11 agosto 1999:
Un'eclissi per la pace
 
bei tempi, quando un'eclissi bastava a dividere gli eserciti. Tempi di ignoranza e superstizione, certo, ma quando mai c'è qualcosa di diverso da questo, alla base delle guerre?

I media ci hanno presentato l'evento astronomico condito di ridicole superstizioni, autentico sciocchezzario da fine millennio. L'articolo di un "addetto ai lavori" stimola invece riflessioni ben più interessanti...
 

I l grande storico greco Erodoto scriveva "... c'era stata guerra, fra Lidi e Medi, per cinque anni, durante i quali molte volte i Medi vinsero i Lidi e spesso furono i Lidi a vincere i Medi ... Ora, essi traevano in lungo la guerra con esito che si bilanciava, quando al sesto anno, essendosi ingaggiata una battaglia, accadde che, mentre ferveva la mischia, d'improvviso il giorno si trasformò in notte. Questa eclissi di Sole Talete di Mileto l'aveva preannunciata agli Ioni e ne aveva fissato l'epoca proprio nell'anno in cui il fenomeno si verificò. Ma i Lidi e i Medi, quando videro la notte subentrare al giorno, smisero di combattere e con maggiore sollecitudine desiderarono, sia gli uni sia gli altri, che si facesse la pace." (Le storie, I, 74, Mondadori, 1956, trad. di Luigi Annibaletto).

La critica ritiene generalmente che il fenomeno citato sia quello avvenuto il 28 maggio del 585 a. C. e che Talete, in realtà, non avesse gli strumenti matematici per predirlo: i babilonesi conoscevano, probabilmente già da un migliaio d'anni il ciclo di saros, che dà modo, per un'eclissi di Sole, solo di dire se il fenomeno è possibile oppure no, ma bisognerà attendere l'opera di Claudio Tolomeo, nel secondo secolo d.C., per avere una base di calcolo sufficiente alla previsione esatta di questi eventi.

Ma, per una volta, l'astronomia ci Interessa poco. Non avremmo mai detto, quando, 16 anni fa, aprendo il Canon der Finsternisse di Oppolzer, ci accorgemmo che nel 1999 ci sarebbe stata un'eclissi totale che tagliava a metà il nostro continente, a meno di 100 km dai nostri confini settentrionali, che l’attesa di quel fenomeno avrebbe trovato un'Europa ancora una volta in guerra. E chi, allora, l’avrebbe potuto dire?

Sei dei paesi attraversati dalla traccia della totalità, Gran Bretagna, Francia, Belgio, Lussemburgo, Germania, Jugoslavia sono stati impegnati in un’incredibile conflitto (i primi cinque come membri della NATO) che è sembrato azzerare in un colpo solo oltre mezzo secolo di maturazione delle istanze democratiche e diplomatiche nel Vecchio Continente. Una guerra che, come tutte le guerre, non è stata né giusta né necessaria. Una guerra che, anche se non ci ha toccato direttamente, sta lì a dirci che la prossima volta potrebbe riguardarci in prima persona, e che la prossima volta potrebbe essere anche domani. Una guerra che ci ricorda che, al di là dei proclami di principio e le finte ipocrisie, homo homini lupus, e che l'uso delle armi costituisce ancora un mezzo per risolvere le controversie fra i popoli.

Già, il nostro non è fra i paesi interessati dalla totalità ma, come membro NATO, è stato coinvolto da questo terribile fatto, anche se la nostra costituzione, all’art. 11, dice espressamente che "L'Italia ripudia la guerra come... mezzo di risoluzione delle controversie internazionali"; bei tempi, quando un’eclissi bastava a dividere gli eserciti. Tempi di ignoranza e superstizione, certo, ma quando mai c’è qualcosa di diverso da questo, alla base delle guerre?

Mentre scriviamo sembra sia stata posta la parola fine a questa follia. Speriamo ardentemente che la parola dalle armi passi definitivamente alla diplomazia e che tutta la regione teatro della guerra possa essere realmente pacificata prima della data dell’11 agosto, che il giorno dell'eclissi possa ritrovare un'Europa perfettamente serena e in pace. Lo speriamo, perché questa volta non basteranno certamente la paura e la superstizione a far dimenticare il ricorso alle armi.

Quanto bello sarebbe, però, se questa data dell’11 agosto potesse essere vista come un simbolo. Anche ora che la pace è stata firmata e la risoluzione dell'ONU presa, passerà presumibilmente ancora del tempo prima di tornare del tutto alla normalità e per sedare ogni tentativo di dar voce alle armi.

Allora ci piacerebbe molto che l’11 agosto fosse siglato un accordo più ampio, e duraturo, che impegni tutte le nazioni europee attraversate dall'eclissi, e non solo. Un'eclissi totale è in effetti un fenomeno piuttosto raro, e bisognerà attendere oltre 80 anni prima che un'altra interessi l’Europa così globalmente, da una parte all'altra del continente.

A rendere ancora più eccezionale questa giornata contribuirebbe l'impegno solenne di tutte le nazioni europee a una pace duratura ben entro il prossimo millennio, e a celebrare negli anni a venire questo come il "Giorno della pace europea"

Gabriele Vanin

Da "AstronomiA" n.4 luglio-agosto 1999


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