Capitolo 41: L’Idra
Ammaliatrice
Odisseus era seduto sulla riva occidentale di Ten-Lah, osservava la collina, da cui non sentiva provenire alcun rumore di battaglia, “Spero che Iason e gli altri non abbiano trovato più problemi del previsto, se solo avessi immaginato quali fossero i doveri dei Custodi, avrei potuto aggirare prima il problema, seppur contro Senru non ci sarebbe stata altra fine che sconfiggerlo, con delle gravi perdite, tra l’altro”, concluse, guardandosi la mano destra, ancora immobile sulla sabbia.
Dentro la grande sala, interna alla collina, la misteriosa e bellissima donna di nome Gyst, si era fermata sul secondo scalino, poco lontano dai tre gruppi di navigatori, per la maggioranza immobilizzati, come se qualcosa gli impedisse di muoversi.
“Divino Tyrion, Roan, che aspettiamo ad attaccare costei?”, tuonò Brulde, dopo alcuni minuti di silenzio.
“Non possono risponderti, né alcun altro maschio potrebbe fra i presenti, finché la mia presenza è così forte, tutti coloro che mi hanno osservato sono stregati dal mio fascino”, esordì la bellissima Regina, “Non dire stupidaggini, pensi davvero di essere così affascinante da far dimenticare i propri doveri persino ad un dio?”, ringhiò l’Hellekia, portando la mano alla spada.
“Non è il suo fascino a bloccarli, ma i poteri che possiede, lei riesce a manovrare gli uomini, proprio come ha fatto con il Custode”, spiegò Pandora, osservando infuriata l’avversaria.
“Anche questa mi sembra un’assurdità”, s’intromise allora Seala, “No, al contrario è l’unico motivo per cui solo noi tre, donne dei gruppi, siamo capaci di muoverci liberamente e parlare. Non devi sottovalutarla, Gatta del Rihad, costei ha a che fare con l’Idra Nera, un gruppo che da diverso tempo sta rallentando i passi di noi Arvenauti”, spiegò la Signora del Nero Sciame, ricevendo un applauso dalle candide ed affusolate mani di Gyst.
“Ti faccio i miei complimenti, Pandora, sei molto sveglia. Si vede che la vicinanza ad Odisseus vi ha fatto bene, però non siete acuti quanto lui, altrimenti vi sareste cautelati, dopo aver sentito il racconto di Senru”, esordì con tono beffardo la Regina dell’Isola.
“Effettivamente il mio potere è quello di controllare i corpi maschili, almeno in parte è questo”, spiegò Gyst, “o meglio, in parte è il potere, in parte è il fascino, poiché con i profumi ed il magnifico aspetto di cui la natura mi ha dotato riesco a distrarre qualsiasi uomo, che sia mortale o divino, e costringerlo ad osservarmi ed a quel punto la mia voce, un’arma capace di piegare ogni muscolo, si mette in azione, paralizzando chi mi ascolta. Prima, mentre fischiettavo, sorseggiando il mio vino, ho preso il controllo dei vostri compagni di viaggio”, raccontò con voce soddisfatta, scendendo un altro scalino con il leggiadro piede.
“In questo modo ho preso il controllo dell’Isola in nome delle Nove Teste dell’Idra e di Chi ci guida”, continuò a raccontare la bellissima nemica, “Sei tu che hai spinto contro di noi le Axelie ed i naviganti della Lutibia”, la accusò Pandora, “No, non sono io, quello che ha guidato le truppe di resuscitati contro voi, di Aven, e contro quelli del Rihad e dell’Asjar, era un mio confratello, come miei confratelli sono l’altro essere che avete percepito a Lembia e colei che sta distruggendo l’esercito di Odath su Tirand”, continuò Gyst, prima di fermarsi nella sua discesa e guardarsi intorno. “Visto che abbiamo ancora tempo”, esordì poco dopo la malefica creatura, “vi concedo una domanda ognuna, iniziando da te, guerriera del Nord”, affermò, voltandosi verso Brulde.
“Una domanda? Bene, dimmi subito dove sono i Tre Tesori”, tuonò l’Hellekia.
