MISTER "700" CONCERTI
Intervista a Bucky Baxter
Così Bob Dylan amava introdurre Bucky Baxter, polistrumentista che lo ha accompagnato dal vivo per oltre 700 concerti, dal 1992 al 1999. A parte il bassista Tony Garnier, con Dylan dal 1989 e ancora oggi, è in assoluto il musicista che più ha suonato con la leggenda americana. E ha anche preso parte allUnplugged del 1995 e alla session di Time Out Of Mind del 1997. Non solo Dylan, però, perché Bucky è stato con Steve Earle dal suo esordio, nel 1986, al suo arresto, nel 1991, suonando con lui i tutti i suoi dischi e dal vivo, con i Dukes. È un buon testimone di una parte del miglior american rock degli ultimi quindici anni, Bucky Baxter, un testimone privilegiato.
Oggi ha anche pubblicato il suo primo disco solista, Most Likely, No Problem, un interessante album strumentale di cui parliamo nello spazio dischi.
"Mister 700 concerti", come i dylanologi più attenti hanno contato, ha preso parte per lesattezza a 739 concerti di Bob Dylan, dal 18 marzo del 1992 a Perth, Australia, al 2 maggio 1999, Monaco di Baviera, Germania. È il curriculum live di Bucky Baxter, luomo che, dopo Tony Garnier, il bassista e suo direttore musicale, ha suonato più di ogni altro musicista con il cantautore americano.
Ne ha vissute, sui palchi di tutto il mondo, di avventure, Bucky. Perché suonare con Bob Dylan è una grande avventura. Non sai mai cosa può succedere: "Prove prima di iniziare un tour? Non abbiamo mai fatto prove per nessuna canzone da suonare in concerto. Le canzoni me le insegnava Tony Garnier. Suonare con Dylan è unautentica sfida, non hai idea di quante canzoni diverse abbiamo suonato nel corso degli anni. Centinaia e centinaia. In certi periodi cambiava completamente la scaletta ogni sera, e noi lo scoprivamo solo quando eravamo sul palco. Ma amo le sfide, è stata una delle ragioni per cui sono andato a suonare con lui".
Bucky Baxter, un passato negli anni Ottanta con i Dukes di Steve Earle (ha inciso in tutti i suoi dischi, dallesordio di Guitar Town fino allultimo, il live Shut Up And Die Like An Aviator, prima dellarresto di Earle, e con lui è stato in tour dal 1986 al 1990), ha dato un apporto fondamentale al suono di Bob Dylan negli anni Novanta. Polistrumentista (chitarra acustica ed elettrica, mandolino, violino ma soprattutto pedal steel guitar) di eccezionali capacità e di squisito gusto, di lui Jim Dickinson ha detto che "raggiunge note che sono in qualche stratosfera sonica, da qualche parte. È come una specie di colla naturale che tiene insieme tutto".
Dal vivo, con Dylan, le parti di Bucky restavano al di sopra delle altre due chitarre, costituendo una specie di tappezzeria multicolore su cui si adagiava la musica. Capace di adattarsi a qualunque contesto, Baxter ha dato sfumature gentilmente country quando i brani lo richiedevano (cose come Ill Be Your Baby Tonight o Lay Lady Lay), distorte e psichedeliche in altri (The Real You At Last, All Along The Watchtower), ha fatto suonare la sua pedal steel come un organo in momenti inaspettati (Jokerman, Memphis Blues Again): "Mi sono trovato a suonare spesso in gruppi che normalmente non hanno la pedal steel", spiega a proposito della sua tecnica. "Gruppi rock, soprattutto. Quello che ho sempre cercato di fare è di essere un musicista totale, non solo un suonatore di pedal steel. Così ho sviluppato dei licks che non sono quelli convenzionali per la pedal steel. Suono quello di cui ritengo la canzone abbia bisogno, ad esempio la parte che normalmente fanno le tastiere".
