Capitolo 63: L’Idra
Indistruttibile
La Testa dell’Idra osservava beffarda l’esercito che caricava contro di lui, “Fatevi pure avanti tutti insieme, Senku”, esclamò Anirva, “o se preferite, vi attaccherò io per primo”, rettificò, saltando alto in cielo, fin quasi a toccare il soffitto dell’ampia torre.
Tutti videro la gigantesca figura metallica confondersi negli ultimi bagliori del sole e non poterono fermarlo prima che questi atterrasse fra loro. Anirva sollevò quindi le mani, incrociando le braccia dinanzi al volto e dai suoi palmi fuoriuscirono due ossa affilate e lunghe quanto un uomo, ossa tanto estese da sembrare spine dorsali, ma allo stesso tempo affilate e taglienti come gigantesche sciabole. Con un movimento deciso l’Idra Nera aprì le braccia spostandole ai lati del corpo, sollevate, allora tutti i soldati si fermarono, poiché, con quel semplice movimento delle braccia, Anirva aveva appena decapitato decine di soldati, i cui corpi ora si confondevano fra loro per le verdi vestigia sporche di rosso e perché tutti privi di testa.
Le lame subito dopo si ritirarono, “Chi vuole essere il prossimo?”, domandò il traditore di Rahama, “Tu!”, esclamò Marut, apparendo come un vortice dinanzi al nemico e scatenando contro di lui una potentissima corrente di vento, simile ad un tornado. Anirva, però, estese in altezza le proprie ali, così da conficcarle nel terreno, “Non puoi battermi con questi trucchi meteorologici”, avvisò l’Idra Indistruttibile, colpendo con le lame intorno al braccio sinistro lo stomaco del Guardiano per poi coprire l’intera mano destra con quello che poteva sembrare un guanto di ossa ed investire in pieno volto Marut con lo stesso, lanciandolo così lontano di diversi passi, sanguinante dal volto sfregiato.
“Ora soldati!”, ordinò subito dopo Awr’ien, prima che diversi Senku lanciassero appuntite frecce contro il comune nemico, frecce che cozzarono inutilmente contro le indistruttibili ali di Tomatos, permettendo lo stesso ad Anirva di avanzare verso i suoi avversari.
Finito l’assalto dei dardi, Anirva si mostrò di nuovo, aprendo le mani contro il gruppo di soldati dalle verdi vestigia e tutti poterono vedere degli strani fori sui suoi palmi, fori in cui brillavano dei colori argentei, “Allontanatevi!”, urlò subito Odisseus, ma era ormai troppo tardi: delle schegge d’osso, simili a proiettili, fuoriuscirono a ripetizione da quei fori, perforando in più punti i corpi di tutti i Senku che incontravano, finché anche l’ultimo dei soldati dal Regno di Tenkia non morì.
“Questo potere è straordinario? Non trovate?”, domandò beffardo il malefico nemico, guardando Smartash ed i tre mortali sopravvissuti fino a quel momento, “Fatevi avanti anche tutti assieme, tanto niente potrà distruggermi, sono Invincibile ormai”, tuonò soddisfatto Anirva.
“Ora lo vedremo”, ringhiò Awr’ien, aprendo le ampie mani dinanzi al nemico, come già sulla spiaggia, anche stavolta le quattro braccia di pura Essenza si materializzarono ai lati della Guardiana, mentre la gigantesca sfera di luce verde iniziava a formarsi fra le sue mani, “Preparati a subire la potenza che distrusse un’intera isola”, tuonò la guerriera infuriata, prima di scagliare il potente colpo contro il nemico.
“Proprio ciò che volevo testare”, sussurrò fra se Anirva, sollevando le ampie ali a difesa del proprio corpo, pochi attimi prima che avvenisse il portentoso impatto.
Nella Foresta sottostante, Argos era osservato dai suoi cinque compagni Arvenauti, “Cosa succede la sopra, Guardiano?”, domandò dopo diversi minuti Iason, sentendo le urla che ampie si alzavano da qualche minuto, “Si è scatenata una guerra dalla furia indescrivibile”, spiegò con voce titubante l’ex semidio, “il traditore era Anirva, che sembra aver ottenuto uno scheletro indistruttibile dal suo patto con l’Idra Nera, uno scheletro di Tomatos. Ora non è più una divinità di Tenkia, ma una delle Nove Teste dell’Idra”, concluse.
