Doppio Ponte di Kelvin

 

Misurare: Rx, di valore molto piccola(dell’ordine delle resistenze di contatto). Utilizziamo il doppio Ponte di Kelvin anziché Wheatstone, perché in esso le resistenze di contatto amperometriche non intervengono nell’equilibrio del ponte perché interessano solo la maglia d’alimentazione. Le resistenze di contato voltmetriche (» mW ) sono poste in serie a resistenze più grandi e quindi possono essere trascurate. Inoltre tramite, l’utilizzo di un metodo di zero, o confronto, ottengo un’elevata precisione.

Operando la trasformazione triangolo stella tra le resistenze R1’ R2’ ed R il ponte di Kelvin assume la struttura del Ponte di W. Se R1/R1’=R2/R2’ si arriva alla seguente relaz. di equilib. R1Rc=R2Rx da cui si ricava Rx.

Dato che Rx è un filo di cui conosciamo l, d,r , possiamo ricavare Rx teorico Rx=(r *l)/(p d2/4)=4,68 mW

(r =0.0178 m W m).

Per avere una buona precisione della misura le resistenze che caratterizzano il ponte devono avere valori elevati rispetto alle resist. di contat. voltmetriche. Per semplicità scegliamo R1=R1’ ed R2=R2’ . Con E=6V si regola il reostato del bancone in modo da avere I=2 A. In base al valore teorico di RX, fisso R1=46 W , R2=10 W . Si verifica l’equilibrio con il tasto T a zavorra nulla. Se vediamo delle variazioni nel galvanometro si varia R1 ed R1’ (resistori a decadi) uguali. Raggiungo l’equilibrio con R1 = 48 Per cui risulta Rx=R1/R2*Rc= 4,8 mW , dato che Rc=10-3W L’incertezza totale relativa della misura è IRx=IR1+IR2+IRc+e s l’errore di sensibilità e s =D Rx/Rx*d l /D l dove d l =1/2 e D l =1. Vista la proporzionalità fra Rx ed R1 (Rx=R1/R2*Rc), vario R1 e quindi R1’ fino a spostare l’indice del G di 1 tacca, per cui si ha D R1= 56-48 e risulta e s =83,3*10-3.

Inoltre IR1=IR2 =0.0005, IRc=1*10-5 per cui IRx= 0,084 per cui l’incertezza assoluta risulta RxIRx=4,2*10-3 0,084=0.35*10-3

Allora Rx=4,8± 0,35 mW .

Possiamo verificare cosa succede se rifacciamo la misura con rapporti di resistenze 10 volte maggiori. Si raggiunge l’equilibrio quando R1 =R1’ = 470 e si ha Rx=4,7 mW . D R1(variaz. della resistenza affinché si abbia uno spostamento dell’indice di G di una tacca)=620-470, e s =150/470*0,5=159,5*10-3, IRx=5*10-4+5*10-4+1*10-5+159.5*10-3= 160,5*10-3. RxIRx=0,75*10-3. Allora Rx=4,7± 0,75 mW .

 

 

QA e QV

 

 

 

 

Alimento il circuito con un onda sin di freq. f=280 KHz, porto il circuito in risonanza variando la capacità. Poiché la condizione di accoppiamento lasco non è così verificata, (infatti variando le capacità varia anche la tensione al primario prelevata ai capi della R tramite sonda e non con cavetto) allora riduco la frequenza e vario la capacità ricercando una nuova condizione di risonanza, finché fr=226,4 KHz, Cr=1097 pF in corrispondenza ai quali l’accoppiamento tra primario e secondario risulta lasco. Posso ora scollegare la sonda, (la condizione di lasco sarà mantenuta a maggior ragione). Per determinare QA applico il metodo per variazione di reattanza, ossia lascio inalterata la frequenza e diminuisco ed aumento la capacità in modo da trovare i due valori per i quali la tensione risulta ridotta di 3 bB rispetto al valore massimo ottenuto alla risonanza.

