ulteriore
indebolimento delle Nazioni Unite, avendo esso carattere unilaterale e
vista anche l’assoluta contrarietà di tre membri permanenti del
Consiglio di Sicurezza: Francia, Russia e Cina.
L’attacco americano produrrebbe inoltre un pericoloso stop al difficile
processo di pace in corso in Medio Oriente.
Siamo pertanto solidali con l’appello del Papa formulato nell’Angelus
di domenica 8 febbraio perché la diplomazia tomi ad governare e
la guerra “avventura senza ritorno” venga per sempre scongiurata.
La guerra sarebbe sconfitta irreparabile come ha affermato Mons. Paul
Dahdah vescovo di Baghdad; essa sarebbe la perdita della consapevolezza
“che prima di ogni altra sfida esiste la vita dell’uomo, con tutti i suoi
valori. ..” e la guerra sarebbe segno che la coscienza è sparita
dalla faccia della terra.
Auspichiamo un ampio coinvolgimento dei cittadini, dell’associazionismo,
del volontariato, del mondo sindacale e del lavoro, delle forze politiche
e delle istituzioni di Fidenza perché venga esercitata una forte
pressione sul governo perché non conceda le basi militari e si attivi
per una soluzione diplomatica della crisi.»