Capitolo 38: I Quattro Custodi

 

I tre gruppi scesero sulle diverse rive dell’Isola di Ten-Lah, li aspettava in quel luogo il loro destino, un destino di ricerca a cui, ognuno per motivi diversi, si era dedicato. La ricerca dei Tre Tesori degli dei. Prima di arrivare a questi Tesori, però, tutti loro sapevano che avrebbero dovuto affrontare dei nemici, o, per meglio dire, dei Custodi.

Furono proprio tre di questi Custodi a presentarsi ai diversi gruppi di Navigatori.

 

“Benvenuti, stranieri che provenite da terre lontane, io sono uno dei Quattro Custodi delle Coste sacre di Ten-Lah”, esordirono le figure misteriose, quasi a recitare tutte la stessa frase, imparata a memoria.

Ognuno di questi esseri aveva un aspetto diverso dall’altro: colui che si era posto dinanzi ai sette Arvenauti aveva lunghi capelli argentei ed un abito azzurro, rappresentante un grande drago argenteo. Gli occhi di questo individuo erano verdi, come smeraldi, mentre i lineamenti gentili, non lasciavano trasparire alcun sentimento dal suo volto chiaramente occidentale. Al posto della mano destra, quest’individuo aveva un artiglio di giada, un’arma affilata che sembrava perfettamente adornarsi con il resto del corpo maestoso.

“Io sono Senru, Custode della Costa Occidentale”, si presentò questo uomo, chinando il capo in segno di rispetto.

Dinanzi a Tyrion ed i suoi seguaci, invece, si era posto un altro individuo, più basso del primo e più tozzo, aveva una massa muscolare non indifferente questo Custode, grandi muscoli e possenti spalle, coperte da una gigantesca ed integrale corazza grigiastra, che ne copriva persino il capo, lasciando appena intravedere i capelli violacei e gli occhi del medesimo colore, insieme al naso schiacciato.

“Il mio nome è Jen – Bu, Custode della Costa Settentrionale”, esordì questo nuovo arrivato, fermo dinanzi ai quattro naviganti dell’Asjar.

Anche davanti ai viaggiatori del Rihad era giunto un Custode dai lunghi abiti verdi, che eleganti scendevano fino alle gambe di costui, confondendosi con due maestose ali rosse, che già si erano aperte sulle spalle. Rosse, però, non erano solo le ali, bensì anche i capelli e gli occhi, che sembravano braci fiammeggianti nel volto deciso di quell’uomo. “Dinanzi a voi avete Suan Ku, Custode della Costa Meridionale”, esclamò il terzo guardiano.

Nuovamente delle frasi identiche furono dette dai tre: “Non vi è concesso andare oltre questa spiaggia, per un ordine antico quanto il mondo, ma, se fra di voi uno almeno ci saprà sconfiggere, allora gli sarà permesso diventare Custode della Costa e decidere se seguire l’antico ordine, oppure concedervi il passaggio”, spiegarono all’unisono i tre, su coste differenti.

“Chi ci batterà, però, dovrà prendere anche i doveri di cui siamo portatori. Non potrà più allontanarsi dalla costa, altrimenti la pena sarà ben grave, l’inizio della fine per Ten-Lah e per chi vi rimarrà”, conclusero i tre, ponendosi in posizione di guardia.

 

“Fatti da parte, pennuto, se non vuoi finire male, non abbiamo tempo da perdere con te”, esordì Seala, una volta finito il discorso di Suan Ku, “Non mi hai forse sentito, fanciulla? Non vi concederò il passaggio, se non sarà uno di voi a sconfiggermi”, replicò il Custode. “Ti rendi conto che questo ti costerà la vita?”, domandò con tono perplesso la donna felina, “Non ho mai temuto la morte, né quando servivo i Supremi dei, né adesso, che la mia volontà dipende dagli ordini della Regina dell’Isola”, rispose prontamente l’altro.

