Capitolo 64: Battaglia nella Foresta

 

I sei Arvenauti guardavano sconcertati la scena intorno a loro, i due Guardiani erano lì, feriti, mentre due delle Nove Teste dell’Idra gli si opponevano ed Odisseus, inoltre, era al suolo, sanguinante dal corpo per colpa di Anirva, la divinità di Tenkia che si era venduta all’Idra Nera, diventandone un membro.

“Anirva, mio nuovo confratello, dobbiamo eliminare in fretta questi fastidiosi esseri e poi quella divinità la sopra, questo ordine proviene direttamente dal nostro Supremo Signore”, spiegò Gyst, interrompendo il silenzio di quei minuti, “Bene, consorella”, concordò l’essere dalle ossa di Tomatos.

“Questi lasciali a me, la mia voce ha già fatto cessare la volontà degli uomini, ben presto anche le due donne cesseranno di esistere, tu occupati di quella divinità”, tuonò allora la Regina di Ten-Lah, “Questa volta no”, la corresse con tono ironico Pandora, mentre gli Arvenauti e Marut si chinavano in ginocchio, sofferenti, tenendosi la testa. “Che cosa hai fatto? Maledetta donna insetto?”, ringhiò Gyst, notando che i diversi uomini ancora si muovevano ed agivano spontaneamente, “Ho interrotto il contatto uditivo, facendoli partecipi del ronzio che mi è di dannazione da diversi secoli ormai”, spiegò la Giovane Maledetta da Urros.

“Awr’ien”, esordì pochi attimi dopo l’Arvenauta, “Costei può facilmente avere ragione di qualsiasi uomo con la sua sensuale voce, ti chiedo di aiutarmi a combatterla, poiché la forza offensiva che cela è tanto tremenda da essere indescrivibile, se non la si sente”, avvisò Pandora, “Bene”, replicò la Guerriera del Say, lanciandosi contro Gyst, che fu stupita da quell’azione decisa.

“Non ti stai dimenticando di qualcuno? Guerriera di Smartash”, esclamò Anirva, lanciando contro la donna amata da Odisseus dei lunghi ossi simili a frecce. Una figura, però, si mise rapidamente in mezzo: era Atanos, che subì senza danno alcuno i dardi dell’Idra Indistruttibile, “Le signore hanno da fare con altri nemici, a te, che hai osato ferire il nostro compagno Odisseus, toccherà pensare a tutti noi”, avvisò l’Immortale.

Anirva osservò i vari nemici che si alzavano intorno a lui, “Siete tutti feriti e stanchi, non vi temo! Fatevi pure avanti!”, tuonò l’Idra Nera.

 

“Ora, Guerriera di Tenkia!”, esclamava intanto Pandora, lanciando il furente Nero Sciame contro Gyst, che riuscì con un semplice urlo ad allontanare i vari insetti oscuri, ma distraendosi così rispetto all’attacco lanciatogli contro dalla potente Awr’ien, che la gettò indietro, in mezzo alla foresta.

“Che sia morta?”, domandò la Guerriera del Say, “No, è più resistente di così, ne sono certa”, aggiunse Pandora, scattando in avanti con la momentanea alleata.

 

Anirva rimase fermo ad osservare le due che si allontanavano, inseguendo la sua consorella, poi si voltò verso i diversi guerrieri rimasti intorno a lui, “Forza, attaccatemi”, li sfidò di nuovo, mentre due lunghi ossi dalla superficie tagliente fuoriuscivano dai suoi polsi, simili a lunghe spade ed il suo sguardo, folle di potere, li spronava alla lotta.

“Fatevi da parte, Arvenauti, lui è mio”, tuonò a quel punto Marut, la cui spalla ancora sanguinava per la ferita prodottale. Il Guardiano del Tay non aspettò nemmeno che gli altri cinque parlassero, si gettò subito sul membro dell’Idra Nera.

Ai cinque Arvenauti sembrò quasi che una tempesta si stesse scatenando in quel luogo, come se la furia di tutti gli elementi volesse accompagnare il guerriero di Tenkia in quell’assalto contro colui che aveva tradito Rahama. I fulmini introdussero l’assalto di Marut, scariche che a centinaia colpirono Anirva, costringendo la Testa dell’Idra ad indietreggiare di alcuni passi, per la quantità di colpi che lo avevano raggiunto, poi fu il tempo dei venti, che lo raggiunsero insieme al pugno del Guardiano, pugno che risultò inutile; Anirva, infatti, aveva allungato due ossa dalle gambe, piantandoli nel terreno come fossero dei picconi, così da fermare ogni spinta ascensionale prodotta dal tornado che Marut aveva scatenato contro di lui.

