Capitolo 49: I sopravvissuti di Ten-Lah

 

Sul versante Nord dell’Isola di Ten-Lah, nei pressi della collina, due figure uscivano da un altro capo dell’Oscuro labirinto, “Ci siamo quasi, Guardiano di Lera, ormai l’uscita è qui, dinanzi a noi”, rassicurò la voce di Tyrion, prima che il dio e l’ex semidio potessero rivedere la luce del sole che tramontava.

“Ce la fai a restare in piedi, Guardiano?”, domandò subito il figlio di Odath, lasciando la spalla di Argos, e guardandosi intorno, “Si, divino Tyrion, non si preoccupi, piuttosto c’è qualcuno che si avvicina da altri due fori”, avvisò l’Arvenauta, “Chi? Dei nemici?”, incalzò subito la divinità del Nord, “No, tre amici”, spiegò con tono rassicurante l’altro, appoggiando il proprio bastone al suolo per sostenersi.

Dalla grotta alla loro destra uscì una figura, solitaria e titubante, anche da sinistra sembrava apparire una sola figura, ma ciò che accadde allora fu sbalorditivo: un centauro volò al suolo, senza vita e pochi attimi dopo un altro corpo balzò fuori da quel foro, ma, guardandolo meglio, Tyrion si rese conto che non era un singolo individuo, bensì un Guerriero che sosteneva fra le braccia una figura ferita.

“Eracles, Iason”, esordì felice Argos, guardando i due compagni Arvenauti, “Brulde!”, continuò con altrettanta felicità il figlio di Odath, avvicinandosi ai due guerrieri e prendendo fra le proprie braccia la giovane Hellekia ferita.

“Ti ringrazio, Guerriero di Aven, poiché sono certo che tu l’abbia salvata da chiunque ha osato ridurla così”, esordì subito il dio del Nord, “Per me è stato un onore”, replicò gentilmente Iason, prima di accasciarsi al suolo, scosso da forti movimenti tellurici.

“Grazie anche da parte mia”, sussurrò allora la voce di Brulde, mentre la ragazza si riprendeva sempre più velocemente, “ti ringrazio di avermi salvato, Guerriero di Aven”, concluse, prima di voltarsi verso il dio del Nord.

“Divino Tyrion, dov’è Roan? E Garulf?”, balbettò titubante la giovane ferita, guardandosi intorno. Il volto del figlio di Odath divenne triste guardando l’Hellekia, poi si voltò, probabilmente scosso dal rumore del pianto di Eracles. “Mi dispiace”, sussurrava intanto il figlio di Urros, “è colpa mia se Roan non è più qui”, continuò, “mi ha salvato affrontando Kuon, vedendo che non ero capace di colpirlo e finire colui che era mio fratello”, spiegò con voce disperata l’Arvenauta, battendo i pugni al suolo.

Il dio dell’Asjar lasciò Brulde fra le mani del suo salvatore, ancora seduto a terra, e si avvicinò al giovane figlio di Urros, che piangeva chino sulle ginocchia, quindi, con inaspettata gentilezza gli appoggiò una mano sulla spalla, “Non sentirti in colpa se Roan ha voluto sacrificarsi per salvarti, anzi, sentiti onorato se quel nobile e coraggioso uomo ha deciso di perdere la sua vita mortale perché tu potessi conservare la tua, di certo ti ha valutato come un uomo degno di tale gesto”, spiegò Tyrion, “sei figlio di un dio, eppure hai tutte le migliori qualità di un mortale, cose come l’onore e l’umiltà, che nemmeno fra noi dei del Nord sono molto sviluppate”, aggiunse con un sorriso ironico, “devi sempre camminare con la testa alta per ricordare chi ti ha salvato la vita quest’oggi e compi gesti degni di essere ricordati, allora sono certo che Roan, dall’alto del Paradiso degli eroi nordici, ti osserverà soddisfatto”, concluse il figlio di Odath, aiutando il giovane Eracles a rialzarsi.

“Ora che siamo tutti qui riuniti”, esordì pochi attimi dopo Argos, “temo che non abbiamo molto tempo per riflettere e ricordare un nobile caduto come Roan, o dei nemici che purtroppo ci sono stati tali, dato che quest’Isola è sempre più prossima alla distruzione, inoltre è successo qualcosa intorno ad ambo le navi, delle nuove battaglie”, affermò il Guardiano dalla potente vista.

