Capitolo 77: Primo
Scontro – L’Idra Tessitrice
Tre figure troneggiavano a mezz’aria nel cielo notturno di Lutibia, una di loro era vestita di neri colori ed oscuri insetti le roteavano intorno, mentre il viso, incastonato in capelli corvini, osservava con sguardo duro l’essere che si trovava dinanzi a lei.
Quest’essere era alato, il suo corpo, interamente ricoperto da una sottile seta, sembrava quello di un uomo, ma il volto ormai non aveva più quasi niente di umano, trasformatosi del tutto in quello di una gigantesca farfalla, o forse di una falena, era difficile da dirsi, per entrambi i suoi antagonisti.
Il terzo individuo, vestito con i colori dell’esercito di Aven, volava grazie a due possenti ali da falco che gli uscivano dalla schiena, i suoi occhi erano sottili e decisi come quelli di un predatore dei cieli, mentre fra le mani sosteneva la propria frusta.
I tre nemici erano Pandora, l’Arvenauta che in tempi antichi Urros aveva maledetto; Axar, generale dell’esercito di Aven ed uno degli ultimi sopravvissuti dell’antica razza degli Anies, gli uomini alati; ed infine Axides, un tempo principe di Lutibia, ma ora solo un traditore, che aveva venduto anima e corpo per diventare una delle Nove Teste dell’Idra Nera, quale era adesso.
“Voi due sarete le prime vere vittime dei miei nuovi poteri? Dopo aver dovuto sprecare la mia elegante seta per uccidere soldati e sovrani, potrò finalmente bagnarla con del sangue meritevole?”, domandò soddisfatto colui che era stato principe di Lutibia, osservando i due nemici con un sorriso malefico.
“No, non saremo le tue prime vittime, anzi, saremo noi ad abbatterti, dannato traditore della tua razza”, ringhiò infuriato Axar, roteando la frusta dinanzi a se, per poi lanciarla contro il nemico.
Con un gesto deciso l’Idra Tessitrice si spostò lateralmente, evitando il colpo di frusta, che finì nel vuoto, “Prima di colpirmi dovresti prendere bene la mira, Generale”, ammonì Axides, aprendo poi la mano contro l’avversario. Dal palmo scaturì una sottile trama di seta, che lentamente si richiuse su se stessa, diventando simile ad un affilato arpione che veniva lanciato contro una preda.
L’Anies, però, evitò l’assalto sollevandosi velocemente in cielo, più in alto dell’avversario, “Devi stare attento, ragazzino, le tue doti di guerriero saranno anche portentose adesso, ma non puoi volare come me, che sono nato con le ali, né hai alte doti di stratega”, lo ammonì Axar, prima che il forte ronzio del Nero Sciame circondasse i due.
Axides ebbe appena il tempo di voltarsi quando gli oscuri insetti gli si gettarono contro, lanciandosi sul suo petto, ma, sorprendentemente, cozzarono contro lo stesso, come contro un muro, venendo così costretti a dividersi e disperdersi nell’aria circostante, per poi riunirsi nella figura di Pandora, poco lontano dai due nemici.
“Hai bloccato i miei insetti, quindi quella tua seta è come la tela di Daja, la Navigante che voi avete risvegliato?”, domandò sbalordito l’Arvenauta, osservando il nemico che la osservava divertito.
“Se la mia seta fosse come la tela di quella Donna Ragno, che bisogno c’era di me fra nell’Idra Nera? No, questo filo non è per nulla viscoso, non può bloccare un nemico, ma una volta tessuto, anzi, nel momento stesso in cui esce dalle mie mani, o dalla mia bocca, diventa talmente duro, ed insieme leggero, da essere sia una corazza, sia un’arma offensiva, senza pari, capace di farmi volare, ma allo stesso tempo di perforare il corpo di un mio nemico al primo impatto”, spiegò soddisfatta la Testa dell’Idra, “inoltre, posso dargli ogni forma che voglio”, concluse poi, tessendo dalle mani un lungo tridente, che subito lanciò contro Pandora.
L’Arvenauta si scompose nel Nero Sciame, lasciandosi trapassare dall’arma, per poi ricomporsi illesa davanti al nemico, “Non puoi uccidermi così”, lo avvisò lei, guardandolo con occhi pieni di risentimento.
