IL GIGANTE DEL NILO
la grande biografia di Giovanni Battista Belzoni scritta da Marco Zatterin
Un uomo alto oltre due metri, massiccio, coi capelli rossi, penetra dopo tremila anni in una delle tombe della Valle dei Re a Tebe, antica capitale degli egizi. Ha 39 anni, e una vita avventurosa alle spalle. Lavora per gli inglesi, ma è italiano. Dice di essere romano, invece è nato nel quartiere del Portello a Padova. Ha fatto il barbiere nella bottega del padre, ha vissuto una vita di stenti sulla riva del Tevere. Forse è stato in seminario, forse anche nell'esercito prussiano. Ha divertito gli inglesi nei circhi di Londra presentandosi come il Sansone patagonico. I suoi giochi d'acqua hanno appassionato le platee di mezza Europa e le truppe di Wellington in marcia verso Waterloo. Ora sta diventando uno dei più importanti scopritori dell'antico Egitto. Si chiama Giovanni Battista Belzoni. Ma tutti lo conoscono come The Great Belzoni.
Con un po' di attenzione si può ancora scorgere il nome di Gianbattista Belzoni dietro un'orecchio della testa ciclopica di Ramesse II che oggi si trova nella grande sala egizia del British Museum, a Londra. A poca distanza, nello stesso edificio, la firma dell'archeologo è visibile anche accanto al piede sinistro della bella statua in granito nero di Amenofi. Una terza scritta, accompagnata dalla data, è sull'altare delle sei divinità proveniente dal tempio di Montu di Karnak. In nessuno di questi di casi, come per tutti gli altri reperti ritrovati dall'archeologo italiano, il British Museum ha ritenuto opportuno di informare il pubblico sulla paternità della scoperte. Sui cartelli non si parla di Belzoni.
La dimenticanza degli inglesi potrebbe esser casuale se non si trattasse soltanto di uno fra tanti grossolani incidenti. Non è bastato a Belzoni riuscire laddove centinaia di altri avevano fallito. Il suo nome tracciato con cura all'ingresso del tempio di Abu Simbel, che liberò dalla sabbia nel 1816, o nella grande tomba di Chefren, in cui fu il primo uomo ad entrare dopo secoli, sembra essere stato inciso sulle nuvole. Duecento anni di egittologia lo hanno escluso dall'empireo dei grandi scopritori; il suo diario di viaggio - un bestseller per l'epoca - è stato raramente ristampato ed oggi non è una rarità che si paga a caro prezzo. Nessuno ricorda che fu lui ad organizzare - mettendo in mostra i disegni realizzati nella tomba di Sethi I, la più bella fra quelle scoperte nella valle dei Re - la prima mostra di egittologia della Storia. Non ci sono biografie disponibili e Belzoni non esiste nemmeno sulla grande rete di Internet dove, se si imposta questa stringa sui motori di ricerca, si trovano perlopiù i nomi degli hotel di "Belzoni, Mississipi".
Eppure Belzoni è il protagonista di un incredibile insieme di vicende. Fu l'ultimo dei grandi detective dilettanti dell'archeologia (o forse il primo vero professionista), un personaggio controverso e affascinante, un'Indiana Jones ante litteram che il mondo ha dimenticato. Raccontare la sua storia è un'avventura appassionante e allo stesso tempo una missione. Magari potrebbe nascere un dibattito e un forum. Sarebbe il minimo riconoscimento possibile per un gigante che ha cambiato la Storia e che da questa ha avuto poco più che che nulla.
Giovanni Battista Belzoni nell'illustrazione apparsa sulla prima edizione inglese del suo
Viaggi in Egitto e in Nubia, Londra, 1820.
Sopra la testata un'immagine dell'ingresso della tomba di Sethi I nella Valle dei Re, luogo noto come La Tomba Belzoni. Il padovano la scoprì nell'autunno del 1817
In alto si vede una litografia che rappresenta l'ingresso della Tomba di Sethi I scoperta da Belzoni.
LE NOTIZIE DALL'EGITTOLOGIA
(aggiornato 15 gennaio 2002)
20 gennaio 2002 - nuova pagina di immagine di Abu Simbel. Vi si accede dallla pagina principale dedicata ad Abu Simbel.
18 gennaio 2002 - pagina bigliografica linkata al sito di Fruits of Enterprise.
15 gennaio 2002 - nuova pagina di notizie.
UNA PAGINA PER HENRY SALT
