Sommario
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La Risveglia
n°2 Settembre - Dicembre 1999
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quadrimestrale di varia umanità
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Storie di trincea e di "follia"
così la guerra e la malattia
Qui si danno, sinteticamente, le vicende di alcuni dei Soldati ricoverati a Volterra fra il 1915 e il 1918.
Date, nomi e luoghi di origine sono ancora una volta volutamente diversi dalla realtà, nel rispetto di quegli Uomini e delle Loro tragiche vite.
I fascicoli consulati conservano, quasi sempre, insieme alla documentazione prodotta al S. Girolamo, anche quella redatta negli ospedali dove i Militari sono stati accolti precedentemente.
Anche qui i riferimenti nosografici sono quelli dell'epoca.
Demofonte
Soldato in una compagnia di mitraglieri, è nato nel 1888 in una città del sud, dove ha domicilio, è vedovo e bracciante.
Nel 1918 il Comando della Divisione territoriale competente lo invia a un reggimento di fanteria in zona di guerra, adeguatamente scortato.
Nella lettera sottoscritta dal Tenente generale della Divisione territoriale di provenienza si legge: "Informasi cotesto Comando che il militare Demofonte di cotesto Regg. Camp. Mitraglieri, allo scadere della licenza di 15 giorni commise delle stranezze, fingendosi pazzo per evitare di raggiungere il corpo in zona di guerra.
Messo in osservazione al manicomio si constatò non essere pazzo e perciò fu ordinata la sua partenza pel corpo di provenienza".
Giunto al Reggimento Demofonte si ferisce al capo e viene ammesso nel luglio 1918 in un ospedale da campo della terza armata.
Nel "diario" del suo ricovero viene annotato: "Entra colla testa fasciata per ferita procuratasi a scopo, sembra, suicida, è ossessivo. Non reagisce agli stimoli che pronunciando continuamente la frase: "poverilli miei, poverilli miei". Si è nutrito scarsamente. Ha passato la notte irrequieto e insonne ripetendo la frase accennata".
Una lettera del comandante della sua compagnia ha fatto sapere il 16 luglio che Demofonte "venne regolarmente inviato in licenza ordinaria" nel dicembre del '17. "Durante la licenza e propriamente" nel gennaio del '18 "venne ricoverato all'Ospedale militare [della zona d'origine], indi traslocato al Manicomio" di zona. Oggi..., alle ore 16, il detto militare venne tradotto, scortato da due carabinieri e da un caporale... a questo comando completamente lacero e mal messo.
Interrogato sapientemente il Demofonte, questi rispondeva con monosillabi incomprensibili, tenendo un contegno strano.
Venne fatto immediatamente piantonare da due sentinelle sotto una tenda in prossimità dell'accampamento e, mentre si vestiva con gli indumenti di tela fattigli distribuire, prese una scarpa e si picchiò con questa sulla testa, producendosi due ferite".
Si unisce dichiarazione medica relativa. Si informa da schiarimenti assunti dai RRCC che l'hanno accompagnato, il Demofonte ha tentato di buttarsi in mare e non ha voluto ricevere alcun cibo. Sotto la tenda ha anche fatto un tentativo di soffocarsi stringendosi la gola con le dita, cosa che gli venne impedita dal personale di guardia".
Così Demo passa nel luglio al centro psichiatrico di prima raccolta di Reggio Emilia, dove continua a ripetere: "piccirilli miei, piccirilli miei", ogni tanto ha crisi di pianto, il quattro agosto viene trasferito a Volterra.
Nelle stanze di osservazione del frenocomio di S. Girolamo entra il giorno successivo.
Quando giunge è denutrito, presenta un quadro di arresto psicomotorio, risulta depresso., inaccessibile. La notte è irrequieto, insonne. Demofonte ha anche una crisi di pianto, accompagnata da intenzioni di suicidio; poi migliora, diventa calmo, tranquillo, anche se conserva umore depresso. Si annota in cartella: "dice che con la morte della moglie egli è rimasto infelice e che ha due figlioli che l'attendono e che la sua malattia si sviluppò per effetto di quel profondo dolore. Le sue condizioni fisiche sono ancora scadenti. Fa cura mercuriale e iodica essendo sifilitico".
