Capitolo 75: L’inizio
della Lunga Notte della Lutibia
“Quelle sono le due Idre Maggiori?”, balbettò Eracles, sbalordito dall’aspetto di quei due esseri. Aveva visto la bellezza soprannaturale di Gyst e l’immonda figura demoniaca di Anirva, ma non pensava che coloro che aveva capito essere i comandanti di quella setta fossero così, un serpente ed un uomo sembravano a lui.
“Si, figlio di Urros, noi siamo i maggiori fra i confratelli dell’Idra Nera”, esordì l’uomo con la spada. “Cosa volete qui, nel regno di Lutibia?”, tuonò Aristos, ricevendo uno sguardo d’odio dall’altro confratello maggiore.
“Piccolo essere, tu che vanti la natura di Principe fra gli uomini, come osi rivolgerci la parola?”, ringhiò colui che si faceva chiamare Ceclon, “Se potessi vi ucciderei tutti, adesso, ma non è questo il compito per cui sono stato inviato qui. Devo solo supervisionare sul risveglio della Sesta Testa dell’Idra, sarà Bram-Nur ed il sesto, insieme all’armata che qui lascerò, loro godranno della vostra infima morta”, sbuffò infastidito quel essere, come se coloro con cui parlava fossero formiche anziché uomini.
“Questo tizio mi sta già antipatico”, osservò Acteon, il cui corpo ancora non si muoveva per il terrore, “Zitto, animale”, ringhiò Ceclon.
“Tu, eri già su Lembia ed anche sull’Isola dei Tre Tesori, vero?”, domandò ad un tratto Atanos, rivolgendosi all’altra Testa dell’Idra, “Allora anche tu percepivi me, lo sapevo che eri tu l’altro essere, quello che stavo aspettando, l’unico oltre me”, ridacchiò divertito Bram-Nur, lasciando interdetto l’Immortale, che non capiva di cosa stesse parlando quel loro nemico.
“Spiegateci cosa volete”, esordì Argos, “che piano avete per noi?”, continuò senza apparente timore.
“Per voi, Arvenauta? Voi sareste dovuti essere un problema da niente, un piccolo errore che già le Axelie avrebbero dovuto eliminare, ma mi sbagliavo. Atto dopo atto, isola dopo isola, vi ho seguiti nell’avanzata, abbiamo cercato in tutti i modi di farvi scomparire, troppo avevate saputo conoscendo la nostra esistenza, ma non vi sono riuscito. Avete eliminato le mie cinque pedine, schiacciato Zion ed i suoi miseri seguaci, abbattuto i nostri Naviganti, gli squallidi esseri che avevo fatto resuscitare per abbattervi e per rallentare le altre due truppe, siete persino sopravvissuti ad Anirva. Voi, piccoli e fastidiosi insetti che vi agitate di continuo”, ringhiò disgustato Ceclon.
“Perciò voi volevate fermarci fin da Lembia, quindi i Sette naviganti da voi fatti resuscitare erano per i naviganti dell’Asjar e del Rihad?”, domandò allora Argos, avanzando con passo quieto, “Esatto, per fermarli e per fare in modo che nessuno sapesse la verità sui Tre Tesori e su ciò che il nostro Signore e Padre progetta”, replicò freddamente l’Idra con il volto di Serpente.
“Ormai possiamo dirgli tutto, direi”, ridacchiò l’altro, osservando gli sguardi sorpresi dei loro nemici, “tanto, moriranno tutti, nessuno può soccorrerli ormai”, concluse Bram-Nur, ricevendo un segno di approvazione dall’altro.
“Vedete, misere creature, nostro Padre, colui che ci ha dato il potere per primi, ha un grande piano, un piano in cui tutti i suoi nemici cadranno, coloro che di lui sanno e coloro che nemmeno immaginano la sua esistenza, saranno spazzati via. Ha preso i Tre Tesori, così da non ridare i poteri originari a chi tenterà di combatterlo. Inoltre ha trovato alcuni prescelti, gente più desiderosa di guerra e potere, anziché della normale pace che aveva, quella gente è stata eletta per diventare come noi, per diventare una Testa dell’Idra seppur di potere minore. Uno presso Tenkia, uno nell’Asjar, uno nel Rihad ed uno nell’Oleampos ed oltre loro, ci sono le due Idre più anziane, l’una su Tirand e l’altra che ben conoscete, Gyst, ed infine c’è colui che stiamo venendo a prendere”, spiegò Ceclon.