“Se ci poteva riuscire quell’insulsa Donna Ragno, perché io dovrei avere dei problemi?”, domandò con tono di sfida Axides, mentre dalle mani fuoriuscivano dei coltelli di seta, “Vi eliminerò entrambi senza problemi”, tuonò l’Idra Tessitrice, lanciando le lame contro i due avversari.
Pandora subito si scompose, evitando i colpi nemici, che si infransero contro le mura di una casa, distruggendola, mentre Axar, con veloci movimenti, evitava le armi lanciategli contro, per poi riportarsi dinanzi all’essere avverso.
“Mi sembra di esservi al quanto antipatico, eppure voi, più degli altri dovreste capire perché ho voluto rinunciare alla mia misera natura di uomo, in fondo ciò che volevo era spicca oltre quella massa di insulsi esseri”, esordì dopo alcuni secondi Axides, indicando i diversi soldati che combattevano sotto di loro. “Guardateli, ognuno di loro è solo una piccola formica che si agita per primeggiare e salvare la propria vita. Questo modo di essere, quello di una formica che vive per il proprio branco è tanto lodato nel suo agire per il bene comune. Proprio per questo Aristos è un grande principe per loro, perché combatteva per tutti, mai per se stesso, solo per il prossimo, per il bene del suo intero popolo”, ringhiò con chiaro disgusto l’Idra Tessitrice, “ma io no, non ero capace di mettere gli altri dinanzi ai miei bisogni e così cercavo un modo per sopravvivere oltre la massa, per emergervi, per questo sono stato scelto e mi è stato concesso di ascendere a questo nuovo stato della potenza, qualcosa che tutti gli altri possono solo sognarsi”, esclamò con voce soddisfatta, “qualcosa che in fondo anche voi assaporate sempre”, concluse.
“Non sai di cosa parli”, lo ammonì prontamente Pandora, “Come non lo so? La magnifica sensazione di guardare tutte quelle formiche da questa posizione sopra elevata, la coscienza di essere superiore a tutti loro anche se si mettessero assieme a combattermi, tutto questo mi è noto e mi piace infinitamente”, spiegò con terribile piacere Axides, “La superbia e l’egoismo hanno fatto di te il mostro che sei ora e tu credi che per me sia stato lo stesso? Pensi davvero che io abbia mai desiderato diventare ciò che sono adesso?”, tuonò infuriata la Signora del Nero Sciame, lanciandosi in un nuovo assalto contro il nemico.
Ancora una volta, però, gli oscuri insetti furono fermati dinanzi alla potente corazza di seta che ricopriva il corpo di Axides, riuscendo solo a scuotere appena il corpo dell’Idra Tessitrice, che subito sputò su di loro, prima ancora che si ricomponessero, un arpione di seta, che vi passò attraverso, piantandosi nel terreno pieno di cadaveri, mentre Pandora si ricomponeva, perplessa ed infuriata.
“Visto? Anche a te sono superiore”, esordì con tono soddisfatto colui che era stato principe di Lutibia, “fai come l’Anies, non ostacolarmi più, o rischierai davvero di morire per mia mano”, ridacchiò poi, voltandosi verso Axar, che osservava con volto disgustato il nemico.
“Che c’è anche tu hai qualche motivo di disprezzo verso di me?”, domandò allora Axides, “Eppure tu, al contrario di lei, sei nato eletto e per questo dovresti capirmi meglio, spero”, osservò con il volto corrucciato.
“No, non posso capirti, perché hai rinunciato al bene della tua gente. Tu non immagini cosa voglia dire rimanere l’unico di un’intera specie, tu hai buttato il tuo sangue, la tua storia ed il tuo popolo nel dimenticatoio più profondo per diventare qualcosa di diverso, senza un’identità, uno di Nove creature infernali che non saranno mai ricordate, se non come serve di Qualcosa di più grande!”, tuonò infuriato il Generale di Aven, lanciandosi in un furioso attacco con la frusta seghettata.