La diagnosi è quella di stato depressivo in sifilitico, non dipendente da cause di servizio. I medici propongono per lui una convalescenza di cinque mesi.
L'esame "fisiopatologico" rileva solo una poliadenia erniale e inguinale riferibile alla lue. L'anamnesi riferisce che ha sofferto di tifo e di lue, quest'ultima contratta a sedici anni e curata intensamente con calomelano. E' un moderato bevitore; chiamato alle armi nel '15, ha preso parte a combattimenti. Ammalatosi di febbre gastrica e reumatismo, ha avuto una licenza di convalescenza di tre mesi. Tornato al fronte, si è ammalato in seguito alla morte della moglie. Ha anche tentato il suicidio.. Demofonte viene dimesso nel gennaio del '19, con licenza di cinque mesi.
Dedalo
Nasce in un paese del sud, nel marzo del 1887, fa il contadino, è soldato in un reggimento di alpini. Viene accolto nell'ospedale di campo di Montagnana nel novembre del 1917, poi trasferito in quello di Padova. Arriva a Volterra nel gennaio 1918, i medici scrivono nell'anamnesi: "S'ignora il gentilizio. Nessuna malattia pregressa d'importanza. Nega malattie veneree. E' stato forte bevitore di vino e di liquori. Racconta che... ebbe una colluttazione con una guardia di polizia e che egli riportò una ferita di pallottola di rivoltella alla coscia sinistra, mentre la guardia ricevette un morso alla guancia sinistra. Trovasi dal 1915 sotto le armi. Ha preso parte a diversi combattimenti nel Trentino.
Asserisce di aver fatto sempre il buon soldato, non ricorda di essere stato all'ospedale di Montagnana prima e poi a quello di Padova, da cui proviene. Dice di trovarsi in questo Manicomio non sa per quali ragioni. E' imputato di rifiuto di obbedienza di fronte al nemico. Nell'ospedale di Montagnana presentò un grado psicopatico di eccitamento ritenuto simulato. Anche nell'ospedale di Padova egli mostravasi agitato in presenza del medico, ma era silenzioso e tranquillo quando si vedeva solo. Era quindi manifesta almeno dell'esagerazione".
Nelle risultanze dell'esame psicologico si legge che si è sempre mostrato lucido e coerente, non ha deviazioni mentali, ma solo anomalie del carattere derivanti dal consumo di alcolici, che si risolvono in una deficienza di sentimenti etici.
All'Ospedale di Montagnana fu ricoverato nel novembre 1917 e presentò disturbi maniacali e allucinatori, che i sanitari ritennero simulati.
Al manicomio di Padova... ripeteva monotonamente: "Hanno amazzato pure me, gli assassini", quando gli chiedevano le generalità però rispondeva.
I sanitari riscontrarono quindi una manifesta esagerazione dei suoi disturbi, tanto è vero che dormiva e stava tranquillo e silenzioso quando si credeva inosservato. Pertanto è da ritenere - scrivono i sanitari di Volterra - che abbia commesso il reato di disobbedienza quando era in presa all'alcool, lo si giudica però responsabile e come tale idoneo al servizio militare. Si propongono soltanto p [ per il reato di cui è imputato, ndr ] le circostanze attenuanti..."
Dedalo sarà dimesso da Volterra e tradotto in un carcere militare.
Filemone
E' un prigioniero di guerra ungherese, nato nel 1897, ricoverato a Volterra nel febbraio 1919, proveniente dall'ospedale Militare di riserva di Livorno. Nell'anamnesi i medici riferiscono che non ha avuto malattie di rilievo, né che soffre di tare ereditarie.
Ha una lunga prigionia alle spalle, è stato catturato infatti nell'ottobre 1916 sul S. Michele e tradotto prima a Padova, poi a Vittoria in Sicilia, infine a Porto Ercole in provincia di Grosseto, in una località destinata ai coatti politici già alla fine dell'Ottocento.