“Quando capirai che tutto il tuo potere è niente contro di me?”, domandò beffardo il membro dell’Idra Nera, mentre degli affilati aculei uscivano dalle sue costole, dirigendosi minacciosi verso il tronco del suo nemico.

Qualcuno intervenne, però, a fermare quello che sarebbe di certo stato un attacco mortale. Anirva nemmeno vide arrivare questo nuovo nemico, tanto era veloce, ma sentì il calcio raggiungerlo alla gola, costringendolo ad abbassare la presa su Marut, per la sorpresa, così che una seconda figura si potesse avvicinare rapida e decisa, portando via il guardiano del Tay dai pericolosi aculei del suo avversario.

L’Idra Indistruttibile, però, non cadde, furono le sue ali, allungate di alcuni centimetri, a fermarne il barcollare, appena in tempo perché potesse sentire una voce urlare contro di lui: “Non è ancora finito l’assalto!”, tuonò infatti una figura lanciatasi in avanti con decisione, che colpì con un semplice e possente pugno lo sterno dell’ex divinità. Solo le ossa, disposte dinanzi al corpo, permisero che l’attacco fosse trattenuto, ma non riuscirono a fermarne l’onda d’urto, che spedì Anirva indietro di parecchi passi. Quando tutto finì, la Testa dell’Idra poté vedere Iason, fermo, poco distante da lui con accanto Acteon, che teneva fra le braccia il ferito Marut ed Eracles, con il pugno sinistro sporco di sangue, per l’impatto con il Tomatos.

“Voi”, ringhiò colui che aveva tradito l’Eccelso Rahama, “me la pagherete, come il vostro compagno Odisseus, che già vi attende sulle porte dell’aldilà”, minacciò il malefico individuo, pronto a nuova battaglia, mentre anche Atanos ed Argos si avvicinavano al resto del gruppo, “Ti attendiamo, Anirva, tutti e cinque noi Arvenauti, per vendicare coloro che tradisti e chi hai osato ferire, come il nostro compagno Odisseus”, replicò con voce decisa proprio il Guardiano maledetto da Lera, che già impugnava il suo bastone.

 

Nella boscaglia, intanto, Pandora ed Awr’ien camminavano con passo svelto, seguendo la sottile risata che Gyst faceva loro udire di continuo. “Quando la smetterà di ridere quella maledetta?”, tuonò irritata la Guardiana del Say, “Non penso sia una richiesta che facilmente esaudirà, è una nemica infida e pericolosa, abituata a far leva sulla debolezza dei suoi nemici, da quello che ho potuto capire di lei nel nostro precedente incontro sull’Isola dei Tre Tesori”, rispose la Giovane Maledetta da Urros.

“Debolezze, come quella maschile, che lei sa ben utilizzare, ma che in noi non può trovare”, replicò la guerriera di Tenkia, guardandosi intorno, “Davvero pensi che l’unica cosa che la mia voce sappia fare, sia stupire gli uomini con il suo dolce canto?”, domandò con tono beffardo Gyst, rivelandosi alle due nemiche, “Ebbene ti sbagli. Già ti ho mostrato la sorprendente forza dell’acuto, ma ancora non hai potuto gustare della terribile furia dell’eco, che nella mia piccola collina non ho mai voluto usare, perché troppo potente per quei luoghi”, concluse con voce sorda la Testa dell’Idra, prima di prendere un ampio respiro.

“Scappa, qualunque cosa abbia intenzione di fare, evitala”, avvisò preoccupata Pandora, prima di scomporsi nel Nero Sciame.

Gyst, intanto, emise un urlo, ma ben diverso da quello precedente, non un unico acuto, che si dirigeva contro il nemico, bensì un canto di guerra, poteva sembrare, poiché come un ruggito continuava a propagarsi intorno alla Testa dell’Idra finché tutto non iniziò a distruggersi, dapprima gli alberi, poi il terreno stesso, esplosero, come investiti da una potente corrente di furia, come se un incendio invisibile li raggiungesse, dando loro fuoco e deformandone l’aspetto stesso.