“Li ho consegnati tutti al mio Signore, Colui che ha creato le Nove Teste dell’Idra e che mi scelse come sua terza creatura, dopo coloro che finora si sono mossi e prima della Devastatrice di Tirand. Secondo te perché sono arrivata su Ten-Lah? Perché potessi bloccare i Custodi e permettere ai miei confratelli di arrivare sull’Isola, per spazzare via le bestie e prendere i Tesori. Cinque Teste caddero per prendere quei piccoli oggetti luminosi, però quando il mio Padrone li ebbe riuscì ad organizzare il piano migliore che si potesse creare, perfetto da ogni punto di vista”, esclamò soddisfatta Gyst.
“Che cosa? Quindi abbiamo fatto tutta questa strada per niente? Quale sarebbe il piano?”, tuonò Brulde, infuriandosi contro la malefica nemica.
“Mi dispiace, una domanda, non tre”, ridacchiò Gyst, “ora tocca a Pandora”, affermò, voltandosi verso la Signora del Nero Sciame, “ovviamente, però, non ti dirò niente sul piano del nostro Signore”, concluse con un beffardo sorriso la magnifica e malefica Regina di Ten-Lah.
“Allora, spiegami che intendevi dire con quella frase, la perdita di Cinque Teste dell’Idra, siete rimasti in quattro soltanto?”, domandò Pandora, mentre passava un veloce sguardo fra i suoi compagni, sperando che qualcuno di loro desse segno di mobilità.
“Nessuno nasce Idra Nera, eccetto forse il primo dei confratelli, colui da cui l’intero ordine ebbe origine. Cinque di noi caddero allora, eliminati da quelle bestie, però, in questi anni, altri cinque esseri sono stati prescelti e ben presto si schiuderanno a nuove Teste dell’Idra. Io stessa un tempo ero soltanto una delle tre Streghe di Shawah”, raccontò Gyst.
“Shawah? Ma le donne chiamate streghe sono morte!”, esordì Brulde, interrompendo la malefica Regina, “Si, la maggiore di noi, Main, morì per colpa del tuo dio, Odath, che mandò i propri guerrieri a fermarci, solo perché era nostra abitudine attirare con profumi e carnali inviti i naviganti, per poi ucciderli e sacrificarne i corpi. Allora ricordo che non avevamo alcun potere, se non la conoscenza di alcuni nettari inebrianti e profumi afrodisiaci, poi, dopo la morte di Main, io e Shada, fummo costrette alla fuga, finché non ci trovò il mio Signore. Egli scelse me, perché apprezzavo particolarmente l’idea di restare bellissima per sempre e poter comandare su tutti gli uomini, persino le divinità e come segno di fede uccisi per Lui mia sorella, tramutandomi, così, in Gyst, l’Ammaliatrice, fra le Teste dell’Idra Nera”, concluse la malefica ed affascinante nemica, passandosi una mano fra i capelli profumati.
“Quindi cinque di voi sono ancora nascosti nel mondo”, rifletté Pandora, guardandosi di nuovo intorno, “Lo supponevo che fossi acuta”, osservò Gyst, “ora andiamo alla Gatta”, concluse voltandosi verso Seala.
“Grazie dell’attenzione”, ringhiò infastidita la guerriera del Rihad, “ma io ho una sola domanda per te, o piuttosto un dubbio per le due naviganti che con me hanno dovuto sopportare il tuo continuo pavoneggiarsi”, osservò la Donna Gatto, avanzando di qualche passo, “E quale sarebbe?”, incalzò allora Gyst, “Uno semplice: perché non ti abbiamo ancora attaccato”, tuonò Seala, scattando verso la nemica con gli affilati artigli in vista.
“Perché la mia voce non ferma solo gli uomini con la sua melodiosa armonia”, rispose la Regina con un sarcastico sorriso.
Quando le due furono a pochi centimetri di distanza, Gyst aprì la bocca ed un suono lungo ed acuto proruppe da lei, un urlo, quasi un canto tuonante che bloccò i movimenti di Seala, rigettandola con violenza contro la parete dietro di se, stordita, per poi lasciarla cadere al suolo.