Filemone è poi passato a Foggia e qui si è ammalato di malaria. Ricoverato all'Ospedale Militare di Livorno, è stato da qui inviato a Volterra.
Al S. Girolamo Filemone dimostra integrità delle facoltà mentali, di ideazione, di percezione, di memoria.
Non accusa disturbi di alcun genere e afferma di essere stato mandato a Volterra perché di notte in genere parlava ad alta voce quando dormiva. Nel frenocomio volterrano Filemone non ha crisi convulsive, né disturbi isterici, non si riscontra su di lui alcuna infermità mentale.
Tuttavia, nel dicembre 1919 Filemone viene trasferito, inspiegabilmente, al Manicomio di Como, dopo una lunga degenza a Volterra.
Ermete
Nato nel 1891 in una città insulare, fa il muratore ed è celibe. Riformato a una prima visita, è bersagliere. Ricoverato a Livorno all'ospedale militare, passa al frenocomio di Volterra nel luglio del '18.
Ermete ha una madre nevrotica. Anche la sorella sarebbe "nervosa". Non risulta però che nessuna delle due sia stata ricoverata in manicomio.
Lui ha avuto il tifo e forti cefalee. Nonostante sia stato riformato inizialmente, è stato poi richiamato alle armi nel giugno del 1915. Ha preso parte a combattimenti ed è stato ferito a un braccio.
I suoi disturbi si sono manifestati durante una licenza per malattia. Ricoverato a Livorno, ha dato segni di depressione, tristezza, malinconia, disorientamento e poi idee deliranti a contenuto ipocondriaco.
A Volterra si aggrava, mostra segni di depressione e momenti "stuporosi" e manifesta la sua tendenza all'isolamento, cercando rifugio negli angoli più riposti. Ermete invoca continuamente la madre, denuncia un evidente impoverimento verbale, reagisce lentamente agli stimoli e dà risposte confuse.
Emotivamente indifferente, non è cosciente del suo stato e risulta carente di raziocinio. Poiché nessun giovamento ha tratto dalla permanenza al S. Girolamo, l'uomo viene trasferito - nel luglio 1918 - al Manicomio della città d'origine.
Bellerofonte
l suo è dei casi più tragici che la documentazione del Frenocomio S. Girolamo fornisca.
Bellerofonte è nato in un paese del sud nel 1892 e ha sofferto - si legge nell'anamnesi redatta dai medici di Volterra - di idrocefalo e meningite da bambino.
E' balbuziente, passivo e indifferente all'ambiente esterno - annotano i medici -, la sua andatura e il suo atteggiamento sono goffi.
Dall'esame clinico, cui viene sottoposto a Volterra, risulta che la costituzione somato - psichica generale è deficiente, le note craniche cerebropatiche sono infantili, anche la muscolatura è insufficientemente sviluppata ( denuncia ipotonia muscolare diffusa ), è presente il riflesso plantare di Babinsky.
In queste condizioni Bellerofonte era stato giudicato dai medici militari abile alla guerra. Per tentare di riparare a questo grave sbaglio, il medico del paese di origine, che lo conosceva bene, aveva mandato un certificato dove dichiarava che Bellerofonte era ebete, balbuziente, sofferente di cefalee intermittenti e di idrocefalo.
Così dal reparto di destinazione l'uomo era stato finalmente inviato, nel settembre 1916, all'Ospedale Sant'Osvaldo di Udine, dove gli pschiatri avevano constatato i numerosi problemi di salute del Soggetto.
Secondo i medici di Udine il Nostro aveva "espressione fisionomica idiotesca, balbuzie gravissima, incapacità psichica e motoria ad imprimere pensieri e sentimenti".