“Dobbiamo correre da Odisseus”, esclamò allora il Guerriero di Aven, “Davvero? Dovremmo tornare all’estremità opposta della Foresta ed inoltre non sappiamo nemmeno quale sia la via per raggiungere il tetto della Torre”, obbiettò Argos, con voce gelida, “Ed allora? Che vuoi fare? Lasciarlo morire? Dobbiamo fare qualcosa!”, tuonò Iason, “Non possiamo fare niente finché la battaglia va avanti in quel luogo, siamo perfettamente inutili da qui sotto, inoltre la maggioranza di noi è ferita nel corpo, o nella mente”, aggiunse Atanos, indicando Iason, Acteon ed Eracles.
“Io posso raggiungerli”, esclamò subito dopo Pandora, “E quando sarai lassù, da sola, cosa farai? I tuoi insetti sono potenti, questo è vero, ma quella creatura ha ossa di Tomatos e le usa come scudo, nemmeno i tuoi attacchi potranno superarle, mentre quelli di Smartash, ultima divinità di queste terre e dei suoi seguaci, forse, ci riusciranno”, ammonì Argos, ammutolendo la compagnia di viaggio.
“Purtroppo, amici miei, finché saremo qui non potremo aiutare in questa battaglia Odisseus, e, ammettiamolo, anche se fossimo lì, poco potremmo contro quell’Idra Nera”, concluse il Guardiano con il volto sempre diretto verso il campo di battaglia.
Il bagliore dell’impatto fra la sfera verde ed Anirva aveva accecato tutti, rendendogli impossibile vedere la scena per alcuni secondi, ma, quando poterono rivedere le immagini intorno a loro, i due Guardiani, la divinità ed Odisseus furono tristemente sbalorditi nel notare come il loro nemico fosse ancora vivo, quasi illeso, poiché solo le ampie ali avevano ricevuto dei lievi danni, quasi nulli, rimanendo appena graffiate.
“Non avresti dovuto osare tanto”, ringhiò a quel punto la Testa dell’Idra, sollevando le ampie ali dietro la schiena, “e per questo pagherai”, tuonò, lanciandosi verso Awr’ien, “Anirva”, esclamò però Marut, prima che un potentissimo fulmine si gettasse contro l’ex divinità, fermandone i passi.
“Povero pazzo, speravi di ardermi con quello? Ti rendi conto che questo corpo è di Tomatos e non di una qualunque lega che conduce l’elettricità?”, domandò beffardo il nemico, prima di lanciare contro il Guardiano del Tai un lungo osso, simile ad una lancia, che si conficcò nella spalla sinistra di Marut, schiantandolo contro il suo dove rimase sospeso, mugugnando per il dolore.
“Dov’eravamo Awr’ien?”, domandò allora Anirva, lanciandosi contro la Guardiana, che lo attese pronta ad affrontarlo.
Lo scontro fra i due fu velocissimo, un’ampia combinazione di pugni e calci tentò la ragazza, cercando di colpire al tronco ed al volto l’ex divinità, ma per ogni colpo che lei tentava, il suo nemico estraeva uno strato di Tomatos, contro cui i pugni cozzavano rovinosamente, ferendo la pelle della guerriera, non del suo avversario.
All’improvviso un osso affilato fuoriuscì dal ginocchio, trapassando da parte a parte la gamba della Guardiana del Say, che urlò per il dolore, subito bloccata da Anirva, che con una mano le tappò la bocca, “Non serve lamentarsi così”, sussurrò il membro dell’Idra Nera, mentre i sei artigli intorno al suo polso si appoggiavano minacciosi alle guance della guerriera, “ben presto morirai, ma sappi, prima, che ho provato vera gioia con te, sapendo di conoscere il segreto che ti aveva reso una donna fredda ed insensibile e gioendo nell’usufruirne per il mio piacere personale”, le spiegò, mentre gli artigli iniziavano ad aprire ferite sul suo volto, lo stesso rigato da calde lacrime di dolore e rabbia.
