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(segue - UNA SECESSIONE DOLCE
) I vantaggi di separarsi nell’Unione Europea: l’assenza di frontiere Arriviamo ora all'ultimo dei grandi vantaggi di una secessione operata all'interno dell'Unione Europea: l'assenza di frontiere. Uno dei principali cardini su cui si basa la comunità continentale è la cosiddetta "libera circolazione delle persone e dei beni". Grazie a questo principio, all'interno dell’UE sono state rimosse le frontiere doganali; di fatto, sono venuti meno i confini fisici che, soltanto sino a pochi anni fa, costituivano una barriera materiale, ma anche fortemente simbolica, fra gli stessi Europei. La libertà derivante dal non dover più usare i passaporti, dal non dover più subire controlli alle frontiere, è una preziosa conquista, ormai assaporata da molti concittadini. Nel momento in cui la Regione Lombardia dovesse riuscire a distaccarsi dallo Stato italiano, non ci sarebbe dunque alcun bisogno di ristabilire dogane, confini fisici e altre cose del genere. Molto semplicemente, rimarrebbe in vigore il principio della libera circolazione delle persone e dei beni esattamente come lo conosciamo, lo applichiamo e lo sperimentiamo oggi; spostarsi dalla Lombardia (o da una più vasta Padania indipendente) all'Italia sarebbe esattamente come andare dalla Riviera Ligure alla Costa Azzurra, o dal Friuli alla Slovenia: un fatto normale, un tragitto senza inutili impedimenti ed ostacoli. I confini di Stato, però, anche se non visibili fisicamente (salvo per ciò che riguarda i normali cartelli stradali), esisterebbero ovviamente a livello amministrativo, giudiziario, fiscale; insomma, in tutti quegli ambiti che permetterebbero alla Repubblica Lombarda di autogovernarsi e di ben governarsi senza dover sottostare ai tempi, alle scelte, allo sfruttamento e ai ricatti della politica romana e meridionale. La secessione lombarda che noi invochiamo, non ha, dunque, lo scopo di erigere recinti per bloccare le relazioni fra persone e gli scambi di beni e servizi, in particolare con il resto della Penisola. La nostra secessione serve piuttosto per definire confini “immateriali” (ma molto concreti), che permettano alla Lombardia di trattenere al proprio interno la maggior parte delle risorse fiscali qui prodotte e attualmente prelevate dall’Erario romano; confini che ci consentano di gestire direttamente i settori cruciali della pubblica amministrazione, a cominciare dalla giustizia e dall’ordine pubblico. Qualcuno potrebbe spingersi a dire che questa nostra idea secessionista coincide, nella sostanza, con la realizzazione di un federalismo autentico e integrale per l’Italia. O, ancora, alla trasformazione della Regione Lombardia in Regione autonoma speciale nell’ambito della Repubblica Italiana. Può essere che questi giudizi non siano lontani dalla realtà, e può darsi che i risultati che noi auspichiamo siano teoricamente ottenibili anche con modifiche radicali dell’assetto statuale italiano. Tuttavia, siamo convinti che le riforme federaliste-autonomiste si prestino inevitabilmente a tante e tali distorsioni, da non poter garantire affatto il raggiungimento di obiettivi anche molto inferiori rispetto a quelli da noi prefigurati. Ecco perchè pensiamo che sia venuto il tempo di parlare chiaramente e apertamente di secessione della Regione Lombardia dallo Stato italiano; perchè questo programma è il solo che incorpora e spiega, senza equivoci, gli obiettivi prioritari per la Lombardia: senza mediazioni romane, senza percorsi parlamentari irti di trappole e ostacoli, senza fraintendimenti e falsi federalismi solidali che sono soltanto un modo nuovo per riproporre il vecchio schema di una Lombardia che paga e di un Centro-Sud che spreca. |