“Odisseus?”, domandò subito Iason, “E Garulf?”, incalzò Brulde, completamente cosciente, “Non lo so, ma la nostra nave è danneggiata e sulla spiaggia Settentrionale ci sono segni di una furiosa battaglia”, rispose prontamente l’Arvenauta, “Pandora dov’è? E gli altri due?”, esclamò allora Eracles, guardandosi intorno e notando solo allora l’insetto nero della sua compagnia di viaggio spostarsi.

“Insegui pure quell’insetto, figlio di Urros, non preoccuparti per me e Iason, raggiungeremo la nave e vedremo cos’è successo ad Odisseus, tu occupati di trovare gli altri, bene?”, ordinò allora Argos, sorridendo al giovane compagno, che subito corse dietro alla creatura oscura, dopo aver chinato il capo in segno di ringraziamento.

“Il peggio sarà raggiungere la costa, dato che siamo stremati”, ridacchiò allora il Guerriero di Aven, “Non è un problema, amici miei, saprò esservi di aiuto in questo senso, come voi lo siete stati con me e Brulde, vi accompagnerò io con il potere di Pherk, il mio maglio sacro”, esordì il dio del Nord, “prima, però, permettetemi di raggiungere Garulf, che so solo su quella spiaggia e forse ferito”, concluse con volto triste, “Già è grande il favore che ci fai, sommo Tyrion, come potremmo darti anche degli obblighi superiori? Non sarebbe degno di rispetto il nostro comportamento”, replicò Argos con un gentile sorriso. “Bene”, replicò sorridente il figlio di Odath, “stringetevi la mano ed il primo di voi mi tenga la destra”, ordinò allora il dio, prima che Brulde prendesse la sua mano ed Argos ed Iason si tenessero a lei. Un tuono fu tutto ciò che seguì quel gesto, antecedente ad un fulmine, segno della partenza dei quattro da quel lato della collina.

 

Sul versante opposto della collina, intanto, Atanos aveva dato le spalle a Sokar, percependo l’arcana presenza manifestarsi sulla costa e questo, se l’Arvenauta fosse stato una persona normale, gli sarebbe stato letale, poiché con furia il Demone del Sud lo attaccò, conficcando un artiglio nelle sue carni.

“Senti la vita abbandonarti, Guerriero dell’Ovest? Percepisci il Terrore di Sokar, la più terribile sensazione che sia mai stata trasmessa a membra umane?”, domandò con voce soddisfatta il folle guerriero del Rihad, “No, non sento niente di tutto ciò”, replicò freddamente l’Immortale, voltandosi verso il suo avversario, “ma probabilmente perché le mie non sono più membra umane, bensì carne prive di anima alcuna”, concluse l’Arvenauta, lanciandosi contro l’altro e colpendolo con un diretto al volto.

“Questo non basta contro Sokar”, affermò con voce dispiaciuta Seala, “Vero, contro di me un misero pugno è una carezza mal data, niente di più”, ridacchiò soddisfatto il Demone del Sud, rialzandosi con della sabbia che si risistemava sul volto, per poi colpire con un’artigliata il volto dell’Immortale. “Nemmeno per Atanos è abbastanza”, affermò divertito Acteon, “Cosa?”, esclamò il guerriero del Sud, “Ha ragione, non puoi ferirmi, come nessuno in questo mondo, perciò i tuoi colpi sono inutili su di me”, rispose prontamente l’Arvenauta, ponendosi dinanzi all’avversario con il suo sguardo freddo.

Un ronzio, però, interruppe la tensione che si stava già formando fra i due esseri invincibili, “Per quanto la situazione possa apparire, forse, comica, non abbiamo tempo da perdere in delle inutili diatribe fra degli esseri che non possono ferirsi tra loro, dato che ormai l’Isola è prossima ad affondare ed i nostri compagni dall’altro lato della collina sono usciti alla luce del sole, come noi”, affermò Pandora, apparendo dinanzi ai quattro.