Al Sant'Osvaldo fino all'ottobre del '16, Bellerofonte arriva a Volterra subito dopo in trasferimento. Solo nel marzo del 1917, giunge, finalmente, per Lui il provvedimento di riforma e il padre chiede che sia reso alla famiglia, con questa lettera: "Animo straziato, grave stato [di] mio figlio, soldato riformato,... giacente manicomio Volterra, supplico assicurarnmi che dato suo stato innocuo sia subito restituito [ alle ] cure [ della sua ] famiglia, non inviato [ al ] manicomio provinciale".
Così, qualche giorno dopo, un fratello di Bellerofonte può presentarsi a Volterra e riaccompagnare a casa lo sfortunato giovane, scrivendo la parola fine a questa amara vicenda.
Diomede
E' un contadino toscano, nato nel 1875 e residente nel Centro Italia, in una regione diversa da quella di origine.
Soldato in un Battaglione, quest'uomo ha alle spalle vicende complesse, che un'anamnesi puntuale - stilata dai medici di Volterra - ricostruisce con precisione.
I genitori sono morti per malattie imprecisate quando Lui era bambino, del babbo si sa che faceva il fiaccheraio e che era alcolista.
Diomede è stato allevato in un Orfanotrofio, dove ha avuto le febbri intestinali infantili, poi - a otto anni - è caduto da una decina di metri di altezza, ferendosi alla fronte e a un'articolazione, a dieci anni ha avuto la polmonite.
I medici riferiscono che intorno ai 14 anni ha avuto una grande paura e che ha sofferto di convulsioni per un anno. Non è mai andato a scuola, ma sa un po' leggere; non sa invece scrivere "quasi punto", fuma in modo moderato, ma è forte bevitore.
Militare di leva, è stato coinvolto in un furto insieme ad altri soldati verso la fine del secolo e, riscontrata la sua alienazione mentale, è restato dall'agosto 1897 al marzo 1898 nel manciomio di reggio Emilia, dove però - durante la degenza - non ha mostrato segni di malattia mentale, ma si è rivelato soggetto degenerato con immoralità costituzionale.
Dal Manicomio di Reggio è passato alle carceri di Forlì. Arruolato quando l'Italia è entrata in guerra, non sembra sia mai stato al fronte, forse anche in considerazione dell'età, e si è fatto ricoverare in osservazione al Maglio di Firenze nell'ottobre 1917, per la prima volta, accusando convulsioni.
Nel gennaio 1918 è stato aggregato a un Battaglione di stanza in Toscana, ma in febbraio ha dato in continue escandescenze, "minaccinado soldati e graduati, portando il disordine nella camerata". Una sera, avvinazzato, ha percosso un caporal maggiore e, ricoverato di nuovo al Maglio, è stato poi trasferito a Volterra.
Qui, all'inizio, Diomede è confuso e disorientato, poi si riordina e dopo un mese e mezzo è lucido, coerente e capace di compiere i lavori della "colonia".
Aggiungono i medici che l'uomo ha carattere irritabile e che reagisce impulsivamente contro gli altri ricoverati, quando pensa di aver subito dei torti. Qualche volta racconta di soffrire di cefalee, ma non ha più convulsioni.
La diagnosi è quella di stato confusionale in alcolista. La conclusione, una convalescenza a casa per quattro mesi.
Deucalione
E' un intagliatore di marmo, che è nato in una città del sud nel 1889. E' soldato in un reggimento di bersaglieri.
Ricoverato nell'Ospedale militare di Livorno, viene mandato a Volterra con le seguenti annotazioni: " Allega pederastia passiva e non potendosi constatare in un reparto d'osservazione si invia al Manicomio per l'acertamento dei caratteri psicopatici e degenerativi del soggetto ".
Deucalione viene ammesso al S. Girolamo nell'ottobre del 1917. L'anamnesi dei medici del Frenocomio dice che il padre è morto per paresi post apoplettica, mentre Lui ha sofferto di tifo a 17 anni, non ha avuto altre malattie degne di menzione, è bevitore moderato. Deucalione proviene comunque dalle file dei riformati in prima visita, per deperimento organico, ma nel 1916 è stato richiamato alle armi, anche se non è mai stato impegnato al fronte, né in combattimenti.
le ragioni del suo invio in osservazione all'ospedale militare di Livorno sono da ricercare - come si è accennato - in una pederastia passiva, che lui comunque nega. Deucalione ammette però che durante una delle crisi nervose, alle quali va soggetto, qualcuno ha abusato di lui.