“Regina dell’Isola? Chi è?”, incalzò Seala, “Non vi è dato saperlo”, tagliò corto il nemico in volo, “Va bene, facciamola finita con questa pagliacciata”, ringhiò la guerriera del Rihad, preparandosi all’assalto.

“Ferma!”, ordinò, però, la voce di Sokar, mentre questi si accostava alla felina, “Comandante Sokar, mi perdoni, ma lei non deve combattere contro una così piccola pedina”, balbettò la Donna Gatta, “Lo so, ma tu sei la prima guerriera di Steab, quindi sarai più utile dinanzi a dei veri nemici, che sia uno di voi a combatterlo”, ringhiò l’essere che tutti temevano, voltandosi verso gli altri due naviganti del Rihad.

Oslo e Kaar si guardarono fra loro, poi il primo avanzò verso Suan Ku, “Sarai ucciso da me, Custode della Costa Meridionale”, avvisò l’essere coperto da bende.

 

Sulla costa Settentrionale, intanto, Tyrion ed i suoi seguaci osservavano chi li fermava il passo, “Custode della Costa, io sono uno dei figli di Odath, che a queste terre donò il Tesoro Blu, ti ordino di farci passare, poiché combattere contro di me, sarebbe come opporti al volere del Signore delle Terre di Ghiaccio”, esordì il figlio della divinità Suprema.

“Non posso, né voglio. Ormai non mi interessa più il volere degli dei supremi, servo solo la Regina dell’Isola”, replicò freddamente Jen – Bu, “e se nessuno di voi mi assalterà, o non ve ne andrete, sarò costretto ad attaccarvi per primo”, ringhiò il Custode, lanciandosi all’attacco dei quattro.

Fu Garulf ad essere colpito, volando alto in cielo, per poi cadere in acqua. “Uno di voi è già caduto”, ringhiò l’essere dalla corazza grigiastra, senza però ricevere risposta dagli altri tre.

“Che fate? Non attaccate?”, domandò innervosito Jen – Bu, “Non servirà, poiché fra noi, hai scelto il più pericoloso nemico”, rispose prontamente Roan, invitando il suo dio e l’Hellekia ad indietreggiare di alcuni passi, mentre una figura usciva dall’acqua.

Era Garulf, ma il suo non era più un semplice corpo umano, lentamente i muscoli si stavano gonfiando, mentre una folta peluria castana lo ricopriva, “Ora, Garulf distrugge”, ringhiò l’uomo, completando il cambiamento fisico, con la crescita di affilati canini e taglienti artigli, per poi lanciarsi contro il poderoso Custode.

 

Anche gli Arvenauti osservavano il nemico postosi dinanzi a loro, “Hai detto che se uno di noi ti batterà, dovrà prendere il tuo posto di Custode, giusto? E se ci opponessimo sarebbe la fine dell’Isola. Parole strane le tue, peccato che dovremo testarne la veridicità, poiché temo che non ci farai passare”, rifletté Odisseus, avvicinandosi ad Argos, “Esatto”, replicò semplicemente Senru.

“Lasciatelo a me, allora”, esordì Atanos, “non ho mai temuto la fine, anzi, desidero vedere di cosa stesse parlando”, affermò l’Immortale, ma un gesto dell’avversario lo fermò, “Di norma accetterei qualsiasi nemico, ma la Regina dell’Isola, reclama che per primo io uccida colui che ha nome Odisseus, quindi, se non sei tu, fatti da parte, nobile nemico, oppure indicami la preda di chi mi comanda”, sentenziò Senru.

“Se cerchi Odisseus, Custode, allora vuoi me”, esordì il Navigatore, oltrepassando il compagno di viaggio, “però sarei curioso di sapere chi è questa Regina che definisci tua padrona, sapevo che voi quattro servivate solo gli dei supremi”, rifletté, per poi voltarsi verso Argos.