“Sono una delle Nove Teste dell’Idra, non avresti nemmeno sperare che fossi in qualche modo incapace di combattere, mi hai davvero deluso, non ti facevo così stupida, Gatta”, la derise Gyst, osservando la nemica rialzarsi da terra, mentre un acuto ronzio iniziava a scatenarsi nella sala, proveniente da Pandora. “Mi stavo chiedendo quali poteri ancora ci nascondessi, per fortuna è stata quella guerriera del Rihad a costringerti a mostrarli”, esordì la Signora del Nero Sciame, prima di lanciarsi contro la nemica con tutto il suo furente volar d’insetti.
La Regina dell’Isola sorrise, mostrando i bianchi e bei denti fra le carnose e lucenti labbra, quindi, con un veloce gesto si voltò verso lo sciame feroce e con un altro acuto lo rigettò indietro, costringendo Pandora a ricomporsi, nel momento stesso in cui cadeva al suolo.
“Non farmi ridere con questi trucchi da baraccone, tu ed i tuoi insetti avreste fatto meglio a restare nel vostro cimitero, anziché entrare in una guerra più grande di voi”, la avvisò Gyst, lasciando sbalordita la nemica, “Si, il nostro Signore sapeva perfettamente in quale condizione tu vivevi e che saresti stata richiamata dal desiderio di vedere il Tesoro Verde e poterne usufruire”, concluse la Regina, prima che un rumore alle sue spalle la facesse voltare.
Brulde, infatti, aveva tentato un assalto dopo essere saltata sulla parete con un agile movimento, ma, purtroppo per lei, Gyst la percepì avvicinarsi e, voltandosi, emise un altro acuto, che rilanciò indietro l’Hellekia, schiantandone la schiena contro il tetto della sala, “Patetica anche tu”, la ammonì la bellissima Testa dell’Idra, mentre anche la terza nemica ricadeva al suolo, svenuta.
“Sembra che una di noi sia ormai fuori uso, Guerriera del Sud, temo che dovremo coordinarci per abbattere questa Regina, se non vogliamo finire come l’Hellekia, o peggio”, esordì allora Pandora, rivolgendosi a Seala, “Va bene, dato che non vedo soluzioni migliori, ci sto”, concordò la Donna Gatta, lanciandosi all’assalto, subito seguita dal nero sciame.
“Povere pazze”, rifletté la malefica bellezza, prima che con un acuto iniziasse il suo attacco. Il nero Sciame si gettò contro l’onda sonora, aprendosi, come a formare un imbuto, ma nemmeno questo bastò, poiché gli oscuri insetti non riuscirono a dividersi nel momento più opportuno e furono travolti dal potente assalto sonoro, che li lanciò verso l’alto, costringendo Pandora a ricostituirsi, per poi cadere pochi scalini più in basso, stordita.
Seala, però, approfittò dell’attacco che le aveva evitato l’alleata momentanea e con un agile salto si portò sopra l’avversaria, “Voglio proprio vedere se riesci a riprendere fiato”, esclamò divertita la Donna Gatto, pronta a colpire, ma Gyst nemmeno le rispose, non fermò l’acuto con cui aveva colpito Pandora, semplicemente alzò il capo, investendo anche la guerriera del Rihad con il potente attacco sonoro, così da gettarla poco lontana dalla Signora del Nero Sciame, anche lei stordita.
“Ti avevo già avvisato di non sottovalutarmi”, la ammonì la Regina, preparandosi a colpire di nuovo le due nemiche, adesso a terra, stremate.
“Ferma!”, tuonò però una voce maschile dal gruppo, una voce che sbalordì la bellissima e malefica guerriera, “Chi ha parlato?”, domandò Gyst, “Qualcuno a cui il suono della tua voce non sembra fare effetto per molto”, rispose la voce, che si muoveva fra i corpi paralizzati, “posso ipotizzare che questo avvenga perché tu blocchi i muscoli raggiungendo l’animo nobile, o desideroso, degli uomini, ma su di me ciò risulta alla lunga inefficace perché le tue melodiose parole finiscono nell’abisso che possiedo, un abisso in cui la mia stessa anima è condannata”, spiegò Atanos, apparendo alla base delle scale.
