Capitolo 79: Terzo
Scontro – I cinque Custodi
Pirros aveva corso lungo le stanze del castello, senza fermarsi, nemmeno quando aveva sentito il minaccioso urlare dei guerrieri intorno a se, amava tutta quella morte e la distruzione ad essa legata, desiderava anche lui farne parte, non vedeva l’ora, proprio per questo, di ardere i corpi delle vittime prescelte da Ceclon e Bram-Nur.
Si fermò dinanzi alle ampie porte che conducevano nella stanza sotterranea, trovò due guardie a quelle porte, due dei Cinque Custodi. “Fatemi passare, devo vedere subito la vostra Principessa”, tuonò con voce decisa il traditore di Lutibia, “No, spiacenti, Generale, ma l’ordine è chiaro: nessuno deve passare”, esordì l’uomo armato di manganelli.
“Voi siete due delle sue balie, giusto? Allora fatemi passare, perché potrei essere meno gentile di così”, avvisò subito Pirros, cercando di fingersi ancora alleato della famiglia reale di Lutibia, “Noi siamo Caio e Zefiro, due dei Custodi della Principessa e non ci muoveremo da qui se non ce lo ordinerà il nostro comandante, o uno dei membri della famiglia reale”, tagliò corto il secondo, più esile, armato di una lancia, sollevandola contro il Generale.
“Visto che la pensate così, dovrò uccidermi affrontandovi, non potrò ardere i vostri colpi attaccandoli alle spalle”, esclamò Pirros, appoggiando le mani alla bocca ustionata, mani da cui fuoriuscirono delle gigantesche sfere di fuoco.
“Dannato mostro”, tuonò subito Zefiro, lanciandosi in un veloce attacco con la lancia, che fu abilmente evitata da Pirros.
“Sei veloce, guerriero, ma non c’è potenza nei tuoi colpi, quindi come puoi sperare di colpirmi?”, domandò divertito il generale, “Lui non deve colpirti, quello è dovere mio”, esclamò subito Caio, brandendo le possenti armi e cercando di schiantarle contro il capo del nemico, che subito lo investì al tronco con il pugno destro, in cui era rinchiusa una delle sfere di fuoco, che bruciò le vesti del Custode attraverso la mano di Pirros.
“Inutile, i tuoi colpi non mi raggiungeranno”, esclamò divertito il Generale, prima che una lancia lo trafiggesse dalla spalla destra, ferendolo.
“Purtroppo io e Caio non siamo mai stati degli abilissimi guerrieri, lui aveva la forza, ma mancava di furbizia e velocità, al contrario io possedevo le due doti e mancavo di muscoli, quindi solo combinando i nostri attacchi ci possiamo mostrare come abili guerrieri e tu hai appena subito questa combinazione”, avvisò Zefiro, ritraendo l’arma dalla spalla nemica.
“Abili avversari? Ma se mi avete solo aiutato”, esordì Pirros, mentre una fiamma usciva dalla ferita, senza però danneggiarlo, anzi, riparando l’intero braccio nel fuoco, “ora che Ceclon mi ha dato questa nuova dote non penso che ci sia qualcuno capace di uccidermi”, osservò divertito il Generale, lanciandosi contro il custode dagli abiti azzurri e colpendolo con un potente diretto allo stomaco, che ne bruciò le vesti, ferendolo.
“Ed ora il colpo di grazia”, tuonò deciso il Generale, “No!”, esclamò allora Caio, gettandosi su Pirros, che lo bloccò con la mano sinistra alla gola, “Aspetta il tuo turno per ardere!”, lo ammonì subito il malefico nemico, prima che un colpo di manganello lo investisse al volto, costringendolo a lasciare la presa sulla gola ormai ustionata.
“Non aspetterò che tu uccida uno dei miei amici più cari, io e Zefiro siamo stati spesso considerati degli inetti nell’esercito di Lutibia, ma proprio perché condividevamo lo stesso destino ci siamo completati a vicenda come guerrieri ed ora, che il Principe Aristos ha mostrato in noi fiducia, affiancandoci a tre guerrieri di molto più potenti, non possiamo fermarci, nemmeno se il nostro corpo andasse in fiamme”, esclamò deciso il guerriero dagli abiti rossi, rialzandosi e cercando di colpire di nuovo l’avversario.
Pirros guardò gelidamente il nemico e gli bloccò l’attacco con il braccio circondato dal fuoco, “Il tuo corpo arderà proprio adesso”, esclamò con un volto follemente divertito il Generale, prima che le fiamme si propagassero sull’arto del Custode, invadendo poi le spalle, il tronco e la testa stessa.