C1=1065,5 pF, C2=1114 pF. QA=(C2+C1)/(C2-C1)=44,94. Regolo nuovamente la capacità al valore 1097 pF e cerco f1 ed f2 tali che il segnale di uscita si riduca di 3 dB e troviamo f1=224,8 KHz, f2=228,9 KHz, QV=1/2*(f2+f1)/(f2-f1)=55,86.

Ripeto la procedura sostituendo al cavetto con il quale avevo prelevato il segnale dal secondario la sonda.

Metodo per variaz. di reattanza con sonda.

fr=223,8 KHz, Cr =1210 pF, C1 =1185 pF, C2= 1231 pF, QA sonda =52,5

Metodo per variaz. di freq. con sonda

Cr=1210 pF, fr=223,8 KHz, f1=222,0 KHz, f2=225,9 KHz, QV sonda=57,4.

E’ interessante notare che:

QV sonda » QV cavetto , QA sonda > QA cavetto ciò è coerente con le mie aspettative infatti QV s e QV c devono essere quasi uguali perché valori caratteristici del circuito. Dato che C0’ è in parallelo a C allora C0’ è uguale a C0+Cm. Ma Cm cavetto>20 pF e Cm sonda =11 pF per cui dalla seguente formula QV = QA+2 C0’/(C2-C1) segue QAs>QAc.

 

Lo sfasatore

 

 

Lo scopo della nostra esperienza è la misura della differenza di fase tra un segnale preso come riferimento,

(che andrà sia al canale A dell’oscilloscopio sia all’ingresso di un circuito sfasatore) , e la sua uscita dallo sfasatore. Lo schema dello sfasatore risulta:

 

Per prima cosa precisiamo che è corretto parlare di sfasamento j tra due segnali espresso in gradi o radianti solo nel caso i due segnali siano alla stessa frequenza e siano sinusoidali. Oppure se un dei due segnali sono ottenuti uno dall’altro.

Nel nostro caso invieremo il nostro segnale sia all’oscilloscopio Canale Ya sia ad un circuito sfasatore e quindi collegheremo l’uscita dello strumento sfasatore all’ingresso Yb.

Lo schermo dell’oscilloscopio presenterà i due segnali, identici ma sfasati, e tramite l’asse dei tempi posso misurare l’angolo j m = 2p D T/T=2p D Tf

Mentre j rc =arctg (w RC)

Quindi ottengo D j =j m-j rc

 

Prendo f = 400 kHz = (1/2p RC) ottengo

R = 796 W

C=0,001 m F

Trovo D T=0.44 m s

j rc =arctg (w RC)= 450 = 1.107 rad

j m = 2p D T/T=2p D Tf=1.106 rad

D j =j m-j rc=1*10-3

 

Prendo f = 200 kHz = (1/2p RC) ottengo

R = 796 W

C=0,001 m F

Trovo D T=0.7 m s

j rc =arctg (w RC)= 450 = 0.785

j m = 2p D T/T=2p D Tf=0.879

D j =j m-j rc=0.094

 

L’incertezza delle misure fatte risulta essere data dalla somma dell’incertezza con cui valuto D T che è dell’ordine di 10-3 (incertezza dell’oscilloscopio) e dell’incertezza di f che è quella del frequenzimetro che è dell’ordine di 10-6

Quindi l’incertezza totale è circa 10-3

 

 

 

Tempo di risposta tr

 

Scopo della misura è di misurare il tempo di risposta di un circuito accordato, ossia l’intervallo di tempo necessario affinché l’inviluppo della risposta ad un segnale sinusoidale modulato da un gradino, si porti dal 10% al 90 % del valore massimo ( o di regime ).