“L’Immortale senz’anima, mi avevano parlato anche di te. Poco male, mi vedrò costretta a spazzar via il tuo aitante corpo, insieme alla mente desiderosa di combattermi”, affermò Gyst, prima di scatenare un acuto contro il nemico, che lo subì completamente, schiantandosi contro una parete alle sue spalle.
“Un altro nemico è andato”, esclamò divertita Gyst, rivolgendosi di nuovo a Pandora e Seala, che si erano riprese e cercavano di rialzarsi, “ed ora voi lo raggiungerete”, concluse.
“Stavolta sei tu che sottovaluti il mio compagno di viaggio”, la ammonì però la Signora del Nero Sciame, rialzandosi a stento, “E non solo quell’essere ha un animo così empio da riuscire a liberarsi”, aggiunse Seala, appoggiandosi alla momentanea alleata per rimettersi in piedi.
Un urlo, infatti, proruppe dalla schiera di uomini paralizzati, subito seguito da un altro rumore, quello di Kaar che cadeva al suolo, allontanato da una zampa di sabbia, uscita dalla spalla di Sokar, in cui rientrò pochi attimi dopo, prima che il Comandante dei Tulakei alzasse il volto verso Gyst, mostrando degli occhi pieni d’odio e furia.
“Donna, pagherai questo tentativo di assoggettarmi con la vita”, ringhiò il Demone del Sud, “Mi trovo d’accordo con lui”, aggiunse Atanos, rialzatosi illeso e pronto ad attaccare di nuovo, “Non pensare, guerriero dell’Ovest, prima lei, poi tutti voi altri morirete, perché avete osato rallentare il mio passo”, ringhiò Sokar, sgranando ancora di più gli occhi.
Una zampa di sabbia proruppe dalla schiena di Sokar, uscendo da uno degli strati del suo nero abito, gettandosi contro Gyst, che, con un potente acuto costrinse l’estremità di sabbia a ritrarsi con violenza. “Non so cosa tu sia, Demone del Sud, ma di certo non potrai toccarmi”, lo avvisò la bellissima Regina di Ten-Lah, prima di notare che Atanos già era scattato sulla scalinata, pronto a raggiungerla per colpirla.
“Non c’è più gentilezza a questo mondo, di questo ne ero cosciente, ma pensavo che un tipo vecchio come te, avesse ancora le basi del galateo, che un tempo si spiegavano a tutti”, ridacchiò Gyst, prima di emettere un potentissimo acuto verso il nemico ormai a pochi passi da lei.
Questa volta, però, l’avversario non volò via, bensì rimase fermo nella posizione in cui era, mentre gli strati della sua pelle quasi si staccavano di netto, per la potenza del suono, rimanendo però congiunti al corpo dal grande potere derivato ad Atanos dalla sua maledizione.
“Normalmente chi subisce il tuo attacco si lascia andare per non subire danni maggiori dalla corrente sonora, ma con me non puoi sperare in tanta accuratezza, non mi muoverò da qui finché potrò, o finché non sarai stata ferita”, avvisò l’Immortale, “uomo di sabbia, colpiscila ora, trapassami, se è necessario, ma vedi di raggiungerla”, ordinò Atanos, “Pandora, e tu, Donna Gatto, vedete di allontanarvi, perché se mi respingerà, temo di potervi travolgere nell’impatto violento”, avvisò infine.
Subito il Nero Sciame si mosse spostando al sicuro chi lo comandava, permettendole di arrivare fra gli altri Arvenauti, ancora paralizzati per effetto di Gyst, ma solo allora Pandora si accorse che Seala era ancora ferma sulle scale, anzi, dopo che lei si era allontanata, la Guerriera del Rihad era caduta in ginocchio su uno scalino. “Che fai ancora lì? Muoviti presto”, urlò Pandora a Seala, “Non riesco a muovere bene le gambe, non posso”, replicò infastidita la Donna Gatto, “Lord Sokar, attacchi comunque, presto”, concluse la guerriera, mentre già l’artiglio di sabbia si era mosso contro i bersagli disposti sulla scalinata.