Nei primi giorni di ricovero a Volterra denuncia una lieve stato confusionale, poi si riordina e si mostra lucido e coerente. I medici gli comunicano le ragioni del suo ricovero, lui nega ostinatamente, mentre sembra che alcuni "segni" fisici confermino la sua omosessualità e gli operatori del frenocomio annotano che il " suo carattere si rivela anche esteriormente, nel modo di camminare, nel parlare, in certi manierismi ed atteggiamenti quasi femminei ".
La diagnosi - figlia del tempo - è quella di pervertimento sessuale; il 16 maggio l'uomo è comunque rinviato al corpo di provenienza.
Elleno
E' originario di un paesino del nord, dove è nato nel 1887, fa il commesso d'ufficio ed è coniugato.
Così nellanamnesi dei medici di Volterra: ha avuto la pleurite a 9 anni, è debole di costituzione e proviene dai riformati per questa causa. E' stato comunque chiamato alle armi nel maggio 1916 e assegnato a un reggimento dei bersaglieri, dai quali è passato ad altro reggimento per frequentare un corso di addestramento all'uso delle mitragliatrici.
A Asti si è ammalato di meningite, è guarito e ha poi avuto una licenza di 40 giorni. Successivamente è stato mandato per tre mesi in zona di guerra, anche se non ha mai preso parte a combattimenti. In seguito è passato alla scuola militare di Modena ed è stato ricoverato nell'Ospedale militare locale per disturbi psichiatrici.
L'esame - effettuato dai medici volterrani - mette in risalto il suo deperimento organico, mentre la visita neurologica è negativa. L'esame psicologico denuncia una forte agitazione psicomotoria, poi atteggiamenti catatonici e ideazione incoerente, slegata, caotica.
L'uomo ha, a tratti, spunti deliranti a carattere grandioso e il tono sentimentale esaltato, presenta ideorrea e logorrea, clamorosità e insonnia e ha contegno disordinato. Sitofobico nei primi giorni, è stato alimentato con la sonda.
Altre informazioni sul suo conto vengono dalla cartella clinica dell'Ospedale di Modena, conservata nel fascicolo di Lui a Volterra. A Modena - dove i medici militari erano orientati verso la diagnosi si demenza precoce ( schizofrenia ) - il bersagliere non ha mai dormito ed è stato continuamente dominato da idee di guerra. " Dà i comandi per illusorie avanzate - hanno registrato i sanitari - contro il nemico e allora alza la voce ".
A Volterra, dopo circa un mese, Elleno si riordina, pare tranquillo, lucido, non grida più, né mostra ridondanza di idee e parole. I medici del S. Girolamo diagnosticano un " protratto stato amenziale ", non dipendente però da cause di servizio e lo dimettono nel febbraio del 1919.
Danao
Fa parte di un corpo di fanteria, ha trendue anni, è nativo di una città del sud, dove ha domicilio, è sposato.
Nel marzo del '17 viene accolto negli Stabilimenti di tappa di Cividale. In precedenza si è fatto " amare dai superiori e compagni per la sua buona volontà e per il suo carattere allegro " nella compagnia, dove prestava servizio.
Nella cartella clinica di Cividale si scrive che il gentilizio di Danao è "immune", l'anamnesi remota negativa. Il paziente dice di conoscere il motivo del suo ricovero e riferisce di soffrire di qualche cefalea. L'esame obiettivo constata che la sua costituzione scheletrica e nutritiva risulta buona, gli apparati circolatorio e respiratorio sono normali, i riflessi patellari, invece, quasi aboliti e quelli pupillari torpidi.
Le condizioni mentali sono " deficienti ", la memoria è fiacca e l'ideazione lenta. Il senso critico è assente. Con qualche incertezza si diagnosticano disturbi psichici, il capo reparto aggiunge in testa alla cartella che la malattia, presumibilmente, non dipende da cause di servizio.
