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ALDO BORGONZONI ALLA DIPAOLOARTE
Bologna, 20 gennaio - 14 marzo 2007
testo pubblicato su "Il Resto del Carlino" 18.1.2007
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Un maestro da riscoprire. Il cuore espressionista della pittura di Aldo Borgonzoni Aldo Borgonzoni è nell’immaginario collettivo il pittore delle mondine e dei cardinali, una semplificazione che testimonia la celebrità di due icone fortemente simboliche, che racchiudono tematiche d’ampio respiro come la rappresentazione del crepuscolo del mondo contadino e le riflessioni sul Concilio Vaticano II. Sono capitoli importanti della sua vicenda artistica, che quasi lasciano in ombra la maggior complessità di argomenti e figure che l’artista sviluppò nei lunghi anni del suo lavoro. Grazie all’Archivio e Centro Studi www.aldoborgonzoni.com , fondato dal figlio dell’artista, l’architetto Giambattista Borgonzoni, e dalla madre Alfonsina, è cominciata una profonda rilettura dell’opera del maestro nato a Medicina nel 1913, che oggi vede realizzata, a tre anni dalla scomparsa, una prima tappa con la mostra che si apre sabato alla Dipaoloarte. Con la partecipazione di sponsor come l'Associazione Professionale Studio Maurizio Godoli e Granarolo Spa, possessori di opere significative dell'artista, e con la supervisione critica di Claudio Spadoni, questa esposizione riaccende i riflettori su uno degli artisti italiani che con maggior forza hanno rappresentato le tensioni culturali, i conflitti e le speranze di un secolo complesso come il novecento. La mostra fa nuova luce su opere centrali della sua produzione come il celebre “Uomo padano” del ’60 e il “Cardinale rosso” del ’63, e altre inedite, che aiutano a riflettere sulla partecipazione dell’artista ad ambienti di ricerca e a situazioni storiche cruciali. Nel ’36, Borgonzoni si rivelò con un acceso colorismo in opere intimamente partecipate, ispirate ai sentimenti della prima giovinezza tra la gente di Medicina; ma è altresì vero che in quelle stesse opere giovanili troviamo luoghi e figure immersi in un senso di attesa e di malinconica sospensione, atmosfere e volumetrie che rivelano la sua consapevolezza delle coeve esperienze di Valori plastici. Ne è straordinaria testimonianza il quadro “La ferrovia” del ‘34, uno dei suoi precoci capolavori, esposto alla Dipaolo. Sul finire degli anni Trenta si avvicinò al gruppo della cosiddetta Scuola Romana di Scipione e Mafai; quanto maturò il suo stile in quel clima espressionista toccato da bagliori e presagi, lo dimostrano i ritratti dei primi anni quaranta, e “Mascherata” del ’43. Poi tragedie epocali sconvolsero il secolo e l’Italia, la guerra, la lotta partigiana; più tardi le tensioni ideologiche e politiche del dopoguerra divisero gli artisti sull’interpretazione del loro ruolo sociale, mentre radicali mutamenti cambiavano l’economia rurale del paese. Nuove profonde riflessioni nacquero dal Concilio Vaticano II, che gli ispirò la serie straordinaria dei padri Conciliari, figure del dubbio e della macerazione; nelle stagioni più mature l’artista tornò ai temi dell’elegia della natura e del mondo contadino con il poetico ciclo virgiliano esposto nel 1981 al Palazzo Ducale di Mantova assieme ad opere di Manzù, Moore, Guttuso. Oggi va riconosciuta a Borgonzoni tutta l’ampiezza di queste esperienze, la capacità di immergersi nelle vicende del suo tempo e di trarne materia per un affresco epocale a tinte forti, mai accondiscendente, teso a un’opinione come a un’umanissima partecipazione alla fatica di esistere e di agire fisicamente e intellettualmente nel mondo. I capitoli che restano tuttora da approfondire e studiare nella vita dell’artista potrebbero essere individuati con una scansione per luoghi e per decenni: il clima culturale romano degli ultimi anni Trenta e più tardi del dopoguerra (dove Borgonzoni allacciò un intenso sodalizio con Guttuso); la Parigi degli anni Cinquanta, l’Unione Sovietica dove venne invitato nel ’57, e poi Londra dove la Grabowsky Gallery gli dedicò una personale nel ’61, Zurigo dove la Galleria Max Bollag gli aprì il mercato di lingua tedesca, e Praga dove l’artista si trovava per una mostra proprio nei giorni della Primavera del ’68, interrotta brutalmente dall'invasione sovietica; da raccontare anche il rapporto che lo legò a lungo al mecenate e collezionista Mario Rimoldi e al suo Museo a Cortina d’Ampezzo dove, insieme a opere di Sironi, Guttuso, Music… sono tuttora custodite molte opere e la sua tavolozza. E ancora la sua partecipazione alla fondazione della Galleria d’Arte Moderna voluta dal Cardinal Lercaro, col quale fu in stretti rapporti di stima ed amicizia. Tutto ciò consente oggi di rileggere Borgonzoni in un contesto non solo italiano, ma soprattutto europeo. Il compito di ospitare questo ritorno di Borgonzoni è affidato dai promotori ad una galleria giovane come la Dipaoloarte, che ha già dimostrato di essere all’altezza di accogliere percorsi di tutto rilievo, dalla Metafisica all’Informale fino alla Transavaguardia, con un’attenzione particolare alle personalità più dibattute con preziose mostre-omaggio. Consapevoli di entrare in un progetto d’ampio respiro sul ruolo storico del maestro, i due galleristi Nicolò e Fabio Di Paolo hanno sottolineato nell’imminenza del vernissage l’ammirazione che li lega alla sua pittura. “Siamo onorati di ospitare la mostra di Aldo Borgonzoni e di collaborare con l’Archivio e Centro Studi borgonzoniano. Nella lettura storica che ha portato alla scelta dei quadri – sottolineano i galleristi – abbiamo avuto come guida le pagine di straordinaria lucidità di critici come Arcangeli, Bo, Ragghianti, Quintavalle… che restano a distanza di tempo fondamentali per capire quella profondità di pensiero e di contenuti che solo i più acuti osservatori del mondo dell’arte seppero cogliere in Borgonzoni… un maestro che è stato forse più amato e riconosciuto all’estero che in Italia, nonostante le sue partecipazioni a varie Biennali veneziane e Quadriennali romane, e la realizzazione nel 2001 dell'Antologica alle Scuderie della Pilotta di Parma, promossa dal professor Quintavalle.” Riconsiderata nel suo complesso, la testimonianza che passa attraverso l’opera di Aldo Borgonzoni è molto più vasta di quanto suggeriscono le ragioni interne del lavoro, la meditazione sul linguaggio figurativo ed espressionista, e quell’apertura all’Europa che per lui non fu -se non per un brevissimo periodo- nel nome di Picasso, ma piuttosto in quelli di Ensor, Rouault, Permeke, fino a Bacon. Come in tutte le opere dei grandi, la sua arte affascina per quella sensazione di inesauribile ricchezza che la compenetra, che non la racchiude in nessuna lettura per quanto illuminata; per la sua attualità, come forma di un pensiero critico che si esprime nel segno e nel colore, come esempio di un rapporto ininterrotto tra l’io dell’artista e un’umanità immersa in vicende corali, trasformata in pittura bruciante, spinta sempre tra le pieghe della realtà, mai distratta dal suo opaco apparire. Daniela Bellotti. Gennaio 2007 |
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