Costume

        Costume Samughese

        L’origine del costume samughese si perde nella notte dei tempi, sicché qualsiasi ipotesi al riguardo sembra non essere sostenuta ancora da solide basi. Tuttavia, la mancanza di una data certa non ha impedito che il costume si tramandasse fino ai nostri giorni, grazie alla popolazione che custodisce con grande amore i retaggi ed i cimeli preziosi dei loro avi. Un’indagine condotta di recente sul costume paesano ed in particolare su quello del gruppo folk, dettata dal sospetto che sia al costume maschile che a quello femminile mancasse qualche elemento di notevole importanza, ha stabilito che il costume della festa fosse dotato del cosiddetto “ cippone de iskrallatu” o “cippone de broccau”, il giubbino. La scomparsa di questo elemento del costume, diversamente da quello della vedova e della sposa, è dovuta probabilmente sia ad un cambiamento della comune mentalità paesana divenuta più permissiva nei confronti dell’abbigliamento femminile, sia all’assenza di feste invernali di svago e divertimento. Quindi si suppone che oltre alla gonnella in orbace (kinta), ampiamente decorata con ricami di fili di seta, al corpetto (kropittu) e a quattro fazzoletti (munkadore de ligare, munkadore de moda, munkadore de orrosas e mantigheddu), si utilizzasse, per dare maggior decoro e completezza al costume femminile, “su cippone de iskrallau” o “su cippone de broccau”. Il copricapo, unico nel suo genere in Sardegna, oggi è costituito da quattro fazzoletti ma pare che anticamente arrivassero fino a sette e questi fossero composti sul capo diversamente dal modo attuale. Infatti la disposizione consisteva nell’avvolgere due o tre fazzoletti, “su munkadore de moda”, non direttamente al di sopra de “su muntigheddu” ma al di sotto del mento e nel fissarlo al di sopra o al di sotto de “su muntigheddu”. Tale disposizione dei fazzoletti (sa liadura) contornava completamente il volto della donna, lasciando in evidenza pochi tratti del viso. Nell’analisi del costume maschile il contrasto tra la stoffa poco pregiata del margine inferiore del corpetto (su kosso), con la ricchezza e la bellezza del resto di questo, ha fatto supporre che “su kosso” si indossasse al di fuori del gonnellino nero (sa braga niedda in orbace nero). E’ stato appurato che “su kosso” veniva infilato all’interno de “sa braga niedda” e racchiuso dal classico cinturone in pelle ricamata. L’utilizzo odierno de “su kosso”, si deve molto probabilmente al fatto che, come per il costume femminile, quello maschile andasse assumendo un aspetto più disinvolto e semplice. Il costume maschile indossato è quello della festa e si compone dei seguenti indumenti: “sa berrita” (il berretto), “su kosso” (il corpetto), “sa braga bianca” e sa “braga niedda” (il gonnellino in orbace nero), “sa kamisa” (la camicia), “is kartzasa” (i gambali) in orbace nero stretti da fiocchi blu.

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