Awr’ien notò, nel caos prodotto da quel colpo, gli insetti che componevano Pandora, mentre si muovevano con direzioni confuse e per nulla ordinate, come se una corrente di vento li confondesse, impedendo loro di ricombinarsi, o comunque di compiere una qualsiasi azione, questo la guerriera poté vedere prima che la medesima corrente le venisse addosso, gettandola in aria.

La Guardiana del Say si sentì trasportata via, “Dunque è questa la mia fine?”, pensò fra se Awr’ien, che già provava la tremenda sofferenza della pelle che si strappava dal corpo, spinta da quella corrente devastatrice, “Posso morire per mano di questa straniera, giunta come invasore nella nostra terra, mentre colui che ha fatto morire l’Eccelso Rahama e celato per anni la verità sulla morte di mio fratello e del sommo Siddha, gioisce della caduta del regno che dovrei difendere? Anirva, l’essere che mi ha strappato ogni felicità con le sue menzogne, allontanandomi anche dalla persona che più ho amato al mondo. Posso fare questo a me stessa?”, si domandava ad alta voce Awr’ien, quasi stesse urlando per cancellare la potente presenza di Gyst.

“No, non puoi”, le sussurrò una seconda voce, nascosta nella sua mente, era quella di Pandora, “Perdonami, se ho inserito uno dei miei insetti nella tua persona, Guardiana del Say, ma il vento stesso ha spinto parte di me contro di te, quindi non ho potuto fare niente per evitarlo, però posso evitare che tu ti abbandoni a questo destino, poiché sento la voglia di vivere che ancora palpita in te, una voglia che hai cercato di celare in tutto questo tempo, nascondendoti dietro a decine di massacri e battaglie, diventando fredda con te stessa, una freddezza che non ti era propria”, spiegò la Signora del Nero Sciame.

“Ascolta le mie parole, Guardiana del Say, poiché come te anch’io ho celato il mio cuore per millenni, nascondendomi nella disperazione e nell’oscurità della maledizione da cui ero stata colpita, oscurità da cui mi stanno liberando quei cinque compagni che ora combattono Anirva, uno di loro in particolare, mi ha aiutato in tutto questo, proprio come Odisseus avrebbe voluto aiutare te durante questi due giorni in cui avete avuto modo di rivedervi”, concluse Pandora.

“Ti ringrazio delle tue parole, Arvenauta”, replicò Awr’ien, senza nemmeno parlare, solo pensando, “ora dobbiamo però fermare questa dannata donna”, continuò, concentrandosi, per richiamare tutto il potere dell’Essenza che era in grado di usare, “prepara i tuoi insetti, ragazza, ben presto ci sarà un grande boato in questa parte della Foresta”, avvisò subito dopo la Guardiana, mentre le quattro braccia d’essenza si disponevano intorno alle altre due, così da emettere il piccolo sole verde di pura Essenza, le cui dimensioni, però, stavolta, furono superiori al normale.

 

Anirva, intanto, osservava i cinque nemici disposti intorno a lui, “Fin troppo avete spinto le vostre parole, Arvenauti”, ringhiò il membro dell’Idra Nera, lanciandosi poi verso Iason, che sapeva essere il più stanco.

Il Guerriero, però, si mosse con abilità, malgrado le ferite, e riuscì a spingersi contro il nemico, che, però, gli lanciò contro alcuni dei suoi aculei simili a frecce, gli stessi che già avevano ferito l’Arvenauta durante la battaglia con Shura, “Non sperare di raggiungermi con lo stesso trucco per due volte di fila”, esclamò Iason, evitando i primi proiettili con un agile salto.

Anirva, però, sorrise nel vedere il nemico evitare l’assalto, quindi lo seguì nel salto con le ampie ali, mostrando i due lunghi ossi affilati, con cui tentò di colpire il Guerriero ancora in salto.

Fu solo l’intervento di Argos ad impedire che Iason fosse colpito dal fendente nemico; il Guardiano aveva infatti raggiunto con un veloce colpo del suo bastone il membro dell’Idra Nera, rigettandolo indietro. Anirva, malgrado avesse subito l’attacco e perso l’equilibrio, in parte, riuscì a planare sulle ampie ali, scattando quindi verso l’ex semidio.