Gyst osservava i movimenti dei nemici senza poterli impedire o commentare, bloccata nell’acuto con cui fermava i passi di Atanos, ma, quando vide arrivare l’artiglio di sabbia, il suo sguardo mutò, diventando più serio e furente, mentre i capelli si alzavano, come increspati dal vento ed il suo dalle sue labbra si tramutò, da acuto melodioso in assordante urlo, un urlo che fu capace di distruggere parte della scalinata e travolgere l’Immortale, schiantandolo contro un’altra parete della sala, mentre l’attacco di Sokar si disperdeva nell’aria.
“Tutto bene, Atanos?”, domandò a quel punto Pandora, avvicinandosi al compagno, mentre ricadeva al suolo, “Stiamo entrambi bene”, replicò l’Immortale, appoggiando Seala a terra, “Si è stretta a me mentre venivo gettato indietro dall’urlo di Gyst, però sembra che sia svenuta nel mio impatto con il muro”, spiegò l’Arvenauta, “tu piuttosto, come stai?”, continuò, “Non sono molto in forze”, replicò la Signora del Nero Sciame, “Non ti preoccupare, ci penseremo io e quel guerriero di Sabbia a fermare, o almeno rallentare, quel membro dell’Idra Nera”, concluse l’essere senz’anima, lanciandosi di nuovo all’assalto.
Sulla costa Occidentale dell’Isola, intanto, Odisseus aveva udito il potentissimo urlo, che quasi aveva fatto tremare l’intera spiaggia, “Spero che non abbiano trovato qualche nemico tanto potente da spazzarli via in questo modo, seppur non ricordo di alcun essere nelle leggende dell’Isola, che fosse capace di attaccare con delle urla così portentose, mi chiedo se questa Regina non riservi delle altre sorprese, magari nel rivelare loro chi veramente sia”, pensò fra se il Navigatore, mentre si rialzava, poi accadde qualcosa, quasi una sensazione, ma subito l’Arvenauta si voltò verso la collina, dove vide delle strane figure muoversi, per poi scomparire in dei piccoli fori alla base della struttura.
“Chi possono essere? Di certo non degli abitanti del posto. Se fossero stati con i diversi naviganti, Argos li avrebbe visti, né ho percepito alcuno dei Custodi muoversi ed al momento sento la presenza di tutti loro, da quando siamo stati legati da questo strano legame alle varie coste”, pensò Odisseus, sempre più preoccupato per i propri compagni di viaggio.
All’interno della sala, intanto, Gyst osservava infastidita i due nemici che con tanta determinazione la stavano attaccando, “Non avrei mai pensato che degli infimi maschi osassero non apprezzare la mia melodiosa voce, degli esseri come voi li spazzerei via con immenso piacere ed orgoglio, degli immondi rifiuti incapaci di apprezzare la mia suprema ed eterna bellezza. Un Immortale, privo di un’anima che gli permetta di concepire cosa sia il bello e cosa il brutto ed un Demone, un essere pazzo, privo di ogni forma di logica e bontà d’animo, più un malvagio che un guerriero di giustizia o dal devoto agire”, rifletté disgustata la magnifica Regina, guardando Atanos rialzarsi dopo l’ennesimo acuto e Sokar in piedi, alla base della scalinata ormai quasi inesistente.
“Purtroppo per voi, però, non ho più tanto tempo da perdere in queste discussioni e zuffe da fanciulli, vi lascerò ai nemici che per voi sono stati scelti, nel poco tempo che ancora avrete da vivere”, sentenziò dopo alcuni attimi Gyst, guardando il pavimento sotto i suoi nemici, “spero che la caduta non sia di vostro gradimento”, esclamò poi, prima di emettere un potentissimo urlo contro il terreno.
Fu questione di pochi secondi, poi tutti i naviganti si ripresero, appena in tempo per accorgersi che la sala stava crollando, nessuno riuscì a far niente, nemmeno Pandora o Tyrion, tutti furono travolti dal crollo e si ritrovarono a cadere in un abisso che sembrava quasi senza fine.
Quando rimase sola, Gyst guardò sotto di se, “Ho fatto la mia parte in questa sala, ora dovrò concludere il mio soggiorno su Ten-Lah adempiendo alla seconda parte del piano datomi dal mio Signore”, concluse fra se la bellissima Regina, sparendo in un bagliore di luce acutissima e candida.