“Non mi interessa niente di voi, guerrieri dell’Ovest, potete anche morire tutti per quanto mi riguarda, né mi importa dei miei sottoposti che sono stati spediti fin qui insieme a me, l’unica cosa che voglio è sconfiggere l’essere più forte che mi si pone davanti e per ora è questo individuo il mio nemico più degno, quindi lo spazzerò via con tutta la forza che possiedo, se sarà necessario”, avvisò con tono folle il Demone del Sud, “potete anche tentare di fermarmi con le vostre misere forze, anche tutti insieme non riusciste a far niente, come Seala potrà confermarvi, o come vi dirà lo stesso Kaar, una volta uscito dalla collina”, concluse Sokar, lanciandosi in un altro attacco con diverse braccia di sabbia contro Atanos, attacco che risultò inefficace, come i precedenti e che portò l’Immortale a rispondere con una possente testata al nemico, un attacco rozzo, ma capace di far deformare la sabbia sul capo di quel essere del Sud.

“L’uomo Scorpione non tornerà più”, affermò allora Pandora, interrompendo di nuovo i due combattenti, “Che vuoi dire?”, incalzò Seala, “Egli è caduto, ucciso dalla nemica che abbiamo trovato sulla nostra strada dopo aver combattuto da vero guerriero, come un grande eroe antico, degno di essere di certo ricordato dal vostro sommo signore Rikka”, spiegò la Signora del Nero Sciame.

“Rikka non si interessa di chi cade per il suo interesse, a lui preoccupano soltanto le vittorie, quasi come a me”, affermò allora Sokar, con voce per nulla attenta, mentre osservava con sguardo sempre più furente Atanos, “Cos’è successo alla sua assassina?”, incalzò allora la Donna Gatto, “Ho preso la sua vita, grazie anche al vostro compagno, che con il suo ultimo sforzo mi ha indicato una via per vendicarlo e concludere quella dura lotta”, rispose prontamente l’Arvenauta, prima che qualcosa la convincesse a voltarsi, un rumore di passi che subito tutti sentirono.

“Arriva un altro di noi”, esclamò Acteon, fiutando l’aria. “Pandora”, esclamò felice, in quel momento, Eracles, apparso da dietro un angolo della collina dinanzi alla Signora del Nero sciame, subito dopo uno degli insetti della fanciulla.

 

Sulla Costa Settentrionale, intanto, un tuono si manifestò, seguito da un potente fulmine che preannunciò l’arrivo di Tyrion, Brulde, Argos ed Iason in quella parte di Ten-Lah.

“Garulf!”, esclamò subito il dio del Nord, vedendo il Kreeb al suolo con delle ampie ferite sul corpo, chiaramente stordito, “Non sarà….”, balbettò disperata Brulde, “No, non è morto, ma la sua vita è su un filo sottile, ha ricevuto diverse ferite, dobbiamo ripartire presto e curarlo con ciò che c’è sulla nave”, ordinò subito il figlio di Odath.

“Chi lo ha conciato così? Quel tizio con l’armatura di pietra?”, domandò Iason, osservando il cadavere di Jen-Bu sul terreno vicino a loro, “No, lui era già morto prima che ci allontanassimo da qui, deve essere stato qualcun altro”, rispose prontamente il dio del Nord, “Il Custode dell’Est”, balbettò la voce di Garulf, mentre questi riprendeva lentamente conoscenza.

“Non sforzarti, amico mio”, balbettò allora il figlio di Odath, cercando di tranquillizzare il Kreeb che si agitava, “No, lui mi ha risparmiato ed è andato a morire sulla sua costa, era ferito”, cercò di ripetere più volte il Navigante del Nord, prima di svenire di nuovo.

“Di chi parlava?”, domandò Brulde, guardandosi intorno, “Di quell’essere che si sta allontanando verso Est, un individuo ferito da dei tagli profondi che sta arrancando nella selva”, affermò stupito Argos, “non so chi fosse, ma deve essere completamente pazzo per muoversi con delle ferite del genere”, balbettò il Guardiano, prima che Iason e Tyrion conducessero i due feriti dell’Asjar sulla loro nave.

