Capitolo 59: Dubbi
nella Nebbia
Nella grande Foresta in cui gli Arvenauti stavano sfidando sei Jinma per evitare a loro ed ad Odisseus di morire, una figura correva veloce fra le alte querce, circondato da una gelida ed innaturale nebbia.
La figura smise di correre dopo un breve lasso di tempo, “Puoi anche mostrarti”, esordì subito dopo, guardandosi intorno, “Come hai capito di essere inseguito, mezzo uomo?”, domandò allora una voce celata nella nebbia, “Era troppo innaturale questo velo che oscurava i miei passi, dovevi prepararla meglio la trappola, se credevi di avere davanti una preda qualunque”, avvisò con tono sarcastico l’Arvenauta, avanzando verso un albero, “Davvero? E perché mi sarei dovuto scomodare a fare di meglio? Sei solo uno sbruffone che ora farà la fine della lepre nel bosco”, tagliò corto l’altra voce.
“Non devi mai sottovalutare una preda, se questa ha compreso il tuo piano. Ma soprattutto, non devi mai tentare di cacciare un vero Cacciatore, hai capito, chiunque tu sia?”, domandò ironico l’Arvenauta, “Tu saresti un vero Cacciatore?”, replicò l’altro, mentre una figura si mostrava, con il diradarsi della nebbia.
“Si, lo sono. Il mio nome è Acteon, il Cacciatore più abile mai esistito in tutto l’Oleampos ed Arvenauta insieme ad altri sei grandi compagni”, si presentò prontamente l’uomo maledetto da Ritmed, “Bene, è un piacere conoscere un altro cacciatore, io sono Yoko, la Volpe Grigia, il più potente Cacciatore fra i Jinma”, replicò il nemico, mostrandosi.
Acteon notò subito le somiglianze che vi erano fra loro fisicamente: un aspetto animalesco, un ricco pelo cinereo che ricopriva il corpo del Jinma, lunghi capelli e due code che dondolavano simili ad argento dietro la schiena di lui, affilati artigli e taglienti canini e, più di ogni cosa, il volto di un cane, o, più propriamente di una volpe, che si confondeva con lineamenti umani sul suo nemico.
“La nebbia nella zona più boscosa si sta diradando”, esordì nello stesso tempo un Senku nella zona da cui le due divinità, il loro esercito ed Odisseus osservavano l’evolversi degli scontri. Subito il Navigatore si spostò verso la zona in cui sapeva che un altro dei suoi compagni era intento in uno scontro e vide Acteon in piedi ad osservare una strana figura dai lunghi capelli argentei, “Quello è l’altro Posseduto?”, domandò prontamente l’Arvenauta, “Si, quello è Yoko, un tempo uomo delle foreste, poi divenuto corpo di un Demone per la sua inesperienza nell’uso dell’Essenza”, spiegò uno dei Senku presenti.
“Che vuoi dire?”, domandò perplesso Odisseus, “Che quell’essere, proprio come molti uomini stupidi ed avidi, ha cercato di apprendere conoscenze a lui superiori. Egli era un semplice uomo dei boschi, un campagnolo, ma aveva un’innata predisposizione alla concentrazione che sviluppò senza l’aiuto di alcun maestro, così divenne, dopo alcuni anni, ciò che è adesso, un Jinma. Ci vollero due anni di caccia perché lo trovassimo, dopo aver scoperto che diversi villaggi nelle zone di montagna, specialmente alle soglie dei boschi, erano stati distrutti da un Demone che si aggirava furtivo come una volpe”, spiegò Awr’ien, avvicinandosi al bordo della zona soprelevata. Odisseus accennò un sorriso alla donna che un tempo aveva amato, ma questa gli rispose con un gelido sguardo, “Un individuo stupido ed avido, come te”, sentenziò lei, rivolgendo i propri occhi al campo di battaglia.
Il Jinma sorrideva beffardo al proprio nemico, “Ti dichiari Cacciatore, Cane, eppure mi sembri più un amorevole cucciolo da casa, sai?”, lo derise Yoko, “Se vuoi posso mostrarti le mie doti di Predatore sul tuo corpo, Volpe”, ringhiò in tutta risposta Acteon, sollevando gli affilati artigli verso il nemico.
“Non correre tanto, Cane, prima dovrai prendermi, poi ne riparleremo di chi ucciderà chi con i propri artigli”, replicò con tono gelido Yoko, saltando verso l’albero e scomparendo fra le alte querce, “Non ti farò di certo scappare”, esclamò allora Acteon, correndo dietro al nemico.