E' un tenente a precisare, in una lettera del 3 maggio 1917, le ragioni del ricovero di Danao: " Stamane verso le ore due il soldato... della classe 1886..., sparava quattro colpi di fucile in aria. Interrogato, conservando un'aria intontita, non ha saputo dare alcuno schiarimento sulle ragioni che lo indussero a sparare". Un altro soldato "afferma che dopo il secondo colpo, uscito dal suo baracchino, trovò Danao seduto e col fucile sulle gambe. A questi chiese a chi avesse tirato e si ebbe in risposta: Che ne so io ? Circa dieci minuti dopo partirono altri due colpi".
Un terzo soldato, " uscito anche lui fuori, attratto dai due colpi sparati, vide Danao pasteggiare, e avendogli chiesto perché sparasse, gli venne risposto: 'vedo delle ombre'. Pochi minuti dopo Danao sparava due altri colpi". Sottoposto a interrogatorio perché dicesse come mai non aveva informato " i suoi superiori dell'accaduto, subito dopo aver parlato con Danao ", il terzo soldato " ha risposto che temeva che questi [Danao] potesse voltare le armi contro di lui ".
Il tenente medico di Cividale dichiara nel marzo del '17: " Il soldato Danao fu accompagnato ieri sera in questo ospedale perché, durante la notte dal due al tre aveva dato segni di alienazione mentale. I compagni riferirono che aveva sparato dei colpi di fucile in aria minacciando i compagni che a stento erano riusciti a trattenerlo e a disarmarlo. Quindi si era calmato e aveva affermato di non aver compiuto alcun atto di indisciplinatezza. Durante la permanenza in questo ospedale è stato tranquillo, soltanto ha chiesto insistentemente di essere rimandato al corpo.
Presenta una certa deficienza psichica: poca memoria; scarsa ideazione; assenza di senso critico. Ad interrogarlo non si riesce a raccogliere una anamnesi precisa... Si manda pertanto in una clinica psichiatrica per l'accertamento della psicosi ove pare affetto ".
Il 4 marzo Danao viene trasferito all'ospedale di Sant'Osvaldo di Udine, nel reparto malattie nervose, dove rimarrà fino al 21 marzo, quando sarà tradotto a Volterra.
Il capitano direttore riferisce nella cartella clinica, sotto la voce " diario ", che Danao è recidivo e che è già stato ricoverato al S. osvaldo e rimandato al corpo per "non constatata malattia". Il cinque Danao si presenta depresso, solitario, taciturno, lento nella percezione, lacunoso nella memoria, "che in genere è scialba" e torpido nell'ideazione. Dice, comunque, di sentirsi bene e di avere soltanto delle cefalee. I riflessi patellari sono però aboliti, ha tremori alle palpebre, alla lingua e alle mani. La sensibilità sembra sia integra, anche se torpida.
Mandato a Volterra, Danao entra nelle stanze di osservazione del S. Girolamo il 22 marzo 1917. L'esame "fisiopatologico" conferma che la sua costituzione fisica è normale, che gli organi interni sono sani, che i riflessi patellari sono quasi aboliti e quelli cutanei normali. Ha tremori alle mani, alla lingua e alle palpebre. La sensibilità è leggermente torpida.
Dall'anamnesi si apprende che nel suo passato non ci sono malattie degne di nota, né tare del gentilizio. I suoi disturbi si sono manifestati per la prima volta al ritorno da una licenza accordatagli - fatto non frequente - per la semina. Nella circostanza, dopo aver sparato in aria, avrebbe minacciato i commilitoni, che a stento sarebbero riusciti a disarmarlo. La diagnosi è quella di stato depressivo in frenastenico.
Sotto il profilo psicologico Danao, dopo un periodo iniziale, in cui si manifesta depresso, taciturno, privo di interessi, prende a migliorare e in capo a qualche settimana ristabilisce rapporti sociali normali con i compagni.