“Tornerò presto”, affermò il dio, rassicurando i due seguaci ancora vivi, “poi partiremo e dirò a mio padre di ciò che è successo qui”, concluse la divinità, prima di porgere la mano ad Argos che subito la strinse, attendendo che Iason facesse altrettanto con lui. Il Guerriero di Aven, però, si fermò a guardare Brulde, “Se non ci rivedremo, Hellekia, sappi che è stato un onore essere salvato da te nel momento in cui Chiron stava per avere ragione della mia forza”, esordì l’Arvenauta, “Ti ringrazio”, replicò la giovane, “di queste parole e di avermi salvata”, concluse lei, prima che i tre scomparissero da sopra la nave.

 

Pandora osservava sorridente Eracles, “Ragazzo”, esordì in quel momento Acteon, avvicinandosi ai due, “Siamo lieti di vedere che anche tu sei uscito sano e salvo da quella dannata collina e sono altrettanto felice di notare che come sempre non ti interessa di nessun altro, oltre che della nostra compagna di viaggio”, affermò il Cacciatore con tono ironico.

“Acteon, Atanos, siete salvi anche voi”, affermò subito dopo il figlio di Urros, “Bene, questo vuol dire che ci siamo tutti, dato che Iason ed Argos sono già partiti per raggiungere Odisseus sulla costa Occidentale, è meglio che ci muoviamo anche noi”, propose poi, prima che un gesto del Cacciatore gli facesse notare Sokar, intento a studiare l’Immortale con il suo sguardo avverso.

“Quello è un nemico troppo desideroso di battersi con Atanos, per lasciarci andare così facilmente”, commentò l’uomo maledetto da Ritmed.

Le parole di Acteon furono seguite dai movimenti di Sokar che subito allungò un artiglio contro il collo dell’Immortale, cercando, probabilmente, di strozzarlo, ma Atanos non rimase immobile, seppur nessun segno di sofferenza deformava il suo volto, anzi cercò di sbalzare l’avversario, facendo leva sull’arto di sabbia e schiantando il corpo del Demone contro la parete rocciosa alle sue spalle, così da costringerlo a lasciare la presa.

“Sembra che tu sia più resistente di quanto immaginassi, ma altrettanto le tue doti offensive sono pessime”, affermò allora Sokar, il cui corpo era illeso, proprio come quello del suo avversario, “se non puoi colpirmi come si deve non puoi nemmeno riuscire ad essere temuto da me, ti spazzerò via con facilità, mostrandoti la mia forma ultima, la forma primordiale del demone che è custodito in questo involucro di pelle e sabbia”, avvisò l’essere del Sud, mentre gli occhi sembravano brillare di una luce rossa come il sangue.

“No, Lord Sokar, non può farlo in questo contesto”, tuonò allora la voce di Seala, mentre la Donna Gatto si avvicinava ad Atanos con fare titubante, quasi spaventata, “Perché non dovrei?”, domandò una voce innaturale ed oscura, proveniente dalle labbra del Demone del Rihad.

“Ripensi a tutto ciò che è successo qui, la prego. Prima quella Regina è riuscita a fronteggiarci e nemmeno lei ha saputo batterla, poi Oslo e la nave sono andate in frantumi e noi tre siamo stati divisi ed ora sappiamo che se non fosse stato per quel mezzo cane lei non sarebbe uscito tanto facilmente dalla grotta, conoscendo le sue grandi doti di guerriero, non di viaggiatore, posso supporlo. Inoltre la donna ha vendicato la morte del coraggioso Kaar ed io stessa sono stata salvata da colui che lei ora vuole uccidere”, concluse Seala, appoggiando una mano sulla gelida pelle di Atanos, che guardò con un volto quasi sorpreso la Donna Gatto, prima che una potentissima scossa di terremoto aprisse in quattro la collina e l’Isola stessa.

 

Sulla Costa Occidentale arrivarono Tyrion, Argos ed Iason, trovando i cadaveri di diversi serpenti di Mare sparsi intorno a loro, “Quello che comandava Mihok e gli altri Naviganti della Lutibia è stato qui, deve aver combattuto con il Navigatore”, osservò subito il Guardiano, prima di restare sbalordito per ciò che era successo alla nave da lui creata.

“Odisseus”, urlò subito Iason, correndo verso il maestro di lotta, appoggiato alla nave con diverse ferite sul corpo e la mano destra che ancora sanguinava. “Ti prego svegliati, Odisseus”, sussurrò disperato il giovane di Aven, “Si, sono ancora vivo”, rispose dopo alcuni secondi l’altro Arvenauta, subito smosso da una potente scossa di terremoto, “Dobbiamo sbrigarci”, affermò allora Argos.