Una forza improvvisa, però, tirò via Anirva, distratto dal suo dialogo con Awr’ien, una forza che lacerò sottilmente le guance della guerriera, salvandola però da morte certa.
“Non permetterò che lei si odi ancora di più a causa tua e delle tue vili parole, Anirva, sarò io stesso a strapparti la vita dal corpo, anche a rischio della mia, se sarà necessario”, tuonò Odisseus, la cui mano brillava di un grigio colore.
“Mi minacci, Navigatore? Pensi davvero di potermi battere con i tuoi raggiri e le conoscenze dell’Essenza che hai? Non scherzare con me, non te lo consiglio”, avvisò l’ex divinità, mentre dal suo corpo fuoriuscivano diverse ossa, che lo liberarono dalla presa del nemico, “ora pagherai tanta inavvertita stupidità”, ridacchiò il membro dell’Idra Nera, lanciandosi contro il nemico.
Dai fori sui palmi di Anirva partirono di nuovo i sottili proiettili simili ad ossa, che il Navigatore evitò aprendo la propria mano sinistra, da cui proruppero i rossi bagliori, capaci di deviare, ma non distruggere le armi del suo nemico, “Sei bravo, Odisseus, non si può negare, ma niente di più, non hai forza alcuna per abbattermi, questo è certo”, tuonò l’ex divinità, arrivando a pochi passi dal suo avversario.
Odisseus evitò diversi attacchi, portati con i sei artigli sulle braccia del nemico ed alcuni calci, seguiti da lunghe lame sulle sue ginocchia, quindi si spostò sulla destra di Anirva, costringendolo a girarsi di scatto, poi con altrettanta agilità, gli andò a sinistra, roteandogli su quell’altro versante, “Cosa cerchi di fare? Scappi come un topo fastidioso?”, tuonò infuriata la Testa dell’Idra, “No, ti preparo per l’unico che qui ha il potere di eliminarti”, esclamò il Navigatore, prima di aprire la mano sinistra in cui i bagliori grigi si tesero, mentre i movimenti di Anirva venivano bloccati.
“Ora, Divino Smartash, colpisca colui che ha tradito la vostra natura ed ucciso il vostro comune fratello Rahama, lo faccia!”, supplicò con forza Odisseus, ricevendo in tutta risposta una risata di Anirva, “Piano fantastico il tuo, Navigatore, come sempre, ma non potevi immaginare il difetto intrinseco della tua idea, l’incapacità di Smartash per qualsiasi tipo di azione violenta”, esclamò divertito il nemico. “Che cosa?”, balbettò l’Arvenauta, “Io temevo la morte e per questo mi furono dati i poteri di guarigione da Rahama, mentre Smartash non aveva in se alcuna forza offensiva, per questo gli fu donata la forza di centinaia di guerrieri, che però lui non ha mai scatenato contro nessuno, vero stupido codardo?”, domandò ironicamente Anirva, rivolgendosi all’ex fratello, “Noi non possiamo, non abbiamo la forza”, riusciva appena a balbettare la divinità, mentre il comune nemico si liberava dalla trappola di Odisseus, “Ora è il mio tempo di attaccare seriamente”, sentenziò la Testa dell’Idra, lanciando un osso contro il nemico, che rapidamente lo evitò, spostandosi davanti a chi glielo aveva lanciato contro.
“Non avrei voluto arrivare di nuovo a tanto, ma mi vedo costretto a farlo, poiché sembra che nessun altro abbia dei mezzi per superare quelle difese di Tomatos”, esordì pochi attimi dopo Odisseus, mentre il suo braccio sinistro si circondava della stessa luce rossa con cui aveva dato la morte a Senru, “Sto tremando”, ridacchiò Anirva, lanciandosi contro il nemico con le ali disposte a difesa, ali contro cui si schiantò il potentissimo pugno rosso del Navigatore.