Dopo aver lasciato Dylan e il suo Never Ending Tour due anni fa, Bucky è tornato a vivere a Nashville, dove ha costruito, nei boschi che circondano la città, uno studio di registrazione delizioso, immerso nella natura, e ne sta costruendo un altro nel Colorado, sempre in unam-bientazione naturale stupenda: "La musica nella mia vita è entrata così, per caso, ed è stata una bella vita. Ma sono più felice, adesso. Ho viaggiato per tutto il mondo, sin dal 1976, ininterrottamente, e quando viaggi così tanto ti mancano le cose più semplici ma più importanti della vita, ad esempio avere un cane con cui passeggiare nei boschi. O una casa cui dedicarti. Mi sono costruito un cottage in Canada, mentre qui fuori a Nashville ho costruito questi studi di registrazione accanto alla mia casa, e adesso ne sto costruendo altri in Colorado. Tutti posti immersi nella natura, fuori dal casino A ventanni mi comprai una pedal steel guitar e quattro giorni dopo questo tizio mi chiamò e mi disse: Mi serve un musicista di pedal steel nella mia band, puoi venire?. Gli dissi: Sarebbe fantastico, ma non ho ancora imparato a suonarla. Non importa, mi disse, vieni lo stesso. Ho cominciato a suonare così, e dieci anni dopo mi sono trovato sui palchi di tutto il mondo con Bob Dylan. Ho suonato davanti al Papa, per re e regine, come direbbe lui È stata una lunga strada, e pensare che volevo diventare un pescatore professionista, era quello il mio sogno ".
Una strada che comincia a Nashville, alla fine degli anni Settanta.
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Tu sei del New Jersey. Come sei finito a Nashville?
Alla fine degli anni Settanta, dopo aver suonato per un certo periodo in Virginia e sulla costa est, mi trasferii a Nashville. Ero sposato e avevo avuto un figlio, così avevo bisogno di lavoro sicuro e andai a cercarlo lì. Ma mi sono stufato subito di quello che è Nashville, la country music non mi piace. Preferisco la musica country old time, il nuovo country è così noioso.
Chi sono stati i musicisti di pedal steel che ti hanno influenzato?
Più di tutti il mio insegnante, Buddy Charlton, che fu lo steel guitarist di Ernest Tubb per lungo tempo. Mi piace Bobby Black, che ha suonato con Commander Cody, una mia grande influenza, e Sneaky Pete, dei Flying Burrito Brothers. Jerry Byrd, poi, che è un fantastico musicista. Lui suona la lap steel, non la pedal steel, è americano ma vive alle Hawaii da diverso tempo. Lui mi ha influenzato tantissimo.
Negli anni hai sviluppato una tecnica musicale personalissima.
Il segreto è che ho sempre cercato di non suonare o meglio, di far suonare il mio strumento in spazi diversi da quelli che copre abitualmente. Nel mondo della musica sei pagato per quello che non suoni, non per quello che suoni. Secondo me la maggior parte dei musicisti di steel guitar suona troppo, cerca di mettersi in mostra in modo eccessivo. Io invece tento di adattarmi a ogni singola canzone, credo che ogni volta ci sia bisogno di un trattamento musicale diverso, per me è importante scovare ogni volta nuove strade.
Come nel tuo disco, che è ricchissimo di soluzioni e di trovate diverse, dal jazz al reagge giamaicano alla vecchia old time music. Most Likely, No Problem, è stato registrato nel 93 (si può ordinare comodamente presso il suo sito ufficiale, www.buckybaxter.com, nda). Come mai esce solo adesso?
Perché non ho mai avuto tempo di occuparmene. Non volevo affidarlo a una major, perché ero convinto che un disco del genere, completamente strumentale, non avrebbe venduto più di 20mila copie, e con una major questo vuol dire non vedere neanche un centesimo. Ha più senso produrselo e metterselo in vendita da soli, tanto più che adesso con Internet hai ottime possibilità di farti conoscere. In ogni caso non è musica legata a qualche moda musicale, è musica senza tempo, per cui non suona affatto datata anche quasi dieci anni dopo.
Chi altri suona nel disco, oltre a te?
Ci sono Tony Garnier, il bassista di Dylan, e Ian Wallace, che è stato batterista di Dylan negli anni Settanta e anche per un breve periodo nei Novanta. Poi cè Henry Gross, di cui ho inciso un brano, It Seems, che è stato un fondatore degli Sha Na Na. Te li ricordi? Quelli che suonarono a Woodstock nel 69. Oggi è un cantautore formidabile, ti consiglio i suoi ultimi dischi.