“Vuoi dire che oltre ad Anirva, anche alla corte di Odath, Rikka e persino a quella del supremo Urros c’è un traditore?”, domandò sbalordito l’ex semidio, “Si, ognuno di loro ha scelto di diventare un membro dell’Idra Nera, compiendo il giusto tributo”, spiegò con voce secca Bram-Nur, intromettendosi nel dialogo.
“Tributo?”, domandò perplesso Iason, “Si, Guerriero di Aven, un tributo. Non ve lo ha raccontato Marut, il Guardiano del Tay? Da ciò che diceva il confratello Anirva, quel monco vi ha descritto ciò che sapeva della morte di Rahama, ebbene, quando Rahama fu ucciso ed il suo corpo immolato al nostro simbolo, egli divenne il tributo di Anirva”, raccontò l’individuo con la criniera di capelli. “Io stesso ho compiuto il suo battesimo, nel sangue di Rahama, rendendolo come noi, oltre lui, ho eletto anche chi si trova su Tirand e l’essere che si nasconde presso le terre sabbiose del Rihad. Per primo fui io battezzato da Ceclon, molti millenni fa, quando sacrificai l’intero mio regno per diventare uno delle Nove Teste dell’Idra”, ricordò soddisfatto Bram-Nur.
“Il tuo regno?”, domandò Atanos, “Si, duemila anni fa io ero Re di Nemon, uno sperduto regno che spazzai via con le mie mani, per ottenere questo potere che ben presto gusterai”, ridacchiò il Membro dell’Idra Nera.
“Il perduto regno di Nemon? La cui popolazione fu completamente massacrata in maniera misteriosa”, ricordò sbalordito Argos, rimembrando il nome nella propria memoria.
“Si, esatto. E come me hanno fatto gli altri cinque di questo periodo, gli eletti. Rahama, Jayr, Tonikos ed Aian, tutti tributi offerti al nostro Signore, come ha fatto chi qui ci attende; anche lui ha dato il suo dono per diventare uno di noi”, spiegò Bram-Nur.
“Se tu sei stato eletto da lui, allora la testa di serpente da chi ha ricevuto l’investitura?”, domandò allora Acteon, ricevendo uno sguardo infuriato da Ceclon, “Io, cane, non sono stato eletto, sono nato come una Testa dell’Idra, sono l’Idra Originaria, il Primo dei Nove, colui che li comanda da secoli ormai”, tuonò l’essere malefico.
“Chi?”, domandò ad un tratto Aristos, in uno scatto di ira e disperazione, “Chi siete venuti a prendere? Chi ci ha tradito?”, domandò infuriato il Principe. Le due Idre Maggiori si guardarono fra loro, prima di scoppiare in una sarcastica risata, “Dovresti saperlo, siamo venuti a prendere l’unico che poteva avere il potere di traditore, ingannare e guidare tutto sotto il tuo naso, l’unico che non avresti mai ucciso, il tuo dolce fratellino, Axides”, rispose con voce soddisfatta Bram-Nur, prima di scoppiare a ridere, mentre il primogenito di Lutibia cadeva in ginocchio, disperato.
Il soldato che già era andato nelle stanze di Priaso, inviato dallo stesso Aristos, arrivò in fino nel luogo in cui dormiva Axides e la sua bella moglie Tusia, ma grande fu lo stupore di quel semplice uomo quando vide lo spettacolo celato dalle ampie porte. I fili di seta che circondavano l’intera sala d’aspetto, il corridoio pieno dei medesimi fili e poi, nella stanza da letto, quel gran numero di bozzoli, simili a quelli di tanti insetti, gli parvero. “Che succede qui?”, si domandò il soldato, “Dov’è il Principe?”, balbettò preoccupato, sollevando la spada e guardandosi intorno, quando d’improvviso si trovò uno di quei bozzoli alle spalle, apparso dal nulla, anzi, disceso dal soffitto, come capì mentre i fili lo depositavano al suolo.
Grande fu il terrore del soldato, che, indietreggiando, cadde a terra, mentre il bozzolo si apriva, rivelando due gigantesche ali bianche.
Erano ali di seta come ben presto poté notare, che si sollevavano da una schiena del medesimo tipo, anch’essa ricoperta dal medesimo materiale, che ricopriva anche le braccia di quella creatura, il cui volto era ancora nascosto nel bozzo, ma da questi alla fine uscì.
