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CONCETTO
POZZATI
Galleria De' Foscherari,
Bologna, 1993
"Il Resto del Carlino"
14.4.1993
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Belli,
quasi presi dal vero
Sessanta inchiostri di Concetto
Pozzati, un modo di fare arte innovativo e sottilmente concettuale
In quale modo un artista
come Concetto Pozzati, impegnato, aggiornatissimo, che vuole fare arte
in senso innovativo e sempre sottilmente concettuale, un artista che sa
cosa significa cercare seppur minimi superamenti delle posizioni già
raggiunte, in quale modo affronta e si pone davanti ai temi logori e stanchi
dei fiori, della nuatura morta di oggetti, del paesaggio? Naturalmente
considerandoli come una prova di carattere, come un esercizio, quasi funambolico,
una tentazione irresistibile, perigliosa. Ecco, Pozzati ce lo dimostra
ormai da alcuni anni, e ci dà un esempio di come ci si possa accostare
ai generi classici della pittura investendoli id un estro vivificante e
di una inventiva lucida e perfettamente contemporanea.
Una verifica di questa capacità
di ribaltare in nuove, obsolete e perciò rischiose tematiche, si
avrà considerando le opere su carta, per l'esattezza sessanta inchiostri,
attualmente esposti alla Galleria De' Foscherari e presentati col titolo
"Impossibili paesaggi quasi dal vero".
Impossibili, una parola
che dà subito l'esatta misura del rischio: per l'artista contemporaneo
infatti la natura, intesa come paesaggio, è negata a priori, indiscutibilmente.
Perchè paesaggio sarebbe pittura all'aperto, sul motivo, sarebbe
rapporto con un visibile naturale non filtrato, non mediale, tutte cose
che l'artista impegnato di oggi abiura, sente sorpassate da un'attualità
fatta soprattutto di immagini fittizie, di messaggi mass-mediali, di illusioni
elettroniche.
Dunque, il paesaggio, emblema
di un'altra epoca, è oggi in questo senso impossibile, inconoscibile,
perduto.
Allora, come riappropriarsi
di questo tema, restando ben saldi nelle posizioni dei nostri Anni Novanta?
Dove cercare i nuovi paesaggi se le finestre sull'esterno (rinascimentali)
così come quelle sull'interno (surreali), sono ermeticamente ormai
chiuse?
Si tratta di determinare
una diversa dimensione, che avrà caratteristiche di artificiosità,
di frammento, di astrattezza, di virtusistica indeterminatezza, e forse,
di ipotetica progettualità verso un "oltre natura".
Quasi dal vero, dunque,
ma non dal vero. Quasi, ed è ancora misura della lontananza, che
si rivela nella profusione di segni in punta di penna e di pennello, sgorganti
quasi per induzione atavica della mano che da sola segue antiche mappe,
rammemora colline, campi arati, frecce e segnali, alberini... |