I medici quindi diagnosticano nel suo caso un leggero stato depressivo non dipendente da cause di servizio e propongono una licenza di tre mesi. Nel luglio 1917 Danao lascia il frenocomio per andare a casa in licenza.
Aiace
Nato in un paese del nord nel 1878, viene richiamato nell'ottobre del 1917 e arruolato in un reggimento di fanteria di stanza a Livorno. Nel successivo dicembre è ricoverato nell'Ospedale militare di Livorno, dopo che ha tentato di strangolare un commilitone. Secondo i medici, che si occupano di Lui, è " individuo di mediocre costituzione ", taciturno, disorientato e apatico. La diagnosi è quella di demenza.
Il 21 dicembre 1917 Aiace viene ammesso al San Girolamo di Volterra, dove i sanitari lo sottopongono a esame fisiopatologico, accertando la normalità dei "sistemi osseo e muscolare" e della reazione delle pupille alla luce e dei riflessi rotulei.
" Corrispondono alquanto meno - si legge nella cartella - gli addominali e i cremasterici ". Quanto all'anamnesi, si registra nella cartella che avrebbe avuto da " giovinetto una malattia che lo ridusse in fin di vita " e che ha affermato " di soffrire di convulsioni notturne ". Agricoltore per mestiere, è stato a lungo in Francia e in Austria, dove è restato fino al 1908, facendo il muratore.
I medici segnalano che ha " un contegno strano, sospettoso, pel solito non parla mai ". L'uomo sfugge la compagnia, è confuso, disordinato, disorientato e depresso e ha paura di quelli che gli stanno intorno. Non ha spiegato perché avesse aggredito il commilitone, preferendo tacere e guardare, " sogghignando ".
" Per oltre due mesi si è mantenuto nelle condizioni nelle quali si trovava al suo arrivo qui, ma in seguito ha cominciato un miglioramento; si è fatto men taciturno, men depresso e impulsivo, è assai tranquillo e parla con gli altri. Non si agita che ben raramente e lavora con buona volontà ". La diagnosi è " stato depressivo in soggetto isterico ".
Dopo una breve licenza concessagli nell'estate del 1918, Aiace viene trasferito " definitivamente ", in agosto, in un Manicomio più vicino alla sua località di origine. La decisione è stata presa dal Tribunale civile e penale di Volterra, non essendosi verificato - si legge nell'atto - alcun miglioramento delle sue condizioni dalla data di ammissione nel frenocomio.
Asteropeo
Nato in centro Italia nel 1898, fa il contadino ed è scapolo. Richiamato alle armi ( è fante in un battaglione ), viene ferito alla gamba sinistra sull'Isonzo da una pallottola esplosiva nell'agosto 1917. Ristabilitosi, comincia a soffrire di depressione, di malinconia e di " folgoranti cefalee " nel marzo del '18, mentre è in convalescenza a casa. Ricoverato all'Ospedale militare di Livorno in aprile, dichiara di avere idee di persecuzione e frequenti allucinazioni, oltre a disturbi fisici e psichici. Il padre - scrivono i medici militari nel "diario" - è degente in Manicomio da vari anni.
Trasferito l'undici aprile al S. Girolamo, Asteropeo racconta di essere un moderato bevitore e nega qualunque malattia infettiva. Non ricorda infermità di rilievo e mostra, quando è accolto nel frenocomio, di essere " in stato di depressione e disordine mentale ". Non " ha nozioni precise di tempo e luogo " e si mantiene estraneo all'ambiente. E' torpido nei movimenti, " non presta attenzione e sembra continuamente concentrato in pensieri tristissimi ".
Dopo un mese di degenza, Asteropeo comincia a migliorare, anche se resta in uno stato di torpore mentale, aggravato dalla depressione umorale. La diagnosi è quella di " stato malinconico ", " non dipendente da cause di servizio ". La vicenda si conclude con la proposta, da parte dei sanitari volterrani, di una licenza di convalescenza di sei mesi e con l'uscita di Asteropeo dall'ospedale nell'ottobre del '18. Destinazione il paese d'origine.
