Simone Reggiani:
..."Della mia maturazione devo ringraziare i bambini, che mi hanno insegnato a riscoprire la semplicità nella vita e nei rapporti con le altre persone, ma soprattutto mi hanno donato tanto affetto, quanto non ne avevo mai ricevuto."
Giacomo Marani:
..."Ciò per cui sento di vivere un'esperienza forte è la fatica del cammino che sto facendo, giorno dopo giorno; è il dolore nelle piccole crescite quotidiane, crescite nella fede e nella determinazione sempre più precisa della mia vocazione. E' in effetti, questa del servizio civile in Caritas, una grande esperienza di fede. Non tanto per i momenti di preghiera, di meditazione o di lettura della Parola che, di fatto, non esistono, quanto perché ho la possibilità di offrire tutto a Dio."
Paolo Tassi:
..."Ho svolto il mio servizio nella comunità terapeutica "Casa di Lodesana" (...) Bisogna ammettere che quando abbiamo avuto bisogno di un aiuto per problemi personali gli operatori ci sono sempre venuti incontro; ma soprattutto nei momenti di difficoltà e crisi nella gestione delle dinamiche della Comunità, ci hanno sempre indirizzati nel superamento di queste situazioni."
Daniele Montorsi:
..."Il servizio è la cosa che mi assorbe la maggior parte della giornata e che mi gratifica di più; ho a che fare ogni giorno per parecchie ore con ragazzi disabili coi quali vivo la giornata e questo li rende uguali a me e mi ha fatto capire che le cose fondamentali di cui loro hanno bisogno sono anche le stesse di cui ho bisogno io come l'amicizia, l'amore e la felicità, oltre ad un aiuto maggiore dovuto alle loro carenze fisiche. (...) Mi sono impegnato per poter far si che il mio servizio non fosse tempo perso ma servisse a dare un po' di me in un ambiente fantastico..."
Daniele Cristoforetti:
..."La realtà dei bambini è ben diversa da quella degli adolescenti: questo alla lunga è stato un bene perché ho imparato a relazionare con i piccoli che in più di un'occasione mi hanno messo in crisi. (...) Ho capito che il modo migliore di porsi con loro era quello di un atteggiamento di amore, come la figura del Padre riproposta dalla Chiesa ci ricorda. (...) Non posso non dire che tutto il mio servizio sia stato molto flessibile, certo non c'era un programma preciso giornaliero... Io personalmente non amo le cose fisse e rigide, per questo sono stato molto bene non vedendo mai il mio servizio come un lavoro ad ore, ma un'occasione che mi veniva proposta."
Luca Ferrari:
..."Posso serenamente dire che il servizio non è stata una passeggiata, ma anzi è stato duro e difficile. Abbiamo vissuto a Lodesana momenti di grande tristezza e anche drammaticità. (...) Raramente terminavo una giornata di servizio con le energie nervose necessarie a fare qualcosa di utile per me stesso o per chi mi stava attorno; in diverse occasioni quando uscivo dalla Comunità per tornare in Cenacolo o a casa mi sono sentito completamente svuotato. Forse è anche per questo che nei dieci mesi di servizio non sono riuscito a portare avanti altri progetti che mi stavano a cuore, come l'Università."
Andrea Delazzari:
..."Svolgo servizio presso la Cooperativa Arcobaleno dove sono inseriti ragazzi con handicap, ragazzi con i quali non ho avuto difficoltà a instaurare un rapporto di amicizia, anche grazie al loro cuore buono e affettuoso che non conosce odio né cattiveria."
Raffaele Du Marteau:
..."Ritengo che il momento in cui mi sento maggiormente realizzato è quando sono alla distribuzione di indumenti usati, perché sono a contatto con una realtà (il problema della convivenza con immigrati) che normalmente viene ignorata. Ormai, considerando il tirocinio fatto prima e ora il servizio, ho imparato a conoscerli e a capire le loro condizioni di vita. (...) Posso poi parlare in maniera positiva dei pomeriggi al Cedoc dove, per forza di cose, mi imbatto sempre in una notevole quantità di informazioni che io chiamo "alternative", ovvero notizie che normalmente non si leggono sui giornali per tutta una serie di motivi..."
Paolo Fogliati:
..."Dopo il periodo "forzato" del servizio, rimane a noi la scelta se continuare a donare una parte del nostro tempo a persone che vivono concretamente la sofferenza e i disagi..."
Giacomo Marani:
..."per quanto riguarda la formazione mi ritengo soddisfatto dei chiarimenti e delle verifiche che ho avuto modo di intrattenere coi responsabili."
Daniele Montorsi:
..."E' importante sapere che in questi momenti uno può dire quello che pensa serenamente e senza avere paura di quello che possono pensare gli altri, perché nessuno ti giudica ma tutti ti ascoltano cercando di ricevere qualcosa da quello che ognuno pensa. Gli argomenti sono a volte seri ma questo è importante perché di solito non si discutono mai certe cose che invece sono alla base della nostra vita. (...) La formazione mi ha sensibilizzato nei confronti di problematiche che prima non avevo mai preso in considerazione e mi è servita per confrontarmi con altri punti di vista."