Una volta che il circuito arriva a regime, il transitorio viene mascherato dalla forma d’onda, e risulta impossibile valutarlo. Allora al fine di visualizzare con permanenza questo transitorio di salita, che risulta molto breve, mando al circuito un’onda radaristica costituita da pacchetti di una sinusoide con frequenza fr , pari alla freq. di risonanza, che si susseguono ad intervalli regolari.Cioè rendo il transitorio periodico

La frequenza fr della sinusoide deve essere tale da verificare la condizione di accoppiamento lasco tra il primario ed il secondario del nostro circ. accordato.

Per trovare tale condizione di accoppiamento, dopo aver collegato il circuito accordato tramite la sonda all’oscilloscopio, lo alimento con un onda sin di freq. f=280 KHz, porto il circuito in risonanza variando la capacità. Poiché la condizione di accoppiamento lasco non è così verificata, (infatti variando le capacità varia anche la tensione al primario prelevata ai capi della R tramite sonda e non con cavetto) allora riduco la frequenza e vario la capacità ricercando una nuova condizione di risonanza, finché fr=250,0 KHz, Cr=1036 pF in corrispondenza ai quali l’accoppiamento tra primario e secondario risulta lasco. Posso ora scollegare la sonda, (la condizione di lasco sarà mantenuta a maggior ra gione). A questo punto procedo a generare l’onda radaristica, e la applico all’ingresso del circ.

L’onda radarist. viene generata mediante l’utilizzo del generatore di funzione, collegando l’uscita AUX OUT all’ingresso TRIG-IN. Il primo fornisce un dente di sega con una frequenza indipendente da quella del segnale principale. Il selettore di funzione viene spostato nella posizione GATED e tramite il TRIG LEVEL si comanda l’istante di sgancio. In questo istante il dente di s. incrocia il livello di sgancio facendo partire la forma d’onda selezionata, alla freq. fr prefissata, la cui durata si estende sino alla fine del dente di sega. La distanza tra i pacchetti viene variata agendo sulla manopola SWEEP TIME, che gestisce la durata del dente di sega. E’ importante fare in modo che le varie risposte del circuito accordato non si sovrappongano. Per ottenere una visualizzazione ottimale e completa, sincronizzo l’oscilloscopio sul dente di sega del generatore di forme d’onda e procedo ad ingrandire a tutto schermo la parte iniziale di uno dei pacchetti visualizzati. Utilizzando quindi il DTB si ottiene una maggiore precisione nella misura del tempo di risposta.

Il segnale che ritrovo in uscita, ha un andamento del tipo:

VU=QVi(1-e-t/t ) con t =2L/R

 

 

 f1=247,7 KHz , f2=252,5 KHz , B=f2-f1=4,8 KHz

fr=250,1 KHz, dove f2 ed f1 , sono le freq. per cui si ha l’attenuazione di 3 dB del segnale di uscita, con per cui

tr indiretto =0,7/B=145,83 m sec

 

t1=75,20 m sec , t2=224,95 m sec ,

tr diretto=t2-t1= 149,75 m sec

 

 

 

 

 

 

Misura di Ex

 

Lo scopo della misura è di valutare il valore di una f.e.m. EX mediante il confronto con una pila campione EC. Il metodo utilizzato è quindi il metodo potenziometrico (o di zero). verifico che il tasto T in serie al G sia aperto. Verifico inoltre che la zavorra in serie al G sia al valore massimo.

Per semplificare l’esperimento fisso la corrente del circuito di alimentazione sul valore 1 mA leggendo l’indicazione del galvanometro. Per fissare con maggiore precisione tale valore, procedo come segue. Conoscendo il valore della pila campione EC=1,018161 Volt, fisso il valore di R1=1018 W ed R2=10092 W (complementare a 11110 W ). In questo modo picchettando sul tasto di chiusura del circuito, dopo aver azzerato gradatamente la zavorra, agendo sul potenziometro del circuito di alimentazione mi assicuro, tramite metodo di zero, che la corrente che vi circoli sia 1 mA, poiché ciò si verificherà quando la caduta su R1C è uguale a EC.