“Iason, porta sulla nave Odisseus, io aspetterò che gli altri ci raggiungano”, ordinò il Guardiano, “Non ti devi preoccupare di questo, andrò io stesso a prenderli”, replicò Tyrion, “fra loro c’è colui per cui Roan ha dato la vita, non permetterò che cada adesso”, spiegò il figlio di Odath, scomparendo in un tuono, poco prima che la collina si aprisse in quattro ed un solco raggiungesse la spiaggia dove erano rimasti i tre Arvenauti.

 

Sokar osservava con volto desideroso di uccidere Atanos, mentre Seala cercava di tranquillizzarlo con le sue parole, “Comandante, non può, a loro dobbiamo molto, non sarebbe giusto, soprattutto ora che stiamo per morire. Se non tratteremo con degno rispetto i nostri momentanei salvatori finiremo nel regno del vostro Padre come dei peccatori, non come eroi del Rihad”, spiegò la Donna Gatto, “Poco mi importa del regno del dio che mi ha dato questo corpo”, ringhiò la voce orribile del Demone. “E se vi permettessimo di raggiungere il regno di Rikka, anziché quello dei morti? Poiché di quello immagino parlavate?”, domandò con voce gelida Atanos, sbalordendo tutti coloro che lo ascoltavano.

“E come?”, domandò incuriosito Acteon, “Accompagnandoli fino a Midian e lasciando che da li ripartano con un’altra nave”, spiegò con freddezza l’Immortale, “Un piano semplicissimo se non fosse che comporterebbe portare quel pazzo sulla nostra nave”, replicò con tono ironico il Cacciatore, prima che un tuono, seguito da un fulmine fermasse il loro dialogo, introducendo il dio Tyrion.

“Presto, naviganti dell’Ovest, seguitemi, dobbiamo raggiungere la vostra nave prima che l’Isola affondi del tutto”, affermò il dio del Nord, “Non andate da nessuna parte”, replicò il Demone del Sud, ponendosi dinanzi alla divinità, “Vuoi che ti spazzi via, essere immondo?”, domandò prontamente il figlio di Odath, “Provaci”, ringhiò l’altro, il cui sguardo era diviso fra Atanos ed il nuovo arrivato, adesso.

“Nessuno ucciderà nessuno qui, poiché partiremo tutti con la nostra nave, almeno che tu, Sokar, non voglia morire qui, senza conoscere altri potenti nemici”, affermò l’Immortale, scambiando uno sguardo con il Demone, il cui volto sembrò calmarsi, come se preso da un dubbio doloroso e terrificante, che spense l’oscura luce rossa nei suoi occhi.

“Se così avete deciso, guerrieri dell’Ovest, porterò tutti sulla Costa Occidentale, prendetevi per mano ed il primo stringa la mia”, ordinò allora Tyrion, stringendo la mano di Eracles, che subito prese quella di Pandora, che si avvicinò ad Acteon, subito seguito da Atanos, che congiunse la mano con quella di Seala, Sokar, poi, concludeva la fila, in silenzio.

I sette lasciarono l’altro lato della collina, prima che delle altre scosse danneggiassero ancora di più il terreno, aprendolo in diversi punti.

 

Pochi attimi dopo furono tutti sulla costa Occidentale dell’Isola, dove già Argos li attendeva. “Vi ringrazio, divino Tyrion”, furono le prime parole del Guardiano, quando vide i quattro compagni tornare, “Io ringrazio voi, che ci avete mostrato il valore degli uomini dell’Ovest. Pregherò mio padre ed i miei fratelli che il destino ci faccia rincontrare nel mondo dei vivi e combattere di nuovo insieme, nobile Guardiano celeste”, concluse il figlio di Odath, prima di scomparire in un altro lampo.

Solo dopo la sua partenza Argos sembrò accorgersi dei due nuovi arrivati, “Loro che ci fanno qui?”, domandò prontamente il Guardiano, “Gli daremo un passaggio fino a Midian”, rispose con fare perplesso Acteon, correndo verso la nave, che subito notò danneggiata, “se ci arriviamo”, concluse il Cacciatore, osservando i danni riportati dal veliero.