“Anche sulle altre coste sono iniziate le lotte?”, domandò Odisseus, “Si, il Kreeb da una parte ed un essere pieno di bende dall’altra”, rispose il Guardiano, facendosi indietro con gli altri cinque Arvenauti.

 

L’essere di nome Oslo aveva osservato per alcuni secondi il nemico volante prima di assalirlo con un veloce movimento delle braccia. “Da quella distanza che pensi di farmi?”, aveva replicato con tono ironico Suan Ku, prima che delle lunghe bende gli si lanciassero contro, quasi colpendolo. Solo un veloce movimento laterale evitò al Custode di essere da subito bloccato dalla presa nemica.

Delle nuove bende, però, si lanciarono all’assalto del Custode, una spira di bende, disposte come una grande rete diretta contro l’essere volante, ma con un possente battito d’ali, delle sottili fiamme si disposero su quell’arma, dandogli fuoco, insieme al corpo di Oslo stesso.

“Il primo di voi è caduto, che avete intenzione di fare?”, incalzò subito Suan Ku, “Sei del popolo degli Anies, uno dei pochi superstiti degli uomini alati, vero?”, domandò incuriosita Seala, “Si, ma con questo? Che intenzioni avete? Volete arrendervi, o un altro di voi perderà la vita nell’attaccarmi?”, replicò innervosito il Custode.

“Pensavo che la maggioranza della vostra popolazione fosse stata spazzata via da una pestilenza circa due secoli fa, sapevo di una piccola famiglia emigrata nelle terre dell’Oleampos ed uno di voi vive ancora nel nostro Regno, ma non pensavo che ve ne fossero altri, sorprendente”, rifletté con tono disinteressato la Donna Gatta.

“Ragazza, per caso non mi ascolti? Vi ho detto di scegliere, tra la ritirata, o la lotta”, tuonò Suan Ku, “Non sono io che non ascolto, ma tu che non osservi. Le mie domande e riflessioni dovevano distrarti il tempo necessario ad Oslo per riprendersi dalla fiammata subita”, replicò quietamente Seala, voltando le spalle al Custode, che subito si girò ad osservare il nemico, di nuovo in piedi.

“Ma come può essere? Le bende bruciate sono ricomposte?”, si domandò Suan Ku, “Vedi, pennuto, Oslo non è un uomo, o almeno non più. Le bende che vedi compongono il suo stesso corpo. Un tempo era un grande guerriero fra gli uomini del Rihad, ma dopo morto è diventato ancora più potente, come primo Colonnello nell’esercito dei Muruk del dio Rikka, risvegliato dal Saggio Scriba, il dio Bha, è adesso un concentrato di bende e violenza, che, con la mente e la saggezza di due vite, combatte per il proprio signore divino, affrontando qualsiasi nemico gli si disponga davanti”, spiegò con una risata sarcastica Seala, prima di invitare il Muruk a continuare l’assalto.

Subito Oslo si lanciò in un altro assalto con le lunghe bende, che corsero verso l’Anies, che però evitò nuovamente l’attacco, lanciandosi contro il nemico con un veloce calcio con rotazione.

Il Muruk sembrò subire l’attacco, ma le bende, una volta raggiunte dal piede nemico, si scomposero, circondando il corpo del Custode, e stringendolo fra di loro, “Povero pazzo, sperare di battere Oslo con un assalto del genere”, ridacchiò Seala, osservando il nemico contorcersi nella stretta delle bende, finché queste ultime non presero fuoco.

Come una scheggia Suan Ku volò lontano dalle fiamme, “Dovreste sapere che noi Anies eravamo distinti in due razze, quelli del Fuoco, capaci, con il battito d’ali di creare un attrito tale nell’aria da emettere fiamme, e quelli del Vento, che sapevano scatenare persino dei tornado, da ciò che si dice. Ebbene io faccio parte della prima razza, probabilmente la più pericolosa”, avvisò il Custode, osservando il corpo del nemico ricomporsi, “Le fiamme, ad ogni modo, non possono distruggere ciò che un dio ha creato”, lo ammonì Oslo, preparandosi a continuare la lotta.