Neottolemo
E' un carabiniere, nato nell'Italia centrale nel 1892. Sotto le armi dall'aprile del '13, viene trasferito in zona di guerra nel settembre 1915. Non ha tare ereditarie, da piccolo ha sofferto per un'infezione tifoidea.
Nel dicembre del '15 viene ricoverato in un ospedale da campo perché si é ammalato - sembra - di colera. Tre mesi dopo viene ricoverato nell'Ospedale militare di Roma per disturbi nevrastenici, poi riprende servizio, ma nel febbraio del 1917 torna di nuovo in un ospedale da campo. Questa volta accusa un esaurimento nervoso. E' dichiarato inabile alle fatiche di guerra ( i compiti dei carabinieri al fronte sono assai delicati, dovendo controllare i fanti ) e trasferito a Carrara. Qui le stranezze del suo comportamento si accentuano, il contegno diventa irregolare, i superiori lo fanno ricoverare all'ospedale di Livorno, da dove viene inviato " in osservazione " al frenocomio di Volterra.
L'uomo - recita la scheda dell'esame fisiopatologico - non presenta " note degenerative ", la sua costituzione fisica è robusta, le sue funzioni fisiche del tutto normali. Molto abbattuto e depresso al suo arrivo, si ristabilisce presto, anche se continua a manifestare " un certo grado di deviazione del carattere, consistente in stati di irritabilità ". Il contegno risulta talvolta rispettoso e remissivo, altre volte disordinato e scorretto. Tuttavia non ha sofferto né soffre di deliri o allucinazioni. Pare abbia sofferto di lue, dalla quale sembra essere completamente guarito, grazie a cure mercuriali. La diagnosi è quella di " stato depressivo in sifilitico ", non dipendente da cause di servizio.
Neottolemo viene dimesso nel settembre del '18 e ritorna alla sua compagnia.
Teucro
Nasce nel nord nel 1881, fa l'imprenditore, è sposato e ha figli. Richiamato e arruolato in fanteria, viene mandato in prima linea. Qui riporta un'impressione " gravissima e penosa al primo scoppio delle bombarde " e reagisce in modo tale, che deve esserne " tosto allontanato ".
Ricoverato nell'Ospedale militare di Udine, ottiene una licenza di sei mesi. Tornato al fronte, è internato nell'Ospedale militare di Mantova, dove mostra una forte balbuzie, uno spasimo respiratorio e notevoli disturbi dei muscoli facciali, "da emotività esagerata". Dopo aver usufruito di una licenza di quattro mesi, viene ricoverato in un Ospedale militare del centro Italia, perché presenta disturbi mentali, incede in modo incerto, è confuso e tardo nelle risposte. Secondo i sanitari, è affetto da " stato demenziale di probabile natura alcolica " ed è " pericoloso per sé, e agli altri ".
Ammesso al frenocomio di Volterra nell'aprile 1918, appare psichicamente impacciato, confuso, timoroso e depresso. La sua deambulazione è barcollante, le sue risposte sono tarde. Soffre di algie alla braccia e alle gambe e ha continue cefalee.
Dopo l'internamento al S. Girolamo i disturbi si riducono, la balbuzie e gli spasmi muscolari si attenuano, è abbastanza lucido e orientato, anche se conserva una certa euforia e chiede spesso di raggiungere i suoi figli, che l'avanzata austriaca ha costretto a fuggire dala propria casa.
I sanitari del S. Girolamo diagnosticano una sindrome amenziale in soggetto alcolista e l'uomo lascia il frenocomio nell'agosto 1918, dopo aver avuto una licenza di sei mesi.
L'ESERCITO DEL DOLORE
dalle trincee al manicomio
1915-1918
SOLDATI AL S. GIROLAMO DI VOLTERRA
dove si parla di quei mille ricoverati,
dagli ospedali da campo al manicomio
STORIE DI TRINCEA E DI "FOLLIA"
così la guerra e la malattia
La Risveglia nuova serie on-line del giornale fondato nel 1872
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