Le marionette

(Minuscolo dramma dell'animo non umano)

di Marco Riccardini

Personaggi: Uomo1(seduto sulla sedia).

Uomo2(seduto per terra).

Uomo3(cammina sempre su e giù in fondo al palcoscenico).

Spettatore.

Ruolo dello spettatore(si comporta in maniera identica allo spettatore).

 

Scena: una sedia soltanto in mezzo al palcoscenico.

(Sipario .....)

(Uomo2 sta rannicchiato in un angolo mentre Uomo1 è seduto con le braccia conserte).

Uomo1. Secondo voi (rivolto agli altri due) da quanti anni sono seduto su questa sedia?

Uomo2. Da più di 2500 anni, credo siano circa 2533.

Uomo3. Il teatro nasce come rituale magico presso le popolazioni primitive, ma il vero e proprio teatro, come lo intendiamo oggi, nasce in Grecia nel sesto secolo avanti Cristo.

Uomo2. Il palcoscenico, i suoi odori, le luci; uomini che si muovono, recitano...

Uomo1. Recitare! Recitare non significa altro che rubare! Cos'è se non un furto privarmi della mia stessa essenza? Arriva un attoruncolo da quattro soldi e pretende di voler stare seduto come solo io so fare! Io, che non interpreto certamente un ruolo, io non faccio, non copio, non recito l’uomo seduto!

Io sono l'uomo seduto sulla sedia!

Uomo2. Però se non esistessero gli attori neanche tu esisteresti! Ogni volta che un uomo sale su un palcoscenico, si muove, parla , piange o sta solo seduto, uno di noi nasce; costretto a ridere, a piangere, a stare seduto in eterno.

Siamo dunque solo pensieri, pensieri e arte, siamo ruoli non siamo vivi.

(Uomo2 cerca di accomodarsi per dormire, anche Uomo1 si muove un po' non trovando la posizione, passano buoni 10 secondi, Uomo2 si alza e si avvicina al pubblico e si piega sulle ginocchia, indicandolo).

Secondo te (a Uomo1) quelle persone, soffrono?

Uomo1. Sono sicuro di si, secondo me ci stanno invidiando. (si alza anche Uomo1, scende dal palco e si rivolge a uno spettatore) Tu, mi stai invidiando, non è vero?(mentre torna a sedere) Si, si, ne sono sicuro, tutti voi mi state invidiando.

Uomo2. Perché c'è tanta gente in sala? E se fossimo diventati attori?

Uomo1. Attore io?! Non lo sopporterei! Gli attori non sanno far nulla! (si rimette a sedere)

Uomo2. Forse anche il personaggio dell'attore non sarebbe poi così male!

Uomo1. Ma quale personaggio! Per fare l'attore bisogna essere vivi, non esiste il personaggio dell'attore. Anzi, ti dico di più, neanche gli attori esistono.

Uomo2. Ma come non esistono!

Uomo1. Certo, se io mi stancassi di stare a sedere, come farebbe l'attore a recitare me stesso? Non potrebbe, starebbe sempre in piedi, non è colpa sua, senza di me non ne è capace. Io sono uno dei ruoli più importanti della storia del teatro! Vedete con quale eleganza sto seduto? E voi, cosa sapete fare voi? Nulla, voi fate solo gli uomini! (quasi pensasse fra se e se) L'uomo....! Che strano l'uomo! Corre, parla , piange, ride... e alla fine? Niente... alla fine niente.... non sa neanche star seduto su una sedia.

Uomo2. Adesso basta!!! Non è colpa loro se sono vivi.

Uomo1. E' questo il punto, loro credono di essere vivi, ma sono morti!!! Non sono altro che degli incapaci!

Uomo3. Incapaci di vivere!!!

Uomo1. Ecco perché recitano, fanno gli attori, ti sei mai domandato perché gli uomini recitano?

Uomo2. No, perché?

Uomo1. Perché sono insoddisfatti, non sanno fare niente, e così si improvvisano eroi, cavalieri, re, e perfino uomini seduti su una sedia, per terra, o che camminano (indicandoli), per quanto nella loro vita non sanno fare niente di tutto questo!

Uomo2. Forse hai ragione (convinto dalle parole di Uomo1 si rimette a sedere)

Uomo1. Sono felice che tu ti sia ravveduto amico mio, fra noi ci deve essere la più completa intesa. Pensaci, è meglio vivere nell'illusione di avere una propria volontà oppure recitare un ruolo, perfetto, cosciente, eterno..!?