 

Garulf, intanto, si era lanciato furente contro il Custode del Nord, colpendolo con feroci artigliate e possenti pugni, fendenti che avrebbero reciso anche l’albero più resistente, ma che non riuscirono a danneggiare minimamente la corazza di Jen – Bu, il quale, dopo aver subito alcuni colpi, con un diretto allo stomaco rigettò indietro l’avversario.

“Dei quattro Custodi, sono il più resistente, nessuno è mai riuscito a danneggiare questa corazza, la più potente mai creata da volere divino, una corazza che nemmeno tu, mostro dell’Asjar, potrai danneggiare”, avvisò il Custode, lanciandosi di nuovo all’assalto con un potente montante al volto di Garulf.

Il Kreeb volò di nuovo al suolo, stordito, ma si rialzò di scatto, furente e grondante sangue dal volto, “Pazzia è la tua, Custode, se pensi che Garulf sia un guerriero come quelli che hai già incontrato, a lui è stata data una forza senza pari, che si scatena ogni volta qualcuno lo attacchi con violenza”, avvisò allora Tyrion, osservando il suo seguace, scattare con una velocità inaspettata contro Jen – Bu.

Con una veloce mazzata del braccio destro, il Kreeb spostò indietro il nemico, lasciandolo barcollare stupito, quindi, senza dargli la minima tregua, gli fu addosso, colpendolo con diverse testate ed artigliate alla maschera, “Spostati, bestiaccia”, urlò ad un tratto Jen – Bu, allontanando con un possente calcio la creatura del Nord. “Per quante volte tu mi colpisca, specie di animale, non potrai mai danneggiare questa magnifica corazza”, esclamò soddisfatto il custode, prima di notare una crepa che lentamente si stava aprendo sul pettorale, proprio sotto il collo, “Il risultato del suo primo attacco, forse il più efficace”, avvisò allora il dio figlio di Odath, che osservava quietamente lo scontro.

“Garulf frantuma, distrugge, spazza via”, ringhiò il Kreeb con la voce animalesca che lo contraddistingueva, prima di lanciarsi di nuovo all’assalto, “Vuoi un confronto frontale? Bene, maledetta bestia”, esclamò in tutta risposta il Custode, lanciandosi a sua volta alla carica.

I due corpi cozzarono l’uno contro l’altro, spalla contro spalla, testa contro testa, con una violenza senza pari, capace di danneggiare persino il terreno intorno a loro, oltre che aprire una grande crepa sulla corazza del Custode ed una profonda ferita sotto la pelliccia del Kreeb, costringendoli entrambi ad indietreggiare.

 

Lo scontro fra Odisseus e Senru, intanto, non era ancora iniziato, i due sfidanti si osservavano, studiandosi vicendevolmente. “Sei sicuro di non volermi dire chi è questa Regina dell’Isola? Come notizia sembra quanto meno interessante”, esordì Odisseus, dopo alcuni minuti di silenzio, “Come ti ho già spiegato, guerriero di Aven, non mi è concesso”, tuonò Senru, scattando verso il nemico. Il Navigatore stava per rispondere all’assalto, quando si accorse di non essere lui la meta dello scatto, bensì il mare alle sue spalle. Forse preso da curiosità, oppure per troppa sicurezza, Odisseus si spostò semplicemente, permettendo al nemico di raggiungere con facilità l’acqua alle sue spalle.

“Perché questo tuffo in acqua?”, domandò Odisseus, voltandosi verso il Custode, che riemergeva dall’acqua.

