Vivere con meno per vivere meglio e tutti
    febbraio '99

    Incontro con la prof. Maria Grazia Totola
    (articolo pubblicato su "il Risveglio" del 19/02/1999)

    Nel cammino di ricerca dell'orientamento e della direzione, che diventa esso stesso formazione al discernimento cristiano, ogni credente non può fare a meno di interrogarsi del suo rapporto con i beni materiali e mettere in discussione la propria concezione di economia. Le comunità cristiane sono perciò chiamate, nell'anno del Padre, a focalizzare l'attenzione su Gesù che testimonia il Padre dei poveri, non il dio dei ricchi e dei soddisfatti cui sembriamo oggi essere di fronte. I cristiani vengono sollecitati in questo scenario a ricercare gli strumenti per tradurre in pratica il principio fondante di una economia solidale: vivere con meno per vivere meglio e tutti. A trattare questo delicato, ma quanto mai attuale ed urgente tema, Caritas, Centro Missionario, Ufficio per la pastorale giovanile e per la famiglia hanno invitato la professoressa MARIA GRAZIA TOTOLA, Docente di economia dello sviluppo all'Università di Verona. Il registro costantemente elevato del discorso, il procedere cattedratico del ragionamento ed il linguaggio tecnico - forse a volte eccessivamente - hanno consentito alla relatrice di illustrare in modo sintetico ma esaustivo come la situazione economica attuale sia contraddistinta, in maniera ormai irreversibile, dal fenomeno ambiguo ed onnicomprensivo della globalizzazione.
    Siamo nell'era dell'homo oeconomicus - spiega la professoressa - e perciò siamo assoggettati ad una antropolgia che assume come unico criterio l'autoaffermazione e la sconfitta dell'altro visto come concorrente: la società che ne deriva è una sommatoria di individui interrelati da scambi economico-commerciali; in essa, la logica del dono soccombe rispetto a quella dell'impossessamento; il consumo umilia un uso accorto delle cose; la fraternità lascia il posto all'inimicizia.
    Quella dell'homo oeconomicus è una antropologia paradossale perché esclude per definizione quella parte di umanità che non può perseguire la categoria dell'autosufficienza;
    Occorre lavorare per una nuova cultura economica, non riducendo l'altro a bene di consumo, ma accompagnandolo come interlocutore e portatore di valori, al fine di costruire insieme un mondo "uno" e vivibile per tutti.
    essa combatte il valore dell'alterità che il Padre stesso ci invita a riscoprire per riuscire ad elaborare un'antropologia della condivisione.
    Le conseguenze ultime e drammatiche di questo allarmante smarrimento sono molteplici: dallo squilibrio tra Nord e Sud del mondo, al dilagare della povertà nei paesi industrializzati. Ciò che desta maggior preoccupazione - ha avvertito la docente - è la mancanza di prospettive, il fatto che tanti economisti abbiano rinunciato a pensare criticamente il sistema economico, a ripensare in maniera costruttiva alla globalizzazione. Da dove partire per cercare di comprendere questo fenomeno? Secondo una definizione del Fondo Monetario Internazionale per globalizzazione si intende la crescente interdipendenza economica fra tutti i Paesi provocata dall'aumento in volume e qualità degli scambi commerciali internazionali (mondializzazione delle merci), dall'accrescimento dei flussi di capitali (mondializzazione finanziaria), dalla diffusione e innovazione di tecnologie (mondializzazione della produzione). Tutti questi fenomeni di espansione, presenti da sempre nella storia dell'umanità, hanno avuto negli ultimi anni un'accelerazione vertiginosa che trova la sua ragion d'essere nei nuovi mezzi informatici. Questi hanno relativizzato lo spazio, uniformato gesti, omogeneizzato culture; tutto si svolge nella prospettiva del tempo reale: in sintesi essi hanno trasformato il moderno cogito ergo sum di Cartesio nel post moderno comunico ergo sum. L'iperconcorrenza sollecita poi la distruzione del welfare state, la vita naturale dei manufatti si abbrevia contribuendo al degrado ambientale, le frontiere della tecnologia inglobano il marasma della manipolazione genetica. Intanto prendono piede le reti transnazionali che, monopolizzando i mercati, catalizzano i poteri decisionali, ormai non più dominio delle istituzioni pubbliche che stentano a prendere coscienza della loro impotenza.
    Quella dell'homo oeconomicus è una antropologia paradossale perché esclude quella parte di umanità che non può perseguire la categoria dell'autosufficienza E se da una parte alcuni tentano di rintracciare aspetti positivi della globalizzazione, come ad esempio nuove opportunità di sviluppo mondiale e l'incremento del Prodotto Interno Lordo (indice ormai obsoleto e fuorviante), la strada maestra è quella di rafforzare la cooperazione internazionale al fine di istituire un'"etica globale"; essa - come dice il premio Nobel Sen - è figlia dell'etica delle relazioni ed ha come fine l'abbattimento delle barriere che ostacolano l'imporsi del valore dell'alterità.
    Segnali positivi arrivano anche da iniziative locali, come il commercio equo e solidale, la finanza etica, il consumo critico, le cooperative di solidarietà sociale, le ricerche per uno sviluppo sostenibile, l'imprenditoria di comunione, la presa di responsabilità nelle aziende. Tutte azioni che cercano di costruire prima di tutto relazioni fra gli attori del mercato per cercare di minare dal basso le grandi ed anonime oligarchie economiche.
    Ciò che occorre fare insomma è lavorare per una nuova cultura economica e contemporaneamente favorire la crescita dell'identità locale per renderla capace di affrontare la sfida dell'alterità, non riducendo l'altro a bene di consumo, ma accompagnandolo come interlocutore e portatore di valori, al fine di costruire insieme un mondo "uno" e vivibile per tutti.



    G. M.


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