Fare formazione in una stagione di complessità
    novembre '98

    seminario di studi al CUM di Verona

    Nel Novembre del 1998 ho partecipato ad un Seminario svoltosi a Verona sul tema "Fare formazione in una stagione di complessità". Il primo tema affrontato riguarda che cosa si possa intendere con il termine formazione. Nel convegno si è delineata questa idea: "formazione significa stabilizzazione della propria struttura di personalità attorno ad un quadro di valori valutati come importanti per dire a sé e agli altri la propria identità". Da questa prima definizione emerge un primo elemento di grande interesse: quando si fa formazione ci si rivolge ad un pubblico che ha già svolto certe scelte, che già possiede un quadro valoriale, per cui non facciamo educazione. Il compito è quello di stimolare verso nuove sponde, di sensibilizzare a problematiche che il mondo d'oggi ci presenta. E' questo un elemento di grande attenzione: quanto in ambito ecclesiastico i vari operatori, educatori, preti dedicano il tempo necessario alla formazione per far sì che la loro azione sia di maggior spessore, di maggiore qualità.
    Un passo in più lo si può fare se si pensa che il seminario trattava la formazione in un ambito di complessità. Per complessità si intende quella situazione sociale e culturale in cui si passa da un sistema sociale unificato, in cui le diverse istanze sono organizzate in un unico centro ordinatore, ad un sistema sociale raccolto attorno a diversi riferimenti, in cui convivono differenti e molteplici principi organizzatori. Non esiste più un modello unico a cui fare riferimento, come in passato, ma si è di fronte a diverse opportunità. "formazione significa stabilizzazione della propria struttura di personalità attorno ad un quadro di valori valutati come importanti per dire a sé e agli altri la propria identità"
    Pensiamo questo nell'ottica della Chiesa. Non è più l'unico ambiente in cui si riuniscono i ragazzi, non più l'unico punto di riferimento. Anzi comincia a crescere la proposta di altre religioni, per cui un ragazzo oggi può scegliere fra diverse possibilità. E' questo un bene o un male? Personalmente penso che sia un grosso dono che ci viene fatto. La scelta cristiana deve essere libera da ogni sorta di condizionamenti e di opportunismo.
    Così, essendo come in un grosso supermercato, è necessario rimotivarci ed essere i più competenti possibili. Ecco che essere in formazione permanente non è più una virtù di pochi, ma un bisogno per tutti. Mi chiedo se abbiamo paura a confrontarci con altri, se siamo sicuri delle nostre idee, se ci crediamo veramente, se le abbiamo maturate fino in fondo, perché allora non c'è nulla per cui preoccuparsi. Se l'arrivo di nuove religioni, se la società è ricca di stimoli, risulta un problema, vuol dire che la nostra non era una proposta di qualità.
    Il convegno è stato occasione per confrontarci su queste problematiche con persone che si occupano ogni giorno di questi temi. La regia ed il lavoro del relatore, don Riccardo Tonelli, è stato di grande aiuto e di ottima professionalità.

    D. C.


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