Fissata allora la mia corrente I=1mA rimetto la zavorra (RG) al massimo.

Con EC ed EX sconnesse, pongo le resistenze ai valori R1=1500 W (valore della EX scritto sull’involucro) ed R2=9610 W . E’ importante che la somma di R1 ed R2 rimanga costante per tutto l’arco della misura.

Commuto ora su EX, e abbasso gradatamente il valore della zavorra, fino ad azzerarla, correggendo contemporaneamente il valore di R1, fino a che l’indice del G segni lo zero. Dato che la corrente che attraversa R1 è 1 mA, il valore letto su R1 mi da direttamente la tensione di EX per mille (reale), come si ottiene dalla relazione EX=EC/R1C*R1X dove R1C =1018 W .

Ottengo così un valore finale di R1X=1591 W .

 

Calcolo ora l’errore di sensibilità che commetto su R1X. Vario R1 fino a leggere una variazione dell’ago di G di una tacca. Ottengo così il valore R1X’=1593 W , per cui e s =D R1X/R1*dl /D l , dove dl è la minima variazione discernibile che valuto ½ tacca. Allora

e s =2/1593*0,5=6,28E-4

L’incertezza relativa sul valore EX è data da IEX=IR1X+IR1C+IEc +2e s =5*10-4+ 5*10-4+2*6,27E-4= 2.24*10-3

Incertezza assoluta = IEX* EX=3.5 *10-3

Segue EX=1,591± 3.5 *10-3Volt

 

 

 

 

 

Verifica dell’asse dei tempi dell’oscilloscopio

 

Lo scopo della prova è verificare se l’errore che si commette sull’asse dei tempi è minore del 3% dichiarato dal costruttore.

Tale verifica si effettua utilizzando un generatore di segnali ed un contatore. Quest’ultimo ha una precisione pari a 10-6, ma poiché il generatore ha precisione di 10-4, allora il valore visualizzato su display del contatore sarà significativo fino alla quarta cifra, le altre saranno del tutto prive di significato. Tutto ciò garantisce comunque la correttezza della misura infatti la stabilità del complesso , generatore + contatore, sarà comunque maggiore di quella dell’oscilloscopio. Per il quale il costruttore garantisce una precisione dell’ordine di 10-3 (incertezza sulla terza cifra).

Il contatore andrà a valutare quanti impulsi genera il segnale fX in un intervallo di tempo opportuno. La durata di tale intervallo, detto tempo di porta, può essere regolata dall’esterno. È opportuno, in un primo momento, valutare l’ordine di grandezza della freq. incognita scegliendo la posizione AUTO, in corrispondenza alla quale lo strumento sceglierà un tempo di apertura tale da evitare la situazione di OVERFLOW. Dopo aver letto l’ordine di grandezza della freq. visualizzata, si può commutare su un tempo di apertura manuale tra le possibili scelte (0,1 sec/1 sec/10 sec). Questo procedimento mira ad aumentare la precisione della misura

Per effettuare la misura procedo nel seguente modo. Fisso una frequenza di partenza sul generatore di segn. Visualizzo sullo schermo dell’oscilloscopio un numero di periodi elevato, da rientrare nelle otto divisioni più interne allo schermo, ed in modo da mantenere distinguibile un periodo dall’altro. Maggiore è il numero di periodi che leggo, maggiore sarà la precisione della mia misura. Inoltre considero solo gli otto quadranti più interni allo schermo,infatti è in questi che il costruttore mi assicura una precisione del 3%. Vengono escluse sia il primo sia il decimo intervallo infatti qui non è detto che vi sia tale precisione. Infatti nel primo intervallo abbiamo un incertezza legata allo sgancio ed al transitorio, nell’ultimo un’incertezza legata al ritorno del dente di sega

Misuro ora tramite il Delay Time Base la durata degli n-periodi e la divido per il numero di questi, ottenendo così la durata di un singolo periodo, il cui inverso mi darà il valore della frequenza del segnale applicato all’ingresso dell’oscilloscopio.