Daniele Cristoforetti:
..."Devo confessare che l'"incontro" con don Milani è stato di straordinaria importanza per la mia crescita. In primo luogo ho scoperto un modo di vivere nella Chiesa che sento molto vicino al mio. Poi ho avuto modo di riflettere fortemente sul valore della povertà. Infine mi ha introdotto ancora più fortemente nelle dinamiche formative, a me molto care.
Credo sia molto importante che la Caritas continui a proporre un cammino formativo, anche perché i temi della nonviolenza e dell'obiezione sono molto poco conosciuti o, il più delle volte, se ne ha una idea approssimativa e sbagliata."
Luca Ferrari:
..."Mi è difficile dare un giudizio finale su questo aspetto del servizio in Caritas, dato che a volte ho pensato che fosse solo una perdita di tempo e altre volte mi ha stimolato. Certamente posso dire che la riunione del lunedì sera è più arricchente ... per il fatto che l'ho sentita più nostra, siamo noi i protagonisti, siamo noi a portarla avanti con i nostri interventi."
Paolo Fogliati:
..."Con il gruppo Caritas mi sono reso disponibile per partecipare attivamente e concretamente alla formazione; si tratta così di dare continuità a ciò che si è vissuto portando avanti un cammino che non si può concludere con la fine del servizio, perché ciò porterebbe probabilmente ad atrofizzare la coscienza ed il cuore."
Simone Reggiani:
..."La vita comunitaria può insegnare molto, ma in particolare insegna a non nascondersi, ad aprirsi agli altri senza paure e senza condizionamenti, penso che questo sia il pregio maggiore di questa esperienza, soprattutto in una società basata sulla diffidenza, in cui le persone tendono sempre più ad allontanarsi l'una dall'altra."
Giacomo Marani:
..."il Cenacolo è l'ennesimo ambiente in cui sperimento lo svantaggio di praticare la Nonviolenza a tutti i costi. Ancora una volta le persone con cui condivido un'esperienza sembrano identificarmi solamente con le battaglie perse di una personale guerra che sto combattendo contro la mia indole furiosa e contro la realtà sempre più ripugnante dell'indifferenza. Ma il mio sentirmi sconfitto mi avvicina alla verità."
Paolo Tassi:
..."Riguardo alla vita comunitaria (...) mi sono adattato benissimo ed ho stretto nuove amicizie che spero di poter coltivare anche dopo la fine del servizio."
Daniele Montorsi:
..."E' bello vedere come persone diversissime tra loro vivono insieme cercando di capire le differenze e rendendole importanti per imparare altri modi di pensare e vivere. (...) Non è stato difficile trovarsi bene e relazionare con persone diverse da me e affrontare i problemi che sono inevitabilmente sorti. (...) Si impara anche a vivere da soli dovendo badare alle normali faccende di casa in prima persona, ci si stacca un poco dal nucleo familiare e questo ti rende oltre che più libero, anche più responsabile."
Daniele Cristoforetti:
..."Sono stato aiutato un po' da tutti: gli OdC in servizio mi hanno accolto bene, il campo estivo è stata un'occasione per conoscerci meglio, e anche con Roberto si è creato un rapporto di amicizia che oggi ci permette di essere molto uniti e di scambiarci opinioni in modo molto franco. (...)
Il rischio di una divisione esiste, ma personalmente cerco di dialogare ed avere rapporti con tutti, anche se a volte le differenze di carattere e di modo di pensare pongono barriere molto grosse. (...) La vita comunitaria rimane un pilastro della proposta Caritas, e questo è per me molto importante. A me personalmente ha dato molto."
Luca Ferrari:
..."Quando penso alla vita comunitaria in Cenacolo ho l'impressione di pensare a una missione non portata a compimento. (...) In questo aspetto del servizio non ho impegnato tutte le energie che avrei potuto utilizzare e di questo devo solo biasimare me stesso. Non ho avuto la forza di staccarmi dal mio "nido familiare" come hanno avuto altri, ma questo non solo per una mia debolezza, bensì anche per ragioni personali... Ad ogni modo questo aspetto del servizio in Caritas è senz'altro positivo e di crescita personale."
Andrea Delazzari:
..."Al contrario del servizio in Cooperativa, la vita comunitaria mi lascia un po' perplesso in quanto non mi sento pienamente partecipe."
Raffaele Du Marteau:
..."Il vivere al di fuori di casa mia (anche se a due passi) mi ha dato modo di responsabilizzarmi e di acquistare un certo controllo di me stesso, dal momento che molte cose che in casa venivano fatte dai genitori, ora me le devo fare io"
Paolo Fogliati:
..."In questo lungo periodo sono venuto a contatto con ambienti diversi e tante persone. Non sono mancate incomprensioni e scontri con altri obiettori, però aprendosi e vedendo nella loro interezza le persone si superano ostacoli e ci si accorge che possiamo apprendere lezioni di vita da tutti quanti."