“La sicurezza in te stesso è fin troppa”, lo ammonì Senru, “hai fatto l’errore maggiore che potessi mai immaginare, mi hai concesso di oltrepassarti senza stremarmi minimamente, dovrai ora provare il vero potere del secondo custode dell’Isola Sacra”, spiegò il guerriero, mentre un’onda circondava il suo corpo, sommergendolo del tutto.

Passarono pochi attimi, poi l’acqua scomparve, lasciando il posto ad una corazza di luce azzurra, che ricopriva le spalle e le braccia, finendo da una parte nell’artiglio di giada, dall’altra in un grande scudo verde.

“Il secondo Custode?”, ripeté incuriosito Odisseus, “Si, per potenza. Il migliore fra noi è di certo il Custode d’Oriente, capace di usare i poteri appresi presso i Cancelli Celesti, ma il secondo sono io, dotato di un’arma fatta con il Tomatos, una lega metallica che si racconta creata dal sommo Rahama, come dono per gli uomini. La lega più potente, che, se alimentata con sangue e volontà umana, può creare a sua volta altro, in particolare questo artiglio dal colore della Giada può diventare una corazza invincibile, bilanciando attacco e difesa, se a contatto con l’acqua”, spiegò Senru, preparandosi all’assalto.

“Ho avuto la sfortuna di incontrare uno dei più forti? Sai che peccato”, ridacchiò Odisseus, osservando il nemico avvicinarsi, “Potrai rimpiangere il mio incontro nei tuoi ultimi secondi di vita, invasore dell’Ovest, ben presto lo capirai. Più fortunati sono stati gli altri naviganti, poiché terzo per forza è il Custode del Sud, mentre il più debole è quello del Nord”, concluse Senru, prima di lanciarsi alla fine all’assalto.

Odisseus si scagliò in tutta risposta all’assalto, mentre i suoi pugni brillavano di una rossa luce di distruzione. Con un possente pugno il Navigatore tentò di superare le difese del nemico, ma questi si dimostrò incredibilmente veloce, parando il diretto con lo scudo di luce verde, che bloccò l’intera potenza del colpo, mostrando delle increspature simili a quelle di uno stagno, “Non ti sei mai reso conto di quanto sia distruttiva ed insieme efficace nella difesa l’acqua? Può distruggere una città, oppure fermare una frana, grande il potere di quest’elemento naturale e grazie a questo artiglio, lo posso accumulare intorno a me”, spiegò Senru, sollevando poi l’arma d’offesa contro Odisseus, colpendolo con un fendente, così da provocare dei sottili tagli sul suo petto con le affilate estremità.

“Sembra uno scontro più difficile del previsto”, osservò il Navigatore, allontanandosi di alcuni passi dal nemico.

 

Sulla costa Orientale, intanto, una figura seduta su una roccia osservava la sabbia intorno a se, “I miei compagni stanno combattendo, tutto questo solo per lei, quella vile creatura che tiene prigioniere le nostre menti e le anime, quella dannata Regina, se solo potessi andare ad attaccarla, sarei di certo capace di vendicare i torti subiti”, ringhiava fra se quella figura, sbattendo degli affilati pugni contro il terreno.

Era un uomo elegante in viso, aveva sottili capelli biondi che scendevano sulle spalle, adornate da una pelle di tigre, su cui risaltavano per colore. Gli occhi azzurri di questo guerriero era simili a quelli di un felino sofferente, un felino proprio come le due tigri tatuate sulle sue braccia. I lineamenti, duri e tristi insieme, erano chini verso il suolo, come l’intero corpo, chino come se sottoposto ad un peso superiore a quello che le spalle maestose potevano sopportare.

“Nemmeno io, Byak’O, ho potuto niente contro quella creatura”, si lamentò fra se il Custode.

Tutto questo accadeva mentre le tre battaglie, sulle coste di Ten-Lah entravano velocemente nel momento di massimo vigore, che avrebbe portato alla vittoria di uno solo dei due sfidanti, in ognuno dei tre versanti.