“No, Caio!”, esclamò infuriato Zefiro, affondando subito la lancia nel fianco del nemico. Pirros sembrò non risentire di quell’attacco, “Ora mi hai stancato”, tuonò anzi il Generale, prima di emettere una fiammata dalla bocca, così da investire in pieno volto il nemico, la cui faccia iniziò a bruciare, affondando in urla disperate.
Il Generale stava per estrarre la lancia dal suo fianco, quando si trovò bloccato alle spalle dai manganelli di Caio, “Si deve ammettere che siete testardi”, ridacchiò Pirros, prendendo la lancia dalle proprie carni ed affondandola nella testa del Custode, che cadde al suolo, privo di vita, vicino all’amico.
“Ora finisco anche te, non preoccuparti”, avvisò subito dopo il malefico essere, impugnando una delle armi di Caio e colpendo con violenza la testa di Zefiro più volte, finché le urla, divenute sottili lamenti, non finirono di risuonare al di sopra della scalinata.
Anhur e Myooh avevano udito le voci sofferenti dei loro compagni, “Non ti muovere”, aveva esclamato dopo alcuni minuti il primo dei due, rivolgendosi all’altro, “Sai che sopra potrebbero già essere morti?”, replicò l’altro con voce cupa.
Il volto del primo dei Custodi si scurì, “Me ne rendo conto, ma non possiamo attaccare così, non sappiamo chi sia il nostro nemico, né possiamo lanciarci alla cieca contro di lui, la vita della Principessa Cassandra è nelle nostre mani adesso e non possiamo rischiarla così”, concluse dopo alcuni minuti il Comandante dei cinque.
“Abbiamo combattuto molte battaglie insieme, Anhur, tu, come il Principe Aristos, sei un guerriero valoroso che non sacrificherebbe mai la vita di altri al posto della propria, questo lo so, ma come tutti gli abitanti di Lutibia metti la vita dei membri del casato reale prima delle altre per importanza e non so quanto sia giusto questo”, replicò con voce triste l’altro.
“Eppure, amico mio, anche tu combatti per il mio stesso Re e per di più lo fai dopo aver abbandonato il tuo credo celeste nel divino Tonikos, hai preferito la guerra al divertimento, non vorrai dirmi che è stato un caso?”, domandò con tono sereno il Comandante dei cinque, mentre dei passi si avvicinavano, prendendo poi l’aspetto deturpato di Pirros, che sorrise ai due.
“Speravo di trovarti sul mio cammino, piccola balia, volevo proprio toglierti la vita con queste mani”, esordì divertito il Generale, “Pirros, dunque ci hai tradito? Cosa progetti e quali folli ti aiutano?”, tuonò infuriato Anhur.
“Io non progetto niente, sono da sempre un soldato. Coloro che mi hanno svegliato le Nove Teste dell’Idra Nera, volevano distruggere i regni di Lutibia ed Aven, quindi hanno fatto tutto questo. Adesso Priaso è morto, mio padre Akleo, da voi conosciuto come Hadon di Tryo, sta per uccidere Aristos, mentre Axides, il vero contatto con le Idre, è diventato uno di loro è sta massacrando il proprio popolo. Per quel che riguarda me, direi che è facile intuire cosa io voglia fare, cioè massacrarvi tutti, specialmente la principessina”, concluse il Generale, come le mani fiammeggianti.
“L’Idra Nera? Quindi le parole della Principessa non erano frutto di follia, lei sapeva”, esclamò sbalordito Anhur, “Da quel che mi ha spiegato Axides, la sua sorellina è stata la prima vittima che ha utilizzato per nutrire i propri poteri, ma stranamente non è morta per questo, ha solamente ricevuto questa specie di maledizione che la domina”, spiegò con voce vaga Pirros.
“Il principe Axides, lui è il traditore che tesseva nell’ombra”, concluse con un sorriso amaro il Primo Custode, “Esatto”, tagliò corto il Generale lanciandosi contro i due.
“Dove pensi di andare?”, tuonò subito Myooh, colpendo con un potente gancio allo stomaco il suo avversario che fu sbalzato indietro di decine di passi, ricadendo sugli scalini. “Che forza”, osservò stupito Pirros, osservando la propria pelle, gravemente ferita, “La forza di anni passati ad allenare i muscoli, la forza di chi può vantarsi di indossare guanti da trenta chili l’uno”, avvisò soddisfatto il Guardiano.