“Quel tuo compagno è caduto nel loro tranello”, esordì allora Awr’ien, osservando Acteon correre dietro il veloce Demone, “Che intendi dire?”, domandò allora Odisseus, “Yoko è ben noto per le sue doti malefiche, crea illusioni e le nasconde nelle nebbie che sa issare intorno a se, grazie a tutto questo egli sa guidare i propri nemici, legge le loro menti, trova le debolezze, le arroganze e le usa a proprio vantaggio, spingendo gli avventati avversari a seguirlo nelle sue trappole fatali”, spiegò con voce costernata la Guardiana del Sai.
“Se tutto ciò è vero, temo che Acteon avrà dei forti problemi con quel Demone”, pensò con voce cupa il Navigatore, “Ma lo merita se viaggiava con te”, lo ammonì allora la donna.
“Un tempo eri più gentile, non con me, ma almeno con gli altri uomini, eri interessata ad ogni vita, mi chiedo cosa ora ti sia successo”, rifletté cupamente Odisseus, guardando con viso triste la guerriera di Tenkia, “il tuo cuore è cambiato così tanto? Oppure è la vicinanza e l’unione con gli impassibili signori di questo Regno ad averti reso così distante verso tutti gli uomini?”, affermò con voce secca il Navigatore, sbalordendo la sua interlocutrice con quelle parole.
“Tu come?”, balbettò la donna, quasi con voce colpevole, “Il grande Rahama mi predisse che avresti trovato conforto fra le braccia dei suoi due divini fratelli, ma per questo non do colpa a nessuno, se non a me stesso, che feci l’errore di farti innamorare di me, avrei potuto restare in silenzio, curarmi, imparare dal saggio Siddha e poi andarmene, osservandoti in silenzio, senza rovinare la tua vita a causa del mio triste destino”, sussurrò con un filo di voce il Navigatore, “Belle parole, da dire ora, ma inutili”, replicò Awr’ien, “E comunque, sappi, che solo Smartash mi ha amato, Anirva sembrava essere interessato alla mia compagnia, ma dopo la morte del fratello, egli mi rifiutò”, tagliò corto la donna, cercando di cambiare il tono cupo di voce e voltandosi verso la Foresta, dove la caccia continuava.
Acteon correva veloce nella Foresta, “Dove sarà quel dannato essere?”, si chiedeva il Cacciatore, guardando in mezzo alla nebbia. “Mi cerchi forse, Cane? Pensi che le tue doti di predatore siano sufficienti per me?”, domandò ad un tratto la voce di Yoko, “Oppure lo hai già compreso? Per quanto grandi siano ora i tuoi poteri, lo dovresti aver capito, no? Restando con questi Arvenauti sei diventato debole, più debole di quanto non eri prima della maledizione, ammettilo, su, dillo!”, tuonò la voce del Demone.
“Cosa dovrei ammettere?”, tuonò Acteon, guardandosi intorno, “Ammetti che il tuo cuore non vorrebbe essere qui, ammetti che tutti i tuoi compagni, che stai imparando ad apprezzare, ti stanno facendo perdere la tua natura animalesca, ammetti che non sei più l’abile Cacciatore di un tempo, forza, dì che stai perdendo tutte le doti che avevi, dì che sei diventato meno di niente a camminare con quei tizi”, tuonò la voce dello Yoko.
“Niente di tutto questo è vero! Io ammiro i miei compagni, ho finalmente trovato qualcuno che mi sia simile, in parte, gente che come me è dannata per volontà degli dei, che come me è sola e vagabonda in questo mondo”, affermò in tutta risposta Acteon.
“Si, loro sono dannati, sono soli e vagabondi, ma non sono come te. L’Immortale, il Navigatore, la Donna ed il Guardiano, avevano un motivo per cui sfidare le divinità, che fosse amore, orgoglio, incapacità d’agire o curiosità, loro sono andati incontro alla sventura per qualcosa che alitava nel loro cuore, non per mera libido, com’è successo a te, animale. Ricordi che ti disse Ritmed quando ti maledisse? Che eri meno di una bestia, per ciò che ti spingeva e che lo saresti rimasto per sempre, animato solo dalla fame e dagli istinti”, ridacchiò divertito lo Yoko.
“Come puoi tu sapere tutto questo? Come fai?”, urlò Acteon, “Perché leggo nella tua mente, stupida Bestia, vedo in te la titubanza, l’incertezza data dall’incapacità che senti nascere, forza, ammetti di non essere una parte fondamentale di quel gruppo, ammetti la tua vigliaccheria e distanza da quelle creature, mostra il tuo vero cuore in questa nebbia”, lo spronò il Demone, mentre silenzioso si avvicinava alle spalle del Cacciatore.