La frusta si legò subito intorno al collo dell’Idra Tessitrice, stringendolo con violenza. “Stranamente, sembra che tu sia quello che mi ha ascoltato di meno, uomo alato”, criticò prontamente l’Idra Tessitrice, “sia quando parlavo di me, sia quando parlavo dei miei nuovi poteri”, ringhiò, compiendo uno strattone con il corpo, così da tirare a se l’Anies.
“Il mio corpo è coperto da un’armatura di seta indistruttibile, che nemmeno tu potrai rompere con questa tua misera arma ed il medesimo materiale posso creare con le mani e con la bocca”, ripeté nuovamente Axides, prima di aprire le mani contro i piedi del nemico, perforandoli con due chiodi di seta, poi ne sputò un terzo, lasciando un profondo solco sul volto del Generale, prima di bloccarlo con le mani.
“Inoltre non ho cancellato la mia storia, ma ne ho creato una nuova! Ora non sarò più il secondogenito di un popolo di fanatici artisti sacri a Porian, ora sarò Axides, una delle Nove Teste dell’Idra che distruggeranno tutto, persino gli dei! Io passerò alla storia come una figura potente e devastante! Non ho cancellato tutto me stesso, ho semplicemente gettato via ciò che non mi serviva, per rendere la parte migliore di me ancora più potente e perfetta”, concluse l’oscuro avversario, colpendo con una potente testa l’avversario, prima di allontanarlo con un dardo di seta nella spalla destra.
Fu Pandora a bloccare il volo dell’alleato, “Come va?”, domandò la Signora del Nero Sciame, “Abbastanza bene, le ferite sono superficiali, e tu?”, incalzò il Generale di Aven, “Non mi ha ancora eliminato”, replicò con voce quieta l’Arvenauta, malgrado fosse cosciente dello sforzo che stava compiendo per controllare gli insetti dopo il passaggio della presenza piena d’odio.
“Dobbiamo inventarci qualcosa per eliminarlo”, suggerì dopo alcuni attimi Axar, “tu hai detto di aver già combattuto contro un essere con le medesime difese, giusto? Come lo hai sconfitto?”, domandò prontamente il Generale, “Sacrificando la vita di un momentaneo alleato”, rispose Pandora, ricordando lo scontro con Daja, quando Kaar, l’uomo Scorpione del Rihad, la aiutò a vincere, perdendo la vita in quello scontro.
I due si guardarono in silenzio per qualche secondo, “Sono pronto a gettare via la vita per eliminare quell’essere dannato!”, tuonò in tutta risposta Axar, dopo averci riflettuto. “Tu? L’ultimo degli Anies vorresti morire adesso?”, domandò sbalordita l’Arvenauta, “Perché?”, continuò.
“Come hai detto tu, sono l’ultimo degli Anies, il popolo alato, ma proprio per questo non posso accettare che un essere come quello, un dannato mostro che ha rinunciato alla sua natura di uomo pur di diventare perfetto, gettando via l’amore per la sua terra e per il suo popolo, viva. Io ho fatto del ricordo della mia gente e del luogo da cui provenivano una meta di perfezione, poter essere come tutti ricordavano gli Anies, esseri perfetti messaggeri di speranza, molto spesso, questo era da sempre il mio sogno e per sostenerlo ho fatto di tutto, anche combattere in questa guerra, che sentivo segnata da una presenza malvagia. Per questo vedere un essere che ha rinunciato alla propria memoria per superbo egoismo mi spinge anche a sacrificarmi, poiché non sarebbe una perdita per la mia gente, ma un motivo di gloria, quando li raggiungerò in cielo”, concluse con voce decisa Axar.
“Bene, se queste sono le tue parole, Generale, allora ascoltami bene, perché il piano è molto semplice, ma allo stesso tempo dovremo essere molto precisi per ottenere ciò che vogliamo, poiché costui non è di certo come la Donna Ragno che ho affrontato, anzi sarà molto più veloce nel riparare le proprie difese”, ordinò con voce decisa Pandora, mentre Axides li guardava con tono ironico, creando con le mani una gigantesca balestra, pronto a rispondere ad ogni possibile attacco.