“Quando ero vivo, ho avuto motivi migliori per vantarmi ed ora, che sono tornato alla vita, ti brucerò come meriti grazie ai miei grandi poteri”, ridacchiò soddisfatto il Generale, lanciandosi di nuovo all’attacco.
Myooh sembrò più veloce del nemico, colpendolo con un potente gancio al petto, per poi raggiungerlo con un secondo attacco dall’alto con il pugno sinistro, sulla schiena, fu però Pirros a colpire per secondo, sollevando il volto e soffiando delle potenti fiamme sul suo nemico.
Quando le sue vesti presero fuoco il Custode fu costretto ad indietreggiare, “Non ti lascerò certo andare”, tuonò il malefico nemico, lanciandosi all’attacco e colpendo con pesanti diretti infuocati il corpo del suo avversario, prima che una seconda figura si gettasse su di lui, facendolo allontanare dalla sua vittima, era Anhur.
“Pensavi che ti avrei lasciato finire Myooh così facilmente?”, tuonò infuriato il Primo custode, “No, potevate anche attaccarmi insieme, se preferivate, in fondo non ho alcun problema a distruggervi entrambi, vi arderò con tutto il mio potere”, avvisò soddisfatto Pirros, mentre il corpo continuava a ricoprirsi sempre di più con alte fiamme, “Questo è da dimostrare”, replicò con decisione Anhur, sollevando una lunga, ma sottile sciabola con una gemma azzurra incastonata nell’impugnatura.
Nelle sue stanze, intanto, Cassandra si agitava preoccupata, “Il fuoco e l’acciaio non devono ucciderli. Devono vincerli con spirito e fede”, sussurrava fra se la Principessa, chiaramente spaventata, “solo dopo potremo chiedere l’unico aiuto che ci potrà salvare”, spiegò con occhi tristi ad Anfitride, che li attendeva con lei.
“Principessa, state tranquilla, troveremo l’aiuto di cui abbiamo bisogno, ma per ora dobbiamo occuparci di difenderla da colui che fin qui è arrivato”, cercò di rassicurarla la Custode, chinandosi verso di lei.
Nella stanza antistante quella di Cassandra, Pirros osservava con occhi curiosi la lama avversaria, “Con quel piccolo spiedo vorresti ferirmi? Ma sai di cosa sono capace con il mio fuoco?”, domandò divertito il Generale traditore, “Sarò io a renderti uno spiedo”, ringhiò lanciandosi in avanti.
Anhur abbassò gli occhi e spostando la spada vicino alla spalla evitò l’assalto avversario, lasciandolo affondare nel vuoto, “Cosa?”, ringhiò Pirros, notando che il nemico si era spostato all’ultimo, per poi tentare di colpirlo di nuovo, ricevendo lo stesso risultato.
Più e più volte il Generale tentò di colpire l’avversario, ma fu da lui evitato con veloci ed eleganti movimenti del corpo, non era però questo che sbalordiva il traditore di Lutibia, bensì lo sguardo assunto dal suo nemico, uno sguardo quieto di chi osservava con freddo distaccato e pace interiore il proprio sfidante, come se non avesse alcun desiderio di combatterlo, ma quasi ne provasse pietà.
“Cosa sarebbe quello sguardo? Ti faccio compassione per le mie ustioni? Pensi che morirò comunque? Sappi che, anche se questo combustibile mi brucerà, non mi preoccupo, perché per le mie doti e per la vostra morte sarò resuscitato da chi mi comanda, così da poter continuare a combattere insieme a mio padre contro tutti coloro che ci sono avversi”, ringhiò infuriato Pirros, lanciandosi di nuovo all’assalto.
Anhur stavolta non si allontanò, ma iniziò una serie di movimenti simili ad una danza coordinata con gli attacchi dell’avversario; quando Pirros colpiva con il braccio destro, il Primo Custode spostava il proprio tronco verso sinistra, quando questi attaccava con il sinistro, l’avversario roteava di qualche grado per evitarlo. Ad un tratto, però, la danza divenne più decisa e con un movimento elegante, ma duro, del braccio, Anhur spostò il pugno dell’avversario con una gomitata, roteando poi su di se e spostando così l’intero corpo fiammeggiante con un lieve colpo della mano libera, per poi colpirlo con un deciso fendente allo stomaco, ferendolo.
“Il mio maestro di spada mi spiegò un tempo che è inutile scatenare la furia contro una corrente di fuoco senza controllo, si deve usare la quiete per dominarla”, affermò con voce calma il Custode, indietreggiando di alcuni passi.
“Non mi interessano queste sciocchezze”, esclamò infuriato Pirros, lanciandosi in una serie di colpi, che finivano di continuo nel vuoto, mentre il suo avversario indietreggiava.
