Poesie

di Marco Riccardini

Fogli sparsi e scottex erano i supporti delle mie poesie, poesie alcune volte senza senso ma comunque sempre impressionanti, quasi silenziose di significati epliciti, e proprio per questo ne avevo timore.

Ora posso dire che il giorno in cui ho scritto la mia prima vera poesia è stato il giorno in cui da bambino sono diventato adulto. Quello di scrivere versi è diventato poi un vizio, e come tutti i vizi va interrotto quando comincia a far del male; é per questo che dopo periodi intensi di letture e di frasi scritte senza respiro sono venuti lunghissimi momenti di stasi, uno dei quali perdura tutt'oggi.

Alcune volte penso sia finito il mio tempo, il tempo di sentire, forse questo tempo é concesso soltanto in quei momenti di passaggio nei quali un ragazzo di 19 anni si sente perduto e dei quali un uomo adulto neanche percepisce la presenza.

Ora più che mai vorrei scrivere la mia prima poesia, ma non mi resta che leggerla tristemente su un vecchio foglio rovinato, prendermi in giro e nel contempo piangere per un amico che ho perduto da tempo; di lui non mi restano che poche frasi d'amore spedite senza indirizzo, senza una ragione o un senso, eppure proprio ieri ne ho vista una con il mio nome accanto.

Il Vento

Se potessi

 

Il Vento
Ti cercano
i miei occhi
senza trovarti.

 

Suoni le fronde
dei vecchi pini
quando l'urlo 
del tuo pianto mi colpisce.

 

Un istante di dolore
poi niente.
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Se potessi
Se potessi piangere lo farei,
e imprimere il mio dolore
con lettere d'argento nel cielo
io lo farei.
Lo farei per le foglie che cadono,
o per la luna, che amo
perché silenziosa.

 

La gioia 
scolpisce in me strani sogni,
ma fuggo, sono veloce
e i sogni non hanno ali.
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Aria
Le sere d'utunno
hanno strani odori.
Come "Preludi" dell'inverno.

 

Le sei.
Colore rosso,
vaghe musiche lentamente
a coprire i boschi,
e gatti con occhi d'argento
guardano da ogni ombra la luna.
E gridano al tempo, quasi fieri.

 

Le sette.
L'aria dorme distesa sulle vigne,
sulle strade e fra le porte, chiuse
al respiro del buio.
(forse é tutto troppo calmo)

 

Otto... nove... dieci.
Sono i momenti, che corrono
sulla morte del giorno,
sui miei sensi, liberi
che vedo fuggire.

 

La sera si perde:
le undici.
Le ore sono ubriache
come un vecchio ubriaco e stanco.

 

Mezzanotte.
I miei sogni sono acqua,
luce... e vento...
Vi prego, non fuggite!
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Ancora persi
Io e te come rondini
in un giro di vento,
e come rondini
abbiamo cantato al sole.

 

Io e te come l'acqua
di un fiume,
e l'acqua era limpida
e pura.

 

Io e te come due amanti
perduti.

 

Io e te, i nostri occhi,
le nostre mani.

 

Io e te e l'odore della pelle,
un bacio d'inverno, quando
più caldo é il respiro.

 

Io e le mie pagine sporche,
la bellezza dei tuoi occhi
e "ancora una volta" per sempre
io e te.
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Già é stato, passato
dentro i miei occhi
é già accaduto
come un incubo improvviso
tutto é già stato, é già passato.
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Dovrei
Dovrei pensare che ho già sofferto
ed andare, io e il mio fardello, via
su strade quasi fedeli e su prati spettinati.
In quei giorni era il fiume l'orologio
delle nostre mani, ed io vedevo, come mai,
le stelle corrermi tutt'intorno
e gettarsi ai miei occhi con profumo
di fiori e di vecchie tavole da ardere.

 

Ma soltanto il pensiero é già troppo forte
per non lasciarmi perdere in questo fiume,
nel fiume (di parole, sorrisi, sensi)
dalla fonte fragile e fredda.
Ne ho conosciute di ore gelide, di lune
e stelle, ed é per loro che dovrei pensare
ai miei capelli, alle mie scarpe
e a quale frase dover dire 
per non sembrare uno stupido idiota.
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In Der Marche
Era giorno, era notte
ed era come se i suoi capelli contassero
ogni singolo respiro del vento,
e i suoi occhi fuggivano lentamente
lungo corridoi di dolore
con fine a ridosso di altri occhi.

 

La solitudine é solamente 
il troncarsi di un respiro.

 

Risa perplesse uscivano da sette serrature,
da sette facce a forma di peccato
e ancora:"Io non sono Dorian Gray".

 

L'inquietudine era come pioggia,
e mille gocce anonime cercavano
il suo corpo, come io le sue labbra
come io il suo cuore,
come lei il mio sorriso.
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Siamo come l'acqua nel cielo
Sta l'uno al due
come la rabbia
alla pazienza

 

come l'istinto
al piacere.

 

Siamo come 
l'acqua nel cielo.

 

Siamo inutili foglie,
come bagnati
dalla vana assonanza
delle nostre parole.

 

Ed assisto 
allo scorrere 
dei giorni
miei nemici,
al lento fluire
di pensieri distratti.
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Stazione
Ho solo il tempo d'un bacio,
il tempo d'una punta di matita.
Ed é tutto il tempo possibile,
tutto il mondo possibile,
l'unico istante concesso ai miei pensieri
e al silenzio del vento,
a persone svanite, perdute
come il vecchio che mi guarda
e le pietre sui binari morti.
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Se non esistono altri corpi
Se non esistono altri corpi,
altre note per le mie grida,
allora farò il modo che tu muoia
anima mia,

 

e se mai ci fosse un sogno,
nel mondo che é soltanto dei sogni,
che possa dipingere con un sol gesto
i miei sentieri, anima mia
io ti ucciderei.

 

Il mio spirito, allora
nel tuo silenzio,
nel silenzio dell'autunno incantato
parlerebbe d'ogni tuo gesto,
e di quantio, simile a me
hai pianto nel buio delle tue meraviglie.
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Come se un'onda dell'impeto
di una nordica nave
mi travolgesse,
e sentissi, nei sterminati 
e sfumati momenti che afferro,
il continuo profumo del niente,
come l'ultimo strascico d'un pennello consunto.
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