Daniela Bellotti "Scritti sull'Arte"                                                                                                                            Gli artisti
MATTIA MORENI

Galleria delle Arti, 
Bologna, 1993

"Il Resto del Carlino"
23.4.93

Profetico, anzi feroce

Perchè? E' la domanda-chiave, perchè oggi il mondo sperimenta una realtà di contaminazioni, di mostri, di nuove malattie, di errori, di follie tecnologiche? Mattia Moreni affronta da artista argomenti cruciali come questi, e lo fa con metodo incisivo, sottoponendoci come spettatori ad una sorta di terapia dello shock attraverso la violenza della sua pittura. Dopo vicende notissime che hanno visto Moreni protagonista fin dal dopoguerra di movimenti di punta, a cominciare dal Gruppo degli Otto, interprete tra i maggiori dell'Informale e dell'Espressionismo astratto, in seguito impegnato in una figurazione gestuale e fortemente drammatica e critica, troviamo che alle soglie del Duemila, sul finire di un'epoca, l'artista ha scelto di vestire altri panni, ha indossato antenne "umanoidi-elettroniche" sensibilissime, lascia atrofizzare cuore e fremiti sentimentali, ma con cervello instancabile e logorroico, parla, scrive e dipinge, e con tutto ciò continua a dare voce, e grido, o fragorosa risata, a quell'unico, fondamentale, e in fin dei conti, tragico interrogativo: perchè? E' certo che anche la sola consapevolezza della domanda può farci tutti un po' meno larvatamente umani, di fronte alla realtà e alle sue scorie, di fronte a quella inquietante prospettiva che Moreni pone nella braccia di una congiuntura esplosiva tra elettronica e chimica. Insomma, per seguire la lezione moreniana, siamo tutti mutanti, calati nostro malgrado dentro un processo inarrestabile di regressione, che può essere per ognuno più o meno consapevole, decadente, più o meno estetizzato e goduto. Attenzione, però, non è un film dell'orrore, non è fiction. E' visione, profetica, antichissima e feroce. E', in sintesi, Mattia Moreni, con le sue sconcertanti miscele di pittura-parole-come pugni allo stomaco, che fanno di lui un protagonista titanico e coltissimo della nostra epoca, e, forse della prossima futura. Perchè? Risponde: "Quando il corpo scientifico, il corpo medico, gli intellettuali e gli altri dopo e dopo avranno compreso che il totale è Chimica, sarà terminato l'umanesimo". Per ora ci siamo ancora dentro, e la modernità non è ancora cominciata. Moreni l'annuncia, a suo modo, ponendoci di fronte alle sue opere di una violenza quasi ipnotica, dove teste e oggetti subiscono le più sciagurate interpretazioni sotto tempeste di genio e follia che ovunque imprimono il loro marchio. Un brivido al pensiero di quella "modernità", di quel tempo-altro, forse vicinissimo di cui Moreni coagula i presagi, di cui abbiamo quotidiani sentori, e ancora, in un barlume di coscienza, perchè?
Chi volesse calarsi in questo delirio moreniano, può farlo alla Galleria delle Arti (via de' Poeti 5/2). La mostra è di una bellezza convulsiva, come direbbe Breton, e agghiacciante. L'artista comunica con le opere quel suo immaginario, difficile da decodificare, complesso perchè logico e poetico a un tempo, lancia come un ripetitore i suoi segnali, coi quali ognuno, se può e se vuole, può sintonizzarsi. Lucidi e rivelativi, certi assunti letterari "minimi" e ossessivamente ripetuti, che tracciano sulle superfici, dove va in scena come in un agonico ultimo atto questa pittura tecnologica, frammenti di affabulazioni, non di rado, spudoratamente geniali.

Home