Una figura era intanto arrivata all’esterno dell’ampia torre in cui era stata compiuta la Prova degli Arvenauti, “Qui dovrei trovare il nostro nuovo adepto, a ciò che mi hanno spiegato i confratelli anziani”, esordì una voce femminile nascosta da un lungo mantello oscuro.
“Chi sei tu?”, tuonarono diversi soldati, che si erano radunati intorno alla maestosa costruzione non appena avevano sentito lo scoppio della furiosa battaglia.
“Sono colei che voi avete sempre desiderato servire, la vostra unica e sola Regina”, si presentò l’intrusa, togliendosi l’ampio mantello con languidi movimenti e mostrandosi in tutta la sua bellezza, “ora rivolgete contro voi stessi le vostre lunghe spade e toglietevi la vita in nome della mia splendida persona”, ordinò quella creatura dalla voce sensuale e sinuosa, “Si, nostra Regina”, urlarono all’unisono le decine di Senku intorno a lei, trafiggendosi con le loro stesse armi.
“Piccoli e stupidi uomini”, ridacchiò fra se la figura, avvicinandosi all’ampio portone della torre, “Ora è tempo che incontri questo nuovo confratello”, pensò fra se la magnifica figura, emettendo un possente urlo, che gettò al suolo le grandi ante, permettendole di entrare nell’anticamera della Torre, diretta verso i luoghi delle battaglie.
L’impatto fra la mano di Odisseus e l’ala di Anirva fu mostruoso, anticipato da dei bagliori accecanti e seguito dal sordo rumore del Tomatos che si frantumava, lasciando passare la mano del Navigatore. “Bravo, ma non abbastanza”, sussurrò allora l’ex divinità, mentre un’orribile verità si rivela agli occhi dell’Arvenauta: la mano di Anirva era celata dall’ala, anch’essa era ricoperta dal possente metallo, ma questo non fermò la forza del Navigatore, che ruppe anche quella difesa, danneggiando le dita del nemico e raggiungendolo quindi al petto, dove lo colpì, all’altezza del cuore.
“Sei stato bravo, mortale, ho alzato tre difese di Tomatos, ma si sono rivelate tutte inutili, poiché le hai superate, ma, allo stesso tempo sono state utili, poiché hanno spento la forza offensiva dei tuoi colpi”, sentenziò il membro dell’Idra Nera, mentre il volto del suo nemico diventava triste per la sconfitta, “Ora è il mio turno”, concluse Anirva, prima che un artiglio fuoriuscisse dal suo petto, perforando la mano di Odisseus ed il suo intero braccio, tanto da arrivare alla scapola dello stesso, che si chinò a terra dolorante.
“E per ogni evenienza”, esordì poi il malefico nemico, colpendo con il pugno il braccio destro di Odisseus, che perforò con i sei artigli, tanto da recidergli un lembo di pelle, “ora con cosa vorresti colpirmi? La testa forse?”, domandò Anirva, caricando una testa contro il Navigatore, il cui volto rimase segnato dal maestoso impatto e sul cui viso si aprirono diverse ampie ferite, “Oppure le gambe?”, continuò la Testa dell’Idra, saltando e perforando le rotule dell’Arvenauta con dei lunghi ossi fuoriusciti dai talloni.
Dopo averne tartassato il corpo, Anirva si allontanò dal Navigatore, che cadde a terra, nel proprio sangue, “Tu, idiota, sei ancora più inutile di quei due che ho ferito”, sentenziò il nemico, rivolgendosi a Smartash, che osservava incapace lo scontro, per poi dirigersi contro Awr’ien, singhiozzante al suolo, “Ricominciamo da dove ci hanno fermato”, ridacchiò il malefico individuo, avvicinando la mano alla bocca di lei.
La guerriera, però, si mosse più velocemente e puntò le mani contro il suo avversario, che subito la bloccò, “Non hai capito che è inutile?”, domandò beffardo Anirva, perforandole i polsi con affilate ossa, “Ora anche tu morirai, per prima fra i presenti”, sentenziò il membro dell’Idra Nera, mentre due ossa appuntite puntavano il volto di lei, pronte a perforarlo.