L’esercito di Aven e quello della Lutibia avevano iniziato ad avanzare fin dall’arrivo di Pandora dinanzi a loro, con furia e velocità avevano colpito quanti più nemici potessero fra quelle creature dalle teste rosse ed i corpi informi, quasi decomposti. Grande era stata la loro sorpresa nel vederli rialzarsi anche dopo aver subito i primi colpi.
Fra tutti quei soldati, l’indiscusso comandante era Ebhe, che con determinazione superiore alla normale attaccava quelle creature, trapassandone i corpi con lunghi arpioni di ghiaccio, che, a contatto con la pelle la tramutavano a sua volta in ghiaccio, rendendo ogni passo della Generalessa seguito da una serie di statue mostruose.
“Dobbiamo avanzare fino al castello, presto!”, ripeté più volte la guerriera, “Devo assolutamente aprirne le porte”, pensò fra se, lei che in realtà era una semidea, “solo in questo modo potremo spegnere le anime dannate che guidano questi corpi e scacciare anche Axides e coloro che sono venuti a prenderlo. Da soli non abbiamo possibilità, né io, né i Generali ancora fedeli, né questi soldati, nemmeno Argos ed i suoi compagni potrebbero riuscire a sconfiggere questo esercito con facilità, anche senza la presenza di coloro che in questo momento li stanno tenendo occupati. Devo fare qualcosa in più di ciò che mi è stato detto, devo salvare questa gente ed i Naviganti”, si convinse Linnea, prima che alcuni soldati rossi si parassero dinanzi a lei.
Con uno sguardo di ghiaccio la Generalessa aprì le mani e decine di stalattiti ghiacciate trafissero quei cadaveri viventi, gettandoli a terra, prima che i loro stessi corpi diventassero delle informi colonne gelide che spuntavano dal suolo. “Muoviamoci, soldati”, urlò di nuovo Ebhe, avanzando decisa.
“Siete pronti a continuare la battaglia?”, domandò ad un tratto Axides, rivolgendosi ai due nemici che lo scrutavano, anche loro sospesi a volare a mezz’aria, “Si, lo siamo”, avvisò subito Pandora, prima di tramutarsi nel Nero Sciame e lanciarsi di nuovo all’assalto.
“Non hai ancora capito che è inutile?”, domandò divertito il Membro dell’Idra Nera, mostrando la grande balestra che aveva creato con la seta e puntandola contro il Nero Sciame, appoggiando la mano sinistra sulla corda, dinanzi cui si formò subito un dardo, che fu scagliato contro gli oscuri insetti, disperdendoli inutilmente.
“Devi stare attento a chi attacchi!”, tuonò allora Axar, apparendo da sotto il nemico e colpendolo con un potente colpo della frusta sulla corazza, per poi raggiungerlo nel medesimo punto con il pugno, così da ferirsi la mano, ma, allo stesso tempo, danneggiare la corazza, incrinandola e riuscendo quasi a romperla.
“Una mano per danneggiarmi così lievemente? Uno scambio poco equo il tuo, vedrò di renderlo più giusto”, minacciò allora Axides, sollevando di nuovo la balestra contro il corpo dell’Anies su cui scagliò una freccia da brevissima distanza, trapassandogli una spalla e l’ala sinistra.
“Purtroppo per te non amo gli scontri corpo a corpo, quindi preferisco questi metodi per finirti”, lo derise l’Idra Tessitrice, mentre il nemico cadeva verso il suolo ferito.
Il Nero Sciame tornò allora alla carica, schiantandosi con furia contro la zona danneggiata della corazza, distruggendola ed iniziando a penetrare la malefica pelle del nemico. “Sbagliato!”, esordì però Axides, prima che la seta si ricomponesse intorno agli oscuri insetti, intrappolandoli in quello che poteva sembrare un bozzolo, che lentamente si staccò dal petto restando collegato solo al palmo della mano destra.