Grande fu però lo stupore sul volto di Anhur quando capì di essere finito con le spalle al muro, “Ora vediamo come scappi da tutta la mia corrente di fuoco, balia”, ringhiò Pirros, prima di emettere un forte urlo, seguito da una gigantesca fiammata, che investì il corpo del Primo Custode, infiammandolo del tutto.
“Bene, anche questi due sono sistemati”, si disse il Generale, avanzando verso le stanze di Cassandra.
Pirros camminava con passo stanco, guardandosi le mani: non vi erano più fiamme intorno a lui, solo la pelle, ormai completamente bruciata, che lentamente si stava disperdendo sul terreno, “Non mi resta molto tempo, ma come mi ha detto Ceclon quando mi ha resuscitato, se lo servirò bene, mi ricompenserà. Quindi mi basta uccidere questa dannata principessa ed i suoi custodi per avere il meritato dono, l’eternità”, concluse fra se il Generale traditore, guardando la figura che si parava dinanzi a lui, una figura di donna, china al suolo con un lungo mantello addosso, che le copriva il volto.
Il Generale si guardò intorno, in cerca dell’ultimo custode, ma non lo vide, “Non ho tempo per aspettarlo”, si disse, prima di porsi dinanzi alla figura chinata al suolo.
“Principessa, avrei voluto passare più tempo con te, mostrarti un po’ del dolore fisico che tu conosci solo mentalmente, magari insegnarti qualcosa, ma mi vedo costretto ad ucciderti subito”, sentenziò il malefico essere, sollevandola per il lungo mantello, che subito si tolse, mostrando la figura di Anfitride, nel suo abito di Custode.
“Muori, maledetto!”, tuonò la guerriera, estraendo alcuni coltelli dal mantello, prima che le fosse tirato via, e cercando di conficcarli nel corpo del nemico, che non sembrò ricevere danni da quelle ferite.
“Un altro di quei cinque cani maledetti!”, ringhiò Pirros, sollevandola per l’abito, “Dimmi dove si trova la tua Principessa, se non vuoi morire anche tu con i tuoi quattro compagni”, minacciò poi, “Meglio la morte che disubbidire ai miei doveri di Custode”, replicò lei, cercando di colpire il nemico ustionato.
“Ti posso assicurare che dopo la morte non la penserai così”, sentenziò divertito Pirros, emettendo una fiammata che incendiò il corpo di Anfitride, per poi gettarla al suolo, vicino al letto di Cassandra.
“Principessa, dove sei? Non farmi perdere tempo”, tuonò allora il generale traditore prima di voltarsi ed essere colpito da un maestoso pugno metallico.
Pirros fu scagliato indietro di diversi passi, “Ancora tu?”, ringhiò poi, vedendo dinanzi a se Myooh, privo del lungo soprabito di Custode, con i maestosi muscoli in vista e due otri tatuate sui giganteschi pettorali, “Esatto, ancora io”, replicò con voce decisa il possente guerriero, lanciandosi in un nuovo assalto.
Con dei potenti pugni, circondati dal clangore metallico dei guanti, Myooh colpì con forza il tronco del suo nemico, facendolo persino alzare in un piccolo salto per il dolore, poi con furia decisa lo investì con un diretto al petto, che lo scagliò indietro, gettandolo al muro.
“Davvero duro a capire”, replicò Pirros, rialzandosi con dei forti lividi sul tronco, “non puoi uccidermi così”, avvisò il generale traditore, mentre si lanciava all’assalto.
Myooh tentò un nuovo montante, ma stavolta il suo nemico si appoggiò alla spalla, trasmettendogli un potente calore, che costrinse il Custode ad un urlo di dolore.
Subito Pirros ne approfittò e colpì l’avversario alle ginocchia, costringendolo ad inginocchiarsi, per poi posizionare la mano destra sull’occhio sinistro del nemico, “Ora dimmi tu dove si trova la vostra Principessa, o ti brucio quella grosso testa da idiota che possiedi”, minacciò infuriato il Generale traditore.
“Non potrei mai tradire la mia Principessa, un dovere più alto di quello di soldato mi lega a lei”, fu la risposta di Myooh, “Bene”, replicò con decisione Pirros, prima che grandi urla di dolore fuoriuscissero dalla bocca del Custode.
“Principessa le senti? Non vuoi correre ad aiutare il tuo fedele suddito?”, tuonò divertito il Generale prima che qualcosa lo colpisse ad una spalla, un coltello, costringendolo a lasciare la presa su Myooh, che cadde al suolo, svenuto e sfigurato.