Due grandi occhi neri osservarono il soldato, privi di iride, semplicemente due chiazze oscure in cui l’uomo sembrava affogare, incastonati in un volto che aveva qualcosa di famigliare, “Principe Axides?”, balbettò il guerriero Lutibiano, “Si”, rispose la creatura, la cui bocca era incastonata di affilati canini cavi e la cui lingua sembrava ricoperta della medesima seta che sembrava circondare per intero il corpo di quello che non era più un uomo.
La creatura uscì dal bozzolo, mentre la seta sul suo corpo prese la forma di un’armatura Lutibiana, adornata da dei serpenti e delle farfalle ed un gigantesco medaglione con l’Idra a Nove teste apparve sul suo collo. “Sono Axides, ma ora sono anche qualcosa in più”, esordì l’essere, aprendo la mano destra su cui si trovava una piccola ferita, o quella che almeno sembrava tale, ma che si rivelò essere semplicemente un foro, da cui proruppe la seta, seta che circondò il volto del soldato.
Per alcuni secondi quel povero uomo, servitore fedele della Lutibia, si dimenò per poi morire, soffocato dalla seta che gli si era attaccata al volto.
“Sento che mi chiamano”, sussurrò allora Axides, guardando fuori dalla finestra, per poi prendere in mano una piccola candela, “mia dolce sposa, la tua linfa vitale e quella di tutti i presenti mi è servita a molto, ma adesso ti devo dire addio”, affermò l’essere, gettando la candela accesa fra i bozzoli, che presero subito fuoco, mentre lui si lanciava fuori dalla finestra, volando verso le colonne dove si trovavano le due Teste dell’Idra Nera.
“Perché Axides? Cosa gli avete fatto?”, tuonò disperato Aristos, “Noi? Niente di particolare, semplicemente lo abbiamo aiutato quando tu non hai voluto farlo”, rispose quietamente Bram-Nur.
“Accadde tutto dopo il suo matrimonio con quella ragazza. Il padre di lei aveva reclamato di riavere la propria figlia, che il principino aveva convinto a venir da lui con l’inganno, ma Axides era troppo orgoglioso di avere la fanciulla più bella dell’intero Oleampos, quindi decise di tenersela, uccidendo un messo inviato dal padre di lei. Voi non sapeste mai di questo omicidio, perché avvenne sulle montagne, c’erano solo Axides, il messaggero e noi due, che proponemmo a tuo fratello di avere il potere più grande del mondo, quello dell’Idra Nera; gli spiegammo cosa ci avrebbe dovuto dare e cosa avrebbe ricevuto e lui accettò entusiasta. Uccise il messaggero giunto da Aven e quello Lutibiano come tributi, ma essendo umano, fino a stanotte ha dovuto rubare linfa vitale da corpi di altri soldati, messaggeri e da quello di sua moglie”, spiegò con semplicità l’uomo dalla barba violacea.
“Perché fino a stanotte? Cosa è successo?”, domandò Argos, “Sono rinato”, rispose allora la voce di Axides, mentre questi planava, nella sua nuova forma, dinanzi al gruppo di nemici.
“Fratello?”, balbettò disperato Aristos, cadendo in ginocchio, “No, non sono più tuo fratello, piccolo essere, sono Axides, una delle Nove Teste dell’Idra Nera. Ora, finalmente, ti sono superiore, più di quanto qualunque essere possa mai immaginare. Non sarò mai più secondo ad Aristos, il magnifico esempio di virtù e lealtà che conduce in guerra i Lutibiani, ora sono io il primo, fra tutti, al pari con i miei confratelli ed al di sotto solo delle due Idre Maggiori e di chi ci ha creati così, il nostro Padrone”, esclamò soddisfatto l’essere, chinando il capo dinanzi a Ceclon e Bram-Nur.
“Ora che il nostro Re è arrivato, che ne dici di richiamare anche gli altri elementi della scacchiera?”, domandò divertito l’individuo dai capelli violacei, ricevendo un segno di approvazione dall’altro.