“Sono sicuro che mi capisci anche così, Navigante”, affermò l’Idra Tessitrice, mentre la seta si riformava sul suo corpo, “ti avevo detto che la mia seta proviene dalle mani o dalla bocca, come potevi pensare che lasciassi l’armatura indifesa? Ovviamente è sempre stata collegata con i miei palmi, tanto da ripararsi immediatamente, come tu stessa hai notato”, spiegò divertito colui che era stato il principe di Lutibia. “Ora sei chiusa in quel bozzolo e da quel luogo non potrai scappare facilmente, anzi, sarai costretta a morirci, dato che, finché lo tengo legato alla mia mano, posso comandarlo con il pensiero e sono proprio curioso di vedere fino a che pressione quei tuoi insetti riescono a resistere senza spappolarsi l’un l’altro per mancanza di spazio”, rise divertito Axides, mentre la trappola lentamente si chiudeva su se stessa.
In quel momento, mentre guardava soddisfatto il proprio bozzolo, il membro dell’Idra Nera fu colpito da un oggetto verde, che lo investì alla testa, cadendo poi lontano da lui e voltandosi vide che era stato Axar ad attaccarlo con quello che era il suo elmo.
“A tanto vuoi arrivare? Colpirmi con l’elmo è stata una mossa stupida”, accusò l’Idra Tessitrice, mentre il nemico planava stremato al suolo, “Prima finirò lei, poi andrò a te, non preoccuparti”, concluse, prima che una fitta lo torturasse allo stomaco.
“Che cosa?”, balbettò appena Axides, “Parte di me, Pandora, dannatissima Falena umana, ecco cosa è che ti dilania gli organi interni”, affermò una voce nella sua mente, “Com’è possibile?”, tuonò colui che era stato principe di Lutibia, “Sono stata più veloce della tua seta”, replicò l’Arvenauta, “ed ora lasciami andare se non vuoi che ti dilani lentamente”, concluse poi.
“Chissà, potrei schiacciarti io con velocità, così da non aver più bisogno di starti a sentire”, rise divertito Axides, “No, non funziona così. Ogni insetto ha parte della mia identità ed ognuno di loro vive singolarmente dagli altri. Se tu li uccidessi, quelli nel bozzolo di seta, la mia figura umana sarebbe dispersa, ma parte di me vivrebbe nei pochi che ti stanno dilaniando gli organi e che da qui non potranno di certo uscire”, minacciò la Signora del Nero Sciame con voce decisa.
“Vuoi uscire? Bene, ti accontento subito”, tuonò infuriato Axides, roteando il bozzolo, che si scontrò con la corazza nel punto in cui era stata riparata e poco dopo si allontanò dal suo corpo, per aprirsi.
Dal bozzolo di seta uscirono gli Oscuri insetti che subito si ricomposero nella figura di Pandora, che apparve stremata nel corpo, ma sorridente.
“Hai buttato fuori anche quelli dentro il mio stomaco?”, domandò innervosito il Membro dell’Idra Nera, “Si, avevo bisogno di ricompormi del tutto”, rispose affannosamente la Signora del Nero Sciame, “Bene, allora potrò eliminarti senza problemi”, ringhiò l’altro, puntandole contro la balestra, prima che una nuova fitta lo dilaniasse dall’intero.
“Stavolta no, Idra Tessitrice. Ho fatto abbastanza danni dentro di te da impedirti di combattere ancora, anzi penso che fra poco sarai costretto a chinarti al suolo, proprio come dovrò fare io”, esordì soddisfatta Pandora, “non sei pericoloso come Gyst, o Anirva, ma solo perché ancora non conosci a pieno i tuoi poteri”, osservò poi l’Arvenauta, “per questo oggi la nostra battaglia finisce senza la morte di nessuno di noi”, concluse poi, prima che il Nero Sciame si scomponesse, per ricomporsi, pochi attimi dopo, al suolo, nella figura svenuta di Pandora.
Axides dovette effettivamente planare fino al tetto di una casa vicina, “Mi ha ferito parecchio, ma sono più resistente di loro, li eliminerò entrambi senza problemi ormai”, esclamò soddisfatto colui che era stato un principe di Lutibia, prima che un rumore rubasse la sua attenzione.
L’Idra Tessitrice guardò con attenzione cosa stava succedendo all’interno del castello reale, “Bene, sono proprio le vittime che più mi interessano fra i comuni mortali”, esclamò, “lascerò questi due per dopo”, concluse, alzandosi in volo e dirigendosi verso il luogo che aveva visto maggiormente animato.