Pirros si voltò verso il luogo da cui era partito il coltello e fu stupito nel vedere che era stata Anfitride a colpirlo. La Custode era ancora viva, priva della tunica che indossava, con solo una sottoveste addosso, ma armata di alcuni coltelli che portava alla cinta.
“Siete fastidiosi come insetti, non capisco perché tanta fedeltà in quella piccola stupida veggente”, ringhiò infuriato il generale, preparandosi ad attaccare di nuovo la ragazza, quando un’altra figura lo fermò, “Abbiamo tanta fede perché per noi Cassandra è la vita”, sentenziò colui che fu riconosciuto come Anhur.
“Che cosa?”, ringhiò infuriato Pirros, voltandosi di nuovo verso il Primo Custode, “Anche tu sei ancora vivo?", domandò stupito.
“La colpa è tua, Generale, hai bruciato le tuniche che avevamo, abiti molto larghi, che hanno rallentato l’arrivo del fuoco sui corpi per un tempo necessario a farci salvare”, spiegò con voce divertita Anhur, sollevando la sciabola in posizione di guardia.
“Vuoi ancora combattere? Eppure con tutta la tua quiete non puoi battermi”, ridacchiò divertito Pirros, “Non è solo la quiete in difesa che so usare per combattere e poi, anche se fosse, per noi tutti la vita della Principessa è importantissima.
Anfitride, che per anni è stata la dama di corte della Principessa, le era sempre vicina, si può dire che fossero vere amiche, ma, dopo la disgrazia che voi avete causato, ha deciso di imparare la lotta per restarle vicina.
Caio e Zefiro, che hai osato finire, erano due dei guerrieri più insulsi del nostro esercito, persino io li guardavo con diffidenza, al contrario di Aristos e Cassandra, che erano certi delle loro doti, se si fossero impegnati, per questo hanno combattuto fino alla morte.
Myooh, che ora hai ferito gravemente, era un sacerdote di Tonikos, un amante del vino e della baldoria, ma quando ha capito l’empietà della sua vita, trovandosi nel dubbio su tutti i perché che aveva messo alla base della sua esistenza, allora trovò solo nelle parole gioiose di Cassandra un barlume di speranza, per questo anche lui la seguiva.
Io, infine, ero un Colonnello, avevo dinanzi a me un futuro splendido come soldato, fui persino addestrato dal maestro personale del Principe Aristos, ma, malgrado questo, quando vidi la disperazione sul volto di quel sovrano che per me era un amico e la sofferenza su quello della creatura più bella del nostro regno, abbandonai tutto per difenderli al meglio, custodendo personalmente la vita della Principessa.
Per tutti noi, Aristos è il giusto monarca, che merita il nostro rispetto e fedeltà, mentre Cassandra è la luce che ci anima, la sua bontà ha toccato tutti noi prima che le accadesse questa disgrazia di cui voi siete la causa.
Per tutto questo combattiamo tornando sempre e per questo ti ucciderò con i colpi trasmessimi dal mio maestro di spada”, avvisò deciso Anhur, aspettando che il nemico si facesse avanti.
Con dei veloci movimenti laterali il Primo Custode evitò gli assalti nemici, spostandosi di continuo, finché non riuscì ad uscire dalla stanza della Principessa, “Ebbene, cosa pensi di aver guadagnato così?”, tuonò infuriato Pirros, “Di non mostrare alla figlia di Priaso la tua morte”, tagliò corto l’altro, preparandosi a ricevere il nuovo assalto.
Prese una posizione particolare Anhur in quel momento, chinando in avanti la gamba destra e lasciando scivolare l’altra indietro con eleganza, prima che Pirros fosse sopra di lui, “Ora basta balletti!”, tuonò il Generale, prima di rendersi conto di ciò che stava accadendo. Con un veloce movimento della spalla chinata il Custode stava usando lo stesso spostamento d’aria provocato da lui e dalle sue fiamme, dilaniandole con la lama prima di arrivare dinanzi a lui, “A questa distanza e con quella velocità, riesco a creare il vuoto fra noi, spegnendo il tuo fuoco”, lo avvisò prontamente il guerriero di Lutibia, prima che la spada si avvicinasse al collo del nemico, mozzandogli la testa con un colpo secco.
Il tronco di Pirros cadde al suolo, senza vita, mentre la testa prendeva fuoco dall’altra parte del lungo corridoio.
“La Principessa è salva”, sussurrò fra se Anhur, cadendo al suolo, svenuto.