Atanos, però, si mise fra i due, subendo il possente fendente. Il colpo raggiunse l’Immortale, tagliandone a metà il corpo, che subito si ricompose, grazie alla sua maledizione, “E non è finita”, lo avvisò subito l’Arvenauta, osservando la Testa dell’Idra che lo guardava stupito. Atanos sollevò di scatto il braccio sinistro che teneva appoggiato al suolo, impugnando l’elsa della spada donatagli da Ryuma e con quella colpì il tronco del nemico, frantumandogli addosso il fodero della lama, che si liberò, aprendo una ferita sul corpo di Anirva, ferita che subito si richiuse.

Acteon scattò veloce alle spalle dell’Idra Indistruttibile, cercando di colpirlo con una veloce artigliata, ma l’ex divinità sollevo le ali a propria difesa, impedendo così che l’attacco arrivasse a segno e ferendo alla mano il Cacciatore, che ritornò al suolo con una veloce capriola a mezz’aria.

“Ancora non avete capito? La mia difesa è indistruttibile ed un’offensiva altrettanto potente la lega alla mia vittoria!”, esclamò pieno di orgoglio il membro dell’Idra Nera, prima che Eracles si lanciasse contro di lui con un veloce scatto. Subito Anirva notò il nemico e dei lunghi aculei circondarono il suo corpo, come quello di un riccio di mare, “Se ti getti incontro a me, quanto meno, rischierai di morire”, lo derise l’ex divinità, pronto a finire l’Arvenauta che si stava lanciando contro di lui, ma una potentissima folata di vento spostò via il figlio di Urros, mettendolo al sicuro dagli aculei nemici. “Che cosa?”, tuonò subito l’Idra Indistruttibile, “Tu, Marut? Osi ancora intrometterti nella battaglia?”, ringhiò poi, capendo chi aveva sollevato quel fortissimo vento, per lanciare subito alcuni aculei contro il Guardiano del Tay, ancora ferito, aculei che furono evitati grazie all’intervento di Argos, che si gettò sul momentaneo alleato, spostando entrambi dalla traiettoria nemica.

Anirva si guardò intorno infuriato, Odisseus era ancora al suolo, sanguinante, Marut era ferito gravemente, ma gli altri erano ancora pronti a dargli battaglia, battaglia che non tardò a ricominciare.

Iason ed Acteon furono i primi ad attaccare, scattando sui lati con rapidi movimenti, così da lanciarsi contemporaneamente e con grande abilità contro il comune nemico. Anirva, però, roteò su se stesso ad elevata velocità, colpendo con il piatto dell’ala il Cacciatore, che volò indietro di diversi passi, fino a sbattere al suolo, con parte del corpo sanguinante, mentre il suo nemico si preparava ad affrontare direttamente il Guerriero.

L’Arvenauta di Aven, però, riuscì con una capriola a mezz’aria ad evitare il fendente dell’osso di Tomatos, così da atterrare poi sulle mani e rimettersi in piedi con un’abilità senza pari fra gli uomini comuni, “Ti abbatterò, divinità oscura, per Odisseus, che hai osato conciare in quel modo”, minacciò il Guerriero, lanciandosi in un velocissimo attacco con calci e pugni. I colpi di Iason, però, erano meno veloci del solito, giacché le continue acrobazie avevano fatto perdere parecchio sangue al Guerriero e lo scontro con Shura ne aveva indebolito il corpo non poco. Fu proprio per questo che Anirva riuscì, alla fine, a bloccare le braccia del nemico, preparandosi a perforarne lo sterno con un lungo osso fuoriuscito dal suo petto.

Solo l’intervento di Eracles, che colpì il membro dell’Idra Nera con un tronco di albero, salvò il giovane guerriero di Aven, che fu lasciato dal suo nemico, ora interessato al figlio di Urros.

Anirva lanciò diversi proiettili contro il giovane Arvenauta, che riuscì ad evitarli spostandosi di lato, ma fu comunque ferito alla gamba sinistra, “Ora sei mio!”, tuonò l’Idra Indistruttibile, lanciandosi in picchiata contro il ragazzo ferito ad una gamba. Qualcuno si intromise però nel salto, colpendo il malefico individuo con un calcio, per raggiungerlo con un veloce colpo di bastone, che fece planare Anirva al suolo, “Di nuovo tu, servitore degli dei Olimpici”, ringhiò l’ex divinità, osservando Argos fermo dinanzi a lui con gli occhi rossi delle braccia scoperti, “Sono pronto ad affrontarti, demone oscuro, non avrai modo di colpirmi, come hai fatto con i miei compagni”, lo avvisò il Guardiano.