Bram-Nur sollevò il braccio destro verso il cielo ed una luce verdastra lo illuminò, “Quando ero Re di Nemon avevo una guardia personale e divenuto un’Idra Nera ho ottenuto che questa guardia mi fosse lasciata, ora sono loro il mio unico seguito, dipendono unicamente di me, come esistenza e come presenza. Vi richiamo a me, miei Quattro Cavalieri!”, tuonò il membro dell’Idra Nera, prima che quella luce esplodesse in quattro fasci, che presto divennero delle stelle, che scivolarono verso il terreno, intorno ad Axides.
Dal nulla apparvero, come dei fuochi fatui, delle figure che ben presto presero forma. Erano dei cavalieri ed i loro destrieri erano un cavallo alato rosso come il fuoco, un grifone, un serpente ed un orso, ognuno di questi esseri aveva una strana arma ed un’armatura altrettanto orrenda. “Sono loro”, esordì subito Argos, “gli stessi che ha incontrato Marut”, spiegò ai compagni, “quelli che lo hanno sfigurato”, concluse.
“Esatto”, replicò Bram-Nur, “Sono loro i miei Quattro Cavalieri. Il portatore di Morte dal rosso destriero, Methos”, affermò indicando un oscuro figuro dall’armatura nera come la notte, di cui si distingueva solo un elmo simile ad un teschio di nero cristallo.
“Il Devastante animatore delle Guerre, Kronos”, continuò la Testa dell’Idra, indicando l’uomo sul Grifone, le cui vestigia, violacee, coprivano il corpo, riempiendolo di lame affilate e lunghi spigoli ricurvi. “Il Pestilenziale Kaspian”, affermò poi, indicando un essere dall’armatura simile ad uno scheletro bluastro, che copriva interamente il corpo di colui che cavalcava il serpente grigio. “Ed ultimo il Bestiale Silas”, concluse, indicando un gigantesco individuo ricoperto di pelli metalliche, sopra il maestoso Orso.
“Poi ci sono le pedine”, affermò dopo alcuni attimi di silenzio Ceclon. In quel momento tutti videro la figura dal volto pallido richiudersi su se stesso, quasi fosse inghiottito nella colonna, per poi spuntare, come un’erbaccia, dal suolo, dinanzi a loro ed appoggiare una mano al suolo, senza il minimo timore dei nemici che si trovava dinanzi.
“Vi invoco, soldati morti, richiamo tutti voi al mio appello, esercito dei Mille Rossi”, tuonò con voce furente la creatura, mentre gli occhi brillavano di un’oscura luce ed il medaglione, che sembrava nascosto nella pelle, appariva, mostrando le nere teste dell’Idra su di lui impresse.
Il terreno tremò dopo le parole dell’Idra Originaria, poi, dal nulla, apparvero centinaia di soldati, tutti con corpi rossi e senza volto. “Avrete di certo sentito parlare dell’esercito dei Mille Rossi, una delle truppe più forti della Tulakia ai tempi della guerra a cui partecipò il vostro amico Odisseus. Ora avrete modo di affrontarli anche voi, seppur con doti diverse”, osservò con ironia Bram-Nur, guardando le schiere di non morti che adesso circondavano i loro nemici e si disperdevano fin oltre il castello.
“E non dimenticatevi di noi”, esclamò ad un tratto una volta, prima che una figura apparisse dalla boscaglia, un individuo il cui corpo era completamente dilaniato da forti ustioni, “Tu!”, ringhiò infuriato Acteon, riconoscendo il fetido odore di Pirros, “Si, io e stavolta ho portato papà”, ridacchiò il Generale traditore, indicando una seconda figura che apparve dai medesimi luoghi.
Grande fu lo stupore sui volti degli Arvenauti quando riconobbero il loro nemico in Hadon, il Generale proveniente da Tryo. “Tu ci hai tradito, vile!”, tuonò infuriato Iason, preparandosi a lanciarsi all’attacco, ma subito fermato da Argos, “Non vi ho tradito, in fondo Hadon era solo una copertura, io sono Aklo, un tempo Generale del più abile esercito mai conosciuto, poi morto e dimenticato da tutti gli uomini di questo mondo, ma ora desideroso di riavere la gloria che merito”, rispose il Generale, sorridendo beffardo.
“Ora che tutti i nostri elementi sono sul tavolo, vediamo di svegliargli cosa gli abbiamo dato da giocare?”, continuò divertito il Membro dell’Idra Nera dai capelli violacei, ricevendo un senso di approvazione dall’Idra Originaria.