“Dici la verità, io disprezzavo i miei compagni, quando partimmo, solo l’idea di cacciare il toro metallico mi spingeva a continuare quel viaggio con della gente che pensavo molto più fortunata, poiché non aveva perso la sua natura umana ed a Lembia la debolezza di Eracles non mi spinse a cambiare idea, accadde qualcosa dopo, però. A Midian, potei capire i veri sentimenti di Atanos e ciò che guidava Argos, Odisseus ed il giovane Eracles, tutto ciò mi fece avvicinare ad i miei compagni, così sfortunati, giacché non avevano perso la loro natura di uomini, ma la loro vita. Il Navigatore è condannato ad essere per sempre un solitario vagabondo, Atanos non può provare più niente se non il vuoto, Argos è ancora legato ai suoi doveri malgrado sia ormai un essere incompleto, come me e come Pandora. Nemmeno Iason ed Eracles sono poi così fortunati, nessuno di noi è più fortunato degli altri, questo ho capito nella nostra lunga navigazione.
Ho scoperto che loro non si muovono più per orgoglio. Odisseus, che fra tutti era il più orgoglioso, è ora cambiato, è un uomo saggio che voleva spegnersi da solo in queste terre, anziché portarci con lui in questa battaglia maledetta. Ognuno di loro ha qualcosa di caro per cui vivere: Argos ha la fede negli dei, Eracles la speranza di incontrare il padre, Atanos quella di rivedere la donna amata, Pandora di poter un giorno essere in pace con se, Iason vuole difendere il suo regno ed Odisseus cerca solo di rimediare ai torti commessi. A quel punto mi sono chiesto per che cosa potessi andare avanti io ed alla fine ho trovato una risposta, sai Demone”, esordì Acteon, la cui voce si era quietata.
“Davvero? Quale risposta?”, domandò la voce di Yoko, mentre questi si avvicinava alle spalle del nemico, ma Acteon non rispose, rimase fermo a fiutare l’aria intorno a se, quindi, voltatosi di scatto, si lanciò nella folta nebbia, atterrando con tutti e quattro gli arti sul nemico, che cadde pesantemente al suolo.
“Ho deciso di essere un uomo, almeno nelle azioni, e come tale combattere per il bene dei miei simili e dei miei compagni, che mi furono vicini in questi lunghi giorni di viaggio, che io possa essergli d’aiuto con ogni mia azione, poiché il tempo dell’orgoglio è finito per il Cacciatore ed è giunto quello del dovere per l’Arvenauta maledetto da Ritmed. E se mio dovere è ucciderti, Volpe, ebbene sarà anche un piacere”, esclamò Acteon, sollevando i pesanti artigli contro il Demone, che li evitò, colpendolo allo stomaco con i piedi, così da sbalzarlo indietro. Ora i due Cacciatori erano entrambi a quattro zampe, fermi l’uno dinanzi all’altro ringhianti, mentre la nebbia si diradava intorno a loro.
Anche dall’alto, gli osservatori notarono che la nebbia si diradava, “Lo scontro deve essere finito, purtroppo per il tuo compagno”, osservò con voce cupa Awr’ien, ancora in piedi vicino ad Odisseus, ma grande fu lo stupore negli occhi di lei nel vedere che entrambi i combattenti erano ancora in piedi, fermi e ringhianti l’uno contro l’altro. “Incredibile”, balbettò appena la Guardiana del Sai, “No, Awr’ien, non è incredibile, poiché come Atanos ha trovato una spinta per stringersi alla vita, così anche Acteon ha trovato un motivo per superare i propri dubbi e le incertezze che ancora lo distanziavano dagli altri, anche lui è uno di Arvenauti, un uomo dal cuore giusto, seppur maledetto dagli dei”, affermò con voce sicura Odisseus, sorridendo alla donna che un tempo aveva amato.
“Forse hai ragione, forse i tuoi compagni sono nel giusto, e chissà, magari lo eri e lo sei anche tu, Odisseus”, sospirò con così poca voce da quasi essere inascoltata la Guardiana del Sai, “ma come potrei comunque perdonarti? Ho perso le tre persone a me più care quel giorno ed in tanti modi ho cercato di non pensarci, ma non mi è stato possibile, ho sofferto troppo quel giorno. Sappi, però, che se fosse possibile, chiederei per te solo l’esilio, di non vederti più, sapendoti vivo, e non soffrire così per alcun motivo, anziché sentirmi sola nel non vederti fra i vivi”, concluse con le lacrime agli occhi Awr’ien, indietreggiando veloce fra le schiere dei Senku, dove si confuse, sorprendendo i soldati che le lasciavano libero il passaggio.
“Anch’io vorrei non averti fatto soffrire, mio dolce amore, ma non mi è stato possibile evitare ciò, allora. Unico mio conforto adesso è che il tuo cuore è ancora puro e splendente come il mare”, sussurrò fra se Odisseus, spostando il suo sguardo sul duello che vi era nella Foresta.
