Difendere...
che cosa?
E come? Riflessioni sul “Nuovo Modello di Difesa” di Enrico Peyretti (Da “Azione Nonviolenta” ott. 1997) |
Avremo anche in Italia le donne soldato? Sarà ridotta o persino abolita la leva? Avremo un esercito di professionisti? Queste riforme, ventilate come novità positive, nascondono il fatto che la difesa di un paese civile ed umano deve rispondere ad alcuni requisiti inderogabili.Che cosa difendere? Non ci sono più patrie separate, la sorte umana è ormai unica. E poi, non ogni difesa è lecita: lo è solo la difesa dei diritti umani, comuni a tutti, non quella del dominio di una parte, di interessi stabiliti sul privilegio e l'esclusione. | Che
cosa difendere? Non ci sono più patrie separate, la sorte umana
è ormai unica.
E poi, non ogni difesa è lecita: lo è solo la difesa dei diritti umani, comuni a tutti, non quella del dominio di una parte, di interessi stabiliti sul privilegio e l'esclusione. |
Perché
dobbiamo rifiutare l'esercito professionale ?
Non solo per i maggiori costi innegabili, ma soprattutto perché, in questa ipotesi, la guerra non è più un'eventuale tragica necessità, ma una funzione normale; non è più ripudiata, ma legittimata. |
Si parla di sicurezza internazionale, in realtà si difende con
la ferocia delle armi la violenza strutturale del Nord sul Sud. L'esercito
italiano diventa un corpo di spedizione neo-coloniale. Il recente disegno
di legge Previti (n. 1307, 23/9/1994), prevede il servizio militare professionale,
fino a 78.500 unità, e quello volontario femminile (su questo parlino
per prime le donne).
L'art. 1 comincia così: “Per il conseguimento degli obiettivi fissati dal nuovo modello di difesa...” |
Enrico Peyretti