Uomo2. Però un po' invidio gli uomini, anche gli attori, perché loro sono liberi!

Uomo1. Liberi di fare cosa? Io sono libero, libero di pensare e dire quello che voglio, e sono anche libero di rimanere su questa sedia quanto mi pare e piace!

(All'improvviso dalla folla si alza uno spettatore con il copione del dramma in mano)

Spettatore. Gentili signori (rivolto ai tre sul palcoscenico), io non credo siate così liberi come pensate; (arriva sotto il palcoscenico) mi duole informarvi che la vostra libertà è a malapena confrontabile con quella di una marionetta. Vi turberà forse sapere che ogni parola da voi pronunciata o che voi pronuncerete è scritta su questo foglio (mostrando il copione), siete dunque in errore, miei poveri ruoli, se credete di esser capaci di pensare, voi non avete pensieri, non siete uomini!

Uomo1. (si alza) Ma chi è lei!?

Uomo3. E' uno spettatore.

Uomo2. (si alza) Come uno spettatore! Mi dia quel foglio!(allo spettatore, e lo prende)

(Uomo1 si rimette a sedere mentre Uomo2 incomincia a camminare intorno alla sedia leggendo il foglio, passano un po' di secondi)

Uomo1. Allora! Cosa c'è scritto?

Uomo2. Sembra proprio che abbia ragione!

S. Certo che ho ragione!

Uomo2. Si, ma c'è una cosa che lei ancora non sa.. Lei non è più uno spettatore, ma un attore!

S. Cosa significa!

Uomo2. Nulla... nulla... (dà il foglio a Uomo3 e si mette a sedere)

(Entra un uomo da un lato del palcoscenico e si affianca allo S.[è il Ruolo dello Spettatore])

S-RS. Chi è quest'uomo! Cosa vuole da me! Stia zitto !!!

Uomo1. Voleva fare l'attore, voleva esibirsi? Ecco il suo specchio teatrante!

Uomo3. Si, si... è proprio così (leggendo sul copione).

S–RS-Uomo3. Io sono un semplice spettatore! Non sono un attore!

Uomo2. Sono addolorato, ma sembra proprio che lei non sia poi così tanto più libero di noi!

S-RS. Almeno io sono vivo, e posso uscire da questo teatro in ogni istante. (verso RS) La Smetta!!! (escono indispettiti S e RS da una porta laterale intralciandosi un po', poi RS fa passare S) (dopo 10 secondi, facendo di nuovo capolino dalla porta si rivolgono al pubblico) Vi consiglio di andarvene finché siete in tempo! (e se ne vanno definitivamente sbattendo la porta e inveendo contro i tre sul palco)

Uomo1. Non andatevene vi prego!

Uomo3. (guardando il copione) Si, si... non andatevene, manca ancora un poco.

(a questo punto lo scrittore parla per bocca dei suoi personaggi)

Uomo2. (alza la testa che prima era fra le ginocchia) Signori spettatori, affido a questo mio ruolo, così indeciso nei suoi sentimenti, l'onore di salutarvi con molta dolcezza e di ringraziarvi per la vostra pazienza.

Uomo1. A quest'uomo seduto il compito di chiedervi perdono per le sue parole.

Uomo3. E a questo simpatico personaggio quello di decretare quasi la fine (fa un gesto di inchino).

(si spengono tutte le luci, poi si chiude il sipario, si riaccendono le luci mentre si riapre il sipario, sul palco ci sono due persone vestite da addetti delle pulizie)

(le due persone puliscono il palco e portano via la sedia e il foglio lasciato per terra)

(prima persona=Uomo1, seconda persona=Uomo2)

SP. Che ne dici, ce l'avrei io la faccia dell'attore?

PP. Pensa a pulire e togli quella sedia di mezzo che devo spazzare!

SP. Io mi ci vedo, "Essere o non essere, questo è il teorema"

PP. Il problema, razza d'ignorante!

SP. Comunque una cosa è certa, io mi sono stufato di pulire questo orrendo teatro e di non aver mai un momento di gloria.

PP. La gloria non è per noi.

SP. Già, non siamo mica attori…noi!!!

(escono dal palco spegnendo la luce)

FINE