Campagna "acquisti trasparenti"
    gennaio '99

    Il corteo organizzato a Roma il 20 gennaio da "Centro Nuovo Modello di Sviluppo" e "ManiTese"

    A volte occorrono segni tangibili per dimostrare, prima di tutto a se stessi, quale livello ha raggiunto la passione per la giustizia sociale: un valore fondamentale per un obiettore "veramente" di coscienza.
    Anche per questo motivo due di noi (più Roberta), hanno deciso di partecipare, in rappresentanza del gruppo OdC Caritas di Fidenza, al corteo che Centro Nuovo Modello di Sviluppo e ManiTese hanno organizzato a Roma il 20 gennaio per rendere significativa e visibile la consegna di una petizione popolare rivolta al Parlamento italiano. La campagna "Acquisti trasparenti", promossa dalle predette associazioni e che ha raggiunto l'obiettivo di 155.000 firme raccolte in tutta Italia, ha permesso di mettere in moto l'iter legislativo che, si spera, condurrà a una legge che metta in condizione ogni cittadino di scegliere i prodotti in base alla loro storia sociale. Lo slogan principale di questa iniziativa "un'informazione in più per un'ingiustizia in meno" sa rendere bene l'idea dell'utilità di una normativa che eviti a chi ogni giorno compie il banale gesto di "fare la spesa", di rendersi complice, perché ignaro, di certe multinazionali che producono servendosi di manodopera infantile o sfruttando i lavoratori. Poiché nell'era della globalizzazione le imprese sono libere di spezzettare la produzione negli angoli del pianeta dove questa risulta a più basso costo, occorre una legge che obblighi le imprese alla trasparenza dei loro appalti. Di qui la necessità di un marchio di qualità sociale rilasciati da un'autorità garante dell'etica dei prodotti e dell'informazione ai consumatori cosicché questi, quando dagli scaffali dei supermercati depongono nei carrelli questo, oppure quel prodotto, possano esprimere il loro voto con cognizione di causa. Il nostro consumo può diventare infatti uno strumento privilegiato per obbligare le imprese a commercializzare prodotti che "non facciano male" non solo a chi li consuma, ma anche a chi materialmente li produce. Non dovrebbe ora risultare difficile comprendere il motivo per cui il corteo di alcune centinaia di persone, che dalla stazione Termini ha condotto fino a piazza SS. Apostoli, fosse guidato da un gigantesco carrello della spesa. Quel carrello voleva essere un monito per avvertire che senza informazioni sulle scelte produttive delle imprese (condizioni di lavoro, composizione dei prezzi, quota di ricchezza che effettivamente giunge ai lavoratori), il carrello del supermercato, più che essere spinto dalla nostra capacità di discernimento, rischia di essere trascinato con le catene dello sfruttamento minorile così come è stato metaforicamente rappresentato per le vie del centro della capitale.
    In tutti i manifestanti, è sempre rimasta intatta la consapevolezza che, mentre strillavano slogan e agitavano striscioni, stavano reclamando per qualcosa di molto serio nonostante i passanti restassero talora sbigottiti dalla teatralità del corteo. Ciò che si è cercato di fare è stato richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica non su rivendicazioni personalistiche dei partecipanti, ma sulla necessità per un intero paese che intende definirsi civile, di dotarsi di strumenti legislativi che tutelino le classi lavoratrici di tutto il mondo e siano realmente rispettose della dichiarazione dei diritti dei bambini, tanto declamate ma troppo spesso disattese. Il nostro consumo può diventare uno strumento privilegiato per obbligare le imprese a commercializzare prodotti che "non facciano male" non solo a chi li consuma, ma anche a chi materialmente li produce.
    Il corteo come detto si è fermato a piazza SS. Apostoli dove in programma la consegna al presidente della Camera dei Deputati On. Violante che aveva invece già ricevuto una delegazione nella prima mattinata. E' stata quindi inscenata l'ultima rappresentazione e infine il responsabile del Centro Nuovo modello di Sviluppo, Franco Gesualdi, ha dato appuntamento per la stesura partecipata di una bozza per una proposta di legge e ha invitato a sensibilizzare sul problema i deputati e i senatori eletti nelle varie circoscrizioni.
    Per noi obiettori quella di Roma è stata soprattutto un'occasione importante per rinsaldare la convinzione che ogni privato cittadino che sente in coscienza l'urgenza e il dramma di certe ingiustizie sociali, può fare qualcosa di veramente concreto per la promozione del genere umano. Ciò che rimane di questa esperienza è l'essersi trovati gomito a gomito con persone che, come te, hanno percorso centinaia di chilometri per lottare, con tutti i mezzi che lo spirito nonviolento consente, per qualcosa in cui si crede veramente, al di là dei più facili e inconcludenti proclami.

    D. C.- G. M.


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