Acteon osservava ringhiante il nemico, “Sei pronto a lottare sul serio, dannata Volpe? Ti mostrerò come so ben combattere, come un Cane caccia la Volpe e come l’Arvenauta sa vincere il Demone che inganna”, ridacchiò deciso il Cacciatore, lanciandosi contro il suo avversario.
Yoko evitò l’assalto spostandosi di lato, poi con un veloce movimento fu il demone ad assalire l’avversario, stringendolo alla gola con gli affilati artigli, ma con un movimento veloce Acteon raggiunse con un calcio il nemico, rigettandolo indietro, stordito e caricandolo subito con un nuovo attacco.
I due si lanciarono uno contro l’altro, con gli artigli la Volpe affondò nel Cane e con le zanne il Cacciatore morse il Demone, un furente scontro si era scatenato fra i due che con veloci e determinati colpi si dilaniavano vicendevolmente le carni, strappandosi pelle e danneggiandosi le ossa con i loro assalti.
Si scambiarono diversi veloci pugni, dopo aver lasciato l’uno le membra dell’altro ed allentato le strette degli affilati artigli. Il Jinma indietreggiò ferito dopo alcuni minuti, mentre il sangue zampillava veloce delle sue braccia, al qual tempo, anche l’Arvenauta fece qualche passo indietro con il tronco segnato da profondi tagli.
“Hai denti davvero affilati, Cane, ma ormai è giunto per te il tempo di provare i miei”, avvisò allora Yoko, lanciandosi di nuovo all’assalto con un agile salto, che Acteon evitò con un veloce movimento laterale.
“Non puoi sperare di battermi così, stupido mezzo animale, in fondo sono un Cacciatore esperto, non uno che resta ad attendere le azioni dei suoi nemici in silenzio”, spiegò con voce secca Acteon, lanciandosi sul Jinma e bloccandolo con ambo le mani all’altezza del collo.
“Che cosa hai intenzione di fare?”, domandò lo Yoko, sorpreso da quella presa, “Concludere lo scontro in una maniera meno animalesca di come lo abbiamo portato avanti finora”, tagliò corto l’Arvenauta, mentre una sottile nebbia ricominciava ad alzarsi fra loro, “Non ti darò certo il tempo di tessere un altro inganno, Volpe”, rise l’uomo maledetto da Ritmed prima di spezzare il collo all’avversario con un secco movimento delle braccia.
Il Cacciatore si accasciò al suolo, vicino al corpo senza vita del nemico, “Se mi riposo qualche minuto, gli altri se la prenderanno?”, si chiese con voce titubante, prima di sentire un odore molto forte avvicinarsi, “Argos!”, esclamò subito, voltandosi verso il luogo da cui proveniva l’aroma.
Il Guardiano apparve subito dopo, dai meandri del bosco di querce, “Ho visto il tuo duello, Acteon, e ho pensato fosse bene correre qui, ad aiutarti, dato lo sforzo arduo a cui devi essere stato sottoposto”, spiegò l’ex semidio, che si sosteneva dal lungo bastone, “Non ti preoccupare per me, sono di scorza dura”, replicò con tono gentile il Cacciatore, facendosi aiutare a rialzarsi, “e grazie al mio nemico ho anche compreso quale sia il mio motivo per continuare questo viaggio e per non cadere in luoghi come questo”, spiegò con un triste sorriso l’uomo maledetto da Ritmed, mentre avanzava insieme al compagno di viaggio.
“Vedi il centro di questa Foresta, per caso?”, domandò dopo alcuni secondi Acteon, “Si, è poco distante da qui ed inoltre sia Atanos sia Pandora sono diretti lì, anche se per altre vie”, rispose Argos, “Ed Iason ed Eracles?”, incalzò allora il Cacciatore, “Non hanno ancora affrontato i loro nemici, quindi dovranno faticare ancora prima di raggiungerci”, rispose il Guardiano, prima che il suo interlocutore si fermasse alzando il capo verso l’alto.
“Quest’odore”, esordì Acteon, “è fuoco”, affermò stupito, “Si, è scoppiato un incendio. Uno dei Jinma sta cercando di circondare nelle fiamme il suo nemico, per affrontarlo in un cerchio di fuoco”, spiegò Argos, “Chi vogliono intrappolare?”, domandò preoccupato l’altro, “Il ragazzo”, sussurrò con voce cupa l’ex semidio, “e noi non possiamo intrometterci nella sua battaglia”, concluse rammaricato, avanzando verso il centro della Foresta insieme al Cacciatore.
“Eracles, stai attento a te”, fu l’unica raccomandazione che Acteon poté lasciare al vento, affinché la portasse fino al suo compagno di viaggio.