“Allora iniziamo”, ridacchiò l’Idra Indistruttibile, lanciandosi in un veloce assalto combinato delle ossa uscenti dai palmi, ma Argos con veloci movimenti delle mani riuscì a bloccare i fendenti con il proprio bastone, lo stesso fece diverse volte l’Arvenauta, riuscendo persino a colpire allo sterno Anirva, che indietreggiò di alcuni passi, prima di lanciarsi di nuovo all’assalto.

Il pugno destro dell’ex divinità si gettò con rapidità contro il Guardiano, che riuscì, sollevando il bastone, a bloccare quel colpo, mentre degli aculei si chiudevano come tenaglie sulla mano di Argos, ed un secondo pugno, circondato da decine di aculei affilati si dirigeva contro il corpo dell’Arvenauta, che subito lo parò con l’altra estremità del bastone.

“Ora ti ho bloccato le mani ed il bastone, chissà come hai intenzione di evitare i prossimi colpi”, affermò beffardo Anirva, appoggiandosi sull’ala sinistra, per colpire il nemico con la gamba destra.

Atanos si pose in mezzo fra i due, subendo in pieno il calcio nemico e colpendo, allo stesso tempo, l’avversario con un veloce fendente di spada, che gli recise alcuni muscoli del collo, “Mi dispiace, ma dei colpi così sono inutili contro una divinità guaritrice come me”, ridacchiò Anirva, prima che l’Immortale, incurante delle sue parole, lo colpisse con una serie veloce di pugni e quindi con il piatto dell’impugnatura, costringendo il nemico ad indietreggiare.

Argos, però, non fu liberato dalla presa, anzi, delle lunghe ferite si aprirono sulla sua mano. Atanos, notate le ferite, roteò la lama, “Mi dispiace, guerriero”, sussurrò l’Immortale, guardando la spada, prima di conficcarla nel ventre di Anirva.

La lama si frantumò a contatto con un muro di ossa che il membro dell’Idra Nera aveva messo a propria difesa, “Tutto inutile”, ringhiò l’essere malefico, conficcando un aculeo, fuoriuscito dal suo avambraccio, nella gola di Atanos, così da spingerlo indietro con ancora in mano l’impugnatura della spada. “Ora a noi, servitore di Urros”, sentenziò Anirva, voltandosi verso Argos, con un affilato aculeo che fuoriusciva come un quinto corno dalla fronte, ma qualcosa fermò la malefica Testa dell’Idra, bloccandone i movimenti.

“Che cosa? Ancora tu?”, ringhiò, notando la figura che si era parata dinanzi a lui, bloccandone i movimenti con la propria forza, “Si”, disse il nuovo giunto, “ora è tempo che tu la smetta di minacciare le persone a cui tengo”, concluse, preparandosi ad attaccare.

 

La sfera di luce di Awr’ien si dirigeva con determinazione verso Gyst, con una potenza e velocità mai viste prima, nemmeno dalla stessa Guardiana del Say. L’Idra Ammaliatrice non sembrava propensa ad evitare l’attacco, anzi aumentò la potenza del proprio, così da far cozzare i due attacchi dalla grande forza distruttiva. Un gigantesco boato, seguito da un’enorme esplosione, investì l’intera zona, lanciando indietro la Guardiana del Say ed il Nero Sciame, che si allontanarono dalla malefica e bellissima nemica.

Quando tutto finì, dopo alcuni minuti, Awr’ien riuscì a scorgere, dinanzi a se, solo Pandora, in piedi, chiaramente stremata, ma viva, “Cos’è successo?”, domandò la Guardiana del Say, “Gyst ha affrontato il tuo colpo, probabilmente perché se avesse cercato di evitarlo avrebbe rischiato di perdere la forza offensiva del suo urlo, o per qualche altro strano motivo a me ignoto, ma lo ha fatto e l’esplosione conseguente ci ha gettato indietro, mentre la nostra nemica è scomparsa, non so dove sia andata”, spiegò la Signora del Nero Sciame.

“Allora andiamo a cercarla”, suggerì Awr’ien, prima di voltarsi e vedere Anirva, circondato dai cinque Arvenauti feriti e da Marut, mentre una figura lo bloccava. Grande fu la sorpresa delle due ragazze nel riconoscere chi teneva fermo il nemico, “Odisseus!”, urlò subito la Guardiana, correndo verso il campo di battaglia in cui gli altri si stavano confrontando con l’Idra Indistruttibile.