Mi piace molto All Blues, il brano di Miles Davis che hai inciso. È jazz psichedelico favoloso
Lidea di incidere quel brano è stata di Ian Wallace. Mi consigliò di comprare quel disco di Davis e lo ascoltai per giorni. Poi, in un paio dore, incidemmo All Blues come una specie di jam impazzita. È stato molto divertente.
Il titolo del disco e della title-track, Most Likely, No Problem, si riferisce a quel brano di Dylan, Most Likey Youll Go Your Way And Ill Go Mine?
No. È la scritta che hanno i taxisti giamaicani nelle loro macchine. Quando avevo diciottanni andai in Giamaica per qualche tempo. È un tributo a quella gente e a quella musica.
Tornando ai tuoi inizi, nel 1984 hai conosciuto Steve Earle.
Ci conoscemmo una sera a un party, a Nashville, diventammo subito amici. Scrivemmo insieme Girlfriend, e andai con lui in studio per il suo primo disco, Guitar Town. Steve è un grandissimo talento.
Adesso non lo vedo da un po, ma siamo stati grandi amici per anni, è stato un periodo selvaggio. Le nostre strade si sono divise quando ha avuto quei problemi con la droga ed è finito in prigione.
E come sei stato contattato da Bob Dylan?
Una sera, nel 1989, con Steve Earle facemmo da supporter a Bob Dylan. In quel periodo Dylan voleva imparare a suonare la pedal steel. Venne da me dopo il concerto e mi chiese se ero disposto a insegnargliela. Gliene procurai una. Ai tempi il suo chitarrista era G.E. Smith, e ci trovavamo in tre a suonare un po. Un paio di anni dopo, nel 92, mi chiese se ero disposto ad entrare nella sua touring band e finii per rimanerci sette anni.
Eri cosciente che suonare con lui voleva dire essere on the road per la maggior parte dellanno?
Sì, lo sapevo benissimo, e in quel periodo mi andava bene. Sai, non avevo mai guadagnato granché con la musica, neanche lavorando con Steve, e avevo due figli da mantenere. Lo stipendio, con Bob Dylan, era davvero sostanzioso.
Ma come funziona con lui? Voglio dire, vi viene sottoposto un contratto a termine, per un tot di anni o che altro?
Non cè nessun tipo di contratto con Dylan. Inizialmente pensavo si trattasse di un ingaggio di un mese o due, e come sai sono finito per rimanere sette anni. Dipende da lui. Se gli vai bene, non ti manda mai via. Siamo noi musicisti che dopo un po ci arrendiamo... Si tira avanti un po di anni, a seconda di ognuno: John Jackson è stato con lui cinque anni, Winston Watson anche, G.E. Smith ha resistito due anni Solo Tony Garnier non molla mai, è con lui dal 1989!
Alla fine hai mollato, però
Sì, e ti dirò che è stata una liberazione. Non per motivi personali con Bob, tuttaltro, ma ne avevo fin troppo. Dopo sette anni, anche suonare con Dylan, per quanto eccitante, diventa noioso. Dopo che hai suonato All Along The Watchtower e Blowin In The Wind centinaia di volte diventa una gran noia. È andata così: ho detto a lui e al suo manager che secondo me avevo ormai raggiunto il massimo di quello che potevo fare, che non avrei progredito e loro mi hanno detto: ok, allora è meglio che lasci. A Dylan interessa avere musicisti motivati. Ma, a dirla tutta, non è stato facile lasciare il grande spotlight
Quali sono i tuoi ricordi più belli di tanti anni on the road? Cè stato un momento in cui hai avuto la percezione che la musica avesse raggiunto il top?
Ci sono stati grandi momenti sparsi qui e là nel corso degli anni in cui la musica ha raggiunto picchi particolari.
Così come ci sono state serate pessime, in cui le cose non giravano come avrebbero dovuto.
Credo che la formazione migliore, nel periodo in cui ho suonato con Dylan, quella che era riuscita a sviluppare un gran suono, è stata quella in cui ceravamo io, Larry Campbell alla chitarra e Dave Kemper alla batteria, oltre a Garnier naturalmente. La formazione con cui ci siamo esibiti per il Papa. Ricordo momenti eccezionali, come quando sul palco salivano gente come Ron Wood, Jerry Garcia, Bruce Springsteen Momenti davvero speciali.