Anirva fu però fermato da qualcosa, quasi un fastidio si poté leggere sul suo volto sporco di sangue altrui, quindi si voltò e vide che Odisseus, al suolo, lo mordeva alla caviglia, “Allora volevi veramente attaccarmi con la testa, ma hai preferito usare i denti?”, domandò beffardo l’ex divinità, sollevando per i capelli l’Arvenauta, fino a portarselo dinanzi al volto. “Non ti permetterò di uccidere nessuna delle persone che amo, né coloro che gli sono accanto, non più”, sentenziò con decisione il Navigatore, guardando con tono di sfida il suo nemico, “Dato come sei ridotto, non mi sembri in condizione di esprimere sentenze del genere”, lo ammonì Anirva, “e per dimostrartelo eliminerò le sei persone che ti stanno più a cuore, prima, e poi la donna che ancora ami e tu vedrai tutto questo”, concluse con un sorriso maligno l’Idra Indistruttibile, prima che gli occhi di Odisseus si dirigessero verso il vuoto a causa di un estremo dolore.
“No! Odisseus”, urlò Awr’ien, mentre il braccio di Anirva colpiva lo stomaco del Navigatore ed i sei artigli ne trapassavano il corpo da parte a parte, subito seguiti da altre quattro ossa, fuoriuscite dall’arto, che raggiunsero l’Arvenauta alle gambe ed al petto, permettendo al membro dell’Idra Nera di sostenere con solo quegli aculei il corpo del suo nemico, mentre si alzava in volo, con due ali rinate sulle spalle, diretto verso la Foresta.
Awr’ien cadde al suolo piangendo, “Alzati, Guardiana del Say”, le ordinò subito la voce di Marut, prima che questi si recidesse parte della spalla, così da liberarsi, “Non è tempo di disperarsi, fin troppe persone reclamano vendetta per ciò che qui è successo e per fatti antecedenti, dalla morte del tuo maestro alla scomparsa dell’Eccelso Rahama, dobbiamo scendere anche noi nella Foresta a combattere”, tuonò il Guardiano del Tai, correndo fino al bordo della stanza e lanciandosi di sotto.
“Si, dobbiamo”, concordò la guerriera, seguendo il suo pari grado contro il nemico comune.
I sei Arvenauti avevano osservato l’evolversi degli eventi dai movimenti del volto di Argos, che era sempre più preoccupato, questo finché il Guardiano stesso non parlò: “Tutti via da qui”, urlò infatti, mentre qualcosa cadeva in picchiata contro di loro.
Terribile fu lo schianto, tale da sollevare una grande polvere di lapilli e terra fra i sei, ma quando tutto si schiarì ancora più terribili furono gli sguardi degli Arvenauti nel vedere il loro compagno Odisseus impalato da diversi aculei di quell’essere mostruoso che ora si rivelava a loro. “Anirva”, ringhiò Argos, vedendolo dinanzi a se, “Esatto”, replicò l’ex divinità, gettando al suolo il corpo del Navigatore, subito soccorso da Iason ed Acteon, “Non preoccupatevi, non è ancora morto, ho preferito evitare organi vitali, per non togliermi il divertimento di vederlo soffrire”, avvisò con voce soddisfatta la Testa dell’Idra, “soffrire per le vostre morti”, concluse.
“Qui solo una persona morirà e sarai tu”, ringhiò in tutta risposta Iason, la cui furia si leggeva ampia negli occhi, “Non possiamo che concordare con lui, vile traditore”, esclamò subito dopo Marut, giunto con un fulmine nella Foresta e subito seguito da Awr’ien.
Una risata femminile, però, fermò tutti i presenti, “Sembra quasi una festa, come quella che ha visto iniziare il declino di Ten-Lah”, osservò divertita una figura femminile, apparendo dai meandri del bosco, “Chi è costei?”, esclamò Awr’ien, vedendo arrivare la magnifica creatura, “Gyst, una delle Teste dell’Idra”, rispose Pandora.
La battaglia si era spostata adesso nella Foresta, ma era diventata anche più complessa e difficile per tutti.