L’attualità
del significato
dell’obiezione da un articolo di don Antonio Cecconi (vicedirettore Caritas) pubblicato su “Settimana” n. 27 del 7 luglio ’96 |
A quando la nuova legge?
In Italia il servizio militare è obbligatorio (Costituzione,
art. 5) e una sentenza della Corte costituzionale ha stabilito che al “sacro
dovere di servire la Patria” si ottempera anche attraverso un servizio
civile sostitutivo. La Caritas Italiana è convinta che un impegno
verso lo stato in termini di dovere di “solidarietà sociale” e di
contributo al “progresso materiale e spirituale della società” (Costituzione,
artt. 2 e 4) siano valori preziosi da difendere e pertanto, di fronte ad
un minor fabbisogno della leva militare, non solo gli obiettori ma tutti
i giovani in esubero possono trovare opportuna collocazione in servizi
alla collettività, protezione civile, tutela del patrimonio ambientale
e artistico, servizi culturali, servizi alle persone con particolare attenzione
ai poveri e agli emarginati. Con il supporto della Fondazione Zancan, la
Caritas Italiana ha elaborato una dettagliata proposta di “Servizio civile
per tutti”, aperta opzionalmente anche alle donne (non dimentichiamo che
annualmente un centinaio di ragazze effettuano presso varie diocesi un
anno di volontariato sociale a tempo pieno). La proposta è stata
presentata ad autorevoli membri del parlamento e del governo nel corso
di una conferenza stampa il 19 giugno scorso.
Tale proposta, che qualcuno dei presenti ha colto come “provocazione”
nel senso nobile del termine, riguarda scenari futuri e va tenuta presente
quando si penserà al “nuovo modello di difesa”. ma per adesso, con
questa difesa e questa organizzazione della leva, ciò che urge è
la riforma della legge 772. Il parlamento aveva già provveduto con
un testo assai migliorativo, inopinatamente rimandato alle camere (a camere
già sciolte!) dal presidente Cossiga nel 1992. È urgente
la ripresa dell’iniziativa parlamentare a partire dal testo approvato al
senato durante la passata legislatura e i politici sono chiamati a un gesto
di responsabilità nei confronti di decine di migliaia di giovani
e la società civile è chiamata ad esercitare un’adeguata
pressione. In particolare le forze dell’Ulivo possono cominciare a concretizzare
un esplicito impegno assunto in campagna elettorale.
Risvolti sociali ed ecclesiali
Questa panoramica sull’argomento non sarebbe completa senza soffermarci
sui risvolti ecclesiali, soprattutto in termini educativi. Anche lo spirito
con cui la Caritas Italiana si sta in questi giorni muovendo nei confronti
del Ministero della difesa per una più razionale gestione degli
obiettori e più complessivamente verso il parlamento e il governo
per la riforma della legge sull’obiezione e (in un secondo tempo) per l’estensione
del servizio civile non sarebbe comprensibile al di fuori di un’attenzione
pastorale verso i giovani, i poveri e il paese nel suo insieme.
Intanto si deve riconoscere agli obiettori un grande merito: quello
di aver contribuito a far crescere la sensibilità verso la pace
nella comunità ecclesiale. Se il tema della pace è ricorrente
nelle assemblee liturgiche, nella catechesi, nei progetti pastorali, nella
stessa teologia lo si deve anche alla continuità e all’entusiasmo
con cui gli obiettori credenti lo hanno costantemente richiamato all’attenzione
del popolo di Dio. Appuntamenti di preghiera e iniziative per la pace sono
divenuti tradizione di moltissime chiese locali, polarizzano specie in
certi momenti dell’anno (giornata e mese della pace) l’attività
di parrocchie e associazioni cattoliche.
È chiaro che non si tratta di un tema di moda o di un’applicazione
estrinseca al messaggio cristiano: il “Vangelo della pace”, la salvezza
di “Cristo nostra pace” toccano il cuore della gente soprattutto dei piccoli
e dei poveri; pensiamo alle moltissime iniziative di preghiera sbocciate
spontaneamente durante la guerra del Golfo, alla mobilitazione di Mir Sada
per l’ex-Jugoslavia.
Il tema della pace è poi stato per molti giovani un veicolo
di apertura al sociale e di impegno in politica; magari a partire da un
corteo o una manifestazione per la pace, non sono pochi gli obiettori che
hanno continuato a camminare su percorsi di nonviolenza e di servizio,
ad allargare e approfondire la propria testimonianza di cittadini e di
cristiani. Una ricerca di cinque anni fa mise in evidenza come dopo il
servizio civile in Caritas molti giovani hanno sviluppato ulteriori impegni
di servizio sociale ed ecclesiale; troviamo sindaci ed assessori, dirigenti
di cooperative di solidarietà e responsabili di gruppi di volontariato,
famiglie aperte all’accoglienza di minori in difficoltà.
Una stima in base ai dati in possesso, ci dice che circa 400 obiettori
hanno percorso la via della vocazione sacerdotale o religiosa. Questo non
vuole certamente essere il bollettino della vittoria, ma semplicemente
attestare come un paziente e faticoso, talvolta anche incompreso lavoro
di semina non manca di portare i suoi frutti. E che i giovani, in tempi
e modi diversi, crescono.
Soprattutto quando si parla con loro il linguaggio della concretezza,
quando dietro alle proposte c’è un progetto, quando il mondo non
è visto come il nemico da cui difendersi, ma il campo aperto in
cui imparare a crescere.
Antonio Cecconi