“Ci arriveremo, se partiamo in tempo, ormai mancheranno pochi minuti prima che l’Isola si inabissi e senza timone e con una sola vela possiamo solo sperare nel favore dei venti, se riusciamo ad abbandonare questo luogo”, lo rassicurò l’ex semidio, prima di voltarsi verso Eracles, “a questo però dovrai pensarci tu, figlio di Urros”, concluse poi.

“No”, lo interruppe Sokar, “lasciate fare a me, sposterò verso il mare aperto questa vostra nave semidistrutta”, affermò con voce nuovamente gelida il Demone del Sud, che sembrava aver perso la follia omicida scatenatasi da quando era giunto su Ten-Lah.

I cinque si guardarono fra loro, “Non preoccupatevi”, esordì allora Seala, “vicino ad una spiaggia niente è troppo pesante perché il Comandante Sokar la sposti”, affermò la Donna Gatto, prima di raggiungere il veliero con gli Arvenauti.

“E lei che ci fa qui?”, domandò, appena la vide, Iason, “Ci ha chiesto un passaggio”, affermò con tono ironico Acteon, “come il suo comandante”, concluse, indicando Sokar, rimasto da solo sulla spiaggia.

Sul braccio scoperto del Demone del Sud sembrò agitarsi qualcosa, era la sabbia che lo componeva, la stessa che si stava animando sul volto, prima che un gigantesco muro si sollevasse dalla spiaggia, spingendo il veliero degli Arvenauti in mare aperto, lontano da Ten-Lah.

“Ed il tuo comandante?”, domandò prontamente Pandora, “Arriverà”, la rassicurò Seala, prima che la figura di Sokar apparisse dal cielo, sopra un lungo scivolo di sabbia, che lo fece atterrare sulla nave, illeso e quieto. “Bene, ora possiamo dirigerci verso il regno di Ruganpos”, osservò felice Eracles, “Temo di no”, lo corresse Odisseus, “Perché?”, domandò Iason, “Il vento ci spinge verso Sud-est, diretti contro l’Isola, ma sull’altra sponda, quella Orientale”, spiegò il Navigatore, indicando Ten-Lah, che non avevano distanziato, bensì circumnavigato, in parte.

“Quella cos’è?”, domandò ad un tratto Odisseus, indicando una piccola cosa che si vede all’orizzonte, vicino alla costa, ma non ancora ad essa, “Una nave”, rispose prontamente Argos, “con i simboli del Regno di Lutibia, doveva appartenere a Sairon ed i suoi”, suppose il Guardiano, “Un ottimo mezzo per voi, per andarvene”, s’intromise Acteon, osservando i due naviganti del Rihad, “Hai ragione”, concordò Sokar, dalle cui braccia fuoriuscirono delle lunghissime colonne di sabbia, che, incredibilmente, arrivarono a toccare l’imbarcazione, tirandola verso la nave degli Arvenauti.

“Comandante, lo sforzo potrebbe ucciderla!”, tuonò Seala, “No, non morirò finché non avrò rincontrato l’Immortale e concluso la battaglia con lui”, sentenziò il Demone del Sud, mentre sempre di più il veliero lutibiano si avvicinava, balzandovi dentro con un agile movimento, quando ormai la nave era vicina.

“Allora addio a tutti e vi ringrazio”, affermò allora Seala, voltandosi verso i sette Arvenauti e fermando il suo sguardo su Atanos, “specialmente te, Immortale, a cui devo la vita”, concluse, appoggiando le sue mani su quelle del guerriero senz’anima.

“Ora vai, guerriera del Rihad ed attenta al tuo comandante”, tagliò corto Atanos, appoggiando una mano su quella di Seala, “Non mi ucciderà, ha bisogno di me per tornare nel regno del nostro signore Rikka”, concluse l’altra con un gentile sorriso, prima di saltare sul veliero appena trovato.

In quel momento, mentre le due navi venivano divise da una combinazione di venti molto potenti, Ten-Lah ebbe un ultimo sussulto dalla potenza incredibile, che ne affondò le terre investendo con un’onda maestosa la nave degli Arvenauti.

“Attenti!”, fu l’ultima parola che Odisseus poté urlare prima che l’acqua stordisse i sette naviganti di Aven.