Come veniva fatta la scelta dei brani da eseguire? In Italia, ad esempio, Dylan fa sempre le stesse canzoni, un concerto di greatest hits
Già, non è una cosa molto divertente, ma non chiedermi cosa gli passa per la testa, non ho proprio idea del perché Bob Dylan fa quello che fa.
Ma è vero quello che si dice di lui, ad esempio che con i suoi musicisti quasi non scambia una parola, che fa la vita del recluso, autobus, aereo, camera dalbergo e via
No, queste sono stronzate. Balle. Dylan ha un ottimo rapporto con i suoi musicisti. Se ci sono stati di questi problemi, è colpa di qualcuno di loro, non colpa di Dylan. Se senti dire che Bob Dylan non parla con un suo musicista, vuol dire che è lui che non è stato capace di avere un rapporto con Dylan.
Cosa ne pensi di questa sua tendenza a fare ormai tutte le parti da solista, con la chitarra?
È la sua band e può fare quello che vuole. È il suo pubblico ed è la sua band. Se Dylan parte con un assolo, be, non puoi farci niente. Certe volte i suoi assolo sono maledettamente buoni, non sempre, ma a volte sono piuttosto buoni. È un approccio interessante, il suo, cantare e suonare allo stesso tempo. È un approccio molto coraggioso, musicalmente.
A proposito di pubblico, il Never Ending Tour ha dato vita a un fenomeno paragonabile a quello dei Deadheads, i fan dei Grateful Dead che seguivano in religioso pellegrinaggio i loro idoli di città in città, di concerto in concerto
Credo sia naturale con un artista così complicato come Dylan che la gente voglia vedere quanti più show possibili. È un fenomeno che non mi ha infastidito più di tanto, anche se era una cosa alquanto bizzarra arrivare in un città, entrare nellhotel e vedere sempre le stesse persone sedute nella hall, lì che ti fissano. Gente che viene a guardarti mentre fai colazione. A che scopo? Andate a fare qualcosa di più divertente, lasciateci in pace Ma dal punto di vista della musica, penso sia divertente andarsene in giro per il mondo, lavrei fatto anche io da ragazzo se ne avessi avuto il tempo.
Hai preso parte alle session di Time Out Of Mind. Che esperienza è stata?
Pessima. Non è stato divertente per nulla fare quel disco. Quando sono arrivato a Miami per le session, Daniel Lanois mi è venuto incontro e mi ha detto: "Devo essere onesto con te: lultima cosa che voglio in questo disco è una pedal steel".
Alla fine sono presente praticamente in tutti i brani, anche se un tecnico degli studi mi disse che Lanois aveva cercato di cancellare le mie parti ma per motivi tecnici non cera riuscito, o perché Dylan si era opposto. Per cui suo malgrado le mie parti sono rimaste.
Dovette sopportarmi in studio perché mi voleva Dylan. Ma era una situazione di merda. Dylan e Lanois continuavano a litigare tutto il tempo. Forse lunico momento affascinante è stato quando Lanois ha chiesto a Dylan ancora un pezzo che mancava per completare il disco, e lui si è seduto al pianoforte e in un quarto dora ha messo giù To Make You Feel My Love, così, di getto. Ti rendi conto del genio di quelluomo in situazioni come questa.
Si dice che Lanois abbia messo mano pesantemente al suono del disco che in studio, mentre registravate, aveva caratteristiche diverse
No, non direi. Sono stato in studio dal primo allultimo giorno in cui Time Out Of Mind fu registrato e il suono era quello. È stato tutto registrato live, senza overdub.
Adesso che il tuo Never Ending Tour è finito e restano i ricordi, quali sono state le canzoni di Dylan che più ti è piaciuto suonare con lui?
Oh mio Dio, talmente tante... Queen Jane Approximately sicuramente... Stone Walls Steel Bars anche se era una cover, Tonight Ill Be Staying Here With You, Mr. Tambourine Man... Blowin In The Wind quando negli ultimi tempi la facevamo a tre voci, con il finale a cappella... Ricordo una bella versione di I Shall Be Released con Tom Petty che cantava insieme a noi... Idiot Wind, Its All Over Now Baby Blue, When I Paint My Masterpiece. E Joey, quella forse è stata la mia preferita.