“Akleo, mostra loro il primo Re”, ordinò Ceclon, prima che il Generale traditore prendesse un uomo, legato, e lo gettasse ai piedi degli Arvenauti, “Maestà!”, esclamò sbalordito Iason, vedendo il corpo di Ruganpos al suolo e liberandolo velocemente.
“Lo abbiamo preso per farvi felice, finalmente si vedrà con l’altro Re, vero, confratello?”, domandò con un sorriso beffardo, rivolgendosi ad Axides, “Forza, Idra Tessitrice, fai vedere i tuoi poteri”, ordinò Ceclon subito dopo.
Colui che era un principe di Lutibia avvicinò le mani alla bocca e da questa emise un sottile filo di seta, che iniziò a tessere con abilità, creando in pochi attimi un arco e subito dopo dalle mani produsse una freccia del medesimo materiale, per poi alzarsi di nuovo in volo, all’altezza delle stanze private della famiglia reale. “A quella finestra riposa”, riuscì appena a balbettare Aristos, prima che colui che chiamava fratello scoccasse una freccia legata alla mano da un lungo filo, filo che si torse quando il dardo colpì il proprio bersaglio. “Ecco l’altro Re”, tuonò Axides, tirando a se l’estremità dell’arma, a cui era appeso Priaso, il cui corpo era stato trapassato da parte a parte all’altezza del petto. “Ecco il vostro Re, Re Aristos”, esclamò divertita l’Idra Tessitrice, mentre il primogenito di Lutibia scoppiava a piangere dinanzi al cadavere paterno.
Le Tre Teste dell’Idra si scambiarono veloci gesti di assenso con la testa, “Bene, ora le loro pedine”, affermò divertito Bram-Nur, prima che il terreno si scuotesse ed il corpo di Ceclon venisse sollevato da una gigantesca collina nata sotto i suoi piedi in quel momento.
I soldati di Aven erano velocemente arrivati alle porte della città, trovando tutte le milizie di Lutibia animate e pronte alla battaglia, ma, prima ancora che le due forze potessero affrontarsi le due scosse di terremoto, il rumore dei vetri del castello distrutti, i bagliori verdastri e tanti eventi strani li distrassero, finché tutti videro un’oscura ed immane figura apparire sopra un’innaturale collina nel centro del giardino reale. “Soldati di Aven e della Lutibia, la guerra fra le vostre forze è finita”, esordì quello che apparve loro come un mostro, “ora inizia il massacro che i miei confratelli compieranno sulle vostre carni e su tutte quelle dei vostri cari. Nessuno arriverà a vedere l’alba”, tuonò la creatura, prima che un’altra scossa di terremoto facesse saltare le due porte della città, lanciandone una contro le milizie di Aven e l’altra contro quelle di Lutibia, uccidendo diversi soldati.
“Avete sentito, soldati di Aven? I vostri nemici non sono gli uomini di Lutibia, come sospettavamo, ma qualcuno di diversi, dei mostri oscuri, che dovrete combattere non solo per voi ed il vostro Re, ma anche per i parenti lontani che avete”, urlò subito Ebhe, volgendosi al proprio esercito.
“Uomini di Lutibia, chi vi parla è un vostro nemico, che chiede voi di ascoltarlo, perché tutti, i vostri sovrani compresi, ed i miei, sono stati ingannati da dei traditori e dei demoni oscuri come quello che avete appena visto. Ve ne prego, uniamoci in questa guerra contro il comune nemico, un nemico terribile”, esclamò preoccupato Axar, guardando dall’alto l’esercito dei suoi nemici.
Ceclon tornò quindi fra le altre due Teste dell’Idra Nera, “Anche se si alleano non sarà un problema eliminarli con i tuoi soldatini rossi”, ridacchiò Bram-Nur, “Bene, allora divertiti, dato che provi gusto in queste cose, io tornerò dal nostro Padre, per informarlo dei risvolti di questo assalto”, replicò l’Idra Originaria, scomparendo nuovamente nel terreno.
“Che cosa? È scappato?”, tuonò sorpreso Acteon, “No, lui non scappa, torna dal nostro Padrone, essendo il primogenito è anche il più obbediente, io sono più uno spirito libero e godo particolarmente nelle guerre e nelle stragi e questa sarà di certo ambo le cose”, esclamò divertito Bram-Nur, estraendo la spada.
La terribile notte di guerra in Lutibia era appena iniziata e già il sovrano di quelle terre era morto.