 

f1 letta=19,96 KHz

16 periodi visualizzati = 0,800e-3 sec

1 periodo = 0,050e-3 sec

f1 misurata=20,00 KHz

e%= (20,00-19,96)/20,00*100= 0,20%

 

f2 letta=203,2 KHz

16 periodi visualizzati = 7,97e-5 sec

1 periodo = 4,98e-6 sec

f2 misurata=200,8 KHz

e%= (203,2-200,8)/203,2*100= 1,18%

 

f3 letta=500,4 KHz

20 periodi visualizzati = 4,01e-5 sec

1 periodo = 2,00e-6 sec

f3 misurata=498,7 KHz

e%= 0,33%

 

f4 letta=2,002 MHz

16 periodi visualizzati = 8,00e-6 sec

1 periodo = 0,50e-6 sec

f4 misurata=2,000 MHz

e%= 0,09%

 

 

 

 

LV e C0

 

Le misure in oggetto, hanno lo scopo di determinare LV e C0,

Alimento il circuito con un onda sin di freq. f=280 KHz, porto il circuito in risonanza variando la capacità. Poiché la condizione di accoppiamento lasco non è così verificata, (infatti variando le capacità varia anche la tensione al primario prelevata ai capi della R tramite sonda e non con cavetto) allora riduco la frequenza e vario la capacità ricercando una nuova condizione di risonanza, finché fr=211,0 KHz, Cr=1240 pF in corrispondenza ai quali l’accoppiamento tra primario e secondario risulta lasco. Posso ora scollegare la sonda, (la condizione di lasco sarà mantenuta a maggior ragione).

Consideriamo ora l’espressione della pulsazione di risonanza ,dove Cm è la capacità dovuta agli strumenti di misura (sonda + oscillosc.) e C è la capacità variabile dall’esterno.

 

 

 

Pongo C0+Cm=C0’ e poiché w r=2p fr si ha (2p fr)2=1/(LV(Cr+C0’)) segue

(2p fr)2 LvCr+ (2p fr)2 LVC0’ =1

 

1/fr2=4p 2LVCr + 4p 2LVC0’ questa è l’equazione di una retta nel piano (Cr,1/fr2).

Anche se due punti sono sufficienti per determinare la retta e con essa i valori di LV e C0’ , la soluzione sarà affetta da una notevole incertezza quindi si ricorre ad una interpolazione lineare adoperando il metodo della regressione lineare. Per cui si individua un campo di risonanza cioè si ricercano diversi valori di freq. di rison. per diversi valori di capacità, effettuando quindi le misure, muovendoci in un intorno di fr tale che la condizione di accop. lasco resti verificata. La misura di C0’ verrà effettuata prelevando il segnale dal circuito tramite una sonda di cui è noto il valore della capacità(11 pF), per cui Cm = 11 pF + 3 pF (oscillosc.).

I valori di Cr esatti vengono ottenuti come semisomma dei due valori che di disaccordo in corrispondenza ai quali il segnale di uscita si riduce di 3dB. Questo ci permette di evitare l’incertezza relativa alla zona piatta della curva di risposta.

 

Capacità in pF.

Fr(KHz)

C1

C2

Cr

1/fr2

215

1162

1128

1195

2.163e-11

212

1208

1237

1222

2.224e-11

216

1118

1204

1160

2.143e-11

207

1296

1318

1308

2.333e-11

200

1340

1406

1376

2.5e-11

195

1442

1480

1461

2.629e-11

1/fr2=4p 2LVCr + 4p 2LVC0’ y=Bx+A

 

dal calcolatore risulta A=1.639e-12 B=16,84e-3

Dove yi=1/fr i2 e xi =Cr i

 

B=4p 2LV allora LV = B/4p 2=426 microH

A=4p 2LV(C0+Cm)

C0+Cm=97.5 